ilaria pasqua
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lunedì 15 settembre 2014
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si alza il vento... bisogna vivere
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Volerò lontana dalle polemiche che hanno girato intorno a questo film e lo vedrò solo con i miei occhi.
Questa è la storia di un sognatore. Un sognatore che farà di tutto per inseguire il suo sogno, lavorando duramente, senza nessun tentennamento, spinto solo dalla cieca passione. È un giovane brillante, è un visionario. Sogna ad occhi aperti futuri che ancora non esistono. Ed è in uno di questi sogni che incontrerà Giovanni Caproni, il famoso ingegnere aeronautico italiano. Queste sono le uniche incursioni nel fantastico che si concede il maestro, solo i sogni portano a paesaggi verdi e a idee di libertà.
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Volerò lontana dalle polemiche che hanno girato intorno a questo film e lo vedrò solo con i miei occhi.
Questa è la storia di un sognatore. Un sognatore che farà di tutto per inseguire il suo sogno, lavorando duramente, senza nessun tentennamento, spinto solo dalla cieca passione. È un giovane brillante, è un visionario. Sogna ad occhi aperti futuri che ancora non esistono. Ed è in uno di questi sogni che incontrerà Giovanni Caproni, il famoso ingegnere aeronautico italiano. Queste sono le uniche incursioni nel fantastico che si concede il maestro, solo i sogni portano a paesaggi verdi e a idee di libertà. La realtà è molto più dura, tra i terremoti e la guerra, Jiro cercherà di progettare il suo aereo ideale, pur sapendo che sarà destinato a perdersi in guerra, a non tornare. Ma lo fa comunque, perché non può cedere al richiamo e al desiderio di realizzare questo suo grande sogno, e per questo metterà egoisticamente in secondo piano ogni cosa.
Naoko sarà la sua casa, il posto dove tornare a riposare, un ulteriore stimolo a continuare. Sarà acqua, aria, cibo, l’unico posto in cui riprendere fiato prima di tornare in apnea, al lavoro, per una lunga tirata fino alla fine. Naoko sarà come una madre che veglierà su un figlio che va protetto. Perché Jiro è come fosse ancora un bambino chiuso nel suo mondo di sogni. In un certo senso un bambino superficiale mai cresciuto che non pensa alle conseguenze delle sue azioni. Un bambino che come sogno ha di creare degli aerei turistici, e invece ciò che ne uscirà fuori sarà la guerra,
Cosa ho pensato vedendo questo film? Sono rimasta di nuovo ammaliata dalle spettacolari animazioni, ancora migliori dei precedenti lavori, dai dettagli curati fino al minimo punto, dalla suggestiva colonna sonora, e poi colpita dal tono che oscillava dalla cupa realtà della guerra a quella dei sogni. E ho seguito sempre questa linea, ho visto attraverso gli occhi di Jiro il sogno mentre si realizzava, il sogno cozzare contro la realtà, molto più invadente del solito. Alla fin fine un sogno che diventa realtà per dissolversi subito. Perché Miyazaki sembra dirci che una fiamma così ardente può sfociare solo in qualcosa di estremamente negativo. Per arrivare a qualcosa di così puro si deve attraversare l’inferno. E poi che tutti i sogni hanno un prezzo, spesso talmente salato da farli rimpiangere.
