stefano capasso
|
mercoledì 5 agosto 2015
|
un sogno infranto
|
|
|
|
La nave dolce è un docufilm di Daniele Vicari che ricostruisce l’incredibile storia della Vlora, la nave albanese che partita da Durazzo l’8 agosto del 1991 attraversò l’Adriatico con un carico umano di circa20.000 persone. Un’ esodo biblico senza precedenti che colse di sorpresa tutti a cominciare dallo stato Italiano che si trova di fronte un’emergenza alla quale poté rispondere con fermezza pur improvvisando. I protagonisti raccontano come nacque la vicenda, per molti quasi all’improvviso, una lunga corsa verso il porto dove questa nave veniva presa d’assalto dalla folla che voleva tentare la traversata. L’atmosfera di solidarietà e allegria che aveva accompagnato tutti il viaggio di queste persone, che pure erano stipate in condizioni inverosimili.
[+]
La nave dolce è un docufilm di Daniele Vicari che ricostruisce l’incredibile storia della Vlora, la nave albanese che partita da Durazzo l’8 agosto del 1991 attraversò l’Adriatico con un carico umano di circa20.000 persone. Un’ esodo biblico senza precedenti che colse di sorpresa tutti a cominciare dallo stato Italiano che si trova di fronte un’emergenza alla quale poté rispondere con fermezza pur improvvisando. I protagonisti raccontano come nacque la vicenda, per molti quasi all’improvviso, una lunga corsa verso il porto dove questa nave veniva presa d’assalto dalla folla che voleva tentare la traversata. L’atmosfera di solidarietà e allegria che aveva accompagnato tutti il viaggio di queste persone, che pure erano stipate in condizioni inverosimili. E l’accoglienza che trovarono, furono rinchiusi nello stadio di Bari, che trasformò l’avventura festosa in una guerra per la sopravvivenza.
Molti, quasi tutti, furono rimpatriati, e per loro la delusione più grande fù proprio quella di non aver trovato quell’accoglienza festosa che avevano fantasticato immaginando l’Italia dalle televisioni che tutti riuscivano a vedere, sognando un futuro diverso da quello di arretratezza e povertà in cui il regime comunista li aveva tenuti da decenni. Un documento veramente interessante.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefano capasso »
[ - ] lascia un commento a stefano capasso »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
sabato 22 novembre 2014
|
un film necessario
|
|
|
|
Un piccolo grande lavoro di Daniele Vicari, che finalmente centra l’obiettivo. Non è un film, ma non è un documentario; ma un necessario viaggio nella memoria recente dell’Italia. Pochi ricordano che nel 1991 circa 20.000 albanesi partono dal porto di Durazzo per arrivare al porto di bari a bordo della nave Vlora. 20.000 persone, 20.000 uomini e danne su una nave mercantile. Le speranze, in gran parte tradite di queste persone sono il filo conduttore di questo film che consente di comprendere gli stati d’animo dei migranti, quelli di ieri, di oggi e di domani. Ad un certo punto Vicari abbandona il piglio del regista ed assume quello del cronista per raccontare la gestione della prima grande emergenza dovuta ai flussi migratori e la contrapposizione tra il sindaco di Bari e Cossiga, allora Presidente della Repubblica italiana.
[+]
Un piccolo grande lavoro di Daniele Vicari, che finalmente centra l’obiettivo. Non è un film, ma non è un documentario; ma un necessario viaggio nella memoria recente dell’Italia. Pochi ricordano che nel 1991 circa 20.000 albanesi partono dal porto di Durazzo per arrivare al porto di bari a bordo della nave Vlora. 20.000 persone, 20.000 uomini e danne su una nave mercantile. Le speranze, in gran parte tradite di queste persone sono il filo conduttore di questo film che consente di comprendere gli stati d’animo dei migranti, quelli di ieri, di oggi e di domani. Ad un certo punto Vicari abbandona il piglio del regista ed assume quello del cronista per raccontare la gestione della prima grande emergenza dovuta ai flussi migratori e la contrapposizione tra il sindaco di Bari e Cossiga, allora Presidente della Repubblica italiana. Un conflitto tra istituzioni quanto mai attuale in un paese che dopo venti anni non ha ancora compreso che nessun frangiflutti potrà mai fermare l’onda lunga del mare di disperazione degli immigrati; e delle loro speranze in un futuro, comunque, migliore. Bravo Vicari.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
francesco2
|
sabato 29 giugno 2013
|
incroci nel cinema di vicari
|
|
|
|
Avevo solo diciott'anni, allora, ma ricordo l'arrivo degli albanesi in Italia. I cui sguardi INCROCIAVANO, da quello che ci mostra Vicari, quelli degli italiani. E forse non è un caso che il primo film. Correggetemi se sbaglio-, "Velocità massima" di Vicari, fosse un film sulle macchine. Destinate anche loro ad affrontare gli incroci ma anche, potenzialmente, a INCROCIARSI, dato che era- Appunto- un film sulla velocità. Come anche i poliziotti di "Diaz" fanno con i ragazzi, una volta entrati in caserma.
