A "Mani nude" tra la malavita e la disco-music
di Anna Maria Pasetti Il Fatto Quotidiano
"Lo sai come andrà a finire questa storia". Rivolgendosi all'adepto Alessandro Gassmann, il boss Renato Carpentieri sembra indirizzarsi al pubblico che, a quel punto della "storia", ne avrà intuito il finale. Perché quello di Mani nude, opera seconda di Mauro Mancini, è un racconto di delitto & castigo dalla drammaturgia classica, una tragedia umanista che osa affondare il coltello nelle pieghe e nelle piaghe dei suoi protagonisti senza chiedere il permesso a nessuno.
Presentato all'ultima Festa del cinema di Roma e ora in sala, il film del regista romano, ideato in soggetto e costruito in sceneggiatura con Davide Lisino come libero adattamento del romanzo di Paola Barbato (2008), costituisce un ideale pendant con l'esordio del 2020, Non odiare, sia per la presenza di Gassmann - che apprezza molto il lavoro di Mancini - sia, soprattutto, per il meccanismo narrativo di incontro/scontro dei due protagonisti cui sono affidati i temi portanti di entrambi i testi espressi nelle loro profonde contraddizioni: vendetta/perdono, senso di colpa/conforto, rimosso/memoria, istinto primario/riflessione. [...]
di Anna Maria Pasetti, articolo completo (2977 caratteri spazi inclusi) su Il Fatto Quotidiano 7 giugno 2025