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signorbagheri
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venerdì 7 novembre 2025
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il maestro non delude
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La zampata del leone di Carpenter arriva puntuale dopo una straordinaria carriera nel suo ultimo lavoro con un thriller-horror soprannaturale con sorpresa finale. Come sempre il maestro non delude e lascia un ottimo ricordo a differenza di altri, senza fare nomi, che hanno voluto continuare oltre le proprie forze finendo canuti nel ridicolo. Suspense al cardiopalma e brividi dalla prima sequenza fino alla fine di cui nulla si dice per non rovinare con spoiler inopportuni quello che riserva il plot nelle ultime sequenze.
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dandy
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lunedì 20 luglio 2020
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il reparto degli orrori...
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A 9 anni di ditanza da "Fantasmi da Marte",Carpenter gira quello che a sua detta,è il suo ultimo film.Un prodottino su commissione non particolarmente brillante(a partire da una soluzione che pare scippata a "Identità"),ma comunque funzionale come intrattenimento senza pretese.La classica ghost story mischiata con l'horror psicologico dove il trauma misterioso della protagonista è alla base della soluzione dell'enigma.Confezione professionale,buon cast e un paio di bei tocchi gore.Non fosse per il nome,si potrebbe dire che a girarlo sia stato un debuttante anonimo qualunque,ma a discolpa del regista c'è da dire che dopo anni di flop immeritati,di film epocali che all'uscita sono stati trattati senza rispetto solo perchè agli antipodi delle fotocopie commerciali per il pubblichino atrofizzato,è comprensibile che la voglia di continuare a girare lavori "seri" passi.
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A 9 anni di ditanza da "Fantasmi da Marte",Carpenter gira quello che a sua detta,è il suo ultimo film.Un prodottino su commissione non particolarmente brillante(a partire da una soluzione che pare scippata a "Identità"),ma comunque funzionale come intrattenimento senza pretese.La classica ghost story mischiata con l'horror psicologico dove il trauma misterioso della protagonista è alla base della soluzione dell'enigma.Confezione professionale,buon cast e un paio di bei tocchi gore.Non fosse per il nome,si potrebbe dire che a girarlo sia stato un debuttante anonimo qualunque,ma a discolpa del regista c'è da dire che dopo anni di flop immeritati,di film epocali che all'uscita sono stati trattati senza rispetto solo perchè agli antipodi delle fotocopie commerciali per il pubblichino atrofizzato,è comprensibile che la voglia di continuare a girare lavori "seri" passi.O di lavorare in toto,visto che come accennato,Carpenter avrebbe affermato di aver concluso la sua carriera da regista.Ovvio che si spera in un suo ripensamento,ma dovranno dargli i mezzi necessari per fargli fare ciò che vorrebbe e come vorrebbe...
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giuseppe de pascalis
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sabato 28 marzo 2020
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brutta copia
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Questo film è la brutta copia di Identity, del 2003, cioè sono uguali in fondo ed hanno lo stesso finale, solo che the ward ha impiantato un'altra storiella alla base.
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alberto
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venerdì 19 maggio 2017
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sottovalutato thriller di carpenter
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John Carpenter non ha bisogno di presentazioni: è uno dei maestri assoluti dell'horror, celebre soprattutto per aver introdotto la figura del killer Michael Myers con "Halloween" e aver firmato una pellicola seminale per i cineasti successivi, ovvero "La cosa". Quella in questione è invece meno famosa e meno citata, ma rappresenta un ritorno coi fiocchi per il regista e un autentico ma sottovalutato gioiellino di tensione. Protagonista della vicenda è Kristen, una ragazza tanto graziosa quanto misteriosa, in fuga dalle autorità per chissà quale motivo e portata in una clinica psichiatrica dopo aver appiccato un incendio in una fattoria.