Persino nella struttura "La nave dolce" si potrebbe connotare così: un incrocio tra documentario e testimonianze attinenti delle vicissitudini pubbliche, ma anche -Forse-private, come quelle della donna che racconta di avere lasciato il proprio il proprio paese insieme al fratello, suscitando -Almeno momentaneamente- i timori della madre.
[+]
Avevo solo diciott'anni, allora, ma ricordo l'arrivo degli albanesi in Italia. I cui sguardi INCROCIAVANO, da quello che ci mostra Vicari, quelli degli italiani. E forse non è un caso che il primo film. Correggetemi se sbaglio-, "Velocità massima" di Vicari, fosse un film sulle macchine. Destinate anche loro ad affrontare gli incroci ma anche, potenzialmente, a INCROCIARSI, dato che era- Appunto- un film sulla velocità. Come anche i poliziotti di "Diaz" fanno con i ragazzi, una volta entrati in caserma.
Persino nella struttura "La nave dolce" si potrebbe connotare così: un incrocio tra documentario e testimonianze attinenti delle vicissitudini pubbliche, ma anche -Forse-private, come quelle della donna che racconta di avere lasciato il proprio il proprio paese insieme al fratello, suscitando -Almeno momentaneamente- i timori della madre.
Ma a "Diaz" mancano certi difetti di questo film: a scapito probabilmente della lucidità, si mescolano la ricostruzione e le emozioni del testimone di turno. Col rischio che il film appaia davvero sopravvalutato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco2 »
[ - ] lascia un commento a francesco2 »
|
|
d'accordo? |
|
pier71
|
domenica 11 novembre 2012
|
basta vi prego
|
|
|
|
Un'operazione che puzza di pietismo fin dal titolo. Tutto pensato brutalmente a tavolino. Vicari si conferma uno dei registi meno interessanti del nostro già modesto panorama. Si sa già che lo vedranno quattro gatti, mandatelo ai festival, guardatevelo nei vostri salottini tristi, ma almeno non lo fate uscire in sala!!! Vi preghiamo: bastaaa!!!!!
[+] però.....
(di francesco2)
[ - ] però.....
|
|
[+] lascia un commento a pier71 »
[ - ] lascia un commento a pier71 »
|
|
d'accordo? |
|
renato volpone
|
domenica 11 novembre 2012
|
una nave carica di speranze
|
|
|
|
Alcuni dei protagonisti, a noi ormai molto noti, parlano di quell'avventura, quella pagina di storia che ci fa vergogna per la mancanza di solidarietà nazionale e per l'assoluta mancanza di capacità organizzativa. Uomini come noi, paese di migranti, che avevano una speranza di vita migliore, uomini come noi, ma in fuga da un regime. Improvvisamente lasciano tutto e salgono sulla quella nave, carichi di aspettative, senza sapere quali, ma sicuri di trovare una vita migliore. Invece si ritrovano ammucchiati e trattati come bestie prima di essere rimandati a casa. La dignità calpestata, quella che é un diritto di ciascun essere umano: un diritto umano, un diritto civile.
