vanessa zarastro
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domenica 9 settembre 2018
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una commediola a lieto fine
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Siamo nella provincia di Rovigo, in quel Nordest italiano ricco e operoso. Veronica è una fabbrica tessile specializzata in lingerie, la cui proprietaria dichiara di essere in crisi economica e mette in cassa integrazione le sue valenti e creative operaie. La realtà è che l’imprenditrice, in accordo con il marito candidato sindaco, vuole dislocare la fabbrica in Serbia.
Armida (Donatella Finocchiaro), una delle operaie è un po’ la rappresentante sindacale del gruppo e si era trasferita dalla Sicilia al Polesine appositamente. Pur essendo nubile, ha una figlia e un piede storto dalla nascita. Ha uno spirito laico e combattivo non apprezzato dalla zia, suor Restituta (Lucia Sardo) che vive nel Convento dedicato alla Beata Armida, anch’esso lì vicino ad Adria.
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Siamo nella provincia di Rovigo, in quel Nordest italiano ricco e operoso. Veronica è una fabbrica tessile specializzata in lingerie, la cui proprietaria dichiara di essere in crisi economica e mette in cassa integrazione le sue valenti e creative operaie. La realtà è che l’imprenditrice, in accordo con il marito candidato sindaco, vuole dislocare la fabbrica in Serbia.
Armida (Donatella Finocchiaro), una delle operaie è un po’ la rappresentante sindacale del gruppo e si era trasferita dalla Sicilia al Polesine appositamente. Pur essendo nubile, ha una figlia e un piede storto dalla nascita. Ha uno spirito laico e combattivo non apprezzato dalla zia, suor Restituta (Lucia Sardo) che vive nel Convento dedicato alla Beata Armida, anch’esso lì vicino ad Adria. Armida fomenta le compagne operaie a manifestazioni dissidenti la chiusura della fabbrica e a occuparla; a un certo punto hanno l’idea di appropriarsi dei macchinali e dei materiali della fabbrica e in gruppo mettersi a lavorare in proprio.
Inizieranno a casa di Armida ma troveranno, dopo alterne vicende, la condivisione degli spazi del convento. Infatti le suore rischiano di essere sfrattate da lì se non consolidano le strutture e rimettono “a norma” gli impianti. Naturalmente i fondi necessari ad affrontare questo lavoro mancano e dietro c’è il desiderio dell’aspirante sindaco di vendere tutto il convento per farci un Resort Hotel 5 stelle.
Unico vero “gallo nel pollaio” è Loris (Paolo Pierobon), anche lui in cassa integrazione come le altre, che fa da mediatore tra il gruppo di donne e la committenza.
Approfittando di un ictus della madre superiora che la tiene fuori uso per un po’ le suore, capeggiate dalla giovanissima sir Caterina (Maria Roveran) capiscono che entrare nel business della lingerie di lusso con i loro merletti fatti a mano è l’unica risorsa che possa aiutarle.
L’accoppiata cooperativa tra “il sacro e il profano”, tra alterne vicende che non sto qui a specificare, riuscirà a salvare tutte e a fornire quell’happy end che tutti gli spettatori si aspettano.
Un film che una volta si sarebbe potuto definire un po’ “democristiano” per la sua leggerezza - basti ricordare la canzonetta che vinse nel 1956 il Festival di Sanremo “Aprite le finestre è primavera – e per la certezza di poter superare ogni problema – “Chi non lavora non fa l’amore” cantavano i Celentano quindici anni dopo.
Il regista quarantenne Samad Zamardili è al suo primo lungometraggio, ha sufficiente freschezza e ironia e per lui anche i temi sociali sembrano essere un pretesto per riderci su.
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flyanto
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giovedì 27 settembre 2018
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un'insolita impresa femminile
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“Beate” del regista Samad Zarmandili è una commedia a sfondo sociale che affronta il tema della disoccupazione, della crisi economica e della difficoltà, soprattutto ad un’età non più giovanissima, a reintrodursi nel mondo del lavoro.
La protagonista della vicenda qui presentata è una donna di circa 40/45 anni (Donatella Finocchiaro), di origine siciliana, senza marito, con una figlia di 18 anni e zoppa dalla nascita per una malformazione ad un piede. Ella lavora come operaia presso una fabbrica di biancheria intima femminile nel Polesine e, quando a causa della crisi economica, l’attività lavorativa deve essere sospesa per qualche mese, la donna, con le altre sue colleghe operaie, cerca di opporsi con un picchetto davanti alla fabbrica al fine di scongiurare il conseguente licenziamento dopo il periodo della cassa d’ integrazione.
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“Beate” del regista Samad Zarmandili è una commedia a sfondo sociale che affronta il tema della disoccupazione, della crisi economica e della difficoltà, soprattutto ad un’età non più giovanissima, a reintrodursi nel mondo del lavoro.
La protagonista della vicenda qui presentata è una donna di circa 40/45 anni (Donatella Finocchiaro), di origine siciliana, senza marito, con una figlia di 18 anni e zoppa dalla nascita per una malformazione ad un piede. Ella lavora come operaia presso una fabbrica di biancheria intima femminile nel Polesine e, quando a causa della crisi economica, l’attività lavorativa deve essere sospesa per qualche mese, la donna, con le altre sue colleghe operaie, cerca di opporsi con un picchetto davanti alla fabbrica al fine di scongiurare il conseguente licenziamento dopo il periodo della cassa d’ integrazione. Venuta per caso a sapere che in realtà l’attività dello stabilimento continuerà all’estero, in un paese slavo dove la mano d’opera costa meno e che, pertanto, tutte le operaie in Italia verranno a breve licenziate definitivamente, insieme alle colleghe la donna trova un rimedio al fine di affrontare il problema. Decidono così tutte insieme di unirsi e iniziare una loro produzione di biancheria intima ma, poiché la realtà si presenta, purtroppo, ben più difficile del previsto, esse rischiano un grandioso fallimento. Avendo, però, la protagonista come zia una suora presso il convento della cittadina e, intuendo quanto le religiose, ottime ricamatrici, potrebbero essere d’aiuto alla loro nuova attività, la donna decide di farle intervenire in questa e superare così la crisi lavorativa…..
E’ bene non svelare né il finale né tutte le vicende che si susseguono numerose ed avvincenti in questa insolita ed originale commedia italiana. Opera prima di Samad Zarmandili, essa risulta quanto mai riuscita per soggetto, regia ed interpretazione: le attrici protagoniste sono tutte brave con una menzione speciale, ovviamente, per Donatella Finocchiaro e Lucia Sardo nelle rispettive parti della protagonista e della zia suora, ma la pellicola già in sé si presenta molto piacevole, diretta con uno stile garbato e ben scandita nella tempistica in cui si susseguono gli avvenimenti, ripeto, avvincenti e molto divertenti. Ovviamente scarseggia la veridicità ma ciò che è importante è il concetto qui espresso di solidarietà femminile e di comunanza tra donne religiose e non.
Del tutto consigliabile sebbene, purtroppo ed a torto, poco pubblicizzato.
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