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John Carpenter non ha bisogno di presentazioni: è uno dei maestri assoluti dell'horror, celebre soprattutto per aver introdotto la figura del killer Michael Myers con "Halloween" e aver firmato una pellicola seminale per i cineasti successivi, ovvero "La cosa". Quella in questione è invece meno famosa e meno citata, ma rappresenta un ritorno coi fiocchi per il regista e un autentico ma sottovalutato gioiellino di tensione. Protagonista della vicenda è Kristen, una ragazza tanto graziosa quanto misteriosa, in fuga dalle autorità per chissà quale motivo e portata in una clinica psichiatrica dopo aver appiccato un incendio in una fattoria. Qui conoscerà un gruppetto di donne disturbate mentalmente, chi attaccabrighe, chi snob, chi riservata. Come se non bastasse l'aria non è delle migliori e sembra che passeggi una presenza che gli altri ignorano per un determinato motivo. I pregi sono tanti: già dall'inizio con i titoli di testa Carpenter ci immerge nel mondo dell'ignoto e del dubbio, ma soprattutto dell'orrore vecchio stile, semplice ma efficace, attraverso la rottura di vetri e immagini di torture accompagnate dal fantastico tema musicale di Mark Kilian, gemiti femminili viscerali e di morriconiana memoria, quasi a voler simboleggiare la rottura della normalità. Scena dopo scena poi lo spettatore viene ipnotizzato, come alcune pazienti, poiché la regia è coinvolgente, con le lunghe panoramiche dei corridoi dell'ospedale, e conduce lo spettatore in maniera per niente leggera, tra jumpscare e violenza, nell'incubo che vive Kristen, interpretata dall'ex moglie di Johnny Depp, Amber Heard, apparentemente banale ma con risvolti di trama non scontati, merito della sceneneggiatura di Michael e Shawn Rasmusse, e progressivamente nel ben costruito colpo di scena finale, sapientemente anticipato all'inizio e a metà storia, che colma quelli che a prima vista potrebbero sembrare buchi di sceneggiatura. Un altro punto a favore è la scenografia claustrofobica di Paul Peters, che si concentra solo sulle stanze di questo ospedale, tranne nella prima scena nella fattoria, facendo sembrare l'edificio come un ostacolo insormontabile, senza via di fuga e senza possibiltà di salvezza dal fantasma, di grande impatto. E' un vero peccato che sia stato un flop: a mio parere è una chicca di un veterano che ha mantenuto il suo stile e sa adattare la macchina da presa alle esigenze di chi cerca un thriller/horror che sappia creare tensione e far stare col fiato sospeso. Dura poco meno di un'ora e mezza ed è l'ideale per una serata all'insegna di brividi.
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contrammiraglio
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giovedì 6 aprile 2017
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mestiere
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Il buon Carpenter ha fatto, ottimamente, di meglio in passato, avendo peraltro trattato in maniera migliore, a suo tempo, una questione, psicologicamente parlando, assai simile.
parecchio belloccia la matta, peraltro sempre perfettamente truccata anche se in manicomio (poteri della personalità multipla ), musica a tratti carpentereggiante ma, nell'insieme, deludente.
basta così John, per favore: preferisco rimanere al bel Vampires!
😉
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elgatoloco
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domenica 13 marzo 2016
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demistificazione del reale
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Al di là del"velo di Maja"(manicomio, vicende narrate, personalità multiple etc.-ossia il livello"basic", diremmo-"The Ward"è un potente gioco di specchi, dove rotto(metaforicamente e non)uno specchio, nulla è reale, ma mera apparenza, gnosticamente: non è reale l'incendio della fattoria, non è reale la moltiplicazione-"dissipazione"delle personalità, non è reale, dirmemo, neppure la clinica psichiatrica-"manicomio", in cui si propina di tutto, dalle sedute collettive all'ipnosi all'elettroshock, dove comunque, a livello"basic", si vede l'orrore a-scientifico della psichiatria che si aggrappa dappertutto, anche e soprattutto dove non ha alcuna chance di incidere/né si propone di"curare".