Per questo è un Miyazaki insolito, un Miyazaki meno allegro e spensierato, più pessimista e realista, soprattutto. Si alza il vento è un film che vuole mostrare una vita intera, la sua. E mi sembra quasi di vederlo diventare adulto solo ora. Non so spiegare bene questa sensazione. È come se avesse deciso di colpo di spalancare gli occhi sul mondo, come se nel suo ultimo film avesse voluto staccarsi dai suoi precedenti lavori e fare un passo in una direzione che doveva essere inevitabile. Non è stato solo un omaggio, un film su qualcosa che ama terribilmente, gli aerei, ma quasi una crescita, una presa di coscienza. Per questo profuma di autobiografia, e in quel giovane sognatore si rivede proprio lui, con i suoi fallimenti, quella terribile malinconia su ciò che poteva essere e non è stato. Ormai sembrava una necessità, quella di guardarsi indietro, come a dire: “era arrivato il momento di farlo”. È l’ultimo punto alla fine dell’ultima frase, quello che tutti amano chiamare "il suo testamento artistico e spirituale", sì, hanno ragione, e la cosa mi ha rattristata molto. Però mi ha lasciata anche con il cuore pieno di emozioni. Perchè è questo ciò che ci affida tra le mani alla fine, un messaggio di gratitudine verso la vita e verso questo pianeta, un messaggio che infonde pace e serenità, che invita a vivere, nonostante i rimorsi, invita a vivere, nonostante tutto.
In conclusione, delicato, poetico. Struggente… Un inno alla creatività, ai sogni e alla vita.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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(di antonio montefalcone)
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sonic123
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lunedì 15 settembre 2014
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la conclusione degna
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Si alza il vento è la degna fine di una validissima carriera nel sengno dell'animazione 2D, Miyazaki condensa in un film che sa passare dall'ironico al romantico, dallo storico all'onirico, dalla storia del singolo alla storia della nazione, nonché del mondo! Miyazaki decide di affrontare l'ultima fatica abbandonando ogni forma di esseri magici, creature mitologiche e streghe, per narrare una storia ben più umana, ma che in questa sua natura condensa momenti di alta fantasia, ovvero i viaggi onirici del protagonista che si incontra con il suo idolo italiano di nome Caproni, costruttore, come lui di aerei, ed i momenti in cui la sua fantasia prende forma reale mentre realizza con meticolosa cura i suoi modelli di aerei.
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Si alza il vento è la degna fine di una validissima carriera nel sengno dell'animazione 2D, Miyazaki condensa in un film che sa passare dall'ironico al romantico, dallo storico all'onirico, dalla storia del singolo alla storia della nazione, nonché del mondo! Miyazaki decide di affrontare l'ultima fatica abbandonando ogni forma di esseri magici, creature mitologiche e streghe, per narrare una storia ben più umana, ma che in questa sua natura condensa momenti di alta fantasia, ovvero i viaggi onirici del protagonista che si incontra con il suo idolo italiano di nome Caproni, costruttore, come lui di aerei, ed i momenti in cui la sua fantasia prende forma reale mentre realizza con meticolosa cura i suoi modelli di aerei.
L'arco narrativo è uno dei più disastrosi per il Giappone, si parte dalla fine del primo conflitto mondiale, per finire con la fine del secondo, da cui il Giappone ne uscirà completamente sconfitto; ma a questa narrazione di fatti e accadimenti storici, si affianca la vita del protagonista che si sdoppia in due storie parallele: la prima, quella del suo sogno, diventare un abile costruttore d'aerei come Caproni; la seconda è la fantastica e struggente storia d'amore con Naoko. A queste trame se ne uniscono tante altre più piccole, più brevi o che durano fino alla fine del film; insomma, Miyazaki ha dato fondo al suo background ideologico e culturale, facendo del suo ultimo protagonista un educato sognatore e facendo di "Si alza il vento" uno dei più bei film d'animazione di sempre!
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bilo1983
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domenica 14 settembre 2014
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commenti troppo entusiastici
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Troppa gente che commenta che vede in Miyazaki un maestro dell'animazione(cio che è in realta),ma bisogna anche essere obbiettivi nel film in se e su quanto sia bello in realtà.Visivamente il film è splendido con animazioni splendide e scenari increbili che ti fanno volare con la fantasia,ma il film è lentissimo e senza anima,i personaggi alla fine sono in balia di eventi,prendete la sorella che lo va a trovare ogni tanto è davvero un personaggio inutile e privo di senso sopratutto alla fine quando piange una persona che preaticamente non conosce.
