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alaflai
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domenica 24 marzo 2013
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sognare di fuggire
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Film basato sull'economizzazione dei gesti,parole e movimenti di camera.Stle essenziale per rappresentare la dittatura della germania dell'est.Il popolo ostaggio,controllato, spiato,segregato entro confini di uno stato asfissiante.La selta di Barbara,ad un passo dal fuggire resta perchè l'amore vale sicuramente più della libertà , anzi l'amore la rende libera.Davvero un bel film!!
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no_data
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domenica 24 marzo 2013
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quando si uccidono i sentimenti in nome del popolo
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Secondo mymovies film che si può anche non vedere. Recentemente molto ingannato dagli scores di mymovies vado a vedere questa pellicola. Storia credibile, analoghe infelicità raccontate ai tempi della Stasi, per nulla ridondante, non accusatoria ma limpida quasi distaccata. Critica politica che si presenta puntuale a rimarcare soprattutto la violenza sui sentimenti oltre che sulle persone ma senza incorrere nella propaganda. Personaggi ben tratteggiati, ritmo lento ma gradevole. E' bello vedere pellicole così, senza effetti speciali, senza rumori inutili ma con la storia che fluisce lenta come la vita in quella cittadina di provincia, in quell'ospedale per ottimi medici puniti dal potere sciocco ed inutile.
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Secondo mymovies film che si può anche non vedere. Recentemente molto ingannato dagli scores di mymovies vado a vedere questa pellicola. Storia credibile, analoghe infelicità raccontate ai tempi della Stasi, per nulla ridondante, non accusatoria ma limpida quasi distaccata. Critica politica che si presenta puntuale a rimarcare soprattutto la violenza sui sentimenti oltre che sulle persone ma senza incorrere nella propaganda. Personaggi ben tratteggiati, ritmo lento ma gradevole. E' bello vedere pellicole così, senza effetti speciali, senza rumori inutili ma con la storia che fluisce lenta come la vita in quella cittadina di provincia, in quell'ospedale per ottimi medici puniti dal potere sciocco ed inutile.
Si è capito che mi è piaciuto?
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linus2k
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giovedì 21 marzo 2013
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un buon film con un pessimo titolo!
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Germania dell'Est, inizi anni '80, provincia. Non una situazione molto comune cinematograficamente, sicuramente interessante per scrutare e conoscere una parte della Storia recente europea non molto raccontata...
Barbara è una chirurga pediatrica costretta a trasferirsi da Berlino Est in un ospedale di periferia per aver chiesto un soggiorno all'estero, e nutre la speranza di scappare presto dal regime socialista per vivere una storia d'amore piena e libera in un Paese occidentale.
La nuova realtà di provincia la porterà a confrontarsi con la parte più meschina e cupa del regime, con quello strisciante e diffuso senso di controllo sugli altri, di spie, di ricerca di vantaggi attraverso collaborazioni con il potere, conoscerà situazioni difficili come quella della giovane Stella, in stato di gravidanza e chiusa in un centro di lavoro e la storia di Andre, collega medico dal passato professionale difficile e dal presente altrettanto complesso.
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Germania dell'Est, inizi anni '80, provincia. Non una situazione molto comune cinematograficamente, sicuramente interessante per scrutare e conoscere una parte della Storia recente europea non molto raccontata...
Barbara è una chirurga pediatrica costretta a trasferirsi da Berlino Est in un ospedale di periferia per aver chiesto un soggiorno all'estero, e nutre la speranza di scappare presto dal regime socialista per vivere una storia d'amore piena e libera in un Paese occidentale.
La nuova realtà di provincia la porterà a confrontarsi con la parte più meschina e cupa del regime, con quello strisciante e diffuso senso di controllo sugli altri, di spie, di ricerca di vantaggi attraverso collaborazioni con il potere, conoscerà situazioni difficili come quella della giovane Stella, in stato di gravidanza e chiusa in un centro di lavoro e la storia di Andre, collega medico dal passato professionale difficile e dal presente altrettanto complesso.