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Al di là del"velo di Maja"(manicomio, vicende narrate, personalità multiple etc.-ossia il livello"basic", diremmo-"The Ward"è un potente gioco di specchi, dove rotto(metaforicamente e non)uno specchio, nulla è reale, ma mera apparenza, gnosticamente: non è reale l'incendio della fattoria, non è reale la moltiplicazione-"dissipazione"delle personalità, non è reale, dirmemo, neppure la clinica psichiatrica-"manicomio", in cui si propina di tutto, dalle sedute collettive all'ipnosi all'elettroshock, dove comunque, a livello"basic", si vede l'orrore a-scientifico della psichiatria che si aggrappa dappertutto, anche e soprattutto dove non ha alcuna chance di incidere/né si propone di"curare"...Ma , al di là delle riflessioni antipsichiatriche che possiamo trarne(e che forse è ingiusto attribuirle a Carpenter, non saprei), al di là del"livello apparenza"c'è quanto si diceva all'inizio, dato che l'"enigma"permane fino alla"rivelazione"finale... Carpenter bravo come sempre, più che mai costretto a lavorare nella dimensione claustrofobica di una scenografia d'interni, dove anche le scene"liete"(il ballo nella "sala d'aspetto"del manicomio, le musichettere-non scritte da Carpenter, ma quantomeno in stile con la sua produzione preannunciano l'irreparabile, l'insondabile, l''inconoscibile... Interpreti in linea con le intenzioni registiche, bravura complessiva, intendendo tecnici, fotografi, che lavorano di converso con Carpenter, dando voce e fiato alla demistificazioen ontologica d cui parlavo. El Gato
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noia1
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martedì 9 febbraio 2016
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fate spazio alla vecchia (nuova) guardia
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Una ragazza in un manicomio senza sapere perché, pazienti che scompaiono e un fantasma in agguato.
John Carpenter è famoso per i suoi film dell’orrore, è il suo marchio metterci ogni volta mostri, efferatezze o trame ambigue. Ciò che però non si menziona spesso è quanto sia bravo come regista, con Carpenter non parliamo di un ottimo regista di film horror ma di un ottimo regista e basta, che poi abbia scelto di condire ogni volta tutto con cose raccapriccianti resta una scelta che non ha niente a che vedere col suo talento. Questa pellicola in particolare è spettacolare proprio perché tutto è curato, gli squartamenti e i mostri non sono tutto, sono il clou di un film che di per sé è bellissimo.
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Una ragazza in un manicomio senza sapere perché, pazienti che scompaiono e un fantasma in agguato.
John Carpenter è famoso per i suoi film dell’orrore, è il suo marchio metterci ogni volta mostri, efferatezze o trame ambigue. Ciò che però non si menziona spesso è quanto sia bravo come regista, con Carpenter non parliamo di un ottimo regista di film horror ma di un ottimo regista e basta, che poi abbia scelto di condire ogni volta tutto con cose raccapriccianti resta una scelta che non ha niente a che vedere col suo talento. Questa pellicola in particolare è spettacolare proprio perché tutto è curato, gli squartamenti e i mostri non sono tutto, sono il clou di un film che di per sé è bellissimo.
La vicenda è presentata in maniera ottima, eppure niente ha a che vedere con le atmosfere anni ottanta che hanno reso famoso il regista, e questo accade proprio perché la regia stessa è ottima. Carpenter non solo è bravo, non solo riesce a rompere i propri stessi schemi ma riesce sempre e comunque a mettere in scena qualcosa di straordinario – seppur in questo caso specifico piccolo – non solo in termini di terrore o scene splatter, ma proprio nella qualità del prodotto.
Passano i tempi, passano le epoche eppure qui sembra che il regista sappia perfettamente le carte che ha in mano, da quando gli davano quattro spiccioli e un po’ di pomodoro ad adesso che, seppur ancora con pochi soldi, può approfittare della computer grafica e delle atmosfere create dalle nuove telecamere. Sempre e comunque John riesce a dare il massimo risultato con il minimo budget, forse inoltre è l’unico ad aver capito come usare il famoso jumpscare (non vi dico dove) che nessuno dimenticherà mai fino alla morte dopo averlo visto, ed è anche l’unico ad aver capito realmente cosa farsene della marea di effetti speciali coi quali si incasinano i film di oggi.
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jlanda23
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domenica 21 settembre 2014
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addio carpenter e grazie di tutto!
