nicell
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giovedì 8 agosto 2013
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poetico
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Un piccolo goiello contemporaneo, capace di far riflettere e emozionare con tocchi leggeri e poetici.
Non lasciatevelo sfuggire!
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meribenda
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venerdì 4 maggio 2012
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grandi aspettative...grande delusione
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Dagli ottimi punteggi nelle recensioni ci si aspetterebbe un film ricco di significati, con un messaggio forte da trasmettere e una buona recitazione degli attori. E' vero, la storia non è comune: una bambina abbandonata al parco che viene accudita con grande umanità da una peculiare famiglia di nomadi...tuttavia ciò che viene messo sullo schermo sono semplici momenti di quotidianità, nessuno realmente degno di nota. Si rimane in attesa di un evento importante nella storia per tutti i 100 minuti (la speranza che succeda qualcosa è l'unica "forza" che tiene incollati alla poltrona) che però non sopraggiunge. La recitazione lascia qualche perplessità (le battute sembrano inventate al momento).
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albsorge
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mercoledì 5 ottobre 2011
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futuro a se stante
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Trovare qualcosa che non si è mai cercato.
E' da questo spunto, solo all'apparenza banale, che il viaggio di Patti, artista che non comprende se stessa, ha inizio.
Asia è piccola ma, per contrasto, appare molto meno vulnerabile di Patti e di tutto il mondo che viene circoscritto da poche roulotte e da molte pozzanghere; Taro, ragazzino dall'animo gentile e gitano, e Bobo, pagliaccio che deve sforzarsi di ridere, sono il microcosmo nel quale confluiscono le speranze di una bambina che, probabilmente, raccoglie una felicità nemmeno immaginata.
Il sorriso ingenuo di Asia riflette l'amarezza di una speranza destinata a morire (Patti vorrebbe la bimba accanto a sè per una vita intera ma, lei lo sa bene, questo non sarà possibile), le sue parole a tratti incompresnibili sono le stesse che gli artisti circensi, girovaghi per natura, non riescono a pronunciare.
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Trovare qualcosa che non si è mai cercato.
E' da questo spunto, solo all'apparenza banale, che il viaggio di Patti, artista che non comprende se stessa, ha inizio.
Asia è piccola ma, per contrasto, appare molto meno vulnerabile di Patti e di tutto il mondo che viene circoscritto da poche roulotte e da molte pozzanghere; Taro, ragazzino dall'animo gentile e gitano, e Bobo, pagliaccio che deve sforzarsi di ridere, sono il microcosmo nel quale confluiscono le speranze di una bambina che, probabilmente, raccoglie una felicità nemmeno immaginata.
Il sorriso ingenuo di Asia riflette l'amarezza di una speranza destinata a morire (Patti vorrebbe la bimba accanto a sè per una vita intera ma, lei lo sa bene, questo non sarà possibile), le sue parole a tratti incompresnibili sono le stesse che gli artisti circensi, girovaghi per natura, non riescono a pronunciare.
Una carrellata di vite e non una semplice descrizione di volti.
La perfieria romana, trattata dalla macchina da presa con un tatto ed una sensibilità violentemente pasoliniana, è l'embrione di un mondo (e di un futuro) a se stanti.
Ed il grande equivoco che molte, troppe volte, è andato a turbare la placidità dell'universo documentaristico, qui viene cancellato immediatamente dalla stessa Asia, incapace di capire la funzione invasiva di una telecamera che vuole seguire una vita ma che, allo stesso tempo, svela la finzione della rappresentazione.
Con la telecamera che si muove silenziosamente tra le pieghe di una metropoli quasi disabitata, lo straniamento è definito da un'illuminazione naturale (evitate accuratamente le luci morbide in grado di estetizzare ogni sequenza) che si perde nel grigio.
Ed in uno stralcio finale che si apre e si chiude in una frazione di secondo, intervallato da un semplice e fantastico omaggio al Tod Browning di 'Freaks', un ritorno ad un'esistenza piatta e fittizia racconta il vuoto incolmabile di un popolo che non può riconoscere se stesso.
E non può riconoscere un destino che qualcuno ha già scritto per lui.