In questa esperienza Barbara si trova a confrontarsi anche con il suo sentimento, con la sua missione professionale, dovendo quindi capire quali siano davvero per lei le basi irrinunciabili della sua vita...
Vincitore dell'Orso d'Argento all'ultimo festival del cinema di Berlino, "La scelta di Barbara" è raccontata in maniera secca, quasi con appiglio televisivo (ammetto che per ambientazione e tipo di narrazione mi sono giunti alla memoria le storie di "Amico mio", vecchio sceneggiato della Rai), impreziosita da una fotografia dai colori intensi e da una recitazione scarna e convincente.
Di certo uno degli aspetti più interessanti del film è l'ambientazione ed il clima umano, quelle tende sempre chiuse, gli occhi bassi spesso alzati solo per "controllare" gli altri, la sensazione di essere costretti ad una guerra tra poveri per ottenere quel privilegio in più... Da parte del regista non c'è sguardo severo su nessun personaggio, piuttosto sul regime socialista che rimane sospeso come un'atmosfera oppressiva.
La grossa, feroce critica che devo fare invece al film è riguardo ai cari, soliti adattatori di titoli italiani. Il titolo originale del film sarebbe stato "Barbara", semplice, chiaro, "neutro": purtroppo l'infelice traduzione italiana "La scelta di Barbara" suggerisce il finale già a metà del film. Era davvero necessario?
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(di luanaa)
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piris
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mercoledì 20 marzo 2013
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insoddisfacente
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Mi dispiace molto per l'argomento e il coraggio di raccontarlo, ma a volte non basta.
Piris
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flaw54
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martedì 19 marzo 2013
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la d.d.r. prima del crollo del muro
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Un film immobile per rappresentare l'asfissiante controllo della Stasi su persone e sentimenti. Basato su pause e sguardi con dialoghi ridotti al minimo il regista riesce a creare l' inquietante atmosfera degli anni della guerra fredda, ponendo l'accento sulla sensibilità della protagonista più che sulle sue scelte politiche: l'amore vince sul desiderio di fuggire. La prova degli attori risulta schematica e monocorde e forse sta proprio qui la capacità di rappresentare quel mondo. Film accattivante e coinvolgente, seppur non certamente in odore di oscar.
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pepito1948
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martedì 19 marzo 2013
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la vita dell'altra
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Siamo nella DDR, nel decennio che precede la caduta del Muro di Berlino. In un Ospedale di campagna si ritrovano Barbara, medico destinata a quella sede periferica per aver osato chiedere il permesso di espatrio, e Andrè, chirurgo dal passato pesante per un errore professionale di cui sta scontando le conseguenze. Due vite in qualche modo compromesse, che cercano di fronteggiare come possono gli esiti di accadimenti imprevisti, in una società dove tutto è pianificato e controllato, dove scegliere liberamente è un azzardo pericoloso, dove occhi e orecchie sono sempre in allerta per “riferire” e ogni attività o atto anomalo rispetto alle regole imposte dal Potere è soggetto a rapporto.
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Siamo nella DDR, nel decennio che precede la caduta del Muro di Berlino. In un Ospedale di campagna si ritrovano Barbara, medico destinata a quella sede periferica per aver osato chiedere il permesso di espatrio, e Andrè, chirurgo dal passato pesante per un errore professionale di cui sta scontando le conseguenze. Due vite in qualche modo compromesse, che cercano di fronteggiare come possono gli esiti di accadimenti imprevisti, in una società dove tutto è pianificato e controllato, dove scegliere liberamente è un azzardo pericoloso, dove occhi e orecchie sono sempre in allerta per “riferire” e ogni attività o atto anomalo rispetto alle regole imposte dal Potere è soggetto a rapporto. Barbara ha un contatto con l’Ovest da cui riceve denaro per un suo progetto segreto. Andrè si getta nel lavoro e segue con particolare dedizione i pazienti affidatigli, spinto dai sensi di colpa per una maledetta distrazione che non si perdona, concentra quel poco di libertà di movimento di cui gode in un piccolo laboratorio interno all’Ospedale dove sperimenta ed approfondisce. Barbara è costantemente sotto vigilanza e subisce passivamente ispezioni anche fisiche dalla STASI. L’incuriosito Andrè e la diffidente Barbara cominciano a convergere, si aprono cautamente, si attenuano le barriere psicologiche di lei finchè l’irrompere in Ospedale di una ragazza ribelle ed in fuga da un lager spariglia i giochi e costringe Barbara a rivedere i piani del suo immediato futuro.
