flaw54
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domenica 13 novembre 2016
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questo è teatro!
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Argomento serio e profondo che tocca i diritti dei lavoratori, anzi delle lavoratrici, e le lotte sindacali. Il tutto viene affrontato attraverso lo scontro dialettico tra le 11 rappresentanti sindacali di una fabbrica passata in mano ad un gruppo francese. Si devono accettare le richieste apparentemente minimali dei nuovi padroni o è necessario lottare ad ogni costo per la propria dignità ed evitare una escaletion di nuove decisioni negative come conseguenza di una chiara dimostraziine di debolezza. I problemi della vita quotidiana si scontrano con il diritto di essere personr: ma è più importante il pane o la dignità? Recitazione da Oscar di tutte le protagoniste, capaci di coinvolgere lo spettaore in maniera assoluta con la loro violenza espressiva o conla pacatezza delle loro parole.
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Argomento serio e profondo che tocca i diritti dei lavoratori, anzi delle lavoratrici, e le lotte sindacali. Il tutto viene affrontato attraverso lo scontro dialettico tra le 11 rappresentanti sindacali di una fabbrica passata in mano ad un gruppo francese. Si devono accettare le richieste apparentemente minimali dei nuovi padroni o è necessario lottare ad ogni costo per la propria dignità ed evitare una escaletion di nuove decisioni negative come conseguenza di una chiara dimostraziine di debolezza. I problemi della vita quotidiana si scontrano con il diritto di essere personr: ma è più importante il pane o la dignità? Recitazione da Oscar di tutte le protagoniste, capaci di coinvolgere lo spettaore in maniera assoluta con la loro violenza espressiva o conla pacatezza delle loro parole. Chiara l' influenza de La parola ai giurati. I film di Placido continuano ad essere attraenti e ben fatti, anche se il pubblico sembra talvolta, come i n questo caso, tras urarli in modo eccessivo.
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angelo umana
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giovedì 10 novembre 2016
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il sindacato che fa la storia (sua)
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Un film per discutere, sul mondo del lavoro dipendente, sui consigli di fabbrica e le interminabili discussioni, i sindacati, i diritti dei lavoratori, i drammi e le esigenze personali. Tratto da un fatto verificatosi in una ditta francese qualche anno fa. Michele Placido lesse la versione del testo teatrale di Stefano Massini e ne ha fatto un film. La vivida e vitale Ottavia Piccolo – presente alla proiezione al Giorgione di Venezia il 7/11 - era la protagonista in teatro e lo è anche nel film, come prima rappresentante delle undici che compongono il consiglio di fabbrica. Un gruppo francese compra l’azienda italiana di 300 dipendenti donne e, assicurando il lavoro a tutte, propone di rinunciare a 7’ della pausa pranzo.
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Un film per discutere, sul mondo del lavoro dipendente, sui consigli di fabbrica e le interminabili discussioni, i sindacati, i diritti dei lavoratori, i drammi e le esigenze personali. Tratto da un fatto verificatosi in una ditta francese qualche anno fa. Michele Placido lesse la versione del testo teatrale di Stefano Massini e ne ha fatto un film. La vivida e vitale Ottavia Piccolo – presente alla proiezione al Giorgione di Venezia il 7/11 - era la protagonista in teatro e lo è anche nel film, come prima rappresentante delle undici che compongono il consiglio di fabbrica. Un gruppo francese compra l’azienda italiana di 300 dipendenti donne e, assicurando il lavoro a tutte, propone di rinunciare a 7’ della pausa pranzo.
