mahleriano
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mercoledì 20 maggio 2009
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il film non vi è piaciuto? siete licenziati..! :-)
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Un film, questo, nel quale ogni personaggio vive una nevrosi o una colpa. Quella del giovane protagonista, perché vittima di una falsa dichiarazione da parte della madre; quella della madre, come conseguenza dell'abbandono del marito; quella della giovane futura amata del protagonista, perché responsabile della morte della propria madre, e così via... Ma il tutto stemperato da un contesto ironico e surreale, con l'introduzione di efficaci personaggi caricaturali quali lo chef e il direttore dell'albergo al cui interno si sviluppa la maggior parte della storia.
Al di là della trama, però, che a seconda delle aspettative o della disposizione dello spettatore può o meno essere rilevante, mi è sembrata più che degna di nota la fotografia del film: belle molte inquadrature e in particolare quelle iniziali dei campi dorati in cui si consuma la presunta morte del genitore e all'interno dei quali si snoda un serpeggiante sentiero che il protagonista, bambino, percorre quasi alla ricerca di un proprio precario equilibrio.
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Un film, questo, nel quale ogni personaggio vive una nevrosi o una colpa. Quella del giovane protagonista, perché vittima di una falsa dichiarazione da parte della madre; quella della madre, come conseguenza dell'abbandono del marito; quella della giovane futura amata del protagonista, perché responsabile della morte della propria madre, e così via... Ma il tutto stemperato da un contesto ironico e surreale, con l'introduzione di efficaci personaggi caricaturali quali lo chef e il direttore dell'albergo al cui interno si sviluppa la maggior parte della storia.
Al di là della trama, però, che a seconda delle aspettative o della disposizione dello spettatore può o meno essere rilevante, mi è sembrata più che degna di nota la fotografia del film: belle molte inquadrature e in particolare quelle iniziali dei campi dorati in cui si consuma la presunta morte del genitore e all'interno dei quali si snoda un serpeggiante sentiero che il protagonista, bambino, percorre quasi alla ricerca di un proprio precario equilibrio.
Ma soprattutto ho trovato bellissima la sequenza prossima alla fine: annunciata da una successione di riprese quasi psichedeliche sui volti degli interpreti, come a sottolineare il senso di rivelazione per le verità di cui vengono a conoscenza, culmina di nuovo in una ripresa degli stessi campi iniziali percorsi ora da un protagonista adulto e immersi in un bluastro colore notturno di grandissima suggestione visiva. Il tutto sostenuto da una famosa aria della Traviata (di Provenza il mar, il suol...) che in questo contesto però assume un significato diverso da quello originario dell'opera di Verdi e aggiunge dunque intensità al canto di un padre che ritrova il figlio.
Nell'insieme, a mio parere, un film ben recitato da bravi ed intensi attori, da non giudicare troppo affrettatamente e con spunti per nulla trascurabili.
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costcla
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giovedì 7 maggio 2009
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noioso nel primo tempo, meglio il secondo!
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Credo che l'identificazione con il genere grottesco sia molto più adeguata a quella di commedia...in questo film si ride davvero poco,in realtà si sorride sulle disavventure del protagonista,che praticamente più che un balbuziente fa la parte del mentecatto (ridicola ed inverosimile la scena in cui porta i fiori alla ragazza per dirle che la tradiva...)e irrita continuamente lo spettatore con la sua inadeguatezza,e dei personaggi di contorno che sembra vivano nel mondo dei sogni...ma in Danimarca sono tutti rimbecilliti?
Meglio la figura del padre-famoso-maniaco-confidente-orsomunito e le scene esilaranti del cuoco schizoide e del direttore d'albergo che licenzia la qualunque.
Ottimo il finale aperto.
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Credo che l'identificazione con il genere grottesco sia molto più adeguata a quella di commedia...in questo film si ride davvero poco,in realtà si sorride sulle disavventure del protagonista,che praticamente più che un balbuziente fa la parte del mentecatto (ridicola ed inverosimile la scena in cui porta i fiori alla ragazza per dirle che la tradiva...)e irrita continuamente lo spettatore con la sua inadeguatezza,e dei personaggi di contorno che sembra vivano nel mondo dei sogni...ma in Danimarca sono tutti rimbecilliti?
Meglio la figura del padre-famoso-maniaco-confidente-orsomunito e le scene esilaranti del cuoco schizoide e del direttore d'albergo che licenzia la qualunque.
