ruger357mgm
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sabato 11 ottobre 2025
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due fantastici cialtroni
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...per tacer dell'architetto.Somiglia molto al primo Ken Loach, quello di Riff Raff e richiama anche un piccolo film di qualche anno fa , Zoran il mio nipote scemo, questa elegia degli sbevazzoni , in salsa blues, grazie ad una colonna sonora strepitosa, parte integrante del film.I protagonisti, sempre all' ultima bevuta, partono in due, mitizzando un terzo, trovano il quarto, uno studente di architettura non autoctono ,quindi potenzialmente estraneo, e con lui iniziano un road movie go pro sbridellato e barcollante. Fantastica la recitazione dei due protagonisti, sufficientemente nerd lo studente che uscirá rafforzato dalla conoscenza dei due balordi, compiendo con successo tutte le tappe del suo viaggio di formazione.
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...per tacer dell'architetto.Somiglia molto al primo Ken Loach, quello di Riff Raff e richiama anche un piccolo film di qualche anno fa , Zoran il mio nipote scemo, questa elegia degli sbevazzoni , in salsa blues, grazie ad una colonna sonora strepitosa, parte integrante del film.I protagonisti, sempre all' ultima bevuta, partono in due, mitizzando un terzo, trovano il quarto, uno studente di architettura non autoctono ,quindi potenzialmente estraneo, e con lui iniziano un road movie go pro sbridellato e barcollante. Fantastica la recitazione dei due protagonisti, sufficientemente nerd lo studente che uscirá rafforzato dalla conoscenza dei due balordi, compiendo con successo tutte le tappe del suo viaggio di formazione. Scherzando però il regista ci mostra l'anima amara della provincia veneta, depressa e disabitata, passando attraverso piccoli miracoli come la villa del conte e il mausoleo Brion, senza scordare la critica sottile e sottintesa alla politica del " territorio" e delle infrastrutture come la fantomatica autostrada Lisbona-Treviso- altra località tedesca che non ricordo.Insomma un bel film Italo- Veneto che stupisce per la sua freschezza e genuinitá.Beviamoci l'ultima dai.
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nutsand
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venerdì 10 ottobre 2025
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non pervenuto
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Il film Le città di pianura di Sossai si rivela un’opera debole, priva di autentico spessore narrativo e incapace di coinvolgere lo spettatore. La recitazione appare piatta e distaccata, senza quella tensione emotiva che potrebbe rendere vive le situazioni o i personaggi.Il quadro del Veneto che la pellicola propone si riduce a un insieme di immagini e suggestioni stereotipate, che non restituiscono la complessità culturale e umana del territorio, ma si fermano alla superficie, quasi a compiacere un immaginario convenzionale. In questo modo, anche il paesaggio e l’ambientazione perdono forza espressiva e diventano un semplice contorno, privo di respiro artistico.
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Il film Le città di pianura di Sossai si rivela un’opera debole, priva di autentico spessore narrativo e incapace di coinvolgere lo spettatore. La recitazione appare piatta e distaccata, senza quella tensione emotiva che potrebbe rendere vive le situazioni o i personaggi.Il quadro del Veneto che la pellicola propone si riduce a un insieme di immagini e suggestioni stereotipate, che non restituiscono la complessità culturale e umana del territorio, ma si fermano alla superficie, quasi a compiacere un immaginario convenzionale. In questo modo, anche il paesaggio e l’ambientazione perdono forza espressiva e diventano un semplice contorno, privo di respiro artistico.Il risultato complessivo è un film che non riesce a trovare un’identità propria: manca un intreccio capace di tenere insieme i frammenti visivi, non emergono personaggi memorabili e non si avverte una reale visione autoriale. L’esperienza visiva lascia un senso di delusione, perché dietro la patina estetica sembra non esserci un vero progetto narrativo.