Innegabile il valore di testimonianza del film e delle attrici coinvolte (tutte in gambissima e calate nella parte, un profluvio di bei nomi ma … come sono lontani i loro redditi da quelli delle operaie che impersonano), l’interpretazione drammatica e esemplificativa dei punti di vista di donne diverse - le 11 del consiglio di fabbrica - le dispute che scatena la proposta della nuova proprietà, i punti di vista di donne diverse, alcune giovani altre più anziane, italiane e immigrate, provenienti da esperienze e problemi familiari veriegati. Per alcune non può fare alcun male rinunciare a 7 minuti di pausa, purché il lavoro resti: una del consiglio di fabbrica telefona la notizia alle dipendenti che sono fuori dalla fabbrica e per queste è festa grande, balli e suoni, i reporter televisivi a coprire l’evento e annunciare la buona novella. Il prezzo da pagare sono solo quei 7 minuti di riduzione della pausa: per alcune sono irrilevanti, per aver un lavoro purché sia, una immigrata dice che al suo paese una pausa non sapeva nemmeno cosa fosse, che un panino lo mangerebbe con una mano e con l’altra continuerebbe a lavorare. Un’altra, che per arrotondare chiede il cibo in parrocchia, non vorrebbe nemmeno discuterne.
Il dubbio su cosa quella rinuncia potrebbe rappresentare è instillato dall’anziana Bianca (Ottavia), la rappresentante del consiglio: anni prima la pausa durava 60 minuti, poi ridotta a 30 e poi a 15. Lei è memore di lotte sindacali, sostiene che quella rinuncia, apparentemente piccola, potrebbe preludere ad altre e più gravi rinunce, alla schiavitù prossima ventura. Quei 7 minuti, dal loro computo, porterebbero alla proprietà 900 ore mensili in più di lavoro, pari alla prestazione di cinque-sei lavoratrici in più, senza assumerle. E, come è avvenuto nel passato, si sostiene che quella lotta può rappresentare un punto di forza per altre aziende che potrebbero trovarsi di fronte ad altre scelte-ricatti: il sindacato che fa la storia. Ma non crea posti di lavoro, al massimo li conserva!
La classe operaia però, forse, non và più in paradiso e un sindacalista come Bertinotti non finirebbe oggi, speriamo, a concludere la sua carriera come presidente della Camera e poi conferenziere a Cortina, la R alla francese in ciò lo aiuta (non che una ubbidiente ed enunciativa Boldrini sia molto meglio …), ed ex sindacalisti non diventeranno più – si spera - così facilmente parlamentari o presidenti di enti inutili. Nemmeno un Luciano Lama affermerebbe più che “il costo del lavoro è una variabile indipendente”: oggi una votazione sulla rinuncia ai 7 minuti si farebbe online con tutte le 300 dipendenti, un posto di lavoro può avere un significato diverso per ognuna di quelle e la decisione non sarebbe più – o non dovrebbe essere - appannaggio di un consiglio di fabbrica, dove alcuni membri pensano ancora a principi e ra”gggg”ionamenti retaggio del passato, alcuni altri invece danno a quel posto un valore del tutto personale. Sarà per queste battaglie sindacali che abbiamo il 12% di disoccupati (il 40% tra i giovani)? Eppure un sindacalista non s’è mai aperto una botteghetta per farla prosperare. Saprebbe farlo?
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maurizio meres
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giovedì 10 novembre 2016
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il dramma dei più deboli
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Questo film rappresenta quello è diventato ai giorni nostri il lavoro,una lotta continua per la sopravvivenza dell'essere,lo schiavismo camuffato da parole rassicuranti e sorrisetti,il voler dividere l'unita dei lavoratori al solo scopo di creare confusione e sospetti,ogni concetto di dignità tende ad essere cancellato,decidere che cosa? Il nulla.
I sette minuti che nel film rappresentano forse il futuro non sono altro che una tuffa,economicamente utili per l'azienda,ma deprimenti per il lavoratore,mangiare in otto minuti invece che di quindici,purtroppo è verità che non tutti sanno che esiste nel mondo del lavoro,ma qui il discorso diventerebbe talmente complesso,da coinvolgere anche il concetto stesso della vita,e di porsi una domanda alla coscienza di ognuno,conoscere lo scopo della vita.
