maurizio biondo
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sabato 23 aprile 2016
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pessimo! inguardabile.
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rara schifezza questo film, che non sta in piedi nemmeno se lo impali.
in sostanza è una pessima rielaborazione di "Jhonny Stecchino", alcune dinamiche filmiche sono le stesse.
il più brutto film di Benigni che abbia visto...anzi nnon l'ho nemmeno visto tutto talmente è inguardabile.
"Fracchia la belva umana" è l'ispirazione di questo "Il Mostro"..ma "fracchia" è una capolavoro,questo film uno scempio.
Da salvare c'è solo l'attorialità di benigni e di marescotti.
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great steven
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venerdì 13 febbraio 2015
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commedia viva e zelante targata benigni & cerami.
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IL MOSTRO (IT, 1994) diretto da ROBERTO BENIGNI. Interpretato da ROBERTO BENIGNI, NICOLETTA BRASCHI, JEAN-CLAUDE BRIALY, MICHEL BLANC, MASSIMO GIROTTI, IVANO MARESCOTTI, DOMINIQUE LAVANANT, DANILO NIGRELLI
In un appartamento alla periferia di Roma vive Loris, un buon diavolo che effettua lavori saltuari arrangiandosi come meglio può per sbarcare il lunario, studiando anche con scarsi risultati la lingua cinese presso un insegnante privato per un provino presso un’azienda che poi fallirà miseramente. Oltretutto è talmente pacioccone e sereno che non farebbe male a una mosca. Logico, dunque, che venga scambiato sfortunatamente per un assassino psicopatico che è salito agli onori della cronaca per aver seviziato e ammazzato diciannove donne.
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IL MOSTRO (IT, 1994) diretto da ROBERTO BENIGNI. Interpretato da ROBERTO BENIGNI, NICOLETTA BRASCHI, JEAN-CLAUDE BRIALY, MICHEL BLANC, MASSIMO GIROTTI, IVANO MARESCOTTI, DOMINIQUE LAVANANT, DANILO NIGRELLI
In un appartamento alla periferia di Roma vive Loris, un buon diavolo che effettua lavori saltuari arrangiandosi come meglio può per sbarcare il lunario, studiando anche con scarsi risultati la lingua cinese presso un insegnante privato per un provino presso un’azienda che poi fallirà miseramente. Oltretutto è talmente pacioccone e sereno che non farebbe male a una mosca. Logico, dunque, che venga scambiato sfortunatamente per un assassino psicopatico che è salito agli onori della cronaca per aver seviziato e ammazzato diciannove donne. Gli investigatori della polizia che indagano minuziosamente sulla sua figura decidono di pedinarlo con regolarità, e pertanto gli mettono in casa un’avvenente e coraggiosa poliziotta. Oltre che con lei, il povero e perseguitato Loris deve fare i conti con l’amministratore antipaticissimo del condominio e con lo psichiatria criminologo che investiga sul suo caso, ovviamente equivocando. Si scoprirà poi che l’autore degli omicidi è l’insegnante di cinese di Loris. Chiarito il malinteso, Loris sarà successivamente libero di proseguire la sua relazione amorosa con la poliziotta. Benigni riuscì, nel 1994, a superare il record di incassi ottenuto con il precedente Johnny Stecchino e quindi a piazzarsi nel primo e secondo posto della classifica italiana al box office. Tuttavia è un peccato che la sua bravura e il suo talento emergano solamente nelle performance televisive o a teatro, quando recita a memoria la Divina Commedia o quando sbeffeggia gli esponenti politici di centro-destra. Comunque questa pellicola non è da buttare via, tutt’altro: presenta una certa quantità di pregi che vanno analizzati con precisione e attenzione. Intanto la trama si basa sull’inganno giocato dalla duplice sfaccettatura delle apparenze che mette lo spettatore in condizione di superiorità rispetto ai personaggi e permette al pubblico di divertirsi osservando gli attori mentre prendono coscienza delle verità nascoste che lentamente affiorano in superficie. La sceneggiatura, scritta dal regista col fido Vincenzo Cerami, riesce, senza prediche né manicheismi, a far passare per credibile il discorso dei normali contro gli speciali, della diversità contro la bieca omologazione, della giustizia contro la sporca illegalità. Come attore, Benigni riconferma il suo tormentone del personaggio spaesato e disorientato che non sa mai come comportarsi in un contesto che gli appare estremamente strano, confuso e incomprensibile. Sul grande schermo, questo leitmotiv è ormai il suo marchio di fabbrica, continuamente ripetuto anche nei film successivi a Il mostro. N. Braschi non va al di là di una diligenza carina e puntigliosa, ma un pizzico di bravura ce la fa a dimostrarlo senza forzature o cadute di tono. M. Girotti, per il quale il copione ha ritagliato un piccolissimo ruolo, praticamente poco più che una comparsata, fa con eleganza e bon-ton il vecchio condomino distinto. Alcune sequenze meritano un applauso appassionato: il dialogo pazzoide ed eccentrico sui sette nani che Loris/Roberto tiene di fronte a tutti i residenti del condominio all’interno del campetto da basket; la proiezione del video in cui sembra che il protagonista uccida un gatto e tenti di sedare un’eccitazione sessuale prorompente; il tentativo ripetitivo e insistente di Jessica/Nicoletta di sedurre il presunto uccisore, mentre lui conversa con sé stesso di politica ed economia monetaria. Qualche perdita di ritmo nella seconda parte, ma l’andamento del film, complessivamente, appare fluido e scorrevole come un fiume in primavera. Abbastanza divertente, e la morale conclusiva non è del tutto scontata.
