L’Imperial War Museum di Londra e la BBC hanno messo a disposizione i filmati d’archivio a Peter Jackson per realizzare un documentario sui cento anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale. Il regista cambia i formati, monta le immagini, doppia le scene, colora ogni singolo fotogramma dal loro originale in bianco e nero: il risultato è encomiabile per fatica, impegno e cura profuse, per l’efficacia della resa finale, e per il lodevole intento di preservare la memoria del passato.
Una pellicola importante e doverosa dunque, che coinvolge lo spettatore in un’esperienza storica, visiva e sonora, fusa al documentario didattico, in sé molto vibrante.
Il film sembra un viaggio all’Inferno, un viaggio negli orrori della Grande Guerra, nell’assurdità delle guerre, ma soprattutto nella psiche e nell’animo degli uomini che hanno combattuto, per onorare l’umanità ferita e distrutta di quei tantissimi soldati partiti per il fronte, assembrati nelle trincee, alle prese con battaglie ed esplosioni, con morti e corpi decomposti; umiliati nel fango, nel sangue, nella sporcizia, e tra freddo e fame.
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L’Imperial War Museum di Londra e la BBC hanno messo a disposizione i filmati d’archivio a Peter Jackson per realizzare un documentario sui cento anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale. Il regista cambia i formati, monta le immagini, doppia le scene, colora ogni singolo fotogramma dal loro originale in bianco e nero: il risultato è encomiabile per fatica, impegno e cura profuse, per l’efficacia della resa finale, e per il lodevole intento di preservare la memoria del passato.
Una pellicola importante e doverosa dunque, che coinvolge lo spettatore in un’esperienza storica, visiva e sonora, fusa al documentario didattico, in sé molto vibrante.
Il film sembra un viaggio all’Inferno, un viaggio negli orrori della Grande Guerra, nell’assurdità delle guerre, ma soprattutto nella psiche e nell’animo degli uomini che hanno combattuto, per onorare l’umanità ferita e distrutta di quei tantissimi soldati partiti per il fronte, assembrati nelle trincee, alle prese con battaglie ed esplosioni, con morti e corpi decomposti; umiliati nel fango, nel sangue, nella sporcizia, e tra freddo e fame. Giovani vite spezzate troppo presto; giovani che non sarebbero diventati mai vecchi, come recita il titolo. Jackson utilizza le voci di questi protagonisti, e non solo, per rappresentare un racconto e(ste)tico sempre interessante, sempre emozionante e riflessivo. Un’opera affascinante ed umanistica sui sentimenti e gli stati d’animo, le sensazioni e i pensieri di una generazione cancellata dalla follia dell’uomo…
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