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Troppa gente che commenta che vede in Miyazaki un maestro dell'animazione(cio che è in realta),ma bisogna anche essere obbiettivi nel film in se e su quanto sia bello in realtà.Visivamente il film è splendido con animazioni splendide e scenari increbili che ti fanno volare con la fantasia,ma il film è lentissimo e senza anima,i personaggi alla fine sono in balia di eventi,prendete la sorella che lo va a trovare ogni tanto è davvero un personaggio inutile e privo di senso sopratutto alla fine quando piange una persona che preaticamente non conosce. Povero nella trama ma visivamente magnifico,questo è il film
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pressa catozzo
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sabato 13 settembre 2014
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poetico
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Che dire? Una poesia. Bello da sognare.
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laurence316
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sabato 13 settembre 2014
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un grande addio, maestro
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Sono passati 5 anni da Ponyo sulla scogliera, 5 anni in cui l'attesa per la nuova opera del Maestro è aumentata di mese in mese, finché alla Mostra del Cinema di Venezia dell'anno scorso non è arrivato addirittura l'annuncio del ritiro, cosa che fa di Si alza il vento una sorta di testamento artistico, l'ultima parola sulla settima arte, e sull'animazione in particolare, di uno dei suoi più grandi registi. Era un capolavoro già sulla carta, ma visto al cinema lo è ancora di più, l'attesa accumulata in questo anno che ci distanzia dalla proiezione originale giapponese viene completamente ripagata, forse anche al di là delle aspettative, un grande capolavoro e uno dei migliori film d'animazione mai realizzati, che dimostra ancora una volta come l'animazione non sia affatto una "roba per bambini", ma un genere a se stante, autonomo e unico, capace di regalare immagini di un tale impatto visivo, così straordinariamente dettagliate e di una così grande ricchezza figurativa da lasciare a bocca aperta.
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Sono passati 5 anni da Ponyo sulla scogliera, 5 anni in cui l'attesa per la nuova opera del Maestro è aumentata di mese in mese, finché alla Mostra del Cinema di Venezia dell'anno scorso non è arrivato addirittura l'annuncio del ritiro, cosa che fa di Si alza il vento una sorta di testamento artistico, l'ultima parola sulla settima arte, e sull'animazione in particolare, di uno dei suoi più grandi registi. Era un capolavoro già sulla carta, ma visto al cinema lo è ancora di più, l'attesa accumulata in questo anno che ci distanzia dalla proiezione originale giapponese viene completamente ripagata, forse anche al di là delle aspettative, un grande capolavoro e uno dei migliori film d'animazione mai realizzati, che dimostra ancora una volta come l'animazione non sia affatto una "roba per bambini", ma un genere a se stante, autonomo e unico, capace di regalare immagini di un tale impatto visivo, così straordinariamente dettagliate e di una così grande ricchezza figurativa da lasciare a bocca aperta. Si alza il vento è uno di questi. Un vero capolavoro fatto a mano, un film d'animazione unico e in parte diverso anche dagli altri del regista, che nonostante mantenga la vena fantastica e immaginifica che lo contraddistingue, si approccia ad una narrazione più realistica, ma non per questo meno libera o appasionante, una trama ingegnosa e coraggiosa che attraversa le tappe della Storia con la leggerezza del tocco di Miyazaki (la scena del terremoto è forse una delle meglio riuscite dell'intero