andreina
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domenica 14 aprile 2019
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commento al film
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La cosa che mi colpisce di piu' in questo film e' la sensibilita' con cui il regista ha espresso l'ansia ed il relativo comportamento di questa mamma. Chi di noi mamme come me non ci si e' ritrovato? Alle prime mancanze di risposta alle telefonate si preoccupa, ma non agisce, abituata probabilmente ad un simile comportamento. Poi non ne puo' piu' e parte... Il secondo aspetto che ho colto e' che questa mamma aveva comunque perso la figlia, perche' se fosse morta molto probabilmente non avrebbe mai accettato la sua scelta di mettersi con un africano mussulmano. Solo dopo quanto e' successo realizza che alla fine fra queste due culture cosi' diverse c'e' molto delle loro vite in comune: l'amore per la natura, l'amore per i figli lontani e soprattutto il fatto di non conoscerli per niente.
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La cosa che mi colpisce di piu' in questo film e' la sensibilita' con cui il regista ha espresso l'ansia ed il relativo comportamento di questa mamma. Chi di noi mamme come me non ci si e' ritrovato? Alle prime mancanze di risposta alle telefonate si preoccupa, ma non agisce, abituata probabilmente ad un simile comportamento. Poi non ne puo' piu' e parte... Il secondo aspetto che ho colto e' che questa mamma aveva comunque perso la figlia, perche' se fosse morta molto probabilmente non avrebbe mai accettato la sua scelta di mettersi con un africano mussulmano. Solo dopo quanto e' successo realizza che alla fine fra queste due culture cosi' diverse c'e' molto delle loro vite in comune: l'amore per la natura, l'amore per i figli lontani e soprattutto il fatto di non conoscerli per niente. Il mio giudizio e' piu' che positivo!
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daniela macherelli
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sabato 1 marzo 2014
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london river : viaggio nella metropoli e in sé
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Elisabeth e Ousmane si ritrovano a cercare i loro figli nella Londra appena sconvolta dagli attentati del 2005, nella speranza di ritrovarli sani e salvi; lei, protestante, viene da un'isoletta nella Manica, lui, musulmano, è africano, ma abita da molti anni in Francia. Giunta nella capitale, Elisabeth, abituata a far parte di una minuscola comunità presumibilmente alquanto omogenea per religione, usi e costumi, entra in contatto con una realtà caotica, multiculturale e multireligiosa, che la disorienta parecchio; qui, inoltre, scopre che la figlia, a Londra per studi, vive una sua vita di cui lei non era a conoscenza, abita con il figlio di Ousmane e frequenta la moschea. A sua insaputa, quindi, la figlia si è affrancata dalla limitatezza e uniformità in cui era cresciuta, mutando i propri orizzonti mentali e il suo stile di vita.
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Elisabeth e Ousmane si ritrovano a cercare i loro figli nella Londra appena sconvolta dagli attentati del 2005, nella speranza di ritrovarli sani e salvi; lei, protestante, viene da un'isoletta nella Manica, lui, musulmano, è africano, ma abita da molti anni in Francia. Giunta nella capitale, Elisabeth, abituata a far parte di una minuscola comunità presumibilmente alquanto omogenea per religione, usi e costumi, entra in contatto con una realtà caotica, multiculturale e multireligiosa, che la disorienta parecchio; qui, inoltre, scopre che la figlia, a Londra per studi, vive una sua vita di cui lei non era a conoscenza, abita con il figlio di Ousmane e frequenta la moschea. A sua insaputa, quindi, la figlia si è affrancata dalla limitatezza e uniformità in cui era cresciuta, mutando i propri orizzonti mentali e il suo stile di vita.
La tragedia degli attentati del 2005 costringe la madre a compiere, sulla scia della figlia, un percorso in un certo senso analogo, che allarga il suo modo di vedere il mondo che la circonda, e le fa superare, spinta dalle circostanze e dagli eventi, timori e diffidenze verso il "diverso", arrivando al punto di condividere l'appartamento della figlia con Ousmane, offrendogli alloggio.
Anche senza prove certe, i due genitori, sulla base di informazioni ottenute dal vicinato, vogliono credere in un happy end circa la sorte dei loro figli (quel giorno sembra siano partiti per una vacanza), ma l'illusione dura poco ed Elisabeth e Ousmane vengono presto a conoscenza della terribile verità. Lei torna nella sua isola comprensibilmente arrabbiata con la vita e con un grave lutto da elaborare (si veda con quale rabbia zappetta la terra nella scena finale), ma da allora non sarà più la stessa: è entrata veramente in contatto con le infinite sfaccettature della comunità umana, ha imparato a condividere ansie, speranze, illusioni e delusioni, divenendo così una persona nuova.
