danix
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venerdì 6 dicembre 2019
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moscio
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a me piace il genere drammatico pero' qua si raggiunge l'apice della noia e della monotonia
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roberto
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giovedì 9 maggio 2019
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film deludente
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Se il voto a un film si dovesse dare in base alle intenzioni e al contenuto, per questo film direi: ottimo!
Ma, ahimé, non è così: film nebuloso, eterogeneo ma non coesivo, a volte poco chiaro, non incisivo, nonostante il tema molto forte. E diciamo anche: qualche volta pure noioso, brancolando nel vuoto di scene di per sé inconcludenti.
D'Amore non convince per niente: non riesce a far ridere all'inizio, né a far piangere dopo; sul palcoscenico, infine, peggio che andar di notte! Pare un attore neofita privo di qualsiasi versatilità e duttilità. Qualche critico, in questi casi, usa l'attributo bonario di "ingessato".
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Se il voto a un film si dovesse dare in base alle intenzioni e al contenuto, per questo film direi: ottimo!
Ma, ahimé, non è così: film nebuloso, eterogeneo ma non coesivo, a volte poco chiaro, non incisivo, nonostante il tema molto forte. E diciamo anche: qualche volta pure noioso, brancolando nel vuoto di scene di per sé inconcludenti.
D'Amore non convince per niente: non riesce a far ridere all'inizio, né a far piangere dopo; sul palcoscenico, infine, peggio che andar di notte! Pare un attore neofita privo di qualsiasi versatilità e duttilità. Qualche critico, in questi casi, usa l'attributo bonario di "ingessato". La Gioli un po' meglio.
L'applauso, intenso, va a Colangeli, strepitoso come sempre! Ma la sua grandiosa interpretazione non basta a risollevare le sorti di un film, appunto, deludente.
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lbavassano
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venerdì 26 maggio 2017
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valore etico e alta qualità cinematografica
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Miglior conclusione non poteva darsi la rassegna Movietellers, organizzata dalle più importanti associazioni piemontesi in ambito cinematografico ed ospitata ad Asti dalla Sala Pastrone - Vertigo, che offrirci la possibilità di rivedere "Un posto sicuro" di Francesco Ghiaccio. Film che perfettamente coniuga quell'impegno civile e quell'alta qualità cinematografica che hanno rappresentato i temi conduttori, i punti di forza, dell'intera rassegna, senza che il valore etico offuschi quello visivo e narrativo, senza che valga a mascherarne le debolezze, come è capitato di constatare a proposito di opere internazionalmente ben più blasonate.
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Miglior conclusione non poteva darsi la rassegna Movietellers, organizzata dalle più importanti associazioni piemontesi in ambito cinematografico ed ospitata ad Asti dalla Sala Pastrone - Vertigo, che offrirci la possibilità di rivedere "Un posto sicuro" di Francesco Ghiaccio. Film che perfettamente coniuga quell'impegno civile e quell'alta qualità cinematografica che hanno rappresentato i temi conduttori, i punti di forza, dell'intera rassegna, senza che il valore etico offuschi quello visivo e narrativo, senza che valga a mascherarne le debolezze, come è capitato di constatare a proposito di opere internazionalmente ben più blasonate. Film che a una seconda visione, test decisivo, conferma e completa l'ottima impressione ricavata dalla prima. Riconferma in particolare la bellezza ed il valore centrale della scena in cui il padre conduce il figlio nei luoghi ove sorgeva la fabbrica, la famigerata Eternit di Casale Monferrato, e rievoca con parole lucide e toccanti quale era stato l'orgoglio dell'entrare in fabbrica, il senso della dignità del lavoro, la tragedia del tradimento di tutto ciò, di come la salute e l'esistenza stessa di migliaia di persone sia stata distrutta nel modo più cinico. Parole capaci di coinvolgere emotivamente lo spettatore facendolo al contempo riflettere, ed il fatto che queste parole, come Francesco Ghiaccio ci ha voluto raccontare, abbiano avuto un'origine pressoché casuale, un incontro imprevisto sul set, vale come ulteriore prova del suo talento di regista, della sua capacità di valorizzarle, esaltarle, senza bisogno di enfasi o di effetti speciali, ma unicamente tramite una collocazione perfetta nello sviluppo della narrazione, tramite un'efficacissima, quanto discreta, sottolineatura musicale, tramite interpreti, Giorgio Colangeli e Marco D'Amore, perfettamente a tono, talmente bravi e "giusti" da rendere quasi invisibile la qualità della loro recitazione.