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nalipa
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giovedì 16 giugno 2011
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un film poco visto....purtroppo!
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Una donna di mezza età, artista di strada, trova in un parco una bimba abandonata, in realtà era uscita per cerca il suo cane. La bimba ha con se un biglietto della madre sul quale si legge che che tornerà a prenderla.
Patrizia, il nome della donna, la porta nella sua roulotte e con il marito e un grupo di amici se ne prende cura.
La piccola non sembra faticare ad ambientarsi, anzi....
Gli attori, non professionisti, si comportano in modo naturale senza (sembra) seguire un copione...fanno e dicono ciò che probabilmente chiunque farebbe o direbbe.
Puro verismo ma anche lirismo.
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notedo
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martedì 5 aprile 2011
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buon cinema con pochi mezzi
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Film di assoluta semplicità che si gode come bere un bicchier d'acqua. Ho assistito ad una operazione assolutamente felice atta a recuperare una ecologia dello sguardo. Da un quasi documentario con una trama improvvisata emerge un mometo piacevolissimo in cui lo sguardo ritrova una propria dimensione. Eccezionale il montaqgio per recuperare ore ed ore di recitazione non recitazione della piccola Asia.
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mimmo_calciano
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lunedì 31 gennaio 2011
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se questo è cinema!!!!
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Mi chiedo cosa vorrebbe comunicare questo film...... vorrebbe farci ammirare la vita dei nomadi....bastava un documentario.... mah
il film è noioso, non credibile pieno di qualunquismi... gli attori saranno di strada, l'unica che si salva è la bambina....
Sarà che questo neorealismo non è alla mia portata ma dare quattro stelle come hanno fatto gli altri è sputare in faccia alla realtà.
Mi chiedo cosa abbiano visto al festival di Pesaro.
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astromelia
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venerdì 3 dicembre 2010
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un film diverso
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spontanea questa storia, ricca di semplicità con molte componenti umane,un pò lento sopratutto all'inizio,finale con punto di domanda, splendida la piccina.
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zulu51
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mercoledì 24 novembre 2010
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una bella sorpresa
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Una bella sorpresa, questo film di due registi, una italiana Tizza Covi ed uno austriaco Rainer Frimmel.
La storia è semplice, una donna cinquantenne Patrizia, dalla improbabile chioma rossa, di un accampamento di artisti circensi che vivono alla periferia di Roma, nel quartiere di S. Basilio, trova ai giardini una bambina di due anni abbandonata, sopra un'altalena, la raccoglie e porta con sè nel suo carrozzone e qui le trova nelle tasce un biglietto scritto dalla madre, che dice che tornerà presto a riprenderla.
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Una bella sorpresa, questo film di due registi, una italiana Tizza Covi ed uno austriaco Rainer Frimmel.
La storia è semplice, una donna cinquantenne Patrizia, dalla improbabile chioma rossa, di un accampamento di artisti circensi che vivono alla periferia di Roma, nel quartiere di S. Basilio, trova ai giardini una bambina di due anni abbandonata, sopra un'altalena, la raccoglie e porta con sè nel suo carrozzone e qui le trova nelle tasce un biglietto scritto dalla madre, che dice che tornerà presto a riprenderla.
Con l'aiuto di un ragazzino tredicenne Tairo, orfano che vive con la nonna, la donna tiene la bambina, "la Pivellina", come la chiamano tutti.
Il marito della donna vorrebbe andare alla polizia, perchè sente il pericolo e capisce che, scoperti sarebbero accusati di rapimento, ma anche lui finisce con l'affezzionarsi alla bambina.
Il film mette in evidenza, l'affetto e la solidarietà di questa gente, da molti guardati con sospetto, solo perchè fuori dalle convenzioni e vuole certamente sconfiggere certi luoghi comuni ed invitare lo spettatore a non fermarsi alle apparenze.
Molto significavo al riguardo, la lezione di boxe, che il marito della donna protagonista, dà al ragazzino tredicenne, gli insegna a difendersi e a colpire, ma solo se costretto a farlo e gli dice: "se il tuo avversario và a terra, niente calci, aspetti che si rialza, per continuare".
