ivan il matto
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mercoledì 19 marzo 2025
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nome in codice: santamaria
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Nome in codice: Santamaria
Dopo essere stato il recente porcaro Eumeo in “Itaca il ritorno” di Uberto Pasolini ed Eros l’assatanato nel grande successo di pubblico “Follemente” di Paolo Genovese, ecco ricomparire Claudio Santamaria nei panni de “Il Nibbio”, nome in codice del dirigente del SISMI (servizio informazioni e sicurezza militare) Nicola Calipari, ma anche titolo del film di Alessandro Tonda che racconta gli ultimi 28 giorni di vita dell’agente. Esattamente 20 anni fa veniva rapita a Bagdad, da una cellula terroristica sunnita, la giornalista de “Il Manifesto”, nativa dell’Ossola, Giuliana Sgrena.
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Nome in codice: Santamaria
Dopo essere stato il recente porcaro Eumeo in “Itaca il ritorno” di Uberto Pasolini ed Eros l’assatanato nel grande successo di pubblico “Follemente” di Paolo Genovese, ecco ricomparire Claudio Santamaria nei panni de “Il Nibbio”, nome in codice del dirigente del SISMI (servizio informazioni e sicurezza militare) Nicola Calipari, ma anche titolo del film di Alessandro Tonda che racconta gli ultimi 28 giorni di vita dell’agente. Esattamente 20 anni fa veniva rapita a Bagdad, da una cellula terroristica sunnita, la giornalista de “Il Manifesto”, nativa dell’Ossola, Giuliana Sgrena. All’agente segreto, appena partito con la famiglia per le vacanze, venne richiesto di recarsi nella capitale irachena, all’epoca davvero un girone infernale fra forze d’occupazione statunitensi e resistenza armata musulmana, al fine di tentare una trattativa utile a riportare a casa la professionista, senza implicazioni ufficiali del governo italiano e senza intaccare i delicati equilibri politico-militari esistenti. Come camminando sulle uova il militare riuscì nella disperata impresa durata 28 frenetici giorni, superando anche ostacoli di ordine ‘interno’, ma tutto questo gli costò la vita, poiché ad un maledetto check point americano che aprì colpevolmente il fuoco sulla vettura che li portava in salvo, coprì col suo corpo quello della giornalista, salvandola. Sceneggiato dal nome illustre di Sandro Petraglia (quante importanti pellicole in coppia con Stefano Rulli), la pellicola di Tonda si muove fra spy story e film d’azione ambientato in una metropoli mediorientale in guerra, rispettando i migliori standard del genere quali “The Hurt Locker” (2008) e “Green Zone” (2010). Con piglio e precisione da docufilm, pur non essendolo affatto, il regista disegna la figura di un nuovo “Eroe borghese” (1995), tutto dovere, famiglia e serietà professionale, come abbiamo già visto con Giorgio Ambrosoli, nel titolo citato di Michele Placido, che affidò all’ottimo Fabrizio Bentivoglio il ruolo dell’avvocato milanese, trucidato anche lui in circostanze mai del tutto chiarite. Non gli è certo da meno Claudio Santamaria che, dimagrito di 12 chili per l’occasione, dà corpo ad un funzionario statale credibile ed esperto, ma soprattutto onesto e sincero, quale Calipari era sempre stato…e scusate se è poco parlando di servizi segreti italiani! La pellicola, dal tono basso e lievemente dolente, asciutta e per niente ricattatoria, trova in Sonia Bergamasco una perfetta Giuliana Sgrena: coraggiosa, fiera, “resistente”, possono testimoniarlo tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerla! Come in Anna Ferzetti (La signora Calipari a Roma) un’incisiva prova attoriale. Personaggi a tutto tondo nella finzione cinematografica…Persone delle quali la Repubblica può andare orgogliosa nella vita reale!
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uppercut
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lunedì 10 marzo 2025
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grazie di cuore!
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Il Nibbio è tra i migliori film italiani dell'ultimo decennio. Segna il ritorno del cinema civile, al di là di ogni ideologismo, in un'epoca in cui di civiltà ne apprezziamo sempre meno. Ma al di là dei contenuti, che si offrono ad un dibattito lasciato volutamente aperto, Il Nibbio è un film finalmente realizzato con cura, con un senso di responsabilità professionale davvero commovente. Ad ogni livello: artistico, tecnico, produttivo, si legge un impegno del tutto proporzionato alla causa. Verrebbe da fare un applauso specifico ad ogni componente della troupe, ma in primis, è doveroso sottolinearlo, a Sandro Petraglia, autore di una sceneggiatura bilanciatissima su un terreno tutto affollato di trappole e asperità proprio come il fondo stradale su cui viaggiano, reggendo gli scossoni, i protagonisti del film.
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Il Nibbio è tra i migliori film italiani dell'ultimo decennio. Segna il ritorno del cinema civile, al di là di ogni ideologismo, in un'epoca in cui di civiltà ne apprezziamo sempre meno. Ma al di là dei contenuti, che si offrono ad un dibattito lasciato volutamente aperto, Il Nibbio è un film finalmente realizzato con cura, con un senso di responsabilità professionale davvero commovente. Ad ogni livello: artistico, tecnico, produttivo, si legge un impegno del tutto proporzionato alla causa. Verrebbe da fare un applauso specifico ad ogni componente della troupe, ma in primis, è doveroso sottolinearlo, a Sandro Petraglia, autore di una sceneggiatura bilanciatissima su un terreno tutto affollato di trappole e asperità proprio come il fondo stradale su cui viaggiano, reggendo gli scossoni, i protagonisti del film. Era un attimo uscire di strada, e invece il racconto procede con una naturalezza incalzante, coinvolgente, mai ricattatoria o sopra le righe. Splendido lavoro. Così come bravissimo Alessandro Tonda a guidare un fuoristrada che non pare mai a corto di benzina. Santamaria offre forse la sua interpretazione migliore di sempre, portando in alto, con sé, tutti gli altri interpreti. Ma perfetta ogni componente: la fotografia, la scenografia, il suono, il montaggio, l'amministrazione delle risorse... Come al solito, mentre va il film, trovo Paola Casella tutta distratta a guardare altrove. C'ha da misurare le distanze dai suoi parametri di valutazione da consegnare a fine anno scolastico, dimenticandosi che lì, sullo schermo, c'è qualcuno che le sta tendendo un abbraccio. Grazie di cuore agli autori di questa meravigliosa impresa!
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