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flux82
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domenica 30 giugno 2013
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potenziale inespresso
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La cosa che lascia più perplessi è lo sviluppo della trama, già di per sé scarna, parliamo infatti della relazione che si instaura tra una ragazza semi non-vedente (che a metà film quasi per miracolo sembra aver recuperato la vista) e il carnefice-sicario del fratello di lei. Fin qui nulla da dire se non che il film non riesce mai a creare quella rete narrativa nella quale lo spettatore può perdersi e navigare, incuriosirsi. I dialoghi sintetici e spesso banali sono lo specchio di personaggi mal delineati e poco credibili a cominciare dal protagonista che più che un sicario della mafia sembra l'incrocio tra un modello di Calvin Klein e un allevatore di cammelli. Per non parlare della co-protagonista, assolutamente fuori da ogni collocazione di genere e ruolo, non si capisce proprio cosa vuole trasmettere, in pratica il suo personaggio viene dotato di parola per esprimere una serie di urla e lamenti stile ragazza interrotta.
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La cosa che lascia più perplessi è lo sviluppo della trama, già di per sé scarna, parliamo infatti della relazione che si instaura tra una ragazza semi non-vedente (che a metà film quasi per miracolo sembra aver recuperato la vista) e il carnefice-sicario del fratello di lei. Fin qui nulla da dire se non che il film non riesce mai a creare quella rete narrativa nella quale lo spettatore può perdersi e navigare, incuriosirsi. I dialoghi sintetici e spesso banali sono lo specchio di personaggi mal delineati e poco credibili a cominciare dal protagonista che più che un sicario della mafia sembra l'incrocio tra un modello di Calvin Klein e un allevatore di cammelli. Per non parlare della co-protagonista, assolutamente fuori da ogni collocazione di genere e ruolo, non si capisce proprio cosa vuole trasmettere, in pratica il suo personaggio viene dotato di parola per esprimere una serie di urla e lamenti stile ragazza interrotta. Il tutto ambientato nella splendida cornice del tipico paesaggio aspro siciliano, peccato che questo risulta mal valorizzato e non lascia mai allo spettatore un'immagine degna del contesto.
Lo stile di ripresa è quanto mai banale, noioso e tecnicamente discutibile, considerando il fatto che in molte riprese non si riescono a distinguere le forme a causa della poca luce, anzi direi del troppo scuro.
In alcuni tratti lo stile del film fa pensare un po' alla tecnica del regista Terence Malick, che personalmente aborro, con dialoghi e inquadrature che hanno solamente la pretesa e la presunzione di voler essere profondi e taglienti, ma che in realtà non hanno sostanza e di conseguenza non arrivano mai allo spettatore.
Film decisamente da perdere.
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kronos
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giovedì 16 maggio 2013
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gabriele niola: criticone ignorante
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E' divertente leggere la recensione di Niola, perchè vi si trova tutto l'armamentario del criticone italiano contemporaneo: piagnone, arrogante, ignorante.
Gli è piaciuto il film di Grassadonia/Piazza, e quindi cosa fa? Naturalmente, come da copione nostrano, si mette a buttare merda addosso a tutti gli altri, a denigrare a 360° il cinema italico d'oggi, curandosi di non fare prigionieri.
Ma nemmeno a farlo apposta (uscito dall'ibernazione se ne accorgerà pure Niola) il cinema locale degli ultimi anni non manca di qualità ragguardevoli, da parte tanto dei vecchi quanto dei giovani.
E' difficile pensare che Sorrentino, Tornatore, Salvatores, Garrone, Diritti, Moretti, Bellocchio (.
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E' divertente leggere la recensione di Niola, perchè vi si trova tutto l'armamentario del criticone italiano contemporaneo: piagnone, arrogante, ignorante.
Gli è piaciuto il film di Grassadonia/Piazza, e quindi cosa fa? Naturalmente, come da copione nostrano, si mette a buttare merda addosso a tutti gli altri, a denigrare a 360° il cinema italico d'oggi, curandosi di non fare prigionieri.
Ma nemmeno a farlo apposta (uscito dall'ibernazione se ne accorgerà pure Niola) il cinema locale degli ultimi anni non manca di qualità ragguardevoli, da parte tanto dei vecchi quanto dei giovani.
E' difficile pensare che Sorrentino, Tornatore, Salvatores, Garrone, Diritti, Moretti, Bellocchio (...) abbiano da imparare da chicchessia in fatto di tempi e spazi.
Tra l'altro nemmeno si può dire che manchino nuovi talenti "di genere": date un'occhiata a lavori come "Fairytale", "True love", "Taglionetto", "The butterfly room", "Ritual" e vi divertirete, garantito.
Quello che manca veramente all'Italia del cinema è una generazione nuova di critici: di questi dilettanti allo sbaraglio, pecoroni, autolesionisti ed esterofili non se ne può davvero più.
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