In questo"Shadow Man"di Michael Keusch(2006), Seagal è co-sceneggiatore, produttore, protagonista e...no, non regista ma è ragionevole supporre che abbia in qualche modo(o in modo determinante?E'più facile che sia così)influenzato le scelte anche registiche. Decisamente è il solito cliché "seagaliano", con tanto di complotto internazionale, di "bomba orologeria"(qui, sull'onda della paura dei primi anni Duemila, si parla di armi batteriologiche-virali), di cui il protagonista è latore involontario... il resto oscilla tra fughe, inseguimenti, appostamenti, sparatorie, insomma, in altre parole, il soliito cliché, appunto del"nostro", come sempre sostanzialmente bloccato(sorta di fermo-immagine)sul suo modo di porsi, decisamente aggressivo con i cattivi e clemente con i buoni, che però sono pochissimi("Parcere subiectis et debellare superbos", verrebbe da dire virgilianamente, ma dubito che Virgliio faccia parte delle conoscenze di Seagal e di chi lo aiuta ad "allestire"i suoi film.
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In questo"Shadow Man"di Michael Keusch(2006), Seagal è co-sceneggiatore, produttore, protagonista e...no, non regista ma è ragionevole supporre che abbia in qualche modo(o in modo determinante?E'più facile che sia così)influenzato le scelte anche registiche. Decisamente è il solito cliché "seagaliano", con tanto di complotto internazionale, di "bomba orologeria"(qui, sull'onda della paura dei primi anni Duemila, si parla di armi batteriologiche-virali), di cui il protagonista è latore involontario... il resto oscilla tra fughe, inseguimenti, appostamenti, sparatorie, insomma, in altre parole, il soliito cliché, appunto del"nostro", come sempre sostanzialmente bloccato(sorta di fermo-immagine)sul suo modo di porsi, decisamente aggressivo con i cattivi e clemente con i buoni, che però sono pochissimi("Parcere subiectis et debellare superbos", verrebbe da dire virgilianamente, ma dubito che Virgliio faccia parte delle conoscenze di Seagal e di chi lo aiuta ad "allestire"i suoi film...). ILresto è qualche intermezzo in locali equiovci, tra spogliarelli(ma i suoi film rimangono per tutti, quasi sempre, che si sappia), ambiguità(che però vengono subito svelate) nel senso di personaggi che fingono di essere in un modo e poi invece si rivelano ben diversi(cioè vilains, sempre). UNo schema manicheo(nel senso più banale e corrivo del termine, però) cui naturalmente questo film non sfugge nè intende in alcun modo sfuggire, anzi si guarda bene dal ventilare altre soluzioni. Qui il pubblico(più che"gli spettatori"), al di là del fatto che sia e stia o meno attento alla trama, capisce tutto, coglie ogni particolare, perché l"'eroe" Seagal batte(sconfigge)tutti e tutte(lo spionaggio gioca sempre un ruolo determinante in ogni suo film, come noto, basta averne visti due o tre, visti a metà o anche solo un quarto d'ora di alcuni per capirlo), ma poi ad ogni nuovo film ha bisogno di nuovi nemici(si tratta di inventarli, ma lo si fa in quattro e quattr'otto, come si suol dire), che sono da contrapporre all'"eroe", ma l'esito è, come sempre, scontrato a priori. Inutile soffermarsi sugli altri(sulle altre)interpreti, in quanto il vero "interprete"è lui, che rimane stuntman e lo rimarrà per sempre... El Gato
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