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Questo film rappresenta quello è diventato ai giorni nostri il lavoro,una lotta continua per la sopravvivenza dell'essere,lo schiavismo camuffato da parole rassicuranti e sorrisetti,il voler dividere l'unita dei lavoratori al solo scopo di creare confusione e sospetti,ogni concetto di dignità tende ad essere cancellato,decidere che cosa? Il nulla.
I sette minuti che nel film rappresentano forse il futuro non sono altro che una tuffa,economicamente utili per l'azienda,ma deprimenti per il lavoratore,mangiare in otto minuti invece che di quindici,purtroppo è verità che non tutti sanno che esiste nel mondo del lavoro,ma qui il discorso diventerebbe talmente complesso,da coinvolgere anche il concetto stesso della vita,e di porsi una domanda alla coscienza di ognuno,conoscere lo scopo della vita.....
Placido come suo solito coglie ogni attimo di sofferenza attraverso una realtà attuale mettendo a nudo i problemi esistenziale di ogni personaggio,senza lasciarsi andare in pietosi vittimismi,ma semplicemente con l'assoluta sincerità di ogni personaggio,messa a nudo da un confronto dove ognuno rappresenta non solo se stesso.
Ottima la scelta multietnica delle operaie,e la scelta di dare alla più giovane la responsabilità dell'ultimo voto,segno di continuità e soprattutto di un futuro migliore.
Attori tutti senza distinzione bravissimi,in una ambientazione quasi teatrale,ma non poteva essere diverso,la loro recitazione è stata perfetta senza sovrapposizioni,undici donne che discutono non è poco,con in cabina di regia per dettare i tempi un Ottavia Piccolo teatrale e si vede,ma i drammi e questo era,anzi è un dramma di vita la teatralità diventa fondamentale.
Film da vedere anche se la sua programmazione non avrà un duraturo seguito nelle sale cinematografiche,come del resto quasi tutti i film verità.
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maurizio meres
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giovedì 10 novembre 2016
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il dramma dei più deboli
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Questo film rappresenta quello è diventato ai giorni nostri il lavoro,una lotta continua per la sopravvivenza dell'essere,lo schiavismo camuffato da parole rassicuranti e sorrisetti,il voler dividere l'unita dei lavoratori al solo scopo di creare confusione e sospetti,ogni concetto di dignità tende ad essere cancellato,decidere che cosa? Il nulla.
I sette minuti che nel film rappresentano forse il futuro non sono altro che una tuffa,economicamente utili per l'azienda,ma deprimenti per il lavoratore,mangiare in otto minuti invece che di quindici,purtroppo è verità che non tutti sanno che esiste nel mondo del lavoro,ma qui il discorso diventerebbe talmente complesso,da coinvolgere anche il concetto stesso della vita,e di porsi una domanda alla coscienza di ognuno,conoscere lo scopo della vita.
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Questo film rappresenta quello è diventato ai giorni nostri il lavoro,una lotta continua per la sopravvivenza dell'essere,lo schiavismo camuffato da parole rassicuranti e sorrisetti,il voler dividere l'unita dei lavoratori al solo scopo di creare confusione e sospetti,ogni concetto di dignità tende ad essere cancellato,decidere che cosa? Il nulla.
I sette minuti che nel film rappresentano forse il futuro non sono altro che una tuffa,economicamente utili per l'azienda,ma deprimenti per il lavoratore,mangiare in otto minuti invece che di quindici,purtroppo è verità che non tutti sanno che esiste nel mondo del lavoro,ma qui il discorso diventerebbe talmente complesso,da coinvolgere anche il concetto stesso della vita,e di porsi una domanda alla coscienza di ognuno,conoscere lo scopo della vita.....
Placido come suo solito coglie ogni attimo di sofferenza attraverso una realtà attuale mettendo a nudo i problemi esistenziale di ogni personaggio,senza lasciarsi andare in pietosi vittimismi,ma semplicemente con l'assoluta sincerità di ogni personaggio,messa a nudo da un confronto dove ognuno rappresenta non solo se stesso.
