molenga
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giovedì 18 agosto 2011
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attento a chi tocchi...
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Kim Jee-Won, ovvero la sintesi di quanto di bello il c "inema coreano ci ha offerto negli ultimi tre lustri: cari spettatori, ancora una volta non rimarrete delusi. Certo, se siete facilmente impressionabili lasciate perdere, prima almeno preparatevi guardando la trilogia della vendetta e, di questo stesso autore, "bittersweet life", ma sappiatelo, in "i saw the devil non c'è posto per la malinconia elegante di un assassino, la vendetta non è neanche lontanamente eticizzata. Un violentatore assassino di ragazze commette un grave errore, quello di eliminare la moglie incinta di un agente: l'agente èLee Hyung-Bun, e l'idea di catturare il colpevole( l'onnipresente volto del cinema coreano, Choi min-sik) non gli sfiora l'anticamera del cervello: lo rovina pezzo per pezzo, come a ppezzi ha ritrovato la moglie.
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Kim Jee-Won, ovvero la sintesi di quanto di bello il c "inema coreano ci ha offerto negli ultimi tre lustri: cari spettatori, ancora una volta non rimarrete delusi. Certo, se siete facilmente impressionabili lasciate perdere, prima almeno preparatevi guardando la trilogia della vendetta e, di questo stesso autore, "bittersweet life", ma sappiatelo, in "i saw the devil non c'è posto per la malinconia elegante di un assassino, la vendetta non è neanche lontanamente eticizzata. Un violentatore assassino di ragazze commette un grave errore, quello di eliminare la moglie incinta di un agente: l'agente èLee Hyung-Bun, e l'idea di catturare il colpevole( l'onnipresente volto del cinema coreano, Choi min-sik) non gli sfiora l'anticamera del cervello: lo rovina pezzo per pezzo, come a ppezzi ha ritrovato la moglie.
Un film incredibilmente bello dove il dolore diventa spettacolo angosciante d'alto ritmo, una fotografia eccezionale e una scelta stilistica nel montaggio oltre le possibili citazioni da altri film( su tutto la scena del doppio omicidio in taxi): Caro tarantino, non vada a copiare dagli anni '60 e '70, c'è carne macellata di fresco di Corea
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tarantinofan96
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venerdì 2 gennaio 2015
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la vanificazione della vendetta
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Un'altra storia sull'inutilità della vendetta e sulle sue disastrose conseguenze. Un thriller teso, violento, pessimista e drammatico dalle atmosfere cupe in cui protagonista assoluto è il Male. Non ci sono buoni o cattivi in questo contesto, non esiste bene, ma soltanto male. La vendetta è vista come sentimento che ottenebra l'uomo e che lo riporta ad un primitivo istinto animalesco e quindi alla sua vera natura, ma anche come sfida persa in partenza: la vendetta è stupida, la violenza genera solo altra violenza e alla fine il male trionferà sempre.
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Un'altra storia sull'inutilità della vendetta e sulle sue disastrose conseguenze. Un thriller teso, violento, pessimista e drammatico dalle atmosfere cupe in cui protagonista assoluto è il Male. Non ci sono buoni o cattivi in questo contesto, non esiste bene, ma soltanto male. La vendetta è vista come sentimento che ottenebra l'uomo e che lo riporta ad un primitivo istinto animalesco e quindi alla sua vera natura, ma anche come sfida persa in partenza: la vendetta è stupida, la violenza genera solo altra violenza e alla fine il male trionferà sempre. Tecnicamente il film è ottimo: la regia di Kim, ora dinamica e adrenalinica, ora statica e claustrofobica, riesce a mantenere la tensione per tutta la durata della pellicola (più di 2 ore e 20 minuti) e gli attori danno grande prova delle loro capacità. I Saw the Devil è un film che amalgama perfettamente l'azione con il thriller, il dramma con momenti che si avvicinano all'horror. Una pellicola coinvolgente e a tratti disturbante che riesce a tenere lo spettatore incollato alla sedia, ma allo stesso tempo farlo riflettere. Un capolavoro del cinema contemporaneo che si spera che trovi presto una distribuzione italiana.