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jean remi
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lunedì 29 luglio 2013
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culture diverse fuse nel dolore
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Nel contesto degli attentati terroristici avvenuti a Londra nel luglio 2005, una bellissima storia che riprende problematiche tipiche dei nostri giorni e comuni a molti di noi:
- il rapporto con i figli che appena escono dalla nostra sfera d’influenza si formano una loro vita di cui noi poco conosciamo e loro poco ci dicono;
- la bestialità del gesto terroristico fine a se stesso che colpisce indiscriminatamente e distrugge vite innocenti;
- la difficoltà del rapporto col diverso da noi che facciamo fatica ad accettare, anzi che aprioristicamente rifiutiamo per poi accorgerci che, approfonditi i rapporti, ha i nostri stessi problemi e reagisce con i medesimi sentimenti.
Grande Rachid Bouchareb nel trasmettere il clima di tensione che si crea attorno alla spasmodica ricerca dei figli di cui non si hanno notizie e si teme vittime o addirittura complici dell’attentato terroristico.
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Nel contesto degli attentati terroristici avvenuti a Londra nel luglio 2005, una bellissima storia che riprende problematiche tipiche dei nostri giorni e comuni a molti di noi:
- il rapporto con i figli che appena escono dalla nostra sfera d’influenza si formano una loro vita di cui noi poco conosciamo e loro poco ci dicono;
- la bestialità del gesto terroristico fine a se stesso che colpisce indiscriminatamente e distrugge vite innocenti;
- la difficoltà del rapporto col diverso da noi che facciamo fatica ad accettare, anzi che aprioristicamente rifiutiamo per poi accorgerci che, approfonditi i rapporti, ha i nostri stessi problemi e reagisce con i medesimi sentimenti.
Grande Rachid Bouchareb nel trasmettere il clima di tensione che si crea attorno alla spasmodica ricerca dei figli di cui non si hanno notizie e si teme vittime o addirittura complici dell’attentato terroristico.
Grandi gli interpreti Brenda Blethyn, Sotigui Kouyaté plurinominati, nel corso della loro carriera, più volte all’Oscar (lui per questa interpretazione ha vinto l’Orso d’argento per il miglior attore al festival internazionale di Berlino). I personaggi che definirei entrambi fragili e forti, non potrebbero essere più contrapposti, sempliciotta, contadina, conformista e piena di pregiudizi lei; colto, con treccine “rasta”, di una fierezza di portamento esemplare lui. Eppure alla fine, quando il destino gli si accanisce contro, si ritrovano uniti nel condividere il dolore.
Grande, a mio avviso anche la colonna sonora di Armand Amar, musicista israeliano vincitore nel 2010 del premio Cesar per la colonna sonora del film Il concerto.
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filippo catani
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lunedì 11 giugno 2012
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due mondi che si toccano uniti dal dramma
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Dopo i tragici attentati di Londra del luglio 2005 una donna e un uomo si mettono alla ricerca dei rispettivi figli. La donna, bianca e protestante, si mette sulle tracce della figlia che studia da tempo a Londra. L'uomo, di colore e mussulmano, si mette sulle tracce del figlio che non vede da circa vent'anni. I due finiranno con l'incontrarsi in quanto scopriranno che i figli intrattenevano una relazione.
Questo film è la dimostrazione lampante di come si possa realizzare una pellicola intelligente e toccante trattando un dramma che ha sconvolto una nazione intera senza bisogno di mostrare scene truci. L'intento del bravissimo Bouchareb è quello di mostrare come due persone che in condizioni diciamo così "normali" non sarebbero mai destinate ad incontrarsi, finiscano con il farlo in quella che è purtroppo una occasione drammatica.
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Dopo i tragici attentati di Londra del luglio 2005 una donna e un uomo si mettono alla ricerca dei rispettivi figli. La donna, bianca e protestante, si mette sulle tracce della figlia che studia da tempo a Londra. L'uomo, di colore e mussulmano, si mette sulle tracce del figlio che non vede da circa vent'anni. I due finiranno con l'incontrarsi in quanto scopriranno che i figli intrattenevano una relazione.
Questo film è la dimostrazione lampante di come si possa realizzare una pellicola intelligente e toccante trattando un dramma che ha sconvolto una nazione intera senza bisogno di mostrare scene truci. L'intento del bravissimo Bouchareb è quello di mostrare come due persone che in condizioni diciamo così "normali" non sarebbero mai destinate ad incontrarsi, finiscano con il farlo in quella che è purtroppo una occasione drammatica. Naturalmente il primo contatto è a dir poco traumatico specie da parte della donna che non riesce ad accettare che la figlia non solo si interessi allo studio dell'arabo e del Corano ma che addirittura frequenti un ragazzo mussulmano. Parlare con il padre del ragazzo le servirà a scoprire che in realtà può contare sull'uomo per un reciproco conforto durante le ricerche dei figli. Questo ancora a dimostrare non solo l'insensatezza di qualsiasi azione dinamitarda ma anche il potere della comunicazione che prima di farti conocere un uomo in quanto uomo cerca di etichettarlo con una religione (o altro) per cercare di creare una barriera insormontabile, una inimicizia perenne. E invece è vero il contrario; solo la tolleranza e il rispetto reciproco possono portare a una più che civile convivenza perchè ognuno di noi ha la possibilità di imparare, essere "contaminato" oppure semplicemente confortato dall'altro.