Ottima la scelta multietnica delle operaie,e la scelta di dare alla più giovane la responsabilità dell'ultimo voto,segno di continuità e soprattutto di un futuro migliore.
Attori tutti senza distinzione bravissimi,in una ambientazione quasi teatrale,ma non poteva essere diverso,la loro recitazione è stata perfetta senza sovrapposizioni,undici donne che discutono non è poco,con in cabina di regia per dettare i tempi un Ottavia Piccolo teatrale e si vede,ma i drammi e questo era,anzi è un dramma di vita la teatralità diventa fondamentale.
Film da vedere anche se la sua programmazione non avrà un duraturo seguito nelle sale cinematografiche,come del resto quasi tutti i film verità.
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stefano73
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giovedì 10 novembre 2016
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ritmo frenetico con qualche eccesso
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Sempre bravo Michele Placido nei film drammatici anche se eccede sempre nei toni e nel linguaggio. É un film a ritmo serrato, tutto ambientato in una fabbrica laziale a rischio chiusura con temi forti. Tutto il consiglio fatto di sole donne si riunisce per decidere se accettare le proposte del compratore francese. Non ci si annoia nemmeno un secondo ma Michele Placido e troupe dovrebbero smorzare un pó i toni e saperci mettere un pó più normalità e meno parolacce. Per il resto film potente e attualissimo!
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ilamar
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giovedì 10 novembre 2016
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c'è da riflettere
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Il film globalmente a me è piaciuto, forse perchè essendo stata un'operaia anche io mi sono trovata davanti a delle scelte simili.
Fiorella Mannoia e Maria Nazionale due belle scoperte, avrebbero avuto un futuro nella recitazione.
Il film però è un po' troppo lento, ti aspetti che succeda qualcosa da un momento all'altro per movimentarlo e invece non succede, solo le sfuriate di Ambra erano la novità. Il potere di voto alle immigrate mi è sembrato un po' irreale, e i discorsi tra loro troppo tolleranti. Nel complesso comunque lo consiglio.
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fabriziog
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giovedì 10 novembre 2016
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una spremuta si straordinaria recitazione
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Il film di Michele Placido (di cui è anche sceneggiatore, soggettista e attore) - da standing ovation finale con nodo alla gola - “7 Minuti” ha un cast quasi tutto al femminile, che vede interpreti neofiti e di lunga data tutte egualmente straordinarie: Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia (che richiama alla mente un poco la grande Anna Magnani), Maria Nazionale, Violante Placido, Clémence Poésy, Sabine Timoteo, Ottavia Piccolo, Anne Consigny, Balkissa Maiga, Luisa Cattaneo, Erika D’Ambrosio.
Vera nella sua autentica drammaticità, la pellicola racconta una storia che sarebbe veritiera anche se non trattasse una storia accaduta realmente nel 2012 fra l’Italia e la Francia.
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Il film di Michele Placido (di cui è anche sceneggiatore, soggettista e attore) - da standing ovation finale con nodo alla gola - “7 Minuti” ha un cast quasi tutto al femminile, che vede interpreti neofiti e di lunga data tutte egualmente straordinarie: Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia (che richiama alla mente un poco la grande Anna Magnani), Maria Nazionale, Violante Placido, Clémence Poésy, Sabine Timoteo, Ottavia Piccolo, Anne Consigny, Balkissa Maiga, Luisa Cattaneo, Erika D’Ambrosio.
Vera nella sua autentica drammaticità, la pellicola racconta una storia che sarebbe veritiera anche se non trattasse una storia accaduta realmente nel 2012 fra l’Italia e la Francia.