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alex2044
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venerdì 10 ottobre 2025
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solo con la simpatia non si va lontano
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Solo con la simpatia non si va lontano . Mi aspettavo un road movie all'italiana ma il risultato è deludente . Malgrado gli attori siano bravi e pure simpatici il film non decolla . Rolla rolla ma si alza troppo poco dalla sua semplicità francamente eccessiva .
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gabriella
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giovedì 9 ottobre 2025
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un veneto da bere
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Un road movie nelle sconfinata pianura veneta, due amici cinquantenni, Doriano e Carlobianchi che trascorrono le serate e le nottate sempre alla ricerca dell'ultimo bicchiere che non è mai l'ultimo, con l'intento di recuperare all'aeroporto un loro vecchio amico, ( che poi scopriamo sbagliano aeroporto) si imbattono in un timido studente napoletano di architettura, Giulio. I due decidono di coinvolgerlo nel loro vagabondaggio e chissà che proprio questo impacciato ragazzo non riesca a far venire in mente il segreto del mondo che Carlo aveva scoperto e poi dimenticato tra un bicchiere e l'altro.
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Un road movie nelle sconfinata pianura veneta, due amici cinquantenni, Doriano e Carlobianchi che trascorrono le serate e le nottate sempre alla ricerca dell'ultimo bicchiere che non è mai l'ultimo, con l'intento di recuperare all'aeroporto un loro vecchio amico, ( che poi scopriamo sbagliano aeroporto) si imbattono in un timido studente napoletano di architettura, Giulio. I due decidono di coinvolgerlo nel loro vagabondaggio e chissà che proprio questo impacciato ragazzo non riesca a far venire in mente il segreto del mondo che Carlo aveva scoperto e poi dimenticato tra un bicchiere e l'altro. Sono due mondi diversi, che si incontrano e in qualche modo si riconoscono, la lost generation che ha affrontato la crisi del 2008 e ne è uscita ammaccata, sconfitta sbalzati fuori dal processo di produzione , hanno perso tutto, famiglia, soldi, sicurezza, ma non l’orgoglio di una dignità malandata ma scanzonata, e la nuova generazione, priva di certezze, come Giulio, incapace di agire per paura di sbagliare che ben presto imparerà l’urgenza di vivere, che non c’è un’altra volta, il momento è qui, adesso, tanto vale lasciarsi condurre senza una meta attraverso quella terra di mezzo, tra le montagne e la laguna, un paesaggio che piano piano assumerà un’identità, un luogo per riflettere sulla loro condizione interiore , per Doriano e Carlo, ancorata ai mitici anni 90 quando si stava da Dio e si andava a mangiare le lumache con la polenta dalla Mary e il bacareto da Lele era sempre aperto Ma se i due amici dal calice elevato vivono il paesaggio come specchio del loro declino, per Giulio è la scoperta che la vera conoscenza non è quella accademica, ma sensoriale, percettiva ed emotiva, dove si può ascoltare il silenzio restando immersi in esso, sentire e respirare l’odore e i profumi della terra, le luci e le ombre che si adagiano tra l’erba, in questa scorribanda notturna tra osterie , colline, ville venete, si apre un momento di riflessione, sulla bellezza e sul significato dei luoghi che percorrono, riuscendo a dialogare con l’ambiente circostante, , fino a sentire nell’anima cieli immensi dove scorrono l dolcissime le nostre malinconie, ma il coraggio di vivere, stavolta c’è.
Ci sarebbe ancora così tanto da dire su questo film rivelazione, sulla bravura degli interpreti, magnifici Sergio Romano e Pierpaolo Capovilla, il giovane Filippo Scotti, le brevi e significative apparizioni di Roberto Citran e Andrea Pennacchi, sull’opera di Carlo Scarpa, che unisce uomo e natura, ma mi fermo qui, credo che la descrizione migliore sia quella di andarlo a vedere.
