Non si può fare a meno di intravvedere un certo parallelismo tra questo film e il precedente film italiano interpretato da Toni Servillo per la regia di Paolo Sorrentino. Certo l'impostazione di fondo è molto distante ma entrambi i film trattano in sotto sotto lo stesso argomento, che è appunto il titolo del film italiano. Che tu sia ciclista o pedone, sei comunque spogliato di quell'armatura di ferro e cristallo che protegge chi sfreccia futuristicamente tra le pallottole. Mentre i futuristi nei loro roboanti sonetti elogiavano la virtù bonapartesca di schivare l'ennesima pallottola vagante, qui si elogia la virtù della pallottola che va a segno e in un'istante eterno rivela al fuggiasco intrigante avventore della pensione come al sedentario neopensionato la vera essenza del suo essere umano fragile, indifeso e per questo portato alla menzogna.
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Non si può fare a meno di intravvedere un certo parallelismo tra questo film e il precedente film italiano interpretato da Toni Servillo per la regia di Paolo Sorrentino. Certo l'impostazione di fondo è molto distante ma entrambi i film trattano in sotto sotto lo stesso argomento, che è appunto il titolo del film italiano. Che tu sia ciclista o pedone, sei comunque spogliato di quell'armatura di ferro e cristallo che protegge chi sfreccia futuristicamente tra le pallottole. Mentre i futuristi nei loro roboanti sonetti elogiavano la virtù bonapartesca di schivare l'ennesima pallottola vagante, qui si elogia la virtù della pallottola che va a segno e in un'istante eterno rivela al fuggiasco intrigante avventore della pensione come al sedentario neopensionato la vera essenza del suo essere umano fragile, indifeso e per questo portato alla menzogna. Come quando da bambino don Celso pianse per tentare fino all'ultimo di impietosire l'insegnante di matematica. Perchè in realtà a lui della matematica non interessava e non interssa niente, interessa semmai alla famiglia, alla società. A che giova fare film da botteghino se non ti fanno alla fine esclamare “viva Mallarmè!”. Si può intravvedere fra le righe di questo film una critica alla letteratura funzionale al potere e all'economia, una critica a quei poeti di corte che con le loro rime fanno apparire navi in un porto in via di decadenza. La crisi economica è dura e come tale va descritta anche dal letterato e dal poeta. Perchè la crudezza della realtà non potrà mai mettere la sordina al libero sfogo della fantasia, a quella “corrispondenza d'amorosi sensi, celeste dote è negli umani; e spesso per lei si vive con l'amico estinto e l'estinto con noi ...” di foscoliana memoria. Basta un solo bacio alla segretaria, innamorata di don Celso e della sua poesia, per ricordarsi finalmente la parola di quattro lettere (cinque in italiano) che andava cercando: beso (bacio).
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