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molenga
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martedì 15 maggio 2012
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un incontro oltre il dolore
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Londra, estate del 2005: in centro le bombe di Al-Qaeda fanno una strage; sia la signora Sommers, che vive in campagna, sia il signor Ousmane, un africano che lavora in Francia, non avendo notizie dei propri figli si recano in centro a cercarli; dopo un'iniziale diffidenza, l'alto uomo che non sbatte mai gli occhi e la preoccupatissima madre scoprono che i loro figli frequentavano la stessa moschea, vivevano nel medesimo appartamento, probabilmente si amavano. giungeranno a una tragica scoperta.
Bel film, straordinariamente interpretato, su un incontro di culture al quadrato(i figli e i genitori), girato con un'ottima fotografia e con un buon ritmo. Il regista ha il merito di non essere troppo banale né propagandista.
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Londra, estate del 2005: in centro le bombe di Al-Qaeda fanno una strage; sia la signora Sommers, che vive in campagna, sia il signor Ousmane, un africano che lavora in Francia, non avendo notizie dei propri figli si recano in centro a cercarli; dopo un'iniziale diffidenza, l'alto uomo che non sbatte mai gli occhi e la preoccupatissima madre scoprono che i loro figli frequentavano la stessa moschea, vivevano nel medesimo appartamento, probabilmente si amavano. giungeranno a una tragica scoperta.
Bel film, straordinariamente interpretato, su un incontro di culture al quadrato(i figli e i genitori), girato con un'ottima fotografia e con un buon ritmo. Il regista ha il merito di non essere troppo banale né propagandista. Consigliato agli amanti di Loach
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francesco2
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mercoledì 21 marzo 2012
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(altri)segreti e bugie
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Come nel film di Leigh che l'ha resa, credo (relativamente) conosciuta anche in Italia, (Avete notato che la poliziotta nera ricorda proprio la figlia nera diq uel film?), anche qui la Blethyn deve ri-scoprire una figlia. Un'altra (ri)scoperta era stata quella dello scrittore Forester, in un -Credo- non proprio indimenticabile, nonostante qualche momento specifico, di Van San, dove un artista torna va alla luce, ai suoi occhi ed a quelli degli altri.
Cosa fosse farlo con un figlio -Almeno potenzialmente è diverso- l'aveva mostrato il nostro Ettore Scola oltre vent'anni fa, nel suo "Che ora è". Lì, però, si palesava un (non?) rapporto probabilmente mai iniziato; qui invece la madre di Jane, da quanto ci è dato di capire, ignorava le nuove scelte della figlia; complice, forse (Ma sarebbe sufficiente?), un'enorme lontananza, nel senso banalmente geografico.
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Come nel film di Leigh che l'ha resa, credo (relativamente) conosciuta anche in Italia, (Avete notato che la poliziotta nera ricorda proprio la figlia nera diq uel film?), anche qui la Blethyn deve ri-scoprire una figlia. Un'altra (ri)scoperta era stata quella dello scrittore Forester, in un -Credo- non proprio indimenticabile, nonostante qualche momento specifico, di Van San, dove un artista torna va alla luce, ai suoi occhi ed a quelli degli altri.
Cosa fosse farlo con un figlio -Almeno potenzialmente è diverso- l'aveva mostrato il nostro Ettore Scola oltre vent'anni fa, nel suo "Che ora è". Lì, però, si palesava un (non?) rapporto probabilmente mai iniziato; qui invece la madre di Jane, da quanto ci è dato di capire, ignorava le nuove scelte della figlia; complice, forse (Ma sarebbe sufficiente?), un'enorme lontananza, nel senso banalmente geografico. Banalmente, appunto. Perché la donna appare distante in quanto "troppo madre", personaggio stereotipato della donna buona e forse un pò debole, per quanto qualcuno abbia messo in rilievo una diffidenza nei confronti del genitore musulmano. Non ci viene risparmiato neanche che avesses messo di fumare, ma che in quei giorni di tensione avesse voglia di una sigaretta.