Veri i volti tesi, veri gli sguardi spauriti, vero il senso di smarrimento, di gioia ed incredulità, vera la tensione dentro e fuori la fabbrica, vere le facce smunte di undici operaie che devono decidere il destino proprio e di altre trecento colleghe dinanzi ad una proposta dei nuovi datori di lavoro apparentemente innocua: nei dettagli si nasconde il demonio.
Questa opera, ambientata prevalentemente al chiuso fra le quattro mura di una stanza, è una scuola di recitazione dove la finzione scenica si schiude alla quotidiana tragica realtà di centinaia di migliaia di donne e uomini che devono cedere invisibilmente, lentamente ed inesorabilmente diritti pur di tenersi uno straccio di lavoro che riconosca loro uno straccio di stipendio.
Michele Placido, che mostra il lato attoriale della regia, mette in scena una piece teatral-cinematografica che riprende la tradizione neorealistica italiana con un incisivo tocco del cinema di Ken Loach.
Fabrizio Giulimondi
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alvinlee
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giovedì 10 novembre 2016
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un film per pensare
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Quanti "sette minuti" ci siamo persi negli ultimi venticinque anni, e non solo come lavoratori , ma anche come cittadini. E quanto una scelta apparentemente banale , può pesare sulla collettività? Queste sono le due domande che lo spettatore si dovrebbe porre all'uscita dalla sala.
A forza di guardare il nostro piccolo orticello, stiamo facendo smantellare il risultato di anni di lotte e sacrifci.
Assolutamente un film da vedere e da far vedere ai giovani .
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alvinlee
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mercoledì 9 novembre 2016
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un film che ti fa pensare
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Le recensioni dei film fatte da gente che non è del mestiere come il sottoscritto, sono sempre basate su pareri soggettivi.
Non voglio entrare nel tecnico perchè non ne sarei capace.
Quello che mi sento di poter dire , è che questa pellicola ti fa pensare. Viviamo tutti i giorni le conseguenze di tanti "sette minuti " persi non solo nel lavoro , ma in tante altre cose.
Questo film ha la capacità di farti pensare tanto e di farti capire come molte volte, scelte che sembrano facili , in realtà sono dei crocevia importanti che possono avere forti impatti anche sulla vita di altre persone.
Film da vedere e da far vedere sopratutto ai giovani.
Complimenti alle attrici capitanate da una splendida Ottavia Piccolo ,e complimenti a Michele Placido che ha portato sullo schermo una tematica così attuale.
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Le recensioni dei film fatte da gente che non è del mestiere come il sottoscritto, sono sempre basate su pareri soggettivi.
Non voglio entrare nel tecnico perchè non ne sarei capace.
Quello che mi sento di poter dire , è che questa pellicola ti fa pensare. Viviamo tutti i giorni le conseguenze di tanti "sette minuti " persi non solo nel lavoro , ma in tante altre cose.
Questo film ha la capacità di farti pensare tanto e di farti capire come molte volte, scelte che sembrano facili , in realtà sono dei crocevia importanti che possono avere forti impatti anche sulla vita di altre persone.
Film da vedere e da far vedere sopratutto ai giovani.
Complimenti alle attrici capitanate da una splendida Ottavia Piccolo ,e complimenti a Michele Placido che ha portato sullo schermo una tematica così attuale.
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flyanto
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lunedì 7 novembre 2016
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accettare o non accettare?
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Tratto dall'omonimo testo teatrale di Stefano Massini (che ne ha scritto insieme al regista Michele Placido anche la sceneggiatura della versione cinematografica) e rifacentesi ad un fatto realmente accaduto in una fabbrica dell'Oltralpe, "7 Minuti" racconta uno spietato aspetto della realtà concernente il mondo del lavoro e, più precisamente, quello, appunto, della fabbrica. Poichè la fabbrica dove lavorano le protagoniste della pellicola, al fine di non venire chiusa, è passata ad un gruppo francese che l'ha rilevata, ora si trova nella condizione di dover inserire nuove regole e di farle accettare ai suoi dipendenti e, più precisamente, quella concernente il sacrificare 7 minuti al giorno della pausa pranzo di ciascuno.