Dopo La vita degli altri, capolavoro assoluto che descrive magistralmente il clima plumbeo e soffocante del sistema sociale vigente nella Germania comunista, in cui tuttavia non erano assenti esempi di solidarietà ed umanità tra le stesse file di chi quel rigido sistema dirigeva, il film del tedesco Christian Petzold riprende le atmosfere fosche di una cittadina di provincia di quel Paese, in cui una donna sospettata di voler fuggire all’estero ha sempre una macchina scura in sosta sotto casa e periodicamente viene sottoposta a controlli corporali da una funzionaria del regime. Anche in questo caso, in un contesto arido e bloccato, si innesta una storia fatta di sentimenti positivi -di attrazione, amore e solidarietà verso chi è ingiustamente colpito- che per contrasto con lo sfondo prorompe in primo piano e si impone sulle circostanze avverse, quasi a testimoniare che non c’è regime che riesca a distruggere la parte più nobile dell’uomo, pronta a germogliare anche nelle condizioni più difficili, come una pianta nel deserto o un cappero nel cemento. Petzold rinuncia a dare alla vicenda umana dei due protagonisti risvolti netti e plateali, giocando molto sul contrasto dei colori e delle luci, dal cupo notturno delle stradine cittadine al verde intenso dei boschi, dal grigio trasandato degli interni dell‘Ospedale al chiarore lunare della spiaggia e del mare ondoso ma salvifico. Così come smorza la rilevanza espressiva dei dialoghi, asciutti e stringati come in tutta la filmografia improntata al realismo critico dell’Est. Forse qualche lentezza qua e là, ma comunque un film ben diretto e con una protagonista, Nina Hoss, perfetta in un ruolo in cui convivono le contraddizioni tra diffidenza, rigore, egoismo e slanci umanitari ed emotivi, la cui risultante, la rinuncia volontaria e consapevole, è il cardine tematico di fondo.
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donni romani
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lunedì 18 marzo 2013
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le emozioni sopite ai tempi della stasi
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Una prigione fisica e morale quella della Germania dell'Est Anni 80 descritta da Christian Petzold, che sceglie un percorso narrativo metaforico, fatto di sottintesi, di silenzi e sguardi più che denunce e accuse, e per farlo sceglie come protagonista una donna colta, elegante, coraggiosa, medico pediatra di professione che ha come unica colpa il volersi trasferire all'Ovest e per questo viene confinata in un piccolo paese di campagna, in una casa squallida e disadorna, a lavorare in un ospedale dove manca quasi tutto e sottoposta ad umilianti perquisizioni corporali se si assenta per qualche ora. La vita per Barbara è talmente arida così costretta in limiti fisici, sociali, culturali ed emotivi che lei stessa si chiude, si isola, evita qualunque contatto anche con i colleghi, anche se Andre, medico appassionato e scrupoloso, anche lui a suo modo esiliato dal grande circuito ospedaliero di Berlino per un vecchio errore, tenta in ogni modo di instaurare un rapporto con lei, umano e professionale.