film), ma che non dimentica la realtà dei fatti, che racconta di come un uomo, un'artista di nobile spirito possa farcela anche in un mondo crudele come è il nostro, possa riuscire a creare qualcosa di nuovo, una nuova meraviglia tecnologica, non per guadagno, non per proprio tornaconto, ma per il piacere di farlo, per la bellissima sensazione di poter dire di aver creato qualcosa di tuo, di unico al mondo, indipendentemente dagli usi che ne vengono fatti. Perché ogni medaglia ha due facce, nulla è o bianco o nero, ci sono le sfumature, quelle sfumature su cui si basa la vita, l'esistenza di ogni uomo. E quindi anche quella di Jiro, il protagonista del film, che inseguendo il proprio sogno riusicrà, dopo molte difficoltà, a coronarlo, a creare il suo aeroplano, non perché venga impiegato come è poi stato impiegato ma per il puro piacere di farlo, per la passione per il volo, uno dei sogni più reconditi dell'umanità (emblematiche a questo proposito le scene oniriche con protagonista il progettista italiano Giovanni Caproni). Ma Si alza il vento è anche un vero gioiello di scenografie e disegni, un'accuratissima ricostruzione d'epoca, un'altro capolavoro dell'arte fatta a mano dello Studio Ghibli, uno dei più importanti studi d'animazione della storia. E' un film bellissimo, commuovente, fantasioso, un film completo che forse inizialmente lascerà un pò stupiti i fan più accaniti ma che alla fine finirà per impressionarli, per trasportarli nelle sue atmosfere, tanto che usciti dal cinema si finirà per pensare di esserci stati per davvero, seppur per poco tempo, nel giappone degli anni '20 e '30. L'ultima fatica di un regista che non ha mai sbagliato un colpo, che è sempre stato capace di rinnovarsi pur rimanendo fedele ai suoi ideali, che ha saputo regalare veri capolavori e che lascerà un segno indelebile nella storia del cinema. Il nome Miyazaki è già forse leggendario fra gli appasionati di oggi e, si spera, di domani. E Si alza il vento rimarrà un'immortale storia d'amore e di libertà, l'ultimo tassello di una filmografia che farebbe impallidire chiunque, appasionato e non. Si può sicuramente affermare che sia il milgior film d'animazione da molto tempo a questa parte, sicuramente il migliore del 2013 (che avrebbe avuto vincere l'Oscar al posto di Frozen) che meriterebbe anche più di 5 stelle. Una nuova straordinaria vetta di genere, un film accarezzato dalla poesia e carico di citazioni colte, che sa toccare le corde più profonde dell'animo. Insomma, un grande addio, Maestro.
E Le vent se lève! Il faut tenter de vivre!
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(di effepi)
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juanmilanis12
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lunedì 18 agosto 2014
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jiro devi vivere
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Ennesimo capolavoro del maestro Miyazaki che con il suo ultimo film "Wind rises" incanta ancora una volta i suoi fan.Il film da un punto di vista tecnico è perfetto e nel suo aspetto scenografico è incastonato di perle di saggezza di grande effetto.E' la immortale storia d'amore tra l'ingegnere Jiro e Nahoko,i quali si sono conosciuti grazie a soffio di vento e del destino.La vicenda narra del Giappone nella prima del Novecento dove sia dal punto di vista economico,politico e sociale stava cambiando.Dapprima con il terremoto a Tokio del '22 e poi radicalmente culminato con la sconfitta nella seconda guerra mondiale da parte del Sol Levante. Quello che non cambia la passione di Jiro,alter ego del regista, il quale da un lato attraverso la propria determinazione e fantasia cerca di aiutare il più possibile il proprio paese a migliorare e dall'altra si innamora a prima vista di Nahoko,bella ma gravemente malata.