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Tratto dall'omonimo testo teatrale di Stefano Massini (che ne ha scritto insieme al regista Michele Placido anche la sceneggiatura della versione cinematografica) e rifacentesi ad un fatto realmente accaduto in una fabbrica dell'Oltralpe, "7 Minuti" racconta uno spietato aspetto della realtà concernente il mondo del lavoro e, più precisamente, quello, appunto, della fabbrica. Poichè la fabbrica dove lavorano le protagoniste della pellicola, al fine di non venire chiusa, è passata ad un gruppo francese che l'ha rilevata, ora si trova nella condizione di dover inserire nuove regole e di farle accettare ai suoi dipendenti e, più precisamente, quella concernente il sacrificare 7 minuti al giorno della pausa pranzo di ciascuno. Con l'aiuto di un'impiegata più anziana e portavoce di tutte loro, le suddette operaie dovranno decidere per tutti i dipendenti se accettare o meno la nuova disposizione ed ovviamente esse avranno opinioni e soprattutto situazioni personali differenti che determineranno direttamente la loro scelta ed i conseguenti conflitti verbali che scaturiranno tra loro. Vi sono infatti alcune lavoranti straniere che temono, non firmando la nuova regola, di venire licenziate immediatamente, quella che aspetta un bambino e pertanto ha tutto l'interesse a mantenersi l'occupazione, quella più orgogliosa che preferisce invece opporsi al fine di non creare un precedente di sottomissione per il futuro, quella, inoltre, che per un incidente sul lavoro e resa invalida su di una sedia a rotelle, dal lavoro manuale alle macchine è passata a quello presso una scrivania in ufficio e dopo un risarcimento consistente, e svariate altre .... Dopo numerose discussioni e ripensamenti le donne in questione riusciranno ad approdare finalmente ad una decisione definitiva ....
Ideato come una pièce teatrale, "7 Minuti" si svolge infatti nell' arco di poche ore come vicenda ed è ambientata tutta in un'unica location e, più precisamente, nello stanzone della fabbrica dove si riuniscono le protagoniste. Interamente dialogato, i discorsi ed i battibecchi vengono portati avanti dalle suddette operaie descrivendo più che degli avvenimenti, le proprie situazioni personali con annessi problemi e non, pertanto quello che sicuramente è assente in questa pellicola è una vera e propria azione. Ma l'opera, sia teatrale che non, è stata, infatti, concepita come un'aperta denuncia di certe realtà lavorative dove le condizioni sono pressochè disumane, precarie e quanto mai sfavorevoli per le categorie più deboli come, per esempio, quelle delle donne e della manovalanza in generale verso cui regna un grande disinteresse, per non addirittura opposizione. Il regista Michele Placido, qui anche nel limitato, come attore, ruolo di direttore della fabbrica, è riuscito pienamente nel suo lavoro di denuncia, costruendo un'opera quanto mai efficace, dura, rigorosa e, purtroppo, vera. Egli, va però sottolineato, riesce appieno nel suo intento grazie anche alla collaborazione delle attrici femminili che da lui sono state sapientemente selezionate: Ottavia Piccolo, Violante Placido, Ambra Angiolini, Maria Pia Calzone, Fiorella Mannoia (da cantante ad insolita ottima attrice), Cristiana Capotondi, e molte altre del cinema d'Oltralpe, forse, a noi meno note, riescono a dare un ritratto quanto mai efficace di donne combattive, vere , disperate e sofferenti reso ancora più credibile, oltre che dall'asprezza dei dialoghi, anche dalle loro figure fisiche riprese al naturale e, cioè, prive completamente di trucco o qualsiasi abbellimento estetico e dimesse nei loro abiti. Pertanto "7 Minuti" merita una piena approvazione sia dal punto di vista della sua struttura in generale, che dal punto di vista interpretativo, crudo e quanto mai toccante.
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