luca scial�
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venerdì 14 dicembre 2012
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una testa che vale milioni
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Messico. Un miliardario mette una taglia di un milione di dollari a chi ritrova la testa di Alfredo Garcia, colui che gli ha messo incinta la figlia. Così due americani si mettono sulle sue tracce e da loro si presenta un pianista che lo conosce. Ma scoprirà che è morto in un incidente e dovrà portargli la testa come prova. Inizia per lui un'odissea, dove l'onore finisce per prendere il sopravvento.
Film meno conosciuto di Sam Peckinpah, si unisce agli altri per la violenza esplosiva che mostra allo spettatore. Ma qui c'è anche una storia forte di base, fatta di onore, sfortuna, fatalismo.
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faucau
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giovedì 21 giugno 2012
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portami la testa del critico
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4 stelle del Morandni sonopmscandalose, un film assurdo, improbabile e improponibile, che procede a fatica, non sa dove andare, ti annoia, non vedi la fine, mal fatto, mal argomentato, esagerato e fuori della realtà. Quasi una bufakla, ma conme si fa a dare 4 stelle a uno che ne vale 1,5 o 2? Fausto Carratu'
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paolo bisi
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mercoledì 23 novembre 2011
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violenza e riflessione per un grandissimo film
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Un ricco signore messicano offre un milione di pesos a chi gli porterà la testa di Alfredo Garcia, l'uomo che ha messo incinta sua figlia. Un pianista in rovina vuole cogliere a tutti i costi l'occasione che attendeva da tempo, ma in seguito alla perdita di Elita, la donna che voleva sposare, un violento desiderio di vendetta si scatena in lui. Il decimo film di Peckinpah è uno dei suoi capolavori più grandi. Semplice all'apparenza, nella trama e negli ideali dei personaggi, è un'opera di rara riflessione e complessità. Il western, forse il genere più amato dal regista americano, è rimpiazzato dalle automobili e dalle armi moderne, ma i valori e le azioni dei personaggi sono ancora legati in modo evidente all'epoca passata, descritta in tante occasioni dallo stesso Peckinpah.
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Un ricco signore messicano offre un milione di pesos a chi gli porterà la testa di Alfredo Garcia, l'uomo che ha messo incinta sua figlia. Un pianista in rovina vuole cogliere a tutti i costi l'occasione che attendeva da tempo, ma in seguito alla perdita di Elita, la donna che voleva sposare, un violento desiderio di vendetta si scatena in lui. Il decimo film di Peckinpah è uno dei suoi capolavori più grandi. Semplice all'apparenza, nella trama e negli ideali dei personaggi, è un'opera di rara riflessione e complessità. Il western, forse il genere più amato dal regista americano, è rimpiazzato dalle automobili e dalle armi moderne, ma i valori e le azioni dei personaggi sono ancora legati in modo evidente all'epoca passata, descritta in tante occasioni dallo stesso Peckinpah. Bennie, pervaso in tutta la prima parte da un implacabile senso di avidità, attaccamento al denaro, e poco rispetto per le tradizioni del mondo occidentale, decide di sacrificare tutto per vendicare l'uccisione di Elita, la donna che troppo tardi aveva capito di amare, sapendo benissimo di andare incontro alla morte. La figura di Elita rappresenta qualcosa di nuovo: il concetto di Donna-Natura, fonte di vita e speranza per il protagonista. Tra le innumerevoli sequenze da non dimenticare spiccano sicuramente i dialoghi tra Bennie ed Elita, la sosta col bambino che pulisce i vetri della macchina e la leggendaria scena del cimitero. Questo film, ancora una volta poco apprezzato da buona parte della critica, rappresenta forse come nessun altro la filosofia e le ossessioni di Peckinpah. Indimenticabile.