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gianleo67
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domenica 6 aprile 2014
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'tarantinismo di ritorno' made in seul
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Per vendicare la fidanzata, uccisa e fatta a pezzi da uno spietato e sanguinario serial killer, agente dei servizi di sicurezza coreani pedina e bracca l'omicida grazie ad una microspia gps che lo costringe ad ingoiare. Deciso ad infliggergli una punizione lenta e dolorosa, inizia a tormentarlo e massacrarlo ad ogni incontro, ma non ha fatto i conti con la bieca furbizia della sua vittima e con il pericolo che sembra minacciare la sicurezza dei suoi cari...
Il cinema coreano dimostra, ad ogni confronto con i clichè del genere (qualunque esso sia), di aver fatto i compiti a casa rielaborando, secondo l'estetica iperrealista del cinema d'azione made in Hong Kong (et similia) ed il gusto per un inveterato 'grand guignol', i canoni del thriller drammatico 'revenge based' che sembra diventare una costante un pò retriva degli autori di Seul (vedasi la felice accoglienza di pubblico e critica riservati alla omologa trilogia di Park Chan-wook).
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Per vendicare la fidanzata, uccisa e fatta a pezzi da uno spietato e sanguinario serial killer, agente dei servizi di sicurezza coreani pedina e bracca l'omicida grazie ad una microspia gps che lo costringe ad ingoiare. Deciso ad infliggergli una punizione lenta e dolorosa, inizia a tormentarlo e massacrarlo ad ogni incontro, ma non ha fatto i conti con la bieca furbizia della sua vittima e con il pericolo che sembra minacciare la sicurezza dei suoi cari...
Il cinema coreano dimostra, ad ogni confronto con i clichè del genere (qualunque esso sia), di aver fatto i compiti a casa rielaborando, secondo l'estetica iperrealista del cinema d'azione made in Hong Kong (et similia) ed il gusto per un inveterato 'grand guignol', i canoni del thriller drammatico 'revenge based' che sembra diventare una costante un pò retriva degli autori di Seul (vedasi la felice accoglienza di pubblico e critica riservati alla omologa trilogia di Park Chan-wook). A questa regola produttiva e culturale non sfugge nemmeno questo lavoro a tinte forti del talentuoso Kim Jee-woon che, come nel precedente 'The Good, the Bad, the Weird' sembra emulare un certo 'tarantinismo di ritorno' nel mettere in scena un gusto decisamente 'pulp', sospeso tra ironia e ferocia, tra sentimentalismo e pornografia, tra iperrealismo e compiacimenti splatter, nel restituirci un mondo di personaggi che, benchè afflitti da un certo fumettismo e mossi da un oscuro relativismo etico, sono perfettamente coerenti e funzionali all'escalation di orrore e di violenze di cui si rendono consapevoli protagonisti. A tratti raffinato nella composizione delle inquadrature e nella efficace dialettica del montaggio, questa ennesima variante sul tema della vendetta in terra coreana alterna con spigliata noncuranza (o forse è proprio il contrario) tutta la gamma di registri che vanno dal dramma sentimentale al thriller poliziesco, alla horror comedy, rendendo la misura spropositata del metraggio (143 minuti) addirittura necessario per contenerne appena le funamboliche peripezie narrative lungo il risaputo tragitto che dal delitto conduce sempre all'inevitabile castigo che,in questo caso, sembra non risparmiare proprio, ma proprio nessuno. Spettacolo per stomaci forti (ma bisognerebbe educare un pò tutti al gusto ludico e citazionista del cinema coreano) fa della inverosimiglianza e del ritmo incalzante i suoi precipui codici estetici, impartendo una lezione di stile e di competenza artistica alla cupa seriosità della produzioni americane di riferimento. Attori di grande professionalità ed attrici più che fotogeniche (vedere la scena di sesso 'doggy style' senza peli sulla lingua e non solo) al servizio di una regia che sa benissimo dove andare a parare.
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