Modi - Tre giorni sulle ali della follia

Poco genio, molta sregolatezza Modi somiglia a Johnny Depp

L'unico bel film su Amedeo Modigliani, l'artista "maledetto" celebre per i ritratti di donne dai lunghi colli, risale al lontano 1958 ed era interpretato dal carismatico Gérard Philipe. Il più brutto, I colori dell'anima Modigliani , con un improbabile Andy Garcia nella parte del geniale livornese. Questo Modi. Tre giorni sulle ali della follia era stato proposto 25 anni fa ad Al Pacino, che ora ha convinto Johnny Depp ad assumerne la regia. Scommessa pericolosa: perché di Depp conosciamo lo smisurato ego e la fede nel binomio genio/ sregolatezza, che lo inducono a vedere nell'artista una specie di "doppio" di sé. Tratto dal lavoro teatrale di Dennis McIntyre, accompagnato dalla musica di Tom Waits e dedicato al rocker Jeff Beck, Modi è una celebrazione punk-rock del bohémien dal carattere incontrollabile e anticonvenzionale. I tre giorni del titolo appartengono al 1916 e, tra un'invettiva, una bottiglia, un'esaltazione dell'artista incompreso e un'evocazione di Baudelaire, Modi (il soprannome di Modigliani, che in francese suona come "maudit", maledetto) ha per compagni i pittori Soutine e Utrillo; amoreggia con la giornalista Beatrice Hastings; incontra il mercante d'arte Maurice Gagnant, un Al Pacino che, con consumato mestiere, regala al film la scena migliore. Dal punto di vista stilistico Depp ha detto che non si tratta di un film biografico ma di un'immaginazione su tre giorni della vita di Modigliani. Ha mescolato gli stili facendone un pastiche (talvolta un pasticcio). Nella prima scena Modi-Riccardo Scamarcio distrugge il Café Dome e si batte con una baguette al posto della spada; la polizia lo insegue e il quadro si decolora in bianco e nero, come il frammento di un film muto. E via così: un minimo sindacale d'intrattenimento; ma genialità, pochina.
Da La Repubblica, 21 novembre 2024


di Roberto Nepoti, 21 novembre 2024