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dandy
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venerdì 19 marzo 2010
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uno dei migliori peckinpah di sempre
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Una parabola sulla morte e l'autodistruzione,nonchè uno dei film più sottovalutati del regista.Oates,finalmente protagonista assoluto,può dare prova del suo talento(memorabili i monologhi con la testa),la violenza è dura e abbondante,l'ambientazione messicana tutt'altro che da cartolina e l'atmosfera degna de "Il mucchio selvaggio"(vista la presenza non solo del protagonista,ma anche del regista Fernandez,che vi interpretava Mapache).Peccato solo per quel finale girato in modo un pò grezzo.Kris Kristofferson,il Kid del precedente film di Peckinpah,è uno dei due hyippies che aggrediscono Benny.
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sponge
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sabato 21 febbraio 2009
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la rabbia dei perdenti
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Commentare questo trucidissimo film,giustamente considerato
il capolavoro di serieB"di Peckinpah,e come risvegliarsi
dall'ovattato mondo in cui viviamo tutt'oggi.invece la violenza,la corruzione,i soprusi sono vivi vegeti in questo film come purtroppo anche qui da noi.
Grandissima l'interpretazione di Warren Oates,ottima quella
di Isela Vega.Ancora una volta non c'e' posto per i
falliti e la rabbia accumulata dal protagonista sfocia
nel sanguinario finale che richiama il alla mente il piu'
celebrato "Mucchio Selvaggio".quattro stelle...
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(di stevemiller)
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dutch
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domenica 27 aprile 2008
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pierpaolo ha colto nel segno
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Questo film sintetizza perfettamente la deflagrazione del sogno americano. Peckinpah, attraverso Bennie, tentava di far riflettere i suoi connazionali su quanto L'american way of life, li stesse corrompendo, prosciugando di ogni valore, letteralmente "cosificando", dato che la celebre scena al cimitero di Oxtotipac (nella quale il nostro, decapitando Alfredo, nega i più elementari valori della nostra civiltà in nome del "dinero"),si conclude con la dipartita di Elita, l'unico personaggio di un'umanità esemplare che Peckinpah ci presenta nel suo film. La morte di questa Donna Natura, sorgente di vita per il "gringo" intossicato di malsani sogni di arricchimento stile appunto american way of life, decide tutti gli avvenimenti che seguiranno, e Bennie, poco alla volta, capirà di aver inseguito un fantasma rinunciando alla semplice storia d'amore offertagli da Elita, di aver rinunciato alla vita vera insomma(perché incapace di riconoscerla.
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Questo film sintetizza perfettamente la deflagrazione del sogno americano. Peckinpah, attraverso Bennie, tentava di far riflettere i suoi connazionali su quanto L'american way of life, li stesse corrompendo, prosciugando di ogni valore, letteralmente "cosificando", dato che la celebre scena al cimitero di Oxtotipac (nella quale il nostro, decapitando Alfredo, nega i più elementari valori della nostra civiltà in nome del "dinero"),si conclude con la dipartita di Elita, l'unico personaggio di un'umanità esemplare che Peckinpah ci presenta nel suo film. La morte di questa Donna Natura, sorgente di vita per il "gringo" intossicato di malsani sogni di arricchimento stile appunto american way of life, decide tutti gli avvenimenti che seguiranno, e Bennie, poco alla volta, capirà di aver inseguito un fantasma rinunciando alla semplice storia d'amore offertagli da Elita, di aver rinunciato alla vita vera insomma(perché incapace di riconoscerla...).
Queste e altre considerazioni sono presenti nel mio saggio su Peckinpah intitolato "IL cinema di Sam Peckinpah nell'America degli anni sessanta e settanta. Un universo di violenza e di nostalgia". Edizioni L'Harmattan Italia.
