Giovani madri

Cinque madri e la realtà diventa verità

I fratelli Dardenne sono tornati. Non che fossero mai andati via, ma gli ultimi film non avevano più la sfrontata energia degli esordi. Ebbene, Giovani madri (passato in concorso a Cannes 2025) ritrova la potenza di un tempo seguendo le vicissitudini di alcune ragazze che hanno, o stanno per avere, dei bambini in (quasi) totale assenza dei padri e dei familiari. Le ragazze trovano aiuto in un centro di assistenza di Liegi, la città del Belgio francofono dove si svolgono tutti i film di Luc e Jean-Pierre Dardenne. Il centro è un luogo di calore e di serenità, ed è bello pensare che in Belgio il welfare funzioni così; ma le storie di queste giovanissime donne sono spesso dolorose e pesanti, anche se una leggerezza mozartiana (sì, con musica di Wolfgang Amadeus) emerge trionfante nel finale. Giovani madri ha l'apparenza di un documentario, sembra "rubato" dalla vita: invece le cinque attrici - Elsa Houben, Lucie Laruelle, Babette Verbeek, Janaina Halloy e Samia Hilmi - sono tutte professioniste, tranne l'ultima, ed è vieppiù mirabile la bravura dei Dardenne nel farle recitare in modo così fresco e autentico. In fondo è la grande lezione del neorealismo, che ogni tanto torna ad arricchire il cinema e a trasformare la realtà - che può anche essere molto banale - in verità: cosa, quest'ultima, molto più seria e al cinema assai più difficile da trovare.
Da La Repubblica, 23 novembre 2025


di Alberto Crespi, 23 novembre 2025