[+]
Alcuni dei protagonisti, a noi ormai molto noti, parlano di quell'avventura, quella pagina di storia che ci fa vergogna per la mancanza di solidarietà nazionale e per l'assoluta mancanza di capacità organizzativa. Uomini come noi, paese di migranti, che avevano una speranza di vita migliore, uomini come noi, ma in fuga da un regime. Improvvisamente lasciano tutto e salgono sulla quella nave, carichi di aspettative, senza sapere quali, ma sicuri di trovare una vita migliore. Invece si ritrovano ammucchiati e trattati come bestie prima di essere rimandati a casa. La dignità calpestata, quella che é un diritto di ciascun essere umano: un diritto umano, un diritto civile. E l'Italia intera é rimasta a guardare, ha giudicato, ha sbagliato, anche se é facile giudicare. Ma solo pochi hanno capito, solo pochi hanno saputo tendere la mano a chi aveva bisogno. Erano quasi 20.000, ne sono stati rimpatriati poco più di 16.000, la brava gente, quella che non si ribella, gli altri, scappatiin qualche modo, c'è l'hanno fatta. E poi non lamentiamoci se mandiamo fuori di casa la brava gente e ci teniamo i furbi. Al di lá di questa affermazione, che é comunque opinabile e di cui mi vergogno, quella nave portava un carico di speranza e noi l'abbiamo buttato a mare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a renato volpone »
[ - ] lascia un commento a renato volpone »
|
|
d'accordo? |
|
rongiu
|
venerdì 2 novembre 2012
|
"ha da passà 'a nuttata."
|
|
|
|
Chiamansi profughi, le migliaia di persone costrette a lasciare la propria Patria per motivi tra i più disparati: La Natura che si ribella; il Popolo che si ribella ad un regime oppressivo; una Guerra non voluta; una Opinione Religiosa diversa da quella di Stato e così via. Politica, etnia e religione, hanno creato nei millenni, nei secoli e negli ultimi decenni flussi migratori enormi. E' chiaro che se scappo da un territorio diventatomi nemico, cercherò di raggiungere un nuovo territorio che nelle mie attese ritengo "Amico". Quindi, il territorio "Amico" è la destinazione prossima e felice di chi vive una condizione di gravissima infelicità.
[+]
Chiamansi profughi, le migliaia di persone costrette a lasciare la propria Patria per motivi tra i più disparati: La Natura che si ribella; il Popolo che si ribella ad un regime oppressivo; una Guerra non voluta; una Opinione Religiosa diversa da quella di Stato e così via. Politica, etnia e religione, hanno creato nei millenni, nei secoli e negli ultimi decenni flussi migratori enormi. E' chiaro che se scappo da un territorio diventatomi nemico, cercherò di raggiungere un nuovo territorio che nelle mie attese ritengo "Amico". Quindi, il territorio "Amico" è la destinazione prossima e felice di chi vive una condizione di gravissima infelicità. L'Italia, la mia Nazione, è stata "costretta" a raccogliere e ad accogliere i tanti nuovi arrivati provenienti dalle vicine Terre.
Ora, s'io fossi un cittadino non so'... Australiano, non conoscendo niente delI'Italia vissuta, ma tanto dell'Italia raccontata, penso immediatamente che trattasi di un Terra ospitale, dove le Autorità sono sicuramente cordiali, dove il principio dell'accoglienza è sentito in sommo grado, non fosse altro per il fatto che nell'Italia raccontata c'è la DEMOCRAZIA e c'è anche la sede dello Stato Vaticano. C'è il Papa. Il Papa è il capo di uno Stato dove l'Amore regna Sovrano e Vincente. Quindi, a conti fatti, se proprio devo scappare per mettere in salvo me e la mia famiglia dopo un viaggio burrascoso sotto tutti i punti di vista, preferisco scappare in Italia. Anche un altro motivo che mi dice "Approda in Italia!" ed è di ordine pratico; l'Italia, nel Mediterraneo, è la Terra più vicina e se intendo rifugiarmi in Francia, Germania, nord Europa e compagnia bella, devo proprio passare di lì. Le mie, pur nere incognite, iniziano a divertare un pò più verdi, bianche, rosse e... bianche e gialle.
Mai e poi mai penserei ad un capo profughi, o meglio ci penserei ma in termini moderni. Cioè non volo con la mente agli Ebrei allontanatisi dalla Germania Hitleriana, agli stessi Ebrei e non solo, morti per le sue pazze decisioni; ai Palestinesi diventati profughi per "Ospitare" lo Stato d'Israele; e mi va di dare, a voi no so' se vi va di leggerle, alcune cifre; sono importantissime, per affrontare meglio il problema.
