elgatoloco
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domenica 27 marzo 2016
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efficace ricostruzione biblica
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Nicholas Rey era regista efficacemente"ribelle"allo star system(per quanto poteva esserlo)e comunque alieno dalla retorica: in questo"The King of Kings"riesce ad abbinare, con fine intuizione, Barabba e Giuda, in un'epoca(1961)nella quale la scuola storico-critica non aveva ancora divulgato risultati notevoli su questi temi, quindi si tratta, appunto, di notevole intuizione da parte di un regista"oltre"i consueti standard realizzativi... Notevole anche la caratterizzazione del mondo degli Zeloti, ossia dei ribelli Ebrei (tra cui Barabba e anche, precedentemente, Giuda, pare)resistenti all'impeiralismo romano, assolutamente impotenti di fronte alle truppe romane(alcune sequenze mostrano ciò in modo molto efficace, anche per chi, come chi scrive, non capisce praticamente nulla di tattica e di strategia).
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Nicholas Rey era regista efficacemente"ribelle"allo star system(per quanto poteva esserlo)e comunque alieno dalla retorica: in questo"The King of Kings"riesce ad abbinare, con fine intuizione, Barabba e Giuda, in un'epoca(1961)nella quale la scuola storico-critica non aveva ancora divulgato risultati notevoli su questi temi, quindi si tratta, appunto, di notevole intuizione da parte di un regista"oltre"i consueti standard realizzativi... Notevole anche la caratterizzazione del mondo degli Zeloti, ossia dei ribelli Ebrei (tra cui Barabba e anche, precedentemente, Giuda, pare)resistenti all'impeiralismo romano, assolutamente impotenti di fronte alle truppe romane(alcune sequenze mostrano ciò in modo molto efficace, anche per chi, come chi scrive, non capisce praticamente nulla di tattica e di strategia). Ancora , la denuncia dell'arroganza dei potenti(romani e della corrotta monarchia_ "Erode il Grande"e"Erode Antipa" non ebraica che reggeva la Giudea e la Galilea)è chiara, mentre nel film non c'è l'ombra-una volta tanto un film biblico non anti-ebraico e non-antisionista!-di polemica contro I dottori della legge... Interpretazioni decisamente efficaci, pur se il cast non è propriamente composto dalle stars più famose, magari con l'eccezione di Robert Ryan... El Gato
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elgatoloco
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sabato 11 aprile 2020
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uno dei pochi veri film su joshua
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Questo"King of Kings"(Nicholas Ray, 1961), non a caso è uno dei pochi film d'autore su Joshua(Gesù). Prescindendo dal mero kolossal di Cecil B.De Mille e, pur considerando con rispetto l'opera di John Huston, qui siamo invece a un livello superiore, più simile, volendo, a quanto realizzerà Pier Paolo Pasolini tre anni dopo nel"Vangelo secondo Matteo". Prima di tutto, Ray ci dà un vero esquisse historique della dominazione romane su Galilea e Giudea, partendo dalla distruzione di Gerusalemme ad opera di Gneo Pompeo(detto ingiustamente"Magno"), per arrivare alla vita di Gesù, passando però, per Cesare, Augusto e arrivando a Tiberio imperatore che impone al popolo ebraico un re despota, oltre a tutto di origine berbera, dunque straniera, che è dapprima il sanguinario Erode e , alla morte di questi, il figlio Erode Antipa, decisamente peggiore, ove possibile(aveva faorito la morte del padre, comunque accelerandola), poi espone Ray espone bene sia il ruolo di Barabba sia quello di Giovanni Battista.