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christian luongo
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giovedì 14 agosto 2014
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forse ho veduto un altro film...
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Nessuno, neanche il "Morandini", ha posto l'accento sul fatto che "Il mostro" è una disamina minuziosa del potere pervasivo della immagine e di come venga, poi, utilizzato dai "media" per fabbricare falsa coscienza secondo i dettami di quella che Joseph Goebbels definiva "propaganda" ; e sebbene Benigni abbia dedicato un ampio stralcio del lungometraggio a questo aspetto terrificante debbo prendere, amaramente, atto che nessuno gli abbia conferito il benché minimo risalto. La contrapposizione frontale fra quel che, realmente, accade e quello che, in maniera posticcia poi, viene rappresentato alle agenti di polizia dal criminologo prof. Paride Taccone (Michel Blanc) è una splendida sintesi di come gli stessi accadimenti, sapientemente edulcorati da tagli alle sequenze, dalla sconoscenza dei presupposti e da una didascalia vocale possano trasfigurarne le interpretazioni e metamorfizzarne la percezione.
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Nessuno, neanche il "Morandini", ha posto l'accento sul fatto che "Il mostro" è una disamina minuziosa del potere pervasivo della immagine e di come venga, poi, utilizzato dai "media" per fabbricare falsa coscienza secondo i dettami di quella che Joseph Goebbels definiva "propaganda" ; e sebbene Benigni abbia dedicato un ampio stralcio del lungometraggio a questo aspetto terrificante debbo prendere, amaramente, atto che nessuno gli abbia conferito il benché minimo risalto. La contrapposizione frontale fra quel che, realmente, accade e quello che, in maniera posticcia poi, viene rappresentato alle agenti di polizia dal criminologo prof. Paride Taccone (Michel Blanc) è una splendida sintesi di come gli stessi accadimenti, sapientemente edulcorati da tagli alle sequenze, dalla sconoscenza dei presupposti e da una didascalia vocale possano trasfigurarne le interpretazioni e metamorfizzarne la percezione.
Lo spettatore ride a crepapelle specie, fra l'altro, quando Loris "punisce" il membro alla vista del seducente spettacolo della signora in leggings nel mentre, prona davanti a lui, raccoglie con noncuranza le mercanzie della sua sporta ; ride a crepapelle perché consapevole, nevvero, del fatto che in realtà il povero Loris sta cercando, disperatamente, di spegnere il mozzicone della sigaretta che, fortuitamente, un avventore del bar gli ha infilato proprio nei pantaloni.
Ma l'aspetto, davvero inquietante, è che a conti fatti il potere evocativo di quella sequenza di immagini si presta ad una manipolazione senza controllo alcuno e di questo aspetto Benigni ne è ben consapevole poiché a quello stralcio ne antepone un altro, più completo ed esaustivo, nel quale rende edotto anteriormente, per così dire, lo spettatore della reale concatenazione degli eventi.
E la risata, direi catartica, sorge spontanea ed irresistibile poiché il contrasto fra quello che è e quello che viene rappresentato stride in maniera quasi surreale.