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eddie01
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martedì 7 ottobre 2025
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un piccolo grande film
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No, non è un capolavoro, ma do lo stesso 5 stelle perché è un film che riconcilia con il cinema. Da anni non vedevo un film italiano così puro, cinematograficamente puro. Girato con pochi soldi in 5 settimane, ma con scelte che fin dall'origine sono evidentemente state perfette. Il film è scritto bene, scorre perfettamente nella narrazione. Gli attori sono meravigliosi non perché perfetti, Capovilla ad esempio non lo è in senso classico, ma recita con il suo volto, la sua fisicità. E qui entra in gioco la scelta degli attori che per una volta sono credibili, calati nei loro personaggi con il loro corpo. La fotografia è semplice ed efficace in linea con il paesaggio in cui si svolge la storia, ma con alcune finezze da grande talento e Kuveiller talentuoso lo è di sicuro.
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No, non è un capolavoro, ma do lo stesso 5 stelle perché è un film che riconcilia con il cinema. Da anni non vedevo un film italiano così puro, cinematograficamente puro. Girato con pochi soldi in 5 settimane, ma con scelte che fin dall'origine sono evidentemente state perfette. Il film è scritto bene, scorre perfettamente nella narrazione. Gli attori sono meravigliosi non perché perfetti, Capovilla ad esempio non lo è in senso classico, ma recita con il suo volto, la sua fisicità. E qui entra in gioco la scelta degli attori che per una volta sono credibili, calati nei loro personaggi con il loro corpo. La fotografia è semplice ed efficace in linea con il paesaggio in cui si svolge la storia, ma con alcune finezze da grande talento e Kuveiller talentuoso lo è di sicuro. Sossai ha una regia efficcacissima e la sua direzione degli attori è perfetta. Il finale annunciato da una battuta è il perfetto epilogo per un piccolo grande film. Bravi davvero. Spero proprio che abbia il giusto riconoscimento e che molti accorrano a vederlo.
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goldy
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lunedì 6 ottobre 2025
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perch? finanziare un film cos
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Non riesco a trovare una sola motivazione valida che abbia indotto un produttore a finanziare un film come questo! Davvero il cinema non riesce proprio più a trovare stprie da raccontare? Questo film sembra proprio dire di si.
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sara
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lunedì 6 ottobre 2025
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entrare al cinema con aspettative e uscire delusi
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Ieri sera siamo andati a vedere il film "Le città di pianura"... Io abito nella terraferma veneziana e siamo rimasti molto dispiaciuti nel vedere che il regista ha dipinto i veneti come ubriaconi perdigiorno, anche ladri, cosa che sinceramente non ho mai riscontrato nelle persone che conosco e, avendo tre attività aperte al pubblico, ne vedo tante.
Secondo me il regista ha cavalcato lo stereotipo del Veneto beone senza mettere in risalto la laboriosità e le qualità positive di questa gente.
Io oltretutto parlo da astemia e conosco amiche e amici che lo sono come me,pur essendo Veneti, conosco persone che bevono un bicchiere di vino per apprezzare la qualità del vino, visto che il Veneto è ricco di vigneti e nonostante io sia astemia ho diversi amici sommelier che mi invitano anche alle loro degustazioni.
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Ieri sera siamo andati a vedere il film "Le città di pianura"... Io abito nella terraferma veneziana e siamo rimasti molto dispiaciuti nel vedere che il regista ha dipinto i veneti come ubriaconi perdigiorno, anche ladri, cosa che sinceramente non ho mai riscontrato nelle persone che conosco e, avendo tre attività aperte al pubblico, ne vedo tante.
Secondo me il regista ha cavalcato lo stereotipo del Veneto beone senza mettere in risalto la laboriosità e le qualità positive di questa gente.
Io oltretutto parlo da astemia e conosco amiche e amici che lo sono come me,pur essendo Veneti, conosco persone che bevono un bicchiere di vino per apprezzare la qualità del vino, visto che il Veneto è ricco di vigneti e nonostante io sia astemia ho diversi amici sommelier che mi invitano anche alle loro degustazioni.
Sarebbe stato apprezzabile che in questo film venissero esaltate anche le qualità e i pregi della gente Veneta.
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[+] i protagonisti
(di gabriella)
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[+] mah
(di eddie01)
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