Ottimo il finale aperto.
Resta un film più irritante che divertente daparte di un regista che non ha la più pallida idea di cosa sia la commedia...
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olgadik
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lunedì 4 maggio 2009
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una tranquilla famiglia di provincia
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Una piccola città della Danimarca, situata in un luogo solare e molto vicino al mare, è in grande agitazione poiché si devono festeggiare i 750 anni di vita dalla sua fondazione. I festeggiamenti hanno il culmine nell’arrivo di un famoso tenore, Karl (Thomas Bo Larsen), nativo di lì. Tale evento viene vissuto con particolare adesione da quelli che lavorano nel più lussuoso albergo della zona. I preparativi coinvolgono tutti, dal direttore che scopre ogni minuto pecche organizzative e deve fare i conti col testardo capo di un complesso musicale che non parla danese e non suona gli strumenti richiesti, all’ultimo dei camerieri in forza nelle cucine. Proprio lì sotto lavora Sebastian (Oliver Moller Knauer), un giovane di provenienza campagnola, balbuziente, dolce ed ingenuo, che ha avuto nella sua infanzia un trauma su cui si apre il racconto.
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Una piccola città della Danimarca, situata in un luogo solare e molto vicino al mare, è in grande agitazione poiché si devono festeggiare i 750 anni di vita dalla sua fondazione. I festeggiamenti hanno il culmine nell’arrivo di un famoso tenore, Karl (Thomas Bo Larsen), nativo di lì. Tale evento viene vissuto con particolare adesione da quelli che lavorano nel più lussuoso albergo della zona. I preparativi coinvolgono tutti, dal direttore che scopre ogni minuto pecche organizzative e deve fare i conti col testardo capo di un complesso musicale che non parla danese e non suona gli strumenti richiesti, all’ultimo dei camerieri in forza nelle cucine. Proprio lì sotto lavora Sebastian (Oliver Moller Knauer), un giovane di provenienza campagnola, balbuziente, dolce ed ingenuo, che ha avuto nella sua infanzia un trauma su cui si apre il racconto. In un breve lasso di tempo, ha dovuto infatti assorbire il suicidio del padre e l’improvvisa scelta lesbica della madre. Ne ha ricavato balbuzie e fragilità affettiva. Ma gli imprevisti non sono finiti; in quel giorno speciale nuove rivelazioni, quella del vero amore e dell’esistenza del padre che è solo fuggito con un’altra, sono pronte per lui. Attraverso scontri e incontri Sebastian impara a scegliere da solo, ad acquietarsi nella nuova storia sentimentale e a lanciare un ponte, dopo una rissa memorabile, verso quel genitore donnaiolo, infantile ma non duro di cuore. Questi i fatti. Ma la godibilità del film di Vinterberg, che dopo una diecina d’anni, conclusa la trasferta americana, ritorna in patria, sta in altri elementi. Ritrovata anche la collaborazione nella scrittura con Mogens Rukov, abbandonate le rigide regole di Dogma, il regista di Festa in famiglia supera le durezze e le disarmonie linguistiche precedenti per abbandonarsi a una vena vitale, luminosa, più leggera, con sconfinamenti nel surreale. E’ questo l’aspetto che rende diversa e piacevole la sua ultima opera . Alla storia si sposano perfettamente la tecnica narrativa, la fotografia dorata, a tratti iperrealista a tratti romantica, il ritmo fluido, la recitazione mai sopra le righe, improntata all’espressionismo nordico ma in versione sdrammatizzante rispetto ai problemi. Così le insicurezze, il sesso, il tradimento vengono stemperati e riportati a una scala non drammatica di eventi ma piuttosto a una visione da operetta colta. Con questo spirito è da gustare l’ironia un po’ stravagante di certi personaggi, tipo lo chef svedese frustrato perché non può mostrare tutte le sue sontuose capacità ma deve limitarsi a preparazioni minime, fino al bicchier d’acqua con scorza di limone. Nei momenti clou egli incoraggia i suoi stanchi collaboratori con rituali di ogni genere, spesso esilaranti. Da manuale la scena del banchetto serale dove in contemporanea vengono confidati all’orecchio del padre e del figlio le rivelazioni che faranno esplodere il conflitto tra i due. In mezzo a una cascata di volatili palloncini, mentre le espressioni sui due volti divergono clamorosamente, la raffinata cena si trasforma in uno scontro fisico. Un finale aperto ma positivo nella sostanza completa il quadro complessivo. Una volta tanto le brume nordiche sono battute da una calda luce che esalta i colori precisi di quelle terre d’Europa.