Gli attori non sono professionisti, ma veri artisti del circo e quindi molto credibili e bravi nel rappresentare la loro quotidianità.
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goldy
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mercoledì 19 maggio 2010
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che bello se la vita fosse ancora così
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Un realismo che non sarebbe stato raggiunto in modo così perfetto se non ci fosse stata la grande lezione dei fratelli Dardenne. Senza una sbavatura , depurato da qualsiasi caduta di facile sentimentalismo la narrazione ha stile perfetto. Non banale e nemmeno minimalista induce a riflessioni dolorose e purtroppo disperanti per chi sia disposto a entrare in collisione con i modelli di vita che proponiamo ai bambini di oggi. Una semplicità perduta impossibile da recuperare.
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laulilla
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lunedì 17 maggio 2010
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una bella sorpresa
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Una bella sorpresa ci arriva da un piccolo e misconosciuto film, poco distribuito (solo quattro sale in tutta Italia), a riprova, se ce ne fosse bisogno, che se si hanno idee e sensibilità, non servono grandi budget per produrre film interessanti e originali.
Qui, ci troviamo di fronte a una Roma che meno monumentale non si può: una squallida periferia in cui si incrociano tangenziali e in cui un traffico assordante e convulso pare non dare tregua alle persone che ci vivono. In tanto squallore, però, abitano uomini e donne che, pur marginalizzati da una società in cui il denaro è tutto, hanno saputo preservare una naturale capacità di accoglienza e di umana solidarietà. La piccina, incantevole ed espressiva creatura (Asia Crippa), trovata per caso, sull'altalena da Patti (Patrizia Gerardi), che stava in realtà cercando Ercole, il cagnolino, viene presa e accudita con amore, nonostante i problemi che potrebbero prospettarsi.
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Una bella sorpresa ci arriva da un piccolo e misconosciuto film, poco distribuito (solo quattro sale in tutta Italia), a riprova, se ce ne fosse bisogno, che se si hanno idee e sensibilità, non servono grandi budget per produrre film interessanti e originali.
Qui, ci troviamo di fronte a una Roma che meno monumentale non si può: una squallida periferia in cui si incrociano tangenziali e in cui un traffico assordante e convulso pare non dare tregua alle persone che ci vivono. In tanto squallore, però, abitano uomini e donne che, pur marginalizzati da una società in cui il denaro è tutto, hanno saputo preservare una naturale capacità di accoglienza e di umana solidarietà. La piccina, incantevole ed espressiva creatura (Asia Crippa), trovata per caso, sull'altalena da Patti (Patrizia Gerardi), che stava in realtà cercando Ercole, il cagnolino, viene presa e accudita con amore, nonostante i problemi che potrebbero prospettarsi. Patti intuisce, nella sua semplicità, che una madre, se abbandona una bambina così, ha una storia dolorosa da risolvere, e che occuparsi della piccola vuol dire anche aiutare la madre a superare il suo problema.
Nei giorni trascorsi con la bimba, Patti e il marito, artisti circensi ormai anzianotti, che vivono in roulotte in un campo, insieme ad altri circensi, si ingegnano per rendere la provvisoria sistemazione di Asia calda e lieta, cosicché l'esperienza di questa tenera avventura arricchisce davvero oltre ai due vecchi coniugi anche i loro generosi vicini di roulotte, primo fra tutti Tairo, l'adolescente che più volte sacrificherà il suo tempo libero e anche i suoi piccoli risparmi per badare a lei e onorarla, magari con una bella torta con la scritta Asia.
Il film ha pagine molto belle: il piccolo spettacolo, che è andato deserto, per raggranellare qualche soldino per Asia; le lezioni di guida del marito che parte a malincuore, per lavorare, ma vuole che Patti possa far fronte a qualsiasi situazione di emergenza; la sera malinconica in cui Tairo spiegherà alla ragazza che non può uscire con lei perché deve badare alla bambina, aiutando Patti che è anziana e stanca; le riflessioni sagge e un po' tristi dell'ultima sera, che ripercorrono i ricordi, non particolarmente lieti, dell'infanzia di Patti e di Tairo. Il film è molto interessante e consigliabile e merita maggiore visibilità di quella di cui gode, si fa per dire, oggi.
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