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Ennesimo capolavoro del maestro Miyazaki che con il suo ultimo film "Wind rises" incanta ancora una volta i suoi fan.Il film da un punto di vista tecnico è perfetto e nel suo aspetto scenografico è incastonato di perle di saggezza di grande effetto.E' la immortale storia d'amore tra l'ingegnere Jiro e Nahoko,i quali si sono conosciuti grazie a soffio di vento e del destino.La vicenda narra del Giappone nella prima del Novecento dove sia dal punto di vista economico,politico e sociale stava cambiando.Dapprima con il terremoto a Tokio del '22 e poi radicalmente culminato con la sconfitta nella seconda guerra mondiale da parte del Sol Levante. Quello che non cambia la passione di Jiro,alter ego del regista, il quale da un lato attraverso la propria determinazione e fantasia cerca di aiutare il più possibile il proprio paese a migliorare e dall'altra si innamora a prima vista di Nahoko,bella ma gravemente malata.I paesaggi aerei mozzafiato affiancati dalla musica sublime del fedele Hisaishi e l'escamotage del sogno ad occhi aperti,che parla molto italiano, fanno capire la bravura del regista nell'immettere nella scena elementi originali e innovativi.Questo film è la dimostrazione che anche l'animazione può emozionare e svelare i sentimenti più profondi dell'animo umano. Film da 126 minuti di piena emozione dove il protagonista è il regista e uno dei suoi poeti preferiti Paul Valery.
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paolo salvaro
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giovedì 31 luglio 2014
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l' otto e mezzo del cinema d'animazione
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Ci sono registi destinati ad entrare nella leggenda. Hayao Miyazaki è uno di questi. La sua filmografia è di un livello talmente maestoso che qualunque regista, anche maestri come Fellini, Hitchcock e Bergman, potrebbe guardarla con un moto di invidia. Fin dalla fine degli anni '70 con Lupin prima e Nausicaa poi, il regista nipponico in tandem con il fido pianista Joe Hisaishi, scrittore di colonne sonore indimenticabili, ha dato lezioni di animazione a chiunque e soprattutto, togliendo il monopolio del genere alla Disney, con il suo Studio Ghibli ha demolito quel binomio che voleva i film d'animazione rivolti prevalentemente ad un pubblico infantile.
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Ci sono registi destinati ad entrare nella leggenda. Hayao Miyazaki è uno di questi. La sua filmografia è di un livello talmente maestoso che qualunque regista, anche maestri come Fellini, Hitchcock e Bergman, potrebbe guardarla con un moto di invidia. Fin dalla fine degli anni '70 con Lupin prima e Nausicaa poi, il regista nipponico in tandem con il fido pianista Joe Hisaishi, scrittore di colonne sonore indimenticabili, ha dato lezioni di animazione a chiunque e soprattutto, togliendo il monopolio del genere alla Disney, con il suo Studio Ghibli ha demolito quel binomio che voleva i film d'animazione rivolti prevalentemente ad un pubblico infantile. Riuscire a comunicare in un cartone animato (e giuro che spedisco Isao Takahata, armato con la cinghia dei pantaloni del nonno di Heidi, sotto casa al primo che salta fuori per la millesima volta con il termine anime perchè è proprio lui il primo a ritenere i cartoni una rappresentazione artistica secondaria; sono diatribe inutili che alla lunga stancano) una tale profondità e molteplicità di sentimenti, situazioni, sguardi ed inquadrature nel modo in cui Hayao Miyazaki lo ha fatto per tutta la sua carriera, non ha precedenti nella carriera di nessun regista in questo genere. Forse solo il maestro russo Yuri Norstein dello Soyuzmultfilm dei tempi d'oro (l'equivalente della Disney nella società comunista al di là della cortina di ferro durante la guerra fredda, giusto per intenderci) autore di numerosi capolavori animati, tanto da essere stato spesso citato ed apprezzato dallo stesso Miyazaki, è una personalità paragonabile a quella del nipponico. Anch'egli sacrificò un'intera carriera in onore dell'arte animata, ma nel suo caso si parla di 5-6 pellicole di poche decine di minuti ciascuna (come si soleva fare nell'azienda sovietica), non di oltre 10 pellicole tutte lunghe almeno un paio d'ore. Si può insomma considerare Hayao Miyazaki come la più grande leggenda vivente mai esistita nella storia del cinema d'animazione.