E lo stesso, identico, approccio metodologico viene utilizzato dal prof. Taccone nel commentare, poi, anche le altre sequenze (il gatto ucciso da Sue Ellen e non da Loris quanto, piuttosto, il modo grottesco di leggere il giornale o le motivazioni per le quali il nostro malcapitato antieroe si trova, suo malgrado, ad arrampicarsi ad un balcone nel mentre la signora innaffia le piante e via discorrendo) tracciando, pertanto, una "fisionomia" di Loris completamente diversa da quella che, poi, è realmente e delineandone le caratteristiche di un "mostro".
Il lungometraggio, pertanto, si manifesta alla stregua di una violenta denuncia contro la manipolazione della verità operata dal potere - dei media, del criminologo, della polizia... poco importa, in fondo - volta alla omologazione ed alla assuefazione delle coscienze disvèlandone l'intrinseca, e connaturata, natura coercitiva.
Due soli accenni, infine, a due aspetti del film ; uno stralcio squisitamente felliniano "rubato" da Benigni al "maestro" - la scena, per intenderci, nella quale la folla assiepata sui ponteggi di uno stabile in costruzione assiste, attonita, alla fuga di Loris - e l'interpretazione di Massimo Girotti la cui presenza scenica, il cui "aplomb", la cui sobrietà ed eleganza sono, davvero, da antologia della recitazione.
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alex41
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sabato 15 settembre 2012
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il film più divertente di benigni
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Insieme a "Johnny Stecchino" è un capolavoro di comicità, con una storia quasi da film horror, ricco di grande humour e della solita genuina e geniale comicità di Benigni, non troppo volgare e soprattutto con un ottimo ritmo. Grandioso come sempre Roberto in un ruolo che non poteva non essere suo (basta pensare a quello che è successo con la Carrà in televisione una volta ahahaha!): la Nicoletta Braschi in questo film dimostra di essere una donna affascinante e divertente, sorvolando sulla sua solita recitazione.
Per il resto è ricco di gag irresistibili, come quella del cinema o dei manichini, e il finale, anche se molto prevedibile, completa questa divertentissima e riuscita commedia.
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Insieme a "Johnny Stecchino" è un capolavoro di comicità, con una storia quasi da film horror, ricco di grande humour e della solita genuina e geniale comicità di Benigni, non troppo volgare e soprattutto con un ottimo ritmo. Grandioso come sempre Roberto in un ruolo che non poteva non essere suo (basta pensare a quello che è successo con la Carrà in televisione una volta ahahaha!): la Nicoletta Braschi in questo film dimostra di essere una donna affascinante e divertente, sorvolando sulla sua solita recitazione.
Per il resto è ricco di gag irresistibili, come quella del cinema o dei manichini, e il finale, anche se molto prevedibile, completa questa divertentissima e riuscita commedia.
I film comici di Roberto sono dei capolavori, da "Non Ci Resta Che Piangere" fino allo strappalacrime "La Vita è Bella", a mio parere il suo film migliore.
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brando fioravanti
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martedì 8 maggio 2012
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strepitoso
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Stroria di equivoci continui che esaltano il talento di Benigni da attore e da regista. Sia pure una storia buffa e poco credibile è incredibilmente geniale nella sua riuscita. Regia curatissima. Il primo passo di Benigni verso il grande cinema
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iasc085
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mercoledì 26 ottobre 2011
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il mostro (1994)
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IL MOSTRO(1994) di Roberto Benigni (***%)
Con Roberto Benigni- Nicoletta Braschi- Michel Blanc- Franco Mescolini…
Loris, (Benigni) ha qualche problemino economico e si arrangia come può, truffando un po’ tutti, escogitando delle vere “chicche” per non mettere mano al portafoglio e anche per non essere sfrattato dall’odiato amministratore del condominio dove vive. Come se non bastasse viene scambiato per un maniaco sessuale, nonché serial killer, autore di numerosi delitti, a danno di povere fanciulle.