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Questo"King of Kings"(Nicholas Ray, 1961), non a caso è uno dei pochi film d'autore su Joshua(Gesù). Prescindendo dal mero kolossal di Cecil B.De Mille e, pur considerando con rispetto l'opera di John Huston, qui siamo invece a un livello superiore, più simile, volendo, a quanto realizzerà Pier Paolo Pasolini tre anni dopo nel"Vangelo secondo Matteo". Prima di tutto, Ray ci dà un vero esquisse historique della dominazione romane su Galilea e Giudea, partendo dalla distruzione di Gerusalemme ad opera di Gneo Pompeo(detto ingiustamente"Magno"), per arrivare alla vita di Gesù, passando però, per Cesare, Augusto e arrivando a Tiberio imperatore che impone al popolo ebraico un re despota, oltre a tutto di origine berbera, dunque straniera, che è dapprima il sanguinario Erode e , alla morte di questi, il figlio Erode Antipa, decisamente peggiore, ove possibile(aveva faorito la morte del padre, comunque accelerandola), poi espone Ray espone bene sia il ruolo di Barabba sia quello di Giovanni Battista. Barabba, cioè, viene qui finalmente descritto non come"ladrone"/traduzione molto opinabile di un testo comunque"monco")ma come "zelota", ossia di quella fazione ebraica che sosteneva la ribellione armata(diremmo meglio"guerriglia", anche se il temrine è fin troppo legato all'auttalizzazione del 1900)contro l'imperialismo romano, mentre Giovanni il Battista, probabilmente di provenienza spirituale e cutlurale essena, viene visto come un fondamentale predecessore di Gesù, nonostante che affermasse di non essere degno neppure di allacciargli i calzari, ma anchee Giuda viene posto in una nuova luce, come indeciso tra il messaggio di amore di Gesù(Joshua)e quello"violentista"degli zeloti. Da qui il suo tragico tradimento e la decisione finale di"togliersi di mezzo". Cmmovente quanto drammaturgicamente efficace la descrizione dell'opera gesuana, con la sua predicazione(particolarmente toccanti le"beatitudini", dette anche"Discorso della Montagna"e le conversazioni sul Monte degli Ulivi), mentre la parte relativa ai miracoli viene contratta, ridotta al minimo(siamo in ambito protestante, con Ray, non cattolico)e la Passione e morte e successiva Resurrezione sono di grande forza, anche nell'aspirazione sintetica alla concisione, alla"brevitas". Uniica concessione alla"spettacolarità"è la parte relativa alla "danza dei sette veli"di Salomè, ifglioccia di Erode e da questi bramata-ma non è peregrina, in quanto rafforza la contrapposizione dicotomica con la figura di Giovani Barrista, di cui notoriamente Saomà pretende la decapitaizone, con il capo del profeta "servito su un piatto d'argento"... Scelta anche scenograficamente opportuna, in coerenza e continuità con la precisione storica.e idem vale per la costumistica, il che è quasi un'eccezione nel campo dei film biblici ma anche di"pepla"hollywoodiani., Jeffrey Hunter è un Gesù di rara intensità, Robert Ryan disegna molto bene Giovanni Battista,, Viveca Lindfors è una Claudia Procula(parente dell'imperatore e moglie di Ponzio Pilato) di indubbia bravura e ciù vale praticamente per tutti (e)gli/e altri/e interpreti, a inzaire da Frank Thring(Erode Antipa)a Rip Torn(Giuda Iscariota)a Harry Guardino quale Barabba. Uno dei film biblici di maggiore impatto, appunto , nel quale la cura anche dei dettagli porta a una produzione di senso più che degna. El Gato
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mondolariano
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venerdì 29 aprile 2011
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originale. gesù come un umile profeta
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La consuetudine (tipica del romanzo storico) di imbastire trame inventate ispirandosi a fatti realmente accaduti può portare a risultati sorprendenti. Nei peggiori dei casi si tratta di baracconi o polpettoni in salsa hollywoodiana. Non è però il caso di questa pregevole ricostruzione, che presenta un Gesù Cristo alternativo alla tradizione più abituale. Il Messia appare come un semplice profeta il cui ruolo è messo alla pari - se non meno - dei personaggi che lo circondano: sembra la figura di contorno in un documentario sulla vita dei romani. Abbiamo così Ponzio Pilato che segue il nazareno fin da subito, passo per passo, presenziando poi il processo come se avesse a che fare con una vecchia conoscenza.
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La consuetudine (tipica del romanzo storico) di imbastire trame inventate ispirandosi a fatti realmente accaduti può portare a risultati sorprendenti. Nei peggiori dei casi si tratta di baracconi o polpettoni in salsa hollywoodiana. Non è però il caso di questa pregevole ricostruzione, che presenta un Gesù Cristo alternativo alla tradizione più abituale. Il Messia appare come un semplice profeta il cui ruolo è messo alla pari - se non meno - dei personaggi che lo circondano: sembra la figura di contorno in un documentario sulla vita dei romani. Abbiamo così Ponzio Pilato che segue il nazareno fin da subito, passo per passo, presenziando poi il processo come se avesse a che fare con una vecchia conoscenza. Abbiamo il centurione citato dai Vangeli (“davvero costui era il figlio di Dio”) che domina tutto il film interpretando il ruolo del convertito. Abbiamo il guerrigliero Barabba, non più semplice ladrone ma patriota anti-romano, ammiratore del Battista e amico di Giuda Iscariota. Giuda stesso, incerto se parteggiare per Barabba o per Gesù, il cui tradimento ha dunque una matrice politica. Insomma, un’originalissima rilettura che merita ogni lode, anche se da prendere con la massima cautela. Tanto più che l’aspetto religioso sembra quasi messo in secondo piano. La figura di Pietro è ridotta al lumicino mentre Passione e Resurrezione sono risolte in pochi minuti a paragone dell’attenzione riservata al contesto storico. Inoltre, la crocifissione comunica assai poco il dolore fisico e morale patito da Gesù (laddove Mel Gibson esagera al contrario).
Per il resto, l’immancabile divo dagli occhi azzurri ha il nome di Jeffrey Hunter, che appartiene purtroppo all’elenco dei redentori torturati e imborotalcati come se niente fosse. La voce fuori campo pontifica un po’ troppo e la magniloquente colonna sonora stride con la personalità umile di questo Re dei Re.
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