Trudie Styler a passeggio per Napoli. Doc promozionale e ammirato, tra storia e folklore, ma appesantito dagli schematismi di un occhio straniero. Resta la vitalità disperata della città, manca pienezza ed equilibrio
di Davide Maria Zazzini La Rivista del Cinematografo
Metti un'inglese (per due anni) a Napoli durante la pandemia.
Trudie Styler (per chi ha memoria lunga, prima di sposare Sting fu Edith in La sposa americana di Mario Soldati), attrice, produttrice, regista, attivista, torna dietro la macchina da presa dopo Freak Show, per almanaccare slanci e macerie dell'ultima "capitale del mondo antico".
Sui titoli di testa, difatti, Clementino con un bislacco pezzo rap ne sintetizza la storia millenaria. Poi è tutto un vagare, svicolare tra vicoli e rioni, incontrare, incantarsi continuamente in ballo tra meta-documentario, folklore e realismo sociale. [...]
di Davide Maria Zazzini, articolo completo (3124 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 23 ottobre 2023