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riccardo76
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lunedì 25 aprile 2011
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l'eterna fiaba rivisitata in chiave horror
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L’idea di trasporre in chiave horror l’eterna fiaba Cappuccetto Rosso non è nuova. In passato già la scrittrice inglese Angela Carter l’aveva avuta, componendo tre meravigliosi racconti dell’orrore, dal tocco femminista, basati sulla celebre fiaba di Perrault, vale a dire: La compagnia dei lupi, Lupo-Alice eIl lupo mannaro, dalla raccoltaLa Camera di Sangue. Da questi tre racconti, poi, il regista di Intervista col Vampiro – Neil Jordan – ne aveva tratto un unico film, In Compagnia dei Lupi. Per molti aspetti Cappuccetto rosso Sangue, l’ultima pellicola della regista di Twilight – Catherine Hardwicke – (prodotta nientemeno che da Leonardo di Caprio) ricorda quel film, come del resto il capolavoro di Shyamalan, The Village, oil Patto dei Lupi di Gans e, inevitabilmente, lo stessoTwilight.
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L’idea di trasporre in chiave horror l’eterna fiaba Cappuccetto Rosso non è nuova. In passato già la scrittrice inglese Angela Carter l’aveva avuta, componendo tre meravigliosi racconti dell’orrore, dal tocco femminista, basati sulla celebre fiaba di Perrault, vale a dire: La compagnia dei lupi, Lupo-Alice eIl lupo mannaro, dalla raccoltaLa Camera di Sangue. Da questi tre racconti, poi, il regista di Intervista col Vampiro – Neil Jordan – ne aveva tratto un unico film, In Compagnia dei Lupi. Per molti aspetti Cappuccetto rosso Sangue, l’ultima pellicola della regista di Twilight – Catherine Hardwicke – (prodotta nientemeno che da Leonardo di Caprio) ricorda quel film, come del resto il capolavoro di Shyamalan, The Village, oil Patto dei Lupi di Gans e, inevitabilmente, lo stessoTwilight. Troviamo infatti un villaggio sperduto nel tempo e nello spazio minacciato dalla presenza di una feroce bestia, che per tanti anni i cittadini sono riusciti a tenere alla larga grazie a un patto fatto di sacrifici, finché il patto viene violato e la bestia ricomincia ad uccidere.
Se all’inizio il film si presenta esageratamente banale, presentandoci l’ennesimo triangolo amoroso – e qui la somiglianza con la precedente pellicola della regista è evidente - formato dalla bella di turno innamorata dell’uomo sbagliato, perché già promessa sposa ad un’altro più benestante, successivamente la trama intraprende degli sviluppi interessanti, riuscendo a tenere in tensione lo spettatore, che si ritrova in più occasioni sul punto di credere di aver scoperto l’identità del lupo mannaro, ma che invece scoprirà soltanto alla fine, rendendosi conto del sapiente gioco della regista messo in atto per depistarlo. Il merito della Hardwicke è infatti quello di essere riuscita a creare un senso di pericolo imminente, attraverso l’incitamento del sospetto da parte del pubblico e della protagonista su vari personaggi della storia. La bella Valerie (la protagonista) arriva così alla constatazione che il pericolo non è esterno al villaggio ma al suo interno, e chiunque può essere il lupo mannaro. A partire da tale constatazione, la regista ci regala delle scene intrise di suspense pura, come quelle in cui Valerie sospetta della nonna, interpretata da una brava e inquietante Julie Christie.
Non si può dire però lo stesso per gli altri attori, tra i quali Gary Oldman, che non eccelle, anche se riesce a rendere sufficientemente odioso il suo personaggio (tanto da provocare una certa soddisfazione nel pubblico nel momento in cui viene ucciso), così come non eccelle l’attrice principale Amanda Seyfried e soprattutto il resto del cast, talvolta con un’espressività pari a quella di un fotoromanzo da rivista per adolescenti.
Ma l’aspetto più scadente del film è costituito dai dialoghi, talvolta veramente imbarazzanti e di una banalità inaudita; emblematica è la frase: “se la ami veramente, lasciala in pace”, pronunciata dalla mamma di Valerie all’amato della figlia, convincendolo a lasciarle sposare un uomo più facoltoso.
Comunque tali pecche della pellicola vengono compensate, oltre che dalla sceneggiatura ricca di suspense, anche dalla splendida fotografia – di Mandy Walker – e dalla scenografia – di Thomas E. Sanders – che riescono a riprodurre quell’atmosfera incantata, tipica di una fiaba, soprattutto nella meravigliosa raffigurazione della casetta nel bosco della nonna.
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(di superwoody)
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gabry morons
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domenica 24 aprile 2011
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cappuccetto rosso... senza sangue
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Questo film mi è sembrato discreto in quanto vengono rispettati i cliché della fiaba tradizionale ( la nonna che vive sola al di là del bosco, le domande che Cappuccetto rosso fa alla nonna, il lupo che si fa trovare nel letto, il cacciatore che riempie la pancia del lupo di pietre), ravvivando inoltre la trama con l'enigma del lupo nascosto nel villaggio,con la storia di un amore controverso e con una movimentata caccia alle streghe.
Sono limitate al minimo le scene di violenza (e di sangue), dunque non lo definirei come un film terrificante ma come una versione gotica e moderna di una storia antica, sempre affascinante ed istruttiva.
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