Secondo un Rapporto dell'Alto Commissarato Onu per i Rifugiati (Unhcr), nel 2011 nel mondo c'erano 42,5 milioni di rifugiati (tra sfollati interni e rifugiati in senso stretto, cioè fuori del loro paese). Tra costoro, milioni sono sparsi tra i paesi del Medio Oriente - parlo in questo momento del Medio Oriente, regione di profughi -
Palestinesi: 4.8 milioni. La prima ondata della diaspora si ebbe nel 1948, al formarsi dello stato di Israele; la seconda nel 1967, con la Guerra dei Sei giorni. Oggi siamo alla terza generazione, così distribuita:
- circa 2 milioni in Giordania.
- 465 mila in Libano
- 500 mila in Siria e da qui stanno scappando e raggiungendo anche L'Italia.
- 870 mila in Cisgiordania
1.2 milioni a Gaza
Iracheni: 1.8 milioni circa. In seguito alle varie GUERRE del Golfo e al conflitto scaturito dopo la caduta di Saddam:
- 1 milione in Siria
- 800 mila fra Giordania e Libano
Siriani: circa 250 mila; esodo non ancora finito e quindi dati approssimativi ma vicini alla realtà
- 85 mila in Giordania
- 67 mila in Libano
- 78 mila in Turchia
- 22 mia in Iraq.
Fra Giordania, Siria, Libano, Cisgiordania e Gaza vivono dunque quasi 7 milioni di profughi, rifugiati e compagnia bella. La Siria, normalmente paese di accoglienza, ora "PRODUCE" profughi. Qesti paesi hanno una superficie complessiva di 293 mila chilometri quadrati \ meno dell'Italia /, di cui almeno 60/70 mila di deserto, e una popolazione di circa 35 milioni di abitanti.
Considerando lo status dei palestinesi in Giordania, che hanno la cittadinanza, e non contando i profughi in Turchia, si può arrivare a un insieme di 5 milioni di veri profughi nel Medio Oriente "ristretto" ( senza Iran - Iraq - Afganistan, né i paesi della penisola araba), sparsi a loro volta in paesi INSTABILI.
Una situazione unica al mondo ESPLOSIVA: in essa, infatti, i rifugiati - e le loro "stratificazioni" storiche, di generazioni - non sono solo vittime, ma anche materiale detonante di instabilità e conflitti sempre nuovi. \ cifre tratte da IC - Italia Caritas, mensile ed organo pastorare della CEI - Ottobre 2012.
L'Italia è un paese dove il problema profughi è e diventerà enorme. Non dobbiamo dimenticare quanto accaduto nei paesi dell'Est Europeo, della ex Jugoslavia, quello attuale della Libia, Tunisia, Egitto, e così via. C'è una soluzione per tutto ciò? Si che c'è. Non esistono problemi irrisolvibili ed il docufilm del regista Daniele Vicari può aiutare in questo.
Ora ritornando al cittadino australiano, dopo aver letto questo po' po' di roba e non è finita, ecco l'utilità del documentario di Vicari, questo stesso cittadino inizia ad approfondire le sue ricerche e che trova. Trova un articolo/inchiesta, di Michele Sasso e Francesca Sironi pubblicato dall'Espresso del \ 15 ottobre 2012 /
Titolo dell'Inchiesta
"Chi specula sui profughi"
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/profughi-lo-scandalo-dell%27accoglienza/2192935
Impressionante l'enorme quantità di dati riportati. Ciò che segue è solo uno stralcio che riguarda la mia regione e dice: "Gli albergatori napoletani sono riusciti a strappare una diaria di 43 euro a testa. Non male, se si considera che in 22 alberghi sono ospitate, ancora oggi, più di mille persone. - La domanda turistica al momento degli sbarchi era piuttosto bassa -, ammette Salvatore Naldi, presidente della Federalberghi locale. La Protezione civile prometteva che sarebbero state strutture temporanee. Non è andata così: solo all'Hotel Cavour, in piazza Garibaldi, di fronte alla Stazione centrale, dormono tutt'ora 88 nordafricani. Le stanze,tanto erano vuote: i viaggiatori si tengono alla larga, a causa dell'enorme cantiere che occupa tutta la piazza. Ma grazie ai rifugiati i proprietari sono riusciti lo stesso a chiudere la stagione: hanno incassato quasi 2 milioni di euro.
Dopo quanto visto e letto, il cittadino australiano cosa penserà dell'Italia? Cambierà la sua opinione? Credo proprio che citerà la famosa frase eduardiana citata dal medico ed inserita nel testo della commedia \ Napoli milionaria! / " Ha da passà 'a nuttata ". E' il terzo atto della commedia, Rituccia figlia di Gennaro e Amalia Jovine è in pericolo di vita e solo una medicina può salvarla, trovata e somministrata, il medico adesso è fiducioso.
