chemicalone
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giovedì 31 dicembre 2015
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un'esplosione, a volte incontrollata
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Il cinema greco, quello di Yorgos Lanthimos su tutti, è sicuramente la "voga" del momento. E a ragione. Dunque quando una nuova produzione arriva da un paese così martoriato economicamente come la Grecia, l'attenzione è massima.
Diciamolo subito, l'opera di Syllas Tzoumerkas merita attenzione.
Il fim vuole fare, di una storia particolare, la situazione generale che sta vivendo il Paese.
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Il cinema greco, quello di Yorgos Lanthimos su tutti, è sicuramente la "voga" del momento. E a ragione. Dunque quando una nuova produzione arriva da un paese così martoriato economicamente come la Grecia, l'attenzione è massima.
Diciamolo subito, l'opera di Syllas Tzoumerkas merita attenzione.
Il fim vuole fare, di una storia particolare, la situazione generale che sta vivendo il Paese. Una famiglia, e un Paese, che hanno perso punti di riferimento, e che addossano alle scelte sbagliate dei padri, le conseguenze dell'oggi. E proprio nella fuga finale, senza una meta, c'è tutta la disillusione di un Nazione.
Il film grazie al montaggio, vuole far perdere anche allo spettatore i suoi punti di riferimento. Operazione spesso riuscita, che però in virtù dei frequenti salti temporali a volte rende lo svolgersi degli avvenimenti non sempre chiari. Ottima la mano del regista nel dirigere il cast.
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guidobaldo maria riccardelli
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domenica 12 giugno 2016
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il flusso incontrollato di emozioni potenti
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Carnale e ipercinetico, cerca di porsi sulla scia, con stile differente, dell'ottima scuola greca contemporanea, riuscendoci solo in parte.
Profondamente permeato dalla situazione ellenica contemporanea, si caratterizza come pellicola che fa del contatto fisico il tema portante del suo sviluppo, declinandolo sotto derivazioni multiple, ambigue, sempre a cavallo tra il positivo ed il negativo, abbracciati simultaneamente, in un'incertezza, in una commistione di sensazioni che ben fotografa la realtà sociale moderna.
D'altro canto lo sviluppo narrativo, caratterizzato da un andamento temporale irregolare, partendo dal pre-finale per riavvolgersi lentamente, ed a singhiozzo, risulta, benché teoricamente interessante, di difficile interpretazione, ed, in ultima analisi, piuttosto debole, decisamente in controtendenza con l'impressione generale che l'opera ambisce a trasmettere.
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Carnale e ipercinetico, cerca di porsi sulla scia, con stile differente, dell'ottima scuola greca contemporanea, riuscendoci solo in parte.
Profondamente permeato dalla situazione ellenica contemporanea, si caratterizza come pellicola che fa del contatto fisico il tema portante del suo sviluppo, declinandolo sotto derivazioni multiple, ambigue, sempre a cavallo tra il positivo ed il negativo, abbracciati simultaneamente, in un'incertezza, in una commistione di sensazioni che ben fotografa la realtà sociale moderna.
D'altro canto lo sviluppo narrativo, caratterizzato da un andamento temporale irregolare, partendo dal pre-finale per riavvolgersi lentamente, ed a singhiozzo, risulta, benché teoricamente interessante, di difficile interpretazione, ed, in ultima analisi, piuttosto debole, decisamente in controtendenza con l'impressione generale che l'opera ambisce a trasmettere. In aggiunta a ciò, rileviamo una certa superficialità sostanziale nell'elaborazione dei personaggi, specie quelli di secondo piano, abbozzati e mai veramente sviscerati a dovere: di qui deriva la poca forza di certe scelte portate avanti nella narrazione, apparse poco giustificabili e motivate.
Di ottima caratura le interpretazioni, in particolare convince una volta di più la splendida Aggeliki Papoulia, tranquillamente in grado di sostenere gli innumerevoli primi piani concessile.
In sintesi: pellicola senza dubbio di valore, meritevole di visione, ma al di sotto dei lavori greci degli ultimi periodi, i quali, occorre sottolinearlo, si ponevano ad un livello di eccellenza assoluto, replicabile con difficoltà.
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