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Siamo nel 2010 e John Carpenter, scomparso dall'ambiente cinematografico per quasi 10 anni, ritorna con la sua ultima impresa "The Ward-Il reparto", un horror psicologico che affronta il tema della malattia mentale nei panni di una giovane e abbastanza credibile Amber Heard e della sua chiusura in un reparto di igiene mentale in cui si svolgerà tutta la narrazione. Il tema della follia non è sconosciuto al regista newyorkese, avendolo quest'ultimo trattato in uno dei suoi capovalori, la summa della trilogia dell'apocalisse, che è "Il seme della follia"; purtroppo il tema della narrazione è l unica somiglianza tra le due pellicole, separate tra di loro da un abisso incolmabile.
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Siamo nel 2010 e John Carpenter, scomparso dall'ambiente cinematografico per quasi 10 anni, ritorna con la sua ultima impresa "The Ward-Il reparto", un horror psicologico che affronta il tema della malattia mentale nei panni di una giovane e abbastanza credibile Amber Heard e della sua chiusura in un reparto di igiene mentale in cui si svolgerà tutta la narrazione. Il tema della follia non è sconosciuto al regista newyorkese, avendolo quest'ultimo trattato in uno dei suoi capovalori, la summa della trilogia dell'apocalisse, che è "Il seme della follia"; purtroppo il tema della narrazione è l unica somiglianza tra le due pellicole, separate tra di loro da un abisso incolmabile. Nonostamente Carpenter cerchi, anche abbastanza efficacemente, di giocare con la psiche umana attraverso uno stile registico sempre all'altezza e una sceneggiatura che comunque regala un'atmosfera di tensione costante e buoni colpi di scena, ormai il regista è in parabola discendente e questa pausa così lunga non sembra avergli poi fatto così bene. Sarà il tema un po abusato (ne sono esempi Nascosti nel buio, Sucker punch, Shutter Island e molti altri) che ne hanno smorzato l'atmosfera rendendo i colpi di scena e soprattutto il finale attesi e prevedibili, sarà la scena conclusiva che mi ha decisamente deluso (la chiusura è sempre stato il punto forte di Carpenter, capace sempre di lasciarti quel senso di angoscia e di curiosità che ti cresceva dentro come un tumore anche a distanza di giorni dalla visione), sarà un po' di malinconia al pensiero di cosa il potenziale di questa pellicola, nelle mani dello stesso regista ma di una ventina di anni fa, sarebbe potuto diventare, ma non posso fare a meno di notare che questo film sembra il lascito finale di un vero maestro, ormai anacronistico in questo cinema così superficiale e banale, che non ha più molto da dire; un po' come quei vecchi giocattoli di tanti anni fa che ora, in un mondo le cui menti sono soggiogate da smartphone e tecnologie varie, vengono lasciati in vecchie soffitte polverose, non smettendo mai però di esercitare quel fascino quasi mistico che li astrae dal tempo e dallo spazio, donandogli quell'eterna bellezza che li farà apprezzare per sempre.
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vjarkiv
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domenica 6 ottobre 2013
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déjà vu degli stilemi horror...
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Certo The Ward è un déjà vu degli stilemi horror...A molti ricorda la "meccanica" di Shutter Island...Certo è un “un horror della vecchia scuola fatto da un regista della vecchia guardia” come dichiara lo stesso Carpenter...Ma ce ne fossero di nuovi (registi) capaci di attrarre l'attenzione di spettatori ormai assuefatti a ogni forma di spettacolarità!!!...Ben tornato, alla faccia di chi ti credeva artisticamente morto!!!
Ps: ...belli i titoli di testa!!!
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the pork chop express
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martedì 25 dicembre 2012
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the ward
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E' deprimente e un po triste sapere che dietro questo film c'è la regia di John Carpenter. Dopo quasi 10 anni di lontananza dal grande schermo ci si aspettava un rientro all'altezza della sua fama piuttosto che un ghost movie anonimo che omaggia Argento per nascondere la mancanza di stile, del tocco del maestro, che fu.
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