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Una prigione fisica e morale quella della Germania dell'Est Anni 80 descritta da Christian Petzold, che sceglie un percorso narrativo metaforico, fatto di sottintesi, di silenzi e sguardi più che denunce e accuse, e per farlo sceglie come protagonista una donna colta, elegante, coraggiosa, medico pediatra di professione che ha come unica colpa il volersi trasferire all'Ovest e per questo viene confinata in un piccolo paese di campagna, in una casa squallida e disadorna, a lavorare in un ospedale dove manca quasi tutto e sottoposta ad umilianti perquisizioni corporali se si assenta per qualche ora. La vita per Barbara è talmente arida così costretta in limiti fisici, sociali, culturali ed emotivi che lei stessa si chiude, si isola, evita qualunque contatto anche con i colleghi, anche se Andre, medico appassionato e scrupoloso, anche lui a suo modo esiliato dal grande circuito ospedaliero di Berlino per un vecchio errore, tenta in ogni modo di instaurare un rapporto con lei, umano e professionale. Sarà l'arrivo di Stella, adolescente incinta scappata da una casa correzionale a fungere da tramite fra i due, facendo riemergere l'umanità di Barbara che prende a cuore le vicende della ragazzina inorridita dal luogo dove è detenuta. Ma Barbara sta preparando insieme al suo compagno - che di nascosto ogni tanto la raggiunge da Berlino - la fuga verso la Danimarca, su una piccola barca di notte e proprio il giorno della fuga Stella si presenta a casa di Barbara dopo essere scappata per l'ennesima volta, e un ragazzo attende che lei gli pratichi l'anestesia per un intervento delicato, e Andre le dimostra i suoi sentimenti con un bacio e tutto viene rimesso in discussione... diciamo subito che la "scelta di Barbara" si intuisce molto prima di quando la stessa protagonista la metterà in atto, non è quindi della suspence che Petzold andava in cerca, ma di un'atmosfera inquieta pur nell'idilliaca campagna, di una disillusione e di una rabbia esistenziale che si sciolgono di fronte alle umane sofferenze e alla riscoperta di legami e confronti umani semplici che forse il suo compagno non offre più a Barbara, di un percorso umano più che politico, di una scelta fin troppo scontata pur nell'algido silenzio in cui matura. Non si può dire che il film deluda, ha un percorso emotivo delicato e intimo che sia pure con pudore denuncia lo stato di terrore in cui una persona controllata dalla Stasi viveva quotidianamente, ma di sicuro una certa lentezza appesantisce la trama e alcune scene sono poco risolte o poco riuscite al di là della recitazione e della sceneggiatura. Un film sottovoce si potrebbe dire, in cui sentimenti personali, verità storiche e considerazioni etiche restano gradevoli bozzetti invece di divenire un'opera limata e illuminata.
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[+] non è corretto raccontare la trama...
(di luanaa)
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luanaa
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lunedì 18 marzo 2013
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regia piatta..contenuto valido
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Come quasi tutti i film di Petzold...che hanno la caratteristica di presentare casi più che di narrarli.Casi che avrebbero una certa intensità..peccato però che la regia è estremamente piatta; quasi cronachistica. Il risultato è che guardandoli mai ci dimentichiamo che stiamo guardando una finzione.Forse è una caratteristica tedesca quella di non essere assolutamente ridondanti; di presentare dialoghi ridotti al minimo;suggerendo sentimenti introversi e pensieri profondi.Lontanissimo dallo stile melo'del "La vita degli altri";il racconto è qui più interiore. Si parla della convivenza nella protagonista di due anime e la scoperta di quello che si vuole davvero ossia l'abbandonarsi emotivamente(Barbara parla di se stessa come di una persona senza emozioni)a una dimensione più semplice ma forse più ricca in questo senso.
