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rosalia amoroso
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domenica 14 luglio 2013
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" gli occhi della notte " 46 anni dopo !
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Ottimo film ! Ricorda il bellissimo film di Terence Young " Gli occhi della notte " del 1967, nel quale giganteggiò la bravissima e bellissima Audrey Hepburn !
Anche "Salvo" non è da meno considerato che è il lavoro primo di Grassadonia e Piazza ed i protagonisti sono quasi due debuttanti per il cinema.
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giovanna
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giovedì 11 luglio 2013
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sotto il coccodrillo (lacoste) batte un cuore
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La Mafia come cecità, come squallore di vita, afasia sentimentale, voglia di libertà da schemi opprimenti.
Ma anche difficoltà ad eluderne i meccanismi, subalternità ai ruoli, denuncia di colpevole connivenze.
Il titolo suggerisce un protagonista, in realtà la narrazione prevede un’intera microsocietà imprigionata in stereotipi di violenza, sopraffazione, miseria intellettuale, attraverso una storia che nella sua inverosimiglianza parla di voglia di libertà, di riscatto, di tenerezza.
Film di forti contrasti di genere, di sentimenti, di luci.
In una Palermo da mezzogiornodifuoco, un agguato mafioso si consuma nella polvere e nel sangue, Salvo, pitbull in forma umana di un locale padrino, con vezzi alla Marlon Brando, nel concludere la mattanza giornaliera, finisce nella casa dell’ultima vittima, la cui sorella cieca, Rita, assiste impotente al brutale assassinio.
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La Mafia come cecità, come squallore di vita, afasia sentimentale, voglia di libertà da schemi opprimenti.
Ma anche difficoltà ad eluderne i meccanismi, subalternità ai ruoli, denuncia di colpevole connivenze.
Il titolo suggerisce un protagonista, in realtà la narrazione prevede un’intera microsocietà imprigionata in stereotipi di violenza, sopraffazione, miseria intellettuale, attraverso una storia che nella sua inverosimiglianza parla di voglia di libertà, di riscatto, di tenerezza.
Film di forti contrasti di genere, di sentimenti, di luci.
In una Palermo da mezzogiornodifuoco, un agguato mafioso si consuma nella polvere e nel sangue, Salvo, pitbull in forma umana di un locale padrino, con vezzi alla Marlon Brando, nel concludere la mattanza giornaliera, finisce nella casa dell’ultima vittima, la cui sorella cieca, Rita, assiste impotente al brutale assassinio.
A questo punto un audace cambio di passo della sceneggiatura, porta Salvo, autistico genio del male, a specchiarsi nell’handicap di Rita, con conseguente profonda crisi esistenziale.Come dire, sotto il coccodrillo (Lacoste, brand prediletto dal killer) batte un cuore e la macchina per uccidere si vota alla sopravvivenza e salvezza della suddetta, al ritmo pop-ossessivo della canzone Arriverà dei Modà.
Come sa e come può, tenendola brutalmente segregata in uno scenario alla Garrone, ma con inaspettate delicatezze, che finiscono per coinvolgere anche la vittima.
Sì, la storia non regge in nessun modo e tuttavia prende lo spettatore per la maestria registica che si muove con grande perizia tra generi diversi, uno dentro l’altro come scatole cinesi, attingendo all’epico americano e al sofisticato orientale, con straordinaria padronanza di mezzi, puntando tutto sull’immagine e sul sonoro della vita che scorre al di là dei claustrofobici spazi in cui sono costretti i protagonisti.. I personaggi, al contrario di ciò che accade in Cecità di Saramago, improvvisamente tornano a vedere: l’una con gli occhi, l’altro con l’animo.
Dolorosamente come insegna Oliver Sacks.
Il film conquista per l’ottima recitazione affidata all’enigmatica presenza di Saleh Bakri, già apprezzato in Il tempo che ci rimane di Elia Suleiman e all’espressività tutta corporea dell’esordiente Sara Serraiocco, in grado di reggere lunghi angoscianti piani sequenza.....
da www.criticipercaso.it
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diomede917
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martedì 9 luglio 2013
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salvo è sano
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Strano il destino che unisce i due film italiani che hanno aperto e chiuso questa stagione cinematografica entrambe due opere prime sofferte, entrambi vincitori virtuali dei festival ai cui hanno partecipato ed entrambi parlano di due destini che si incrociano nello sfondo malavitoso dell’Italia del sud……è questo quello che unisce Salvo con L’intervallo…..
