elgatoloco
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lunedì 20 aprile 2020
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delisione parziale
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"Killer Anonymous"(Martin Owen, 2019, anche coscenegggiatore e anche impegnato in un piccolo ruolo-da sottolineare che Owen è in primis attore e sceneggiatore e che, come regista, è"solo"al suo terzo film)è francamente un film in parte deludente. Certo non l'idea di partenza di un gruppo di sostegno per killers, pur se"anonymous", che anzi, di per sé, sconvolge un approccio serioso-moralistico al tema, cerfo gravissimo, ma l'incapacità sostanziale a gestirlo poi nei suoi sviluppi. Quando esplodono le contraddizioni, le rivalità personali tra i/le componenti del gruppo"sperimentale", in qualche modo si perde completamente ragione dei singoli sviluppi che, da quel momento in poi, vengono ad essere incontrollati.
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"Killer Anonymous"(Martin Owen, 2019, anche coscenegggiatore e anche impegnato in un piccolo ruolo-da sottolineare che Owen è in primis attore e sceneggiatore e che, come regista, è"solo"al suo terzo film)è francamente un film in parte deludente. Certo non l'idea di partenza di un gruppo di sostegno per killers, pur se"anonymous", che anzi, di per sé, sconvolge un approccio serioso-moralistico al tema, cerfo gravissimo, ma l'incapacità sostanziale a gestirlo poi nei suoi sviluppi. Quando esplodono le contraddizioni, le rivalità personali tra i/le componenti del gruppo"sperimentale", in qualche modo si perde completamente ragione dei singoli sviluppi che, da quel momento in poi, vengono ad essere incontrollati. Emerge il"capriccio"dei singoli, la loro anomia: lungi dal poter individuare una solidarietà"professionale"e /o "di carriera", i membri del gruppo, siano giovani o anziani, altrimenti impegnati professionalmnete o vincolati solamente alla"singola arrività", si scatenano in particolarismi distruttivi. Ciò, evidentemente, anche quando viene rivelato il"mistero", il"segreto"che tutti/e volevano in qualche modo eludere, ossia che tutti/e loro sono guidati come anche ingaggiati dalla CIA, dove anche un membro delll'"INtelligence"USA(da chiarire; siamo a Londra, dunque anche con i pregiudizi e il sussiego che in the Great Britain si ha rispetto all'ex-colonia dove l'inglese si parla"in maniera barbarica"etc.), un senatore USA in corsa per la presidenza degli Statesm fatto oggetto di un attentato, è nel gruppo; le preoccupazioni di queste persone sembrano guidate da problemi personali che trovano uno sfogo nella "mania di uccidere", quasi che non fossero"addetti agli omcidi"di loro sponteanea volontà e non ingaggiati e"prezzolati", anzi relativamente"ben pagati"per ciò che fanno. Atmosfera seriosa che si alterna a quella"ridanciana", in un film dalla scenografia "povera", quasi sempre in interni, dove le luci e la loro alternanza giovano un ruolo forte. IN questo quadro, di scarsa "ottimizzazione dei mezzi", il film risulta scialbo, complessivamente succube di un'ideologia debole per non dire debolista, decisamente priva di mordente e anche le presenza di interpreti come Gary Oldman e pochi altti(compreso apppunto il reigsta)appare non fortemente capace di far emergere qualcosa di nuovo, in questo film, che pure si presnta come "innovatore"dal punto di vista del soggetto. El Gato
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carloalberto
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lunedì 24 maggio 2021
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soporifero
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Gary Oldman fa soltanto una particina, fungendo da specchietto per le allodole, in un film che delude le aspettative, fondate esclusivamente sulla performance attoriale del premio Oscar, risultando, per di più, noioso ed estetizzante, con un soggetto inverosimile, che si rifà maldestramente al vecchio schema dell’intruso nel gruppo, risalente al capostipite, i Dieci piccoli indiani, ed una tecnica narrativa fastidiosa e barocca che complica, con un montaggio strampalato, inutilmente un plot in sé banale con personaggi stereotipati. Il tentativo di ibridare le sequenze con le strip fumettistiche, appena accennato all’inizio, è poi subito abbandonato, temendo forse di innovare troppo il linguaggio filmico.
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Gary Oldman fa soltanto una particina, fungendo da specchietto per le allodole, in un film che delude le aspettative, fondate esclusivamente sulla performance attoriale del premio Oscar, risultando, per di più, noioso ed estetizzante, con un soggetto inverosimile, che si rifà maldestramente al vecchio schema dell’intruso nel gruppo, risalente al capostipite, i Dieci piccoli indiani, ed una tecnica narrativa fastidiosa e barocca che complica, con un montaggio strampalato, inutilmente un plot in sé banale con personaggi stereotipati. Il tentativo di ibridare le sequenze con le strip fumettistiche, appena accennato all’inizio, è poi subito abbandonato, temendo forse di innovare troppo il linguaggio filmico. Finale senza sorprese per chi non è caduto, film durante, nelle braccia di Morfeo.
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