Tutta questa lunga premessa perchè purtroppo questo è stato il suo ultimo travolgente capolavoro. Miyazaki ha infatti annunciato il suo ritiro. Del resto, la straordinaria energia che serve per la realizzazione di un film di questo tipo nel quale si deve mettere di volta in volta un pezzo della propria anima, era destinata ad esaurirsi anche in lui, con già ben 73 primavere alle spalle. Ci lascia con Si alza il vento che tra tutti i suoi lavori è senza dubbio quello più realistico ed umano, in cui il regista fa rivevere il suo giovane sè stesso appassionato di aerei in un Giappone a cavallo tra le due guerre mondiali. E' il suo primo film in cui a prevalere è nettamente il protagonista maschile su quella femminile, presente come sempre ma stavolta un po' più in ombra rispetto alle vicende di Jiro. Del resto non poteva essere altrimenti : questo era nella mente di Miyazaki il suo testamento spirituale ed artistico e come tale non poteva incentrarsi che su di lui, sul suo modo di vedere il mondo, le cose di cui è composto e le persone che lo abitano. Così fa confluire come in un ideale caleidoscopio sia gli orrori della guerra, la morte e la distruzione che l'arcobaleno dopo la pioggia, il vento che si alza e ti porta via il cappello, le fantasie del giovane sognatore ed in breve la bellezza della vita.
Ho citato nel titolo il capolavoro di Federico Fellini ed uno dei più bei film italiani di tutti i tempi, ovvero 8½. La citazione trova fondamento nella misura in cui a prevalere in entrambe le eccezionali pellicole è la dimensione onirica, il fantasticare sia notturno che diurno sui propri sogni. Allo stesso modo i due protagonisti non potrebbero essere più diversi, pur essendo in entrambi i casi un'evidente proiezione del regista. Il Guido impersonato da Mastroianni è un fedifrago severamente istruito da un ente ecclesiastico, cresciuto senza sapere che cosa fosse l'amore e pertanto incapace di comprendere sia il mondo circostante che le persone a lui vicine, anzi ripudiando chi sente troppo affettuoso nei suoi confronti ("perchè non sa voler bene" cit.); Jiro al contrario, pur crescendo in un ambiente tutt'altro che sereno, ha instaurato un ottimo rapporto con la madre e guarda al mondo con ottimismo, calma e felicità, tutti e tre attributi assai invidiabili; Nonostante le difficoltà che lui incontrerà, la bontà con cui nutre tutti coloro con i quali ha a che fare sarà la sua sicurezza ("Le vent se lève! Il faut tenter de vivre" cit.) , esattamente come per Guido la sua cattiveria e la sua accidia ne causeranno l'inevitabile rovina. La donna amata, Naoko, diventerà per Jiro quasi un'ancora di salvezza a cui aggrapparsi, un sostegno, nella stessa misura in cui Claudia per Guido diventerà quasi un'ossessione, un chiodo fisso nella sua testa. Insomma, Fellini e Miyazaki, entrambi registi di eccellente livello ed entrambi di famiglia benestante, hanno però cercato e trovato nella loro vita risposte assai diverse : Miyazaki è un inguaribile romantico e sognatore che anche in un film come questo non riesce a non farci vedere il lato bello delle cose e delle esperienze; Fellini era un severo ed implacabile giudice della realtà e del mondo circostante che pur senza mai condannarlo del tutto, ne guardava i contorni dall'esterno con diffidenza e sospetto; ma a sua volta ed a suo modo celebrava il dono della vita.