Nel caso specifico la storia produttiva di Salvo è decisamente travagliata, prima una menzione speciale ai Solinas poi trasformata nel corto Rita e infine grazie a una questua produttiva ecco arrivare sugli schermi Salvo.
Il protagonista che da il titolo al film è un killer della mafia che dopo una mattanza nei confronti di un clan rivale non riesce ad uccidere la sorella cieca del capo….
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Strano il destino che unisce i due film italiani che hanno aperto e chiuso questa stagione cinematografica entrambe due opere prime sofferte, entrambi vincitori virtuali dei festival ai cui hanno partecipato ed entrambi parlano di due destini che si incrociano nello sfondo malavitoso dell’Italia del sud……è questo quello che unisce Salvo con L’intervallo…..
Nel caso specifico la storia produttiva di Salvo è decisamente travagliata, prima una menzione speciale ai Solinas poi trasformata nel corto Rita e infine grazie a una questua produttiva ecco arrivare sugli schermi Salvo.
Il protagonista che da il titolo al film è un killer della mafia che dopo una mattanza nei confronti di un clan rivale non riesce ad uccidere la sorella cieca del capo…..anzi dallo shock la ragazza acquista miracolosamente la vista e questo evento legherà e segnerà in maniera drastica le loro vite.
La forza del film del duo Grassadonia/Piazza sono quei 20 minuti iniziali folgoranti con un lunghissimo piano sequenza che toglie il respiro dove gli occhi sono i veri protagonisti…..quelli di Salvo sempre in primo piano, glaciali quasi senza espressione…..quelli bui di Rita è attraverso il suo viso e gli altri sensi che viviamo l’angoscia della ragazza con i suo olfatto sentiamo la presenza del killer e con il suo udito sentiamo quanta violenza c’è intorno……
Dopo tutto questo, quando la storia inizia a prendere corpo il film si “normalizza”…..lo metto tra le virgolette per evidenziare la difficoltà a volare verso certe vette di stile iniziali….quindi si incanala come una sorta di western metropolitano dove questo cavaliere della valle solitaria combatterà con pochissime parole e violentissimi fatti per difendere la nuova vita di questa ragazza….per certi versi Salvo ricorda il Ryan Gosling di Drive.
Possiamo dire che i ragazzi promettono bene……sanno scrivere bene e rappresentare altrettanto…..diciamo che il film è scemato nel tempo per eccessiva timidezza……
Consiglio per l’opera seconda di osare di più…..ed è un consiglio che estendo ai produttori del nostro cinema, visto che quest’anno le opere prime di grande valore sono state diverse…..
Voto 7+
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tomanza
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venerdì 5 luglio 2013
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un cortometraggio allungato
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Togliendo le lunghe, esasperanti, statiche ed inutili sequenze sarebbe un ottimo cortometraggio.
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xoting
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giovedì 4 luglio 2013
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le parole possono essere ridondanti
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Forse non lo dovremmo chiamare film, almeno per il concetto che ne abbiamo avuto fino ad oggi. Salvo oltrepassa una nuova frontiera del racconto dove i dialoghi sono sostituiti dai sospiri e dall’ansia degli stessi spettatori. Salvo ti catapulta in un luogo, una storia, un modo di vivere il tempo e il territorio, quel territorio, dove la legge non è scritta ma è inesorabile ed indiscutibile. La durezza spietata del protagonista che è costretto a mimare il suo stesso personaggio perché non potrebbe fare altrimenti ri scopre vulnerabile quando la compassione si dimostra più forte di lui e lo porterà alla conseguenze etreme. La vecchia contrapposizione del bene e del male, vista con ruoli che si scambiano fino a fare apparire giuste le carezze verso l’assassino del proprio fratello, è qui rinnovata ancora una volta ma senza retorica e tutta intera nella sua crudezza.
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Forse non lo dovremmo chiamare film, almeno per il concetto che ne abbiamo avuto fino ad oggi. Salvo oltrepassa una nuova frontiera del racconto dove i dialoghi sono sostituiti dai sospiri e dall’ansia degli stessi spettatori. Salvo ti catapulta in un luogo, una storia, un modo di vivere il tempo e il territorio, quel territorio, dove la legge non è scritta ma è inesorabile ed indiscutibile. La durezza spietata del protagonista che è costretto a mimare il suo stesso personaggio perché non potrebbe fare altrimenti ri scopre vulnerabile quando la compassione si dimostra più forte di lui e lo porterà alla conseguenze etreme. La vecchia contrapposizione del bene e del male, vista con ruoli che si scambiano fino a fare apparire giuste le carezze verso l’assassino del proprio fratello, è qui rinnovata ancora una volta ma senza retorica e tutta intera nella sua crudezza. Salvo potrebbe essere considerato un documentario, come fu Gomorra, un copia incolla della realtà vista senza la bende di perbenismo che spesso ci vogliamo tenere fino a che l’evidenza non ce la strappi d’un colpo. Molto amara.
