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vincenzo iennaco
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mercoledì 24 luglio 2013
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un thriller in sobrio stile british
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Dopo aver sfasciato l'auto del patrigno, Adam dovrà “risarcirgli” il danno facendo un lavoretto per lui. E così si ritrova a dover scorazzare per le lande inglesi un sicario tanto glaciale quanto dolente, che pensa solo a portare a termine quell'ultima missione in tempo per poter presenziare al matrimonio della figlia. Ma in questa sorta di percorso iniziatico all'arte dell'omicidio su commissione si frappone una misteriosa ragazza che scombinerà quel rapporto maestro-discepolo, portando alla luce i misteri che si celano dietro la figura del patrigno di Adam e di un serial killer che mozza le mani alle sue vittime.
Sebbene in lontananza possano risuonare echi tarantiniani o simil-fratelli Cohen, questa pellicola mantiene la propria appartenenza a quello standard anglosassone, meno chiassoso e permeato di un ironia “tipically British” che alleggerisce l'atmosfera noir-thriller (sobriamente riportata) con una venatura grottesca e (paradossalmente) romantica.
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Dopo aver sfasciato l'auto del patrigno, Adam dovrà “risarcirgli” il danno facendo un lavoretto per lui. E così si ritrova a dover scorazzare per le lande inglesi un sicario tanto glaciale quanto dolente, che pensa solo a portare a termine quell'ultima missione in tempo per poter presenziare al matrimonio della figlia. Ma in questa sorta di percorso iniziatico all'arte dell'omicidio su commissione si frappone una misteriosa ragazza che scombinerà quel rapporto maestro-discepolo, portando alla luce i misteri che si celano dietro la figura del patrigno di Adam e di un serial killer che mozza le mani alle sue vittime.
Sebbene in lontananza possano risuonare echi tarantiniani o simil-fratelli Cohen, questa pellicola mantiene la propria appartenenza a quello standard anglosassone, meno chiassoso e permeato di un ironia “tipically British” che alleggerisce l'atmosfera noir-thriller (sobriamente riportata) con una venatura grottesca e (paradossalmente) romantica. Perchè se da un lato ci sono i “cattivi” impassibili ed efficienti (nelle interpretazioni di Peter Mullan e Tim Roth), dall'altro ci sono le figure antitetiche di una giovinezza più ormonale e vulnerabile (l'Adam di Jack O'Connell). In definitiva ne risulta un film soffuso, ma astutamente vitalizzato dai repentini ribaltamenti di prospettiva che accompagnano all'epilogo finale. E concedondosi un gioco di parole col titolo, il confine labile del consenso è sempre in agguato.
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donni romani
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martedì 9 aprile 2013
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grande tim roth per il pulp buddy buddy
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Presentato con successo al Torino Film Festival il nuovo film di Viveiros ("Ghosted") è godibile e dal ritmo serrato, ironico e grottesco, molto benservito dai due attori principali . Certo non inventa nulla nel settore del thriller intinto nel sangue e condito di sarcasmo, ma ha una sua personalità disinvolta che lo rende piacevole. Adam ha diciannove anni, una madre siliconata in stile Marilyn e un patrigno, Peter, che detesta, tanto da mandargli una foto col telefonino quando in un incidente di macchina distrugge la sua preziosa Mercedes. Ma Peter non è genitore adottivo qualunque come scoprirà suo malgrado Adam, gestisce un traffico di prostituzione dall'Est Europa ed è in contatto con killers e malavitosi.
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Presentato con successo al Torino Film Festival il nuovo film di Viveiros ("Ghosted") è godibile e dal ritmo serrato, ironico e grottesco, molto benservito dai due attori principali . Certo non inventa nulla nel settore del thriller intinto nel sangue e condito di sarcasmo, ma ha una sua personalità disinvolta che lo rende piacevole. Adam ha diciannove anni, una madre siliconata in stile Marilyn e un patrigno, Peter, che detesta, tanto da mandargli una foto col telefonino quando in un incidente di macchina distrugge la sua preziosa Mercedes. Ma Peter non è genitore adottivo qualunque come scoprirà suo malgrado Adam, gestisce un traffico di prostituzione dall'Est Europa ed è in contatto con killers e malavitosi. Per punire Adam e farsi risarcire della macchina ridotta un rottame gli impone di fare da autista a Roy, un misterioso, silenzioso e bizzarro ometto - un Tim Roth in stato di grazia come quasi sempre del resto - e di accompagnarlo a compiere un lavoro. Adam, riluttante all'inizio, si scopre entusiasta quando capisce il vero lavoro di Roy, il sicario professionista. Al ragazzo il tutto sembra un'avventura, mentre Roy, sul punto di ritirarsi, svolge quell'ultimo lavoro svogliatamente e senza alcuna partecipazione emotiva. Quello che li aspetta sarà una lunghissima notte di cui non anticipiamo nulla, in cui una miriade di colpi di scena sposta continuamente il baricentro della trama e coinvolge lo spettatore in una sarabanda di esecuzioni, incontri, tradimenti e insperate vie di fuga. Come dicevamo i due strampalati buddy buddy, Tim Roth e Jack O'Connel sono perfettamente bilanciati nel duetto tragicomico che li vede alternativamente vittima, carnefice e giudice, ma anche Peter Mullan nelle poche scene in cui è presente fa sentire la sua fisicità e si diverte ad impersonare un cattivo cattivissimo. Uno di quei film di chiarissimo stampo inglese - anche se echi tarantiniani si aggirano numerosi - ambientato nel Nord dell'Inghilterra e impregnato di humor nero, accenti pesanti - se potete godetevelo in originale - e dialoghi che dalle battute leggere iniziali passano man mano che la notte si fa alba ad un amaro manuale per sopravvivere alla vita, con le inevitabili delusioni e trappole. Tutto in una notte per Adam e Roy, cattivo maestro e padre bonario l'uno, ragazzo viziato e amico fedele l'altro, caratteri complementari ed antitetici, ma capaci di supportarsi e sopportarsi con spassosa e toccante alchimia cinematografica. Una curiosità: nella colonna sonora, proprio in apertura di film, è inserito niente meno che il pezzo di Fred Bongusto "Una rotonda sul mare" degli Anni Sessanta e ci piacerebbe sapere dove il giovane regista inglese l'abbia ascoltata.
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