Non ho parlato a dire il vero molto del film, ma il fatto che nelle sale italiane non sia ancora uscito mi impone a contenermi dallo spoilerare in maniera troppo repentina. Che del resto, visto che ho tirato in ballo la questione, si può tranquillamente dire che nelle sale italiane non uscirà e chiudiamola qui. Il fatto che rimarrà a disposizione, come era successo per la Princess Mononoke, solo per un pugno di giorni, mi fa intuire che come per la principessa il film sarà passato all'Uci solo il sabato e la domenica alle 14. Immagino che avranno fatto il pienone in quel caso e che lo faranno anche stavolta. "Brutti bastardi!" cit. Del resto non è colpa dei gestori di cinema, ma del modo in cui il prodotto è venduto nel nostro paese. La Disney e qualunque altra casa americana di successo come Pixar e Dreamworks vendono i loro prodotti assai più facilmente (in certi casi giustamente ed in certi casi no) rispetto allo Studio Ghibli, almeno in Italia. Non dico che i prodotti di queste siano per forza di cose inferiori a quelli della casa nipponica, ma che non sono assolutamente trattati allo stesso modo. Tuttavia, questi discorsi si fanno ormai da anni e se vi fosse stato un qualunque modo per cambiare le cose si sarebbe dovuto metterlo in anno già da un pezzo. Ormai è tardi, per cui questo lamento è perfettamente inutile. C'est la vie. Dobbiamo cercare di sopravvivere ugualmente.
Che cosa dunque, infine, ci lascia questo Si alza il vento : un Miyazaki straordinariamente maturo; un film dello Studio Ghibli mai così lento ed allo stesso tempo mai così vivo, reale e coinvolgente; un'ennesima prova di talento del maestro nipponico; una grande speranza e gioia di vivere. Rasenta la perfezione e perciò a mio avviso quattro stelle sono pienamente meritate. Da vedere assolutamente.
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miroforti
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venerdì 13 settembre 2013
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the wind rises
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Cinque anni separano Ponyo sulla scogliera da The Wind Rises, e a ogni ritorno di Hayao Miyazaki ci sono immagini, colori e personaggi che ritornano alla mente, che emergono agli occhi di ognuno, e ognuno li ricorda con intima confidenza, gusta le emozioni che rappresentano. È questo un piacere che accompagna l’ultimissima attesa prima della nuova opera, e che ha accompagnato anche Kaze tachinu, proiettato alla 70. mostra del cinema di Venezia. Chissà quando (e se) potremmo vederlo nelle sale italiane dato che i capolavori di Miyazaki hanno sempre faticato ad approdare in penisola.
Si mette in scena questa volta la storia dell’ingegnere aeronautico Jirō Horikoshi, il progettista dei cosiddetti ‘Zero’ giapponesi durante la seconda guerra mondiale.
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Cinque anni separano Ponyo sulla scogliera da The Wind Rises, e a ogni ritorno di Hayao Miyazaki ci sono immagini, colori e personaggi che ritornano alla mente, che emergono agli occhi di ognuno, e ognuno li ricorda con intima confidenza, gusta le emozioni che rappresentano. È questo un piacere che accompagna l’ultimissima attesa prima della nuova opera, e che ha accompagnato anche Kaze tachinu, proiettato alla 70. mostra del cinema di Venezia. Chissà quando (e se) potremmo vederlo nelle sale italiane dato che i capolavori di Miyazaki hanno sempre faticato ad approdare in penisola.