Girato con una tecnica più da Goprò che da cinematografia classica ci porta perfettamente dentro l’azione.
Stupefacente l’interpretazione di Sara Serraiocco nella lunga sequenza carica di angoscia in cui la ragazza cieca capisce la presenza di un di un destino terribile. Forse un doppiaggio giù palermitano l’avrebbe resa più aderente al contesto. Fotografia da premio ma anche il montaggio. Da non perdere.
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brian77
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martedì 2 luglio 2013
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non male ma pompato oltre i suoi meriti
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Ennesimo film italiano basato su un'esibizione estetizzante di stile per arruffianarsi gli addetti ai lavori, ma da cui il pubblico scappa a gambe levate. Anche qui, a parte la solita difesa sindacale dei film italiani da parte di Kronos, l'hanno visto in tre o quattro... Peccato, perché qualcosa di buono ci sarebbe, ma bisognerebbe fare i film per le sale e non per i festival. E poi, a proposito di accoglienze benevole a Cannes, sbaglio o nella produzione c'è un francese che da quelle parti ha un certo peso?
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flyanto
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lunedì 1 luglio 2013
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quando due anime sole si incontrano
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Film in cui si narra di un killer affiliato alla mafia, di nome appunto Salvo, il quale nel corso di una sparatoria avvenuta come regolamento di conti, uccide un boss che ha una sorella cieca. La ragazza vive praticamente segregata in casa e completamente isolata dal resto del mondo esterno e, morto il fratello, rimane in balia di se stessa. Il killer Salvo comprende ciò e ne rimane profondamente colpito a tal punto che, andando contro tutto e tutti, decide di prendersi cura di lei come un fratello maggiore e salvarla dal suo destino di morte certa. Ovviamente l'epilogo sarà altamente drammatico ma almeno egli sarà riuscito nel suo intento con l'aggiunta anche di un consistente "rivolgimento" nel corso dell'intera vicenda.
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Film in cui si narra di un killer affiliato alla mafia, di nome appunto Salvo, il quale nel corso di una sparatoria avvenuta come regolamento di conti, uccide un boss che ha una sorella cieca. La ragazza vive praticamente segregata in casa e completamente isolata dal resto del mondo esterno e, morto il fratello, rimane in balia di se stessa. Il killer Salvo comprende ciò e ne rimane profondamente colpito a tal punto che, andando contro tutto e tutti, decide di prendersi cura di lei come un fratello maggiore e salvarla dal suo destino di morte certa. Ovviamente l'epilogo sarà altamente drammatico ma almeno egli sarà riuscito nel suo intento con l'aggiunta anche di un consistente "rivolgimento" nel corso dell'intera vicenda. Il film è girato da Fabio Grassadonia ed Antonio Piazza che ne hanno scritto anche la sceneggiatura ed è imperniato tutto principalmente sul cambiamento della persona del killer Salvo. Da uomo freddo, distaccato, agente come un perfetto robot al soldo della mafia, egli piano piano rivela dei sentimenti umani mai espressi o, forse, addirittura mai provati. Ma il tema del cambiamento riguarda anche la giovane ragazza cieca la quale muta dall'inizio della vicenda completamente la propria persona ed addirittura il proprio stato di salute: da diffidente e scontrosa comincia ad aprirsi al mondo esterno con una maggiore fiducia ed un maggiore abbandono, riuscendo anch'ella a provare dei sentimenti di affetto e riconoscenza per colui che tanto si è prodigato per lei. Insomma, un cambiamento totale coinvolgente due esseri che hanno entrambi il denominatore comune della solitudine e dell'isolamento. Questa pellicola è molto ben girata (solo la scena iniziale in cui i due registi filmano gli episodi come se venissero "percepiti" dallo spettatore come se fosse lui stesso in prima persona la ragazza cieca, costituiscono una grande realizzazione cinematografica), i dialoghi sono ridotti all'estrema sottigliezza e le locazioni, buie e squallide, sottolineano lo stato di distacco da cui entrambi i protagonisti vivono ed hanno vissuto sinora. Dunque vi è un trionfo di un minimalismo ben equilibrato. Estremamente brava la giovane esordiente Sara Serraiocco che interpreta in maniera alquanto efficace le movenze e l' impacciatura dei movimenti propri di una persona ipovedente. Forse l'unica critica che mi viene spontanea muovere al film è la poco realistica rappresentazione di alcune situazioni che rende l'intera storia poco credibile: infatti mi domando come una fanciulla vissuta cieca per tutta la vita, una volta rimasta sola riesca a sbrigare con grande disinvoltura tutte le questioni pratiche concernenti la sua fuga senza trovare alcun ostacolo durante il loro corso o, peggio, venire fermata dalla mano della mafia vendicativa. Ma forse, questo acquista un' importanza poco rilevante per i due registi ai quali molto esplicitamente premeva soprattutto rappresentare una genesi comportamentale di grande impatto. Senza dubbio un film molto interessante e da non perdere.