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IL MOSTRO(1994) di Roberto Benigni (***%)
Con Roberto Benigni- Nicoletta Braschi- Michel Blanc- Franco Mescolini…
Loris, (Benigni) ha qualche problemino economico e si arrangia come può, truffando un po’ tutti, escogitando delle vere “chicche” per non mettere mano al portafoglio e anche per non essere sfrattato dall’odiato amministratore del condominio dove vive. Come se non bastasse viene scambiato per un maniaco sessuale, nonché serial killer, autore di numerosi delitti, a danno di povere fanciulle. (Fantastica la scena dove al commissariato mostrano alcuni video per far capire quanto sia geniale ma nello stesso tempo pericoloso il soggetto con cui hanno a che fare) Lo spettatore invece viene messo in condizione di sapere quale sia la vera versione dei fatti. Il film prosegue con l’ingresso in scena della coraggiosa Jessica(Braschi), poliziotta in missione, che riuscendo ad infiltrarsi nell’abitazione di Loris, lo provoca in tutti i modi per cercare di coglierlo in flagrante. Ma si rende conto di quanto il “Mostro” con cui divide l’appartamento sia del tutto innocuo, intuendo che i sospetti della polizia siano errati. Un film sugli equivoci, incastrati alla perfezione, dei doppi sensi con tante gag comiche. Molto carino il finale, dove si arriva a scoprire il vero colpevole. Morale: spesso le apparenze ingannano e non tutto, è, quello che sembra. Uno dei migliori film di Benigni, dove seguirà 3 anni dopo il suo capolavoro. La vita è bella!
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(di iasc085)
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joker 91
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lunedì 14 febbraio 2011
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divertimento alla benigni
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Benigni si diverte e da sfogo alle sue espressioni più folli in questo film,la braschi è veramente sexy ed il cast è veramente all'altezza in un prodotto che si può guardare senza problemi ed senza pretese. Alcune scene sono veramente geniali ma Begnini è riuscito a fare senza ombra di dubbio di meglio
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lady libro
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martedì 28 dicembre 2010
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un film mostruosamente bellissimo!!!
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Ennesimo capolavoro del grandissimo Roberto Benigni!!!
Divertentissimo e anche molto carino!!! Il mitico Benigni è un vero maestro della regia, della comicità, della recitazione.... di tutto!!!
Lui da solo vale tutto quanto il film!!!
L'unica delusione: Nicoletta Braschi. In questo film è assai seducente, sexy e molto carina, ma non ha proprio la stoffa per la recitazione....
A parte ciò la storia è meravigliosa come tutto il resto!!!
Benigni, ci fa sempre ridere e sognare!!! Continua così!!!!
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andre89lost
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sabato 10 ottobre 2009
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fa crepare dal ridere
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si ride sempre.. grande benigni!
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giorgio
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giovedì 29 gennaio 2009
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congegno comico perfetto
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Il film risulta un congegno comico perfetto: tutto scatta al momento giusto, la progressione degli equivoci è non solo esilarante, ma è credibile e ben congegnata narrativamente, tutti i personaggi ed i caratteri funzionano. Impagabile è la rappresentazione satirica del narcisimo femminile: della Signora che denuncia Benigni come mostro (dopo sedicente attacco con 'motosega), della poliziotta che fa di tutto per provocare sessualmente Benigni senza riuscirci: quasi a dire che, in fondo, queste donne (in sè poco attraenti e di presumibile bassa auto-stima sessuale) si sarebbero sentite quantomeno lusingate dall'attirare l'attenzione del 'mostro' (pur sempre uomo ...). Impagabile il 'climax' di suggestione collettiva nell'inseguimento finale (col gioelliere, creditore insoddisfatto di Benigni, che, nella folla che insegue Benigni, vede altri creditori truffati).
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Il film risulta un congegno comico perfetto: tutto scatta al momento giusto, la progressione degli equivoci è non solo esilarante, ma è credibile e ben congegnata narrativamente, tutti i personaggi ed i caratteri funzionano. Impagabile è la rappresentazione satirica del narcisimo femminile: della Signora che denuncia Benigni come mostro (dopo sedicente attacco con 'motosega), della poliziotta che fa di tutto per provocare sessualmente Benigni senza riuscirci: quasi a dire che, in fondo, queste donne (in sè poco attraenti e di presumibile bassa auto-stima sessuale) si sarebbero sentite quantomeno lusingate dall'attirare l'attenzione del 'mostro' (pur sempre uomo ...). Impagabile il 'climax' di suggestione collettiva nell'inseguimento finale (col gioelliere, creditore insoddisfatto di Benigni, che, nella folla che insegue Benigni, vede altri creditori truffati). Impagabile: Benigni non raggiungerà più tanta efficacia comica e tanta perfezione formale.
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[+] totalmente d'accordo con te
(di donnacarina)
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