Si mette in scena questa volta la storia dell’ingegnere aeronautico Jirō Horikoshi, il progettista dei cosiddetti ‘Zero’ giapponesi durante la seconda guerra mondiale. L’infanzia in sogno, sulle ali di un aeroplano, durante gli studi universitari sarà testimone del terremoto del Kantō del 1923 – graficamente reso in maniera splendida – e troverà poi lavoro alla Mitsubishi. Quindi la carriera, l’amore, i viaggi e le speranze, in un’opera che ha davvero il valore di una vita intera. Il protagonista – al quale presta la voce Hideaki Anno – è stato subito individuato come il miglior personaggio maschile mai tratteggiato da Miyazaki. Ancora di più, questo personaggio è unico nella sua filmografia. È un personaggio storico, adulto e maturo, che non condivide nulla con il mondo magico e surreale al quale ci ha abituati l’animatore giapponese. Più adulta è anche la bellissima storia d’amore con Naoko, fresca e leggera come una corsa nell’erba bagnata ma nella quale si trova anche lo spazio per inserire dei baci così reali e per suggerire la quotidianità di un rapporto sessuale. I disegni veicolano un mondo – il nostro – vero e vivissimo, da osservare con lo stesso stupore che si aveva davanti a La città incantata,e in questo sta la vera magia e l’abilità del genio di Miyazaki. In quest’opera Jirō e Hayao sembrano confondersi; l’animatore ecologista e amante dei motori dà vita a un ingegnere di aerei da assalto che vorrebbe tanto privarli delle mitragliatrici. Le contraddizioni che coinvolgono regista e personaggio vengono affrontate a viso aperto, con sicurezza e serenità, e dimostrano finalmente la loro apparenza. La guerra è solo colei che porterà via la bellezza alle creazioni di Horikoshi, toglierà loro le ali, riducendole a un inerme cumulo di macerie. Ma dopo la morte e i rottami, la vita acquista forse un significato nuovo. Il Sogno e l’Essere al mondo convivono in un opera biografica e personale al tempo stesso (e come potrebbe essere diversamente?). Convivono in una storia commovente resa indimenticabile dai disegni e dai colori così caratteristici e riconoscibili. Questo è The Wind Rises, che lascia a noi il compito di continuare a costruire e a vivere, senza il minimo dubbio se ci sia qualcosa per cui valga la pena farlo.
Dopo tanti anni di mondi lontani e fantastici, popolati da creature meravigliose e improbabili, Miyazaki firma il suo testamento artistico con un inno alla terra e al cielo del suo paese natale, il Giappone. La notizia dell’abbandono della regia non può che gettare una luce particolare sulla sua ultima creazione, e si lascia al conte Caproni l’onere di disquisire sulla parabola creativa di un’artista la quale, prima o poi, è bene che finisca, senza rimpianti e con soddisfazione.
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peer gynt
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martedì 3 settembre 2013
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il volo del sogno nel vento
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Incastonato fra due scene oniriche, l'ultimo Miyazaki racconta la vita di un ragazzo che, malgrado gli ostacoli che incontra, realizza il suo sogno di volare nel vento. Progetta aerei e si incontra nei vividi sogni che costellano il film con l'ingegnere italiano alla cui opera si ispira. E' un film raccontato con uno stile che ricorda le pellicole con attori, fatto di personaggi interiorizzati e umanissimi, di un descrittivismo insistito da romanzo dell'Ottocento, di una storia romantica che lega il protagonista alla ragazza che proprio il vento gli fa conoscere. Qualche lentezza nel raccontare serve a Miyazaki per ricordarci che la sua e' un'avventura lirica fatta di piccoli dettagli, di incontri fugaci ma di sentimenti profondi, radicati, indistruttibili.
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Incastonato fra due scene oniriche, l'ultimo Miyazaki racconta la vita di un ragazzo che, malgrado gli ostacoli che incontra, realizza il suo sogno di volare nel vento. Progetta aerei e si incontra nei vividi sogni che costellano il film con l'ingegnere italiano alla cui opera si ispira. E' un film raccontato con uno stile che ricorda le pellicole con attori, fatto di personaggi interiorizzati e umanissimi, di un descrittivismo insistito da romanzo dell'Ottocento, di una storia romantica che lega il protagonista alla ragazza che proprio il vento gli fa conoscere. Qualche lentezza nel raccontare serve a Miyazaki per ricordarci che la sua e' un'avventura lirica fatta di piccoli dettagli, di incontri fugaci ma di sentimenti profondi, radicati, indistruttibili. Cinema delicato e prezioso, quello di Miyazaki, che sembra cinema di una volta, anche se fatto ieri. E dei valori antichi ha tutto il gustoso sapore.
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