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Come quasi tutti i film di Petzold...che hanno la caratteristica di presentare casi più che di narrarli.Casi che avrebbero una certa intensità..peccato però che la regia è estremamente piatta; quasi cronachistica. Il risultato è che guardandoli mai ci dimentichiamo che stiamo guardando una finzione.Forse è una caratteristica tedesca quella di non essere assolutamente ridondanti; di presentare dialoghi ridotti al minimo;suggerendo sentimenti introversi e pensieri profondi.Lontanissimo dallo stile melo'del "La vita degli altri";il racconto è qui più interiore. Si parla della convivenza nella protagonista di due anime e la scoperta di quello che si vuole davvero ossia l'abbandonarsi emotivamente(Barbara parla di se stessa come di una persona senza emozioni)a una dimensione più semplice ma forse più ricca in questo senso.C'è più di un passaggio in cui viene sottolineato il contrasto col lusso..qualcosa di esteriore.. di una vita all'ovest.Abbandono legato anche al Sacrificio; Sacrificio che è sempre presente in una scelta importante.Insomma alla fin fine un forte discorso Etico:molto tedesco! Questa presa di coscienza in Barbara avverrà attraverso il confronto trasformativo con la scelta consapevole dell'altro medico.Dare un Senso alla propria Vita implica Sempre un discorso Morale:ancora molto, molto tedesco!! Peccato che questa regia ellittica;lenta ma soprattutto di stile televisivo non sia proprio cinematograficamente "saporita" e sfiori la noia. P.S. forse la serie dell'ispettore Derrick era più coinvolgente!!
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flyanto
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lunedì 18 marzo 2013
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quando un sentimento umano ed etico supera l'inter
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Film in cui si narra di una donna medico, di nome Barbara appunto, che svolge quotidianamente la sua attività presso un ospedale di un paesino di campagna della Germania dell'Est. Siamo pertanto all'epoca antecedente la caduta del Muro di Berlino dove l'ambiente e l'atmosfera che si respira ed in cui la protagonista vive giornalmente è quella caratterizzata dai controlli e dalle severe punizioni della polizia politica della Stasi. Tutto ciò la porta sempre di più ad organizzare un piano di fuga dal suo paese verso terre più liberali, quali la Danimarca, ed abbandonare definitivamente la sua pesante situazione, ormai divenuta insostenibile per lei e per tutti coloro che la condividono con lei.
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Film in cui si narra di una donna medico, di nome Barbara appunto, che svolge quotidianamente la sua attività presso un ospedale di un paesino di campagna della Germania dell'Est. Siamo pertanto all'epoca antecedente la caduta del Muro di Berlino dove l'ambiente e l'atmosfera che si respira ed in cui la protagonista vive giornalmente è quella caratterizzata dai controlli e dalle severe punizioni della polizia politica della Stasi. Tutto ciò la porta sempre di più ad organizzare un piano di fuga dal suo paese verso terre più liberali, quali la Danimarca, ed abbandonare definitivamente la sua pesante situazione, ormai divenuta insostenibile per lei e per tutti coloro che la condividono con lei. Ma le varie vicende la porteranno alla fine a desistere dal suo programma scegliendo di favorire chi più di lei ha bisogno di un futuro e di un'esistenza di maggiore speranza. Una pellicola molto ben diretta con uno stile asciutto e preciso tanto da valerle meritatamente il premio dell'Orso d'argento al Festival di Berlino per, appunto, la regia. La trama è scarna, non ci sono exploits ma l'intento del regista è proprio quello di non rappresentare grossi avvenimenti bensì soltanto il clima estremamente pesante, caratterizzato dalla moltitudine di sospetti e di congiure e soprattutto dall'impossibilità di condurre un'esistenza di libero pensiero ed agire, che hanno dovuto purtroppo vivere tutti gli abitanti dell'ex Germania dell'Est. Ed egli vi riesce molto bene (sebbene non raggiunga la profondità e la perfezione dell'altra pellicola sua connazionale de "Le vite degli altri") ma costruendo ugualmente un film praticamente di nicchia che non fa assolutamente rimpiangere quei tempi bui e quanto mai assurdi.
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brian77
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domenica 17 marzo 2013
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film da festival...
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...quindi fasullo, pretenzioso, banale e purtroppo parecchio noioso.
[+] noioso sì..
(di luanaa)
[ - ] noioso sì..
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