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marezia
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venerdì 8 maggio 2009
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cinema nordico sempre più vicino alla verità
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Trattasi di commedia sulle fragilità umane, sugli errori fatti per amore o per paura, che perseguitano come dei macigni ma a cui, se la vita ci dà un'altra possibilità, si può rimediare (sperando nella clemenza altrui). E' un punto di vista a volte divertito (con un retrogusto molto amaro e penso alla figura della madre di Sebastien), altre ugualmente consapevole ma più riservato nel modo di esprimere la propria inadeguatezza (e a questo punto il pensiero corre al padre del giovane, padre che attraverso il melodramma fà ordine nelle vite degli altri ma stenta nella sua); è un punto di vista tenero, leggero ma pregno di verità: verità che solo con un sorriso si possono sussurrare.
E' superfluo dire che il titolo in italiano non è a mio parere come al solito dei più azzeccati.
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Trattasi di commedia sulle fragilità umane, sugli errori fatti per amore o per paura, che perseguitano come dei macigni ma a cui, se la vita ci dà un'altra possibilità, si può rimediare (sperando nella clemenza altrui). E' un punto di vista a volte divertito (con un retrogusto molto amaro e penso alla figura della madre di Sebastien), altre ugualmente consapevole ma più riservato nel modo di esprimere la propria inadeguatezza (e a questo punto il pensiero corre al padre del giovane, padre che attraverso il melodramma fà ordine nelle vite degli altri ma stenta nella sua); è un punto di vista tenero, leggero ma pregno di verità: verità che solo con un sorriso si possono sussurrare.
E' superfluo dire che il titolo in italiano non è a mio parere come al solito dei più azzeccati. Non è una riunione di famiglia, è una terapia di gruppo dai paesaggi incantevoli, una gioventù splendida e musiche varie (c'è anche un'aria della Traviata); davvero unico.
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pipay
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domenica 10 maggio 2009
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riuione di noia soprattutto: film da evitare.
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Probabilmente hanno riesumato questa pellicola da qualche magazzino (il lavoro infatti è del 2007) e ce l'hanno propinato come penitenza. Non sto a tratteggiare la trama perché mi sembra inutile scrivere a proposito di questo film. Lento e noioso. Fotografia leziosa e patinata da spot pubblicitario tipo "Mulino Bianco". Mia moglie si è addormentata dopo l'inizio del secondo tempo. Una vicenda insulsa, nella quale nessuno riesce a trovare il giusto equilibrio nella vita e nell'ambito familiare. Qualche equivoco e qualche tradimento. Il passato che ritorna; padre e figlio che si ritrovano. Un disturbo di balbuzie che sparisce quasi per incanto (quando il figlio apprende che il padre non si era suicidato, come gli era stato detto quando era bambino), ma che è la persona ricca e famosa che viene ospitata, col seguito di seconda moglie, segretaria e segretari, per una ricorrenza importante della città, nell'albergo dove lui lavora come cuoco-cameriere.
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Probabilmente hanno riesumato questa pellicola da qualche magazzino (il lavoro infatti è del 2007) e ce l'hanno propinato come penitenza. Non sto a tratteggiare la trama perché mi sembra inutile scrivere a proposito di questo film. Lento e noioso. Fotografia leziosa e patinata da spot pubblicitario tipo "Mulino Bianco". Mia moglie si è addormentata dopo l'inizio del secondo tempo. Una vicenda insulsa, nella quale nessuno riesce a trovare il giusto equilibrio nella vita e nell'ambito familiare. Qualche equivoco e qualche tradimento. Il passato che ritorna; padre e figlio che si ritrovano. Un disturbo di balbuzie che sparisce quasi per incanto (quando il figlio apprende che il padre non si era suicidato, come gli era stato detto quando era bambino), ma che è la persona ricca e famosa che viene ospitata, col seguito di seconda moglie, segretaria e segretari, per una ricorrenza importante della città, nell'albergo dove lui lavora come cuoco-cameriere. Ma ho detto già troppo... il nulla resta nulla.
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