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[+] sì
(di ambrogio)
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mairadg
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venerdì 28 aprile 2017
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povertà di dialoghi ma estrema forza espressiva
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Film a mio avviso piuttosto interessante, per pochi intenditori e in specifico, per chi sa cogliere nel profindo ció che vuole comunicare. Inizialmente mi ha spiazzato l'eccessiva lentezza nello sviluppo narrativo, nessun dialogo, niente che spiegasse il perchè degli eventi; monotono in tutti i sensi. Tuttavia aspetto estremamente positivo è l'importanza che si vuole attribuire al silenzio, agli sguardi, alle parole non dette. Un posto sicuro è un film da assaporare con lentezza, senza troppi pregiudizi, senza troppe pretese. Ogni cosa viene poi colta nel cuore della narrazione, che si riscontra proprio nel racconto del padre, riguardo a ció che ha vissuto quando lavorava in fabbrica, a suo figlio Luca, criptico personaggio ma pieno di rabbia a causa di un futuro troppo severo, che non lascia spazio nè speranza ad un buon avvenire.
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Film a mio avviso piuttosto interessante, per pochi intenditori e in specifico, per chi sa cogliere nel profindo ció che vuole comunicare. Inizialmente mi ha spiazzato l'eccessiva lentezza nello sviluppo narrativo, nessun dialogo, niente che spiegasse il perchè degli eventi; monotono in tutti i sensi. Tuttavia aspetto estremamente positivo è l'importanza che si vuole attribuire al silenzio, agli sguardi, alle parole non dette. Un posto sicuro è un film da assaporare con lentezza, senza troppi pregiudizi, senza troppe pretese. Ogni cosa viene poi colta nel cuore della narrazione, che si riscontra proprio nel racconto del padre, riguardo a ció che ha vissuto quando lavorava in fabbrica, a suo figlio Luca, criptico personaggio ma pieno di rabbia a causa di un futuro troppo severo, che non lascia spazio nè speranza ad un buon avvenire. L'amianto e i suoi terribili effetti saranno i principali protagonisti del film, i quali mostreranno in maniera molto cruda, la reale minaccia che essi hanno sulle fragili vite umane, nel film focalizzata su una famiglia, distrutta da una tragica morte e da una terribile malattia: il cancro. Un posto sicuro richiama con grande rigore e profonda amarezza un disastro moderno, parliamo infatti dell'Eternit e delle numerosissime vittime che ha mietuto. In ogni singola parte si possono sentire a fior di pelle le emozioni dei personaggi, pur non essendoci numerosi dialoghi; la rabbia, la tristezza, l'impotenza e la forte angoscia di essere schiavi degli eventi, l'incapacità di cambiare le cose. Un film che forse, si sarebbe potuto sviluppare in maniera diversa, con qualche piccolo taglio a scene forse un po' troppo lunghe che, spesso e volentieri, portavano lo spettatore a distrarsi, a perdere il filo. Apprezzabile é la riflessione che stimola, direttamente proiettata verso una società moderna in cui conta più ormai,un "posto sicuro" in ambito lavorativo, trascurando peró la vera sicurezza, trascurando gli affetti, la famiglia.
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lbavassano
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martedì 2 febbraio 2016
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povertà di budget ricchezza di qualità
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C'é una splendida scena nell'opera prima di Francesco Ghiaccio, quando il padre racconta al figlio cos'é stata l'Eternit, cos'é stata la fabbrica. La speranza, la certezza di una vita migliore, il prezzo altissimo che si è dovuto pagare. Un sogno ed un dramma che ha coinvolto tutta l'Italia, non solo l'Italia, che continua a coinvolgerci, ma che a Casale Monferrato ha tragicamente assunto una dimensione esemplare. L'impostazione teatrale della recitazione, che fino a quel momento mi era sembrata fuori luogo, forzata, diviene forza delle parole, della narrazione che inizia a crescere, ad emozionarci, a commuoverci e farci arrabbiare.
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C'é una splendida scena nell'opera prima di Francesco Ghiaccio, quando il padre racconta al figlio cos'é stata l'Eternit, cos'é stata la fabbrica. La speranza, la certezza di una vita migliore, il prezzo altissimo che si è dovuto pagare. Un sogno ed un dramma che ha coinvolto tutta l'Italia, non solo l'Italia, che continua a coinvolgerci, ma che a Casale Monferrato ha tragicamente assunto una dimensione esemplare. L'impostazione teatrale della recitazione, che fino a quel momento mi era sembrata fuori luogo, forzata, diviene forza delle parole, della narrazione che inizia a crescere, ad emozionarci, a commuoverci e farci arrabbiare. Tanto più debole risulta di conseguenza la cornice della storia d'amore in cui il regista ha voluto incastonare il proprio impegno civile, la propria capacità di fare cinema, grande cinema. Estremamente curata, dall'inizio alla fine, la fotografia, la ricerca dell'immagine, valore aggiunto non indifferente in un panorama italiano troppo spesso tanto più ricco di budget, di sponsor politici e distributori, quanto povero di qualità.
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