"Ha da passà 'a nuttata" e voglio anch'io essere speranzoso. Rita dopo tutto si è salvata, anche la nostra Italia può farcela. E voi direte: - Ma ha Rita è stata somministrata la medicina giusta - " E bravi" rispondo io, " ma non siamo noi, tutti, la medicina per la nostra Italia?" E voi direte: - La medicina è stata trovata, ci vuole il dottore. Dove lo troviamo a quest'ora il dottore?" . "Ma come" rispondo io "Ma...il dottore è a portata di mano, ancora no lo avete capito? Il dottore .... è nella vostra testa".
Buona visione
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rongiu »
[ - ] lascia un commento a rongiu »
|
|
d'accordo? |
|
rongiu
|
venerdì 26 ottobre 2012
|
ecco, questa cosa non si fa! 8 agosto 1991
|
|
|
|
Mymoviestweet - Questa intervista, trovata per caso, mi consente di affermare che l'Italia dopo venti anni è vecchia nelle idee e negli statisti.
- Son passati 21 anni da quell’8 Agosto, da quella tragedia da quell’odissea, e comunque pare che nulla è cambiato perché è un’odissea continua ma tu provocatoriamente hai usato questo titolo “La nave dolce”, perché?
Vicari - Perché noi siamo abituati a considerare le persone che vengono da noi come dei derelitti, dei profughi, dei poveretti.
[+]
Mymoviestweet - Questa intervista, trovata per caso, mi consente di affermare che l'Italia dopo venti anni è vecchia nelle idee e negli statisti.
- Son passati 21 anni da quell’8 Agosto, da quella tragedia da quell’odissea, e comunque pare che nulla è cambiato perché è un’odissea continua ma tu provocatoriamente hai usato questo titolo “La nave dolce”, perché?
Vicari - Perché noi siamo abituati a considerare le persone che vengono da noi come dei derelitti, dei profughi, dei poveretti. In realtà sono degli esseri umani che hanno dei sogni e quindi questi viaggi durissimi, infami, hanno però dentro questo conflitto con le aspirazioni, le speranze bellissime, dolcissime, di queste persone. Poi, c’è il caso che la nave Vlora trasportava anche zucchero, e quindi è stato automatico chiamare il film, “La nave dolce”.
- Ieri, nella conferenza stampa Gianni Amelio, ha parlato dell’America, del tuo film, ha parlato anche di quel sorriso dolce del ragazzino all’ultima inquadratura del film che poi è diventato figlio adottivo di Gianni Amelio. Quanto al di là della dolcezza, dello zucchero o il simbolismo che tu hai usato, quante dolcezze sono state spente, amareggiate in quel viaggio di ritorno?
Vicari - Non c’è dubbio che queste ventimila persone, che hanno fatto un’azione di forza, hanno sequestrato una nave, hanno costretto il comandante Milaci ad andare verso l’Italia, avevano sicuramente in animo, in mente, di rimanere in Italia. Quindi la frustrazione di essere rispediti indietro è stata molto forte. Però è anche vero che il trattamento che gli è stato riservato, è stato talmente brutale, talmente secondo me inaccettabile, che molti di loro se ne sono ritornati ben volentieri. Io un po’, un po’, mi sento in difficoltà come italiano quando vedo queste cose. Perché, al di là del fatto che un paese accetti o meno di tenere nel proprio territorio, per tutta la vita una persona che arriva con una barca sulla spiaggia, non entro in questa questione che è enorme; il dovere dell’accoglienza deve essere indiscutibile. Se uno arriva con una barca sul tuo territorio, tu lo devi accogliere, lo devi curare. Non puoi prendere, gli dai un calcio, li butti in mare. E’ una cosa che non si fa. E’ una cosa che paghiamo cara anche noi, in termini secondo me di difficoltà non solo politiche ma anche culturali. La presenza, la capacità di un popolo vero, maturo, solido, di accogliere in maniera decente, degna, le persone che vengono a chiedere aiuto, è il segno distintivo di una civiltà. L’incapacità è la stessa cosa, in negativo.
