pino balestrieri
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lunedì 12 giugno 2023
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no sens
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Noioso , assurdo. Attratto dall'autore principale,mi sono scelto questo film. Errore madornale. Sconsiglio.
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cico
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domenica 1 gennaio 2023
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comincia bene ma spazientisce
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Come da oggetto, intriga all'inizio e coinvolge. Personalmente, infastidisce il fatto che, come la stragrande maggioranza delle film di questo genere, il protagonista abbia il solito cliche di problematiche familiari/lavorative, un ritornello che ormai snoia. Nella seconda metà della pellicola, comincia a salire il fastidio di vedere che tutto il film è girato in sole 2 stanze, con assenza di scene esterne. Questo può essere un +plus per alcuni perchè fa lavorare la fantasia, me a me, ha fatto interrompere la voglia di proseguire la visione....peccato.
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felicity
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giovedì 11 agosto 2022
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particolare thriller poliziesco
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The Guilty si basa su un meccanismo accattivante, ma anomalo.
Un’opera che trova la sua complessità narrativa in una struttura semplice, minimalista. Un setting circoscritto, elementare, capace di generare una serie di intricati percorsi emozionali in grado di colmare quello che gli occhi in realtà non vedono.
In pratica il film si svolge in un’unica location, sullo schermo vediamo sempre un solo protagonista (fatta eccezione per qualche fugace comparsata di personaggi di contorno).
Tutto il resto, l’intero racconto in sostanza, lo viviamo grazie alle telefonate gestite da Joe (Jake Gyllenhaal), con la telecamera fissa o quasi su di lui; una serie di eventi narrati esclusivamente a parole che hanno il merito di diventare immagini nella mente dello spettatore grazie alla capacità di costruzione narrativa.
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The Guilty si basa su un meccanismo accattivante, ma anomalo.
Un’opera che trova la sua complessità narrativa in una struttura semplice, minimalista. Un setting circoscritto, elementare, capace di generare una serie di intricati percorsi emozionali in grado di colmare quello che gli occhi in realtà non vedono.
In pratica il film si svolge in un’unica location, sullo schermo vediamo sempre un solo protagonista (fatta eccezione per qualche fugace comparsata di personaggi di contorno).
Tutto il resto, l’intero racconto in sostanza, lo viviamo grazie alle telefonate gestite da Joe (Jake Gyllenhaal), con la telecamera fissa o quasi su di lui; una serie di eventi narrati esclusivamente a parole che hanno il merito di diventare immagini nella mente dello spettatore grazie alla capacità di costruzione narrativa.
Alla fine è un piacevole thriller poliziesco che con pochi elementi a disposizione costruisce un efficace meccanismo narrativo capace di catapultare lo spettatore all’interno di una vicenda a cui, di fatto, non può assistere.
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gigio
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giovedì 18 novembre 2021
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che noia
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Film pesante, per tutto il tempo di vede solo lui con la cuffietta in centrale. Davvero noioso 🤐
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no_data
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sabato 9 ottobre 2021
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gyllenhaal e fuqua giustificano un remake
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non è facile che il remake di un buon film europeo - basato su una solida sceneggiatura e su dialoghi ben scritti, soprattutto se l'originale è danese e le atmosfere molto nordiche - funzioni, ma il
ticket Gyllenhaal Fuqua ci riesce e il passaggio a LA (una LA ammantata di fuoco) rende il plot caldo e coinvolgente
merito di un Gyllenhaal con sguardo (allucinato) in macchina per 90 minuti e di un Fuqua che trasferisce l'azione dal "visto" al "sentito" e "immaginato"; merito di un colpo di scena più deflagrante dell'originale danese e di un Gyllenhaal più empatico (Southpaw insegna) del protagonista originale
film non indimenticabile, certo, ma quando tra vent'anni rived
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non è facile che il remake di un buon film europeo - basato su una solida sceneggiatura e su dialoghi ben scritti, soprattutto se l'originale è danese e le atmosfere molto nordiche - funzioni, ma il
ticket Gyllenhaal Fuqua ci riesce e il passaggio a LA (una LA ammantata di fuoco) rende il plot caldo e coinvolgente
merito di un Gyllenhaal con sguardo (allucinato) in macchina per 90 minuti e di un Fuqua che trasferisce l'azione dal "visto" al "sentito" e "immaginato"; merito di un colpo di scena più deflagrante dell'originale danese e di un Gyllenhaal più empatico (Southpaw insegna) del protagonista originale
film non indimenticabile, certo, ma quando tra vent'anni rivedremo la cinematografia dei pandemici 2020/21, ci ricorderemo di quando i cinema erano chiusi, gli attori e le maestranze giravano con la mascherina e i registi magari restavano a casa, a curarsi, e dirigevano la troupe via Zoom
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