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dutch
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domenica 27 aprile 2008
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pierpaolo ha colto nel segno
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Questo film sintetizza perfettamente la deflagrazione del sogno americano. Peckinpah, attraverso Bennie, tentava di far riflettere i suoi connazionali su quanto L'american way of life, li stesse corrompendo, prosciugando di ogni valore, letteralmente "cosificando", dato che la celebre scena al cimitero di Oxtotipac (nella quale il nostro, decapitando Alfredo, nega i più elementari valori della nostra civiltà in nome del "dinero"),si conclude con la dipartita di Elita, l'unico personaggio di un'umanità esemplare che Peckinpah ci presenta nel suo film. La morte di questa Donna Natura, sorgente di vita per il "gringo" intossicato di malsani sogni di arricchimento stile appunto american way of life, decide tutti gli avvenimenti che seguiranno, e Bennie, poco alla volta, capirà di aver inseguito un fantasma rinunciando alla semplice storia d'amore offertagli da Elita, di aver rinunciato alla vita vera insomma(perché incapace di riconoscerla.
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Questo film sintetizza perfettamente la deflagrazione del sogno americano. Peckinpah, attraverso Bennie, tentava di far riflettere i suoi connazionali su quanto L'american way of life, li stesse corrompendo, prosciugando di ogni valore, letteralmente "cosificando", dato che la celebre scena al cimitero di Oxtotipac (nella quale il nostro, decapitando Alfredo, nega i più elementari valori della nostra civiltà in nome del "dinero"),si conclude con la dipartita di Elita, l'unico personaggio di un'umanità esemplare che Peckinpah ci presenta nel suo film. La morte di questa Donna Natura, sorgente di vita per il "gringo" intossicato di malsani sogni di arricchimento stile appunto american way of life, decide tutti gli avvenimenti che seguiranno, e Bennie, poco alla volta, capirà di aver inseguito un fantasma rinunciando alla semplice storia d'amore offertagli da Elita, di aver rinunciato alla vita vera insomma(perché incapace di riconoscerla...).
Queste e altre considerazioni sono presenti nel mio saggio su Peckinpah intitolato "IL cinema di Sam Peckinpah nell'America degli anni sessanta e settanta. Un universo di violenza e di nostalgia". Edizioni L'Harmattan Italia.
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pierpaolo capovilla
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domenica 11 febbraio 2007
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un capolavoro di sam peckimpah
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Questo film di Sam Peckimpah, con un Warren Oates al meglio di se, è considerato da alcuni il miglior lavoro del regista americano.
Un western moderno, dove le automobili hanno da tempo sostituito i cavalli, e in cui c'è tutto il Peckimpah che amiamo di più. La violenza selvaggia, mista ad orrore, ci descrive una umanità dominata dalla legge criminale del più forte, ossimoro dell' America vista dall' obiettivo crudele del regista.
Il protagonista Bennie, pianista squattrinato ridottosi a suonare in un localaccio messicano, antieroe destinato alla sconfitta, un po' per amore, un po' perché stanco di lavorare, cade nella trappola del denaro tanto e facile, e portandosi appresso la testa di un cadavere, se ne andrà dritto nella più truce tragedia gangsteristica di Sam Peckimpah.
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Questo film di Sam Peckimpah, con un Warren Oates al meglio di se, è considerato da alcuni il miglior lavoro del regista americano.
Un western moderno, dove le automobili hanno da tempo sostituito i cavalli, e in cui c'è tutto il Peckimpah che amiamo di più. La violenza selvaggia, mista ad orrore, ci descrive una umanità dominata dalla legge criminale del più forte, ossimoro dell' America vista dall' obiettivo crudele del regista.
Il protagonista Bennie, pianista squattrinato ridottosi a suonare in un localaccio messicano, antieroe destinato alla sconfitta, un po' per amore, un po' perché stanco di lavorare, cade nella trappola del denaro tanto e facile, e portandosi appresso la testa di un cadavere, se ne andrà dritto nella più truce tragedia gangsteristica di Sam Peckimpah.
Non è il suo lavoro più conosciuto, ma la bellezza di questo film è tale da poterlo annoverare fra i suoi capolavori.
"There ain't nothing sacred about a hole in the ground or the man that's in it. Or you. Or me". "Non c'è niente di sacro in un buco per terra e in colui che ci sta dentro. O io, o te." Bennie.
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