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felicity
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lunedì 20 dicembre 2021
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connubio tra dramma, thriller e thriller politico
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"Beckett" inserisce il thriller, declinazione manhunting, in una cornice storica quasi-reale, a un passo dal documentato e sempre sulla fragile linea di una rappresentazione tangibile eppure di genere, ma senza l’epica e la grandeur hollywoodiana. I riferimenti di genere rimangono chiari fin da principio: il thriller anni Settanta tra Alan J. Pakula e Sydney Pollack.
La prima tensione di "Beckett" sta nelle iniziali battute di un melodramma che delineano un protagonista emotivamente dipendente dalla sua donna, dal carattere irresoluto rispetto ad April, la figura chiave e propulsiva della coppia. Un elemento di scrittura che pone Beckett in una felice subalternità che si scomporrà in una singolarità perduta, successivamente alla morte di lei, negli spazi aspri della natura puntellata dalle rovine prima, e nel cemento di Atene poi.
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"Beckett" inserisce il thriller, declinazione manhunting, in una cornice storica quasi-reale, a un passo dal documentato e sempre sulla fragile linea di una rappresentazione tangibile eppure di genere, ma senza l’epica e la grandeur hollywoodiana. I riferimenti di genere rimangono chiari fin da principio: il thriller anni Settanta tra Alan J. Pakula e Sydney Pollack.
La prima tensione di "Beckett" sta nelle iniziali battute di un melodramma che delineano un protagonista emotivamente dipendente dalla sua donna, dal carattere irresoluto rispetto ad April, la figura chiave e propulsiva della coppia. Un elemento di scrittura che pone Beckett in una felice subalternità che si scomporrà in una singolarità perduta, successivamente alla morte di lei, negli spazi aspri della natura puntellata dalle rovine prima, e nel cemento di Atene poi.
"Beckett" si avvinghia al suo protagonista, ritraendolo in ogni inquadratura, perno prioritario del punto di vista di ogni movimento di camera: che siano piani, campi o le soggettive, Filomarino sottolinea la condizione sperduta di Beckett con la focalizzazione interna fissa, eppure sempre perfettamente osservato e inseguito. A livello produttivo questa fissità sul protagonista è anche un modo per nascondere un budget contenuto.
Il moto costante, in un ritmo soltanto parzialmente serrato e sostenuto da accelerazioni e frenate, fluisce in un muoversi di sfondi paesaggistici inerti, grigi e puri, sottintendendo la dispersione geografica di un cittadino statunitense che cerca di raggiungere l’ambasciata americana in un crescendo di violenza e cospirazioni. Il regista recupera uno sguardo d'insieme sugli ambienti e sulla condizione del protagonista, preferendo alla frequenza degli stacchi il minutaggio di ogni scena, ampliando la sensazione di precarietà attraverso la sospensione del tempo, mentre le musiche sembrano allontanarsi dall'immagine, tra diffuse melodie ambient e spasmi elettronici.
Il punto di vista prediletto è certamente in funzione di Beckett, ma profondamente guidato dall’esterno: si nota una sottile osservazione non partecipante che si limita a essere percepibile, mai a commento della fuga del protagonista. Dunque è la vista sui contesti e sulle situazioni a guidare Beckett e con lui lo spettatore, portandoli in un indeciso mondo contemporaneo tra realtà (la foto di Obama, Alba Dorata) e finzione.
Di questa definizione realistica partecipa la fotografia, il cui stile naturalista e quasi completamente asservito ad ambienti illuminati dalla luce del giorno imprime una flessione cruda alla rappresentazione, né opprimente o estatica, ma profondamente neutrale, sottolineando l’osservazione dall’esterno appunto, contribuendo alla sensazione che siano Beckett e il sentore di rivolta sociale a rendere gravi e afflitti i luoghi urbani e rurali.
"Beckett" è la storia di un john doe in divenire, schiacciato dalle incertezze e dall’indefinibilità degli accadimenti, annegato nella contrastante funzione dell’onnipresente aumentata profondità di campo che invece rende nitidi i componenti del profilmico.
"Beckett" si muove tra la testimonianza dei contesti (sociali, politici) in rivolta e la loro materiale concretizzazione action. Un continuo spostamento di senso che passa dall’archiviazione di ogni passo del protagonista, persino in un obitorio, alla sua repentina trasformazione in eroe che non può fuggire al mutamento (con conseguente ampliamento delle possibilità di azione sul finale, forse esagerando la credibilità fino ad allora costruita).
Credibile quanto basta a patto di far tendere nei momenti giusti le corde della sospensione d’incredulità.
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figliounico
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mercoledì 31 maggio 2023
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action movie con la lacrimuccia
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Finalmente un regista italiano non impantanato nel genere della commedia lacrimevole ed intimista, si potrebbe dire, se non fosse per un particolare. Un film d’azione, come da noi non se ne fanno, che ricorda Il fuggitivo di Davis del ’93, con risvolti politici ed ambientato nella Grecia della crisi economica di dieci anni fa, con le manifestazioni di piazza contro le misure antipopolari del piano d’austerità e le frange dell’ultradestra di alba dorata a minacciare complottisticamente la democrazia. Il figlio del più famoso Denzel tuttavia non è Harrison Ford e la sua intensità recitativa si esaurisce purtroppo in una sola monotona espressione, quella della disperazione piagnucolosa, tipica dei personaggi della nostra recente storia cinematografica e che tradisce le origini nostrane del regista.
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Finalmente un regista italiano non impantanato nel genere della commedia lacrimevole ed intimista, si potrebbe dire, se non fosse per un particolare. Un film d’azione, come da noi non se ne fanno, che ricorda Il fuggitivo di Davis del ’93, con risvolti politici ed ambientato nella Grecia della crisi economica di dieci anni fa, con le manifestazioni di piazza contro le misure antipopolari del piano d’austerità e le frange dell’ultradestra di alba dorata a minacciare complottisticamente la democrazia. Il figlio del più famoso Denzel tuttavia non è Harrison Ford e la sua intensità recitativa si esaurisce purtroppo in una sola monotona espressione, quella della disperazione piagnucolosa, tipica dei personaggi della nostra recente storia cinematografica e che tradisce le origini nostrane del regista. Come action movie regge, nonostante l’inverosimiglianza di alcune scene, ma come thriller politico è deludente per la trama superficiale, inconsistente e soprattutto inconcludente. Prevale sui due generi il dramma personale del protagonista roso dai sensi di colpa per essersi addormentato al volante. Filomarino ci ha provato a fare qualcosa di diverso ma il suo film alla fine non si discosta troppo dal filone sentimentale e melodrammatico del nostro cinema contemporaneo.
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