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fabiofeli
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lunedì 1 luglio 2013
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una storia di mafia per parlare di sentimenti
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Salvo (Saleh Bacri) è un killer mafioso spietato. Deve uccidere un componente di un clan avversario, ma nella casa di questi c’è la sorella cieca, Rita (Sara Serraiocco). Nell’attesa dell’avversario Salvo spia le mosse della ragazza. L’esecuzione avviene fuori campo e il successivo contatto di Salvo con Rita, terrorizzata, origina un avvenimento imprevisto: la ragazza cieca, quasi miracolosamente, comincia confusamente a vedere attraverso le dita di Salvo premute sul suo volto. Prima solo luci ed ombre, poi sempre più chiaramente. Salvo non ha cuore di uccidere anche Rita: la rinchiude dentro la casa, un capannone industriale abbandonato, e riferisce al capo-clan (Mario Pupella) di aver eliminato tutti e due.
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Salvo (Saleh Bacri) è un killer mafioso spietato. Deve uccidere un componente di un clan avversario, ma nella casa di questi c’è la sorella cieca, Rita (Sara Serraiocco). Nell’attesa dell’avversario Salvo spia le mosse della ragazza. L’esecuzione avviene fuori campo e il successivo contatto di Salvo con Rita, terrorizzata, origina un avvenimento imprevisto: la ragazza cieca, quasi miracolosamente, comincia confusamente a vedere attraverso le dita di Salvo premute sul suo volto. Prima solo luci ed ombre, poi sempre più chiaramente. Salvo non ha cuore di uccidere anche Rita: la rinchiude dentro la casa, un capannone industriale abbandonato, e riferisce al capo-clan (Mario Pupella) di aver eliminato tutti e due. Salvo ritorna più volte da Rita; nonostante il fratello ucciso la pietà e la pena di Salvo per la ragazza fanno breccia nell’animo di lei. Ma il clan di Salvo scopre la menzogna …
Non è lecito rivelare gli ulteriori sviluppi, pur se la conclusione è prevedibile.
Una bella storia che qualcuno ha definito ‘western di mafia’: il paragone è azzeccato soprattutto nelle due scene dell’agguato iniziale e nel redde rationem tra Salvo e il suo stesso clan. Ma la narrazione, estremamente parca di dialogo, con i lunghi piani-sequenza, il montaggio sapiente, i bei primi piani e la fotografia perfetta anche nelle più difficili condizioni di luce – Daniele Ciprì si è veramente superato – è tutta giocata sui gesti e sugli sguardi dei protagonisti in un crescendo intimista.
L’ambientazione a Palermo, Enna e Bagheria utilizza anche paesaggi di archeologia industriale. I paesaggi industriali di Deserto Rosso di Antonioni erano solari e coloratissimi; qui sono oscuri e tetri ed il sole non penetra negli ambienti e li illumina appena: a una Romagna, di solito nebbiosa, paradossalmente solare si contrappone una Sicilia buia.
La recitazione è essenziale ed espressiva. Le inquadrature finali, poetiche e bellissime, di Salvo e Rita sono a camera fissa: il giorno passa su di loro con il respiro del mare appena accennato, laggiù, davanti a loro.
Il premio della Settimana della Critica di Cannes è un giusto riconoscimento all’opera di Grassadonia e Piazza.
Valutazione ****
FabioFeli
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[+] mafia?
(di angelo umana)
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maurizio meres
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domenica 30 giugno 2013
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comunque da vedere
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Criticare un film e' molto facile il difficile e giudicarlo , la sceneggiatura lascia il tempo che trova ,i silenzi nel film valgono più' delle parole le scene sono molto intense e trascinano il film in una tristezza molto rimarcata dalla figura degli attori nei vari personaggi.Buona la prova dell'attore che interpreta salvo ,se piace il cinema e' da vedere.
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