- Tu sei molto attento alla realtà vissuta, molti dei tuoi lavori parlano di quello che accade oggi, o addirittura quello che accadrà domani. Ma, per parlare di questa tragedia dei profughi sei andato 21 anni dietro e hai usato un capitolo dello stesso libro “L’immigrazione” e non sei andato solamente a pungolare gli italiani per dire “guardate siamo stati un popolo di immigrati e anche noi abbiamo vissuto quello che vivono loro oggi. Era un tentativo tuo per allontanarti dalla cronaca giornalistica mediatica di quello che sta accadendo, accade a Lampedusa oppure sei andato a cercare qualcosa di particolare di quell’8 agosto, di quello che è accaduto a Bari.
Vicari - Ma, la storia della nave che poi alla fine io ho raccontato, perché ho raccontato tutto il percorso che ha fatto questa nave, per me è una metafora pazzesca della condizione umana. E’ la storia di un popolo intero, perché su quella nave c’è un popolo intero che non ha patria e che cerca un futuro. Su quella nave, andando avanti la storia e a volte persino indietro, ci si può trovare chiunque. Mi ci posso trovare anche io, ti ci puoi trovare anche tu. In questo momento duecentocinquantamila italiani lasciano il nostro paese. Quindi noi non siamo stati un paese di emigrazione, siamo un paese di emigrazione. E noi dovremmo sapere più di altri popoli che cosa vuol dire. E infatti, i baresi, terra la Puglia di grandi emigrazioni, hanno accolto all’epoca gli albanesi quando arrivarono; furono le istituzioni nazionali, in un irrigidimento incredibile che mandarono avanti l’esercito; creando, tra l’altro, un conflitto tra il Capo dello Stato e il Sindaco di Bari, persona dello stesso partito, che però pensavano l’accoglienza in due modi opposti. Il sindaco di Bari voleva costruire una tendopoli e curare queste persone. Non è che metteva bocca sul fatto che dovessero o meno restare in Italia. Lui diceva, arrivano, dobbiamo trovare il modo di dargli da mangiare, farli andare in bagno, dargli dei vestiti, eccetera. Tutto qua. Ebbene, è intervenuto un blocco istituzionale che ha detto – No! - Sono stati chiusi in uno stadio, che anche simbolicamente, pure quella cosa lì è una cosa terrificante, ricorda il Cile dei primi anni settanta, e poi sono stati cacciati a calci. Ecco, questa cosa non si fa! Ed è una cosa che purtroppo in questi anni non c’è stata un’evoluzione vera nel rapporto con questo problema che c’era, c’è e ci sarà ancora di più in futuro. Se noi non evolviamo in qualche modo il nostro rapporto con questa questione, con questo problema, cioè che le persone che vengono da noi; anche noi stessi rimaniamo inchiodati ad una modalità di rapporto con il mondo che non ci porta da nessuna parte.
- Ora, a Novembre questo film andrà a Tirana, mi sembra anche al festival di Tirana, parteciperà; qual è il messaggio che secondo te può portare agli albanesi di oggi.
Vicari - Beh… diciamo che… io credo che un po’ li spaventerà. Al festival di Venezia c’erano degli albanesi in sala che sono rimasti molto scioccati vedendo il film. Un po’ secondo me il film spaventerà gli Albanesi, un po’ li farà riflettere, perché per fortuna venti anni non sono passati invano per certi versi, e oggi loro hanno altre aspirazioni, no? Tendono per esempio ha costruire nel loro paese una società più sana, più forte, anziché andare a cercare fuori dal loro paese diciamo la fortuna. Però credo che non li riporterà dietro nel tempo, li farà confrontare con lo sviluppo della società albanese che dalla caduta di Enver Hoxha ad oggi è stato notevole.
Buona visione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rongiu »
[ - ] lascia un commento a rongiu »
|
|
d'accordo? |
|
viaggiatore77
|
giovedì 6 settembre 2012
|
dolce amaro
|
|
|
|
Composto da filmati originali "dell'epoca" e interviste attuali ai protagonisti di allora, il documentario riesce ad essere toccante senza puntare alla lacrima facile, alla retorica, alla faziosità, sia da parte del regista che da parte dei testimoni, presenti alla mostra di venezia; grazie alla sua veridicità e obiettività forse riuscirà a diffondere il più possibile la propria testimonianza.
|
|
[+] lascia un commento a viaggiatore77 »
[ - ] lascia un commento a viaggiatore77 »
|
|
d'accordo? |
|
|