Se il dramma di Amy passa in secondo piano
di Roberto Nepoti La Repubblica
Salvo rare eccezioni, è nota la tendenza del cinema a edulcorare le biografie delle rockstar, trasformando situazioni scabrose in temi strappalacrime. Non sfugge alla regola Back to black , film sulla breve vita di Amy Winehouse, scomparsa a 27 anni come altri grandi della musica: Jimi Hendrix, Janis Joplin, Kurt Cobain, Jim Morrison. Le aveva dedicato un bel documentario, Amy (2015), il regista Asif Kapadia, identificando i responsabili della sua sorte nel padre e nell'ex marito. Back to black è quel che ti puoi aspettare dall'industria dello spettacolo: un biopic smussato dove Mitchell è un padre amoroso e Blake un brillante ragazzo scapestrato. Passa in secondo piano ciò che disse Tony Bennett: Amy aveva una meravigliosa voce blues, da esibire davanti a pochi eletti, e invece fu obbligata a megaconcerti stressanti, come quello del 2011 dove, ubriaca, venne buttata sul palco dalle guardie del corpo. Il passaggio storico dal neo-soul alla musica- spazzatura non motiva abbastanza il dramma di Amy, con relative persecuzioni mediatiche e sfruttamento economico. Brava però Marisa Abela, che "interpreta" Amy, anziché imitarla come fanno di solito gli attori che si vedono affidare personaggi di tale portata.
Da La Repubblica, 18 aprile 2024
di Roberto Nepoti, 18 aprile 2024