In un film post 11 Settembre, nell'epoca della globalizzazione, in cui i conflitti più o meno espliciti non hanno al dimensione privata nelle opere citate, ma assumono una dimensione collettiva (Il mondo ormai è uno ed uno solo, e ciò che avviene a New York non può non colpire anche gli abitanti di Singapore), e riguardano comunque tematiche di interesse sociale, il rapporto tra i due viene (intra)visto con un pudore, certo, che però sovente potrebbe sapere di macchiettismo e persino superficialità: si è già detto della madre, ma anche il mondo musulmano, non certamente analizzato(?) con accenti manichei, appare esplorato tramite frasi di routine ("Qui non si fapolitica: si prega"): complice, come ha osservato qualcuno, un poliziotto dalla pelle bianca anche lui islamico(!). Né mi appare del tutto corretto parlare di documentario: da quel punto di vista, (relativamente) più incisivo appare il francese "Welcome".
Un cinema, allora, privo di scene madri, ma in cui la cinepresa si ferma prima di approfondire, oltre che di apparire fuori posto.
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luana
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domenica 22 maggio 2011
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film pamphlet
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Il film si rifà al'attentato del 2005 a Londra per raccontarci una distanza generazionale profonda.Non è un caso che nel mondo della tecnica i due genitori lavorino a contatto con la natura e non conoscano ,in modo diverso, affatto i loro figli. Figli di cui si intuisce immediatamente il destino, per cui la nostra percezione di spettatori non è un sintonia con quella dei protagonisti che solo oscuramente temono qualcosa di brutto.Le note positive dono due. Una è il tuffo di questi due "vecchietti" proiettati di colpo in un tempo e una velocità moderna e qui il loro disorientamento e amgoscia vanno di pari passo con paure di ogni tipo che li animano. L'altra è che è molto ben resa l'ombra della donna attraverso l'adricano.
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Il film si rifà al'attentato del 2005 a Londra per raccontarci una distanza generazionale profonda.Non è un caso che nel mondo della tecnica i due genitori lavorino a contatto con la natura e non conoscano ,in modo diverso, affatto i loro figli. Figli di cui si intuisce immediatamente il destino, per cui la nostra percezione di spettatori non è un sintonia con quella dei protagonisti che solo oscuramente temono qualcosa di brutto.Le note positive dono due. Una è il tuffo di questi due "vecchietti" proiettati di colpo in un tempo e una velocità moderna e qui il loro disorientamento e amgoscia vanno di pari passo con paure di ogni tipo che li animano. L'altra è che è molto ben resa l'ombra della donna attraverso l'adricano. Ombra che verrà poi integrata fino a un sentimento di condivisione e qui l'aspetto "pamphlet" del film emerge tutto come scopo e limite del film stesso.Anche la colonna sonora jazz contribuisce a levarci da un reale coinvolgimento per un film costruito troppo a tavolino.
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(di francesco2)
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ipno74
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sabato 19 febbraio 2011
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il tarlo che logora la mente
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Tutto potevo pensare, tranne di vedere un film così angosciante, e triste.
Potrebbe essere un'esperienza che ci potrebbe accadere in qualsiasi momento, perchè perdere una persona all'improvviso è la cosa più straziante che ci possa accadere, e ti senti impotente di fronte alla valanga di eventi e alla freddezza della gente che ci circonda perchè nessuno sa il dolore che proviamo.
Bravissimi gli attori e il regista che ci ha regalato un film che ti fa amare la vita, ma soprattutto ci da la forza di dire " ti voglio bene" a chi ci sta vicino.
[+] bello
(di bdmet)
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ipno74
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domenica 13 febbraio 2011
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un insinuante angoscia
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Tutto potevo pensare, tranne di vedere un film così angosciante, e triste.
Potrebbe essere un'esperienza che ci potrebbe accadere in qualsiasi momento, perchè perdere una persona all'improvviso è la cosa più straziante che ci possa accadere, e ti senti impotente di fronte alla valanga di eventi e alla freddezza della gente che ci circonda perchè nessuno sa il dolore che proviamo.
Bravissimi gli attori e il regista che ci ha regalato un film che ti fa amare la vita, ma soprattutto ci da la forza di dire " ti voglio bene" a chi ci sta vicino.
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ultimoboyscout
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giovedì 3 febbraio 2011
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la sofferenza che avvicina.
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Due persone diversissime tra loro si scoprono più vicine di quanto si possa immaginare. Sinceramente il film a tratti mi ha molto annoiato ma non si possono non premiare le interpretazioni maiuscole della coppia Blethyn-Kouyate e il tono del film che non scade mai nel sentimentale e sdolcinato, nel retorico (e sarebbe stato facilissimo che accadesse...) ma rimane sempre una bellissima storia etica. E a volte un evento drammatico può aiutare a permettere che altre situazioni migliorino, come abbattimento di tante barriere e sviluppo di un certo tipo di dialogo.
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