iuriv
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sabato 27 settembre 2014
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questioni spinose
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Wilkins mette in scena un classico horror da assedio, rinunciando a ogni pretesa di originalità, se non nel tentativo di rovesciare qualche stereotipo nella caratterizzazione dei personaggi.
La vicenda vede protagonisti una coppia di giovani campeggiatori e due criminali in fuga. Quando tutta questa umanità si incontra, si trova di fronte a un pericolo misterioso che viene dalla foresta. Asserragliati in una stazione di servizio il loro obbiettivo diventa cooperare per sopravvivere.
Come detto, non si tratta di una trama innovativa, ma comunque il regista si gioca bene le sue carte montando tutto con ritmo calcolato per mantenere la tensione sempre a buoni livelli. Fin dai titoli di testa Wilkins dimostra buon gusto nel disegnare la sua storia, riuscendo nel suo tentativo di catturare immediatamente l'attenzione.
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Wilkins mette in scena un classico horror da assedio, rinunciando a ogni pretesa di originalità, se non nel tentativo di rovesciare qualche stereotipo nella caratterizzazione dei personaggi.
La vicenda vede protagonisti una coppia di giovani campeggiatori e due criminali in fuga. Quando tutta questa umanità si incontra, si trova di fronte a un pericolo misterioso che viene dalla foresta. Asserragliati in una stazione di servizio il loro obbiettivo diventa cooperare per sopravvivere.
Come detto, non si tratta di una trama innovativa, ma comunque il regista si gioca bene le sue carte montando tutto con ritmo calcolato per mantenere la tensione sempre a buoni livelli. Fin dai titoli di testa Wilkins dimostra buon gusto nel disegnare la sua storia, riuscendo nel suo tentativo di catturare immediatamente l'attenzione.
A tutto ciò si può sommare una buona prova degli attori, con in testa Whigham che qui è probabilmente la star più conosciuta, ma anche un ottimo comparto di effetti speciali, artigianali e organici, che restituiscono il gusto tipicamente splatter che un lavoro simile ha l'interesse ad offrire.
Proprio a proposito di questo, però, il film mette in evidenza una contraddizione intrinseca che non sono riuscito a spiegarmi. Nonostante il buon lavoro degli effettisti e dei truccatori, le scene più movimentate sono girate in modo frenetico, con un effetto ballerino della telecamera che le rende incomprensibili. Se il desiderio è quello di dare allo spettatore la sensazione di smarrimento, la missione fallisce, perché la confusione che si viene a creare in questi frangenti risulta fastidiosa più che disturbante e finisce per togliere molto alla resa complessiva del film.
Un po di amaro in bocca mi è rimasto anche a causa dello scarso approfondimento che viene offerto riguardo la vera natura del mostro parassita. La sceneggiatura, infatti, lascia al biologo Costanzo il compito di fornire qualche delucidazione, scegliendo di non osservare il tutto con uno sguardo d'insieme che fornisca un qualche significato a tutta la vicenda. Una decisione che non rappresenta per forza un male, ma che comunque leva un po di profondità alla storia.
In definitiva un lavoro che si lascia guardare senza la pretesa di rimanere come un pilastro del genere. Non il migliore della sua categoria, ma nemmeno da sconsigliare.
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gus da mosca
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domenica 8 marzo 2009
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"prendi un coltello e tagliami via il braccio"
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Un B-movie quasi privo di sceneggiatura, caduto sulla terra dal millennio scorso non si sa come, ne' si sa perche': ambientazioni e stereotipi romeriani rivisitati in chiave vintage, rianimando e mescolando idee tratte dall'eta' dell'oro del "cinema di mostri" (anni 50-60). Una nervosissima camera a mano confonde la vista dello spetttatore nei momenti topici, lasciando solo intuire l'abominevole ed arcana cosa mostruosa. Dimenticati i primi pietosi 15 minuti, la scenografia accurata e gli effetti "mostruosamente vintage" compensano un cast poco caratterizzato e pedante. Ci sarebbe voluto qualche bravo e sconosciuto caratterista (come si usava appunto nel 60) per rianimare la recitazione insufficiente del film, che sciupa piu' di una sequenza.
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Un B-movie quasi privo di sceneggiatura, caduto sulla terra dal millennio scorso non si sa come, ne' si sa perche': ambientazioni e stereotipi romeriani rivisitati in chiave vintage, rianimando e mescolando idee tratte dall'eta' dell'oro del "cinema di mostri" (anni 50-60). Una nervosissima camera a mano confonde la vista dello spetttatore nei momenti topici, lasciando solo intuire l'abominevole ed arcana cosa mostruosa. Dimenticati i primi pietosi 15 minuti, la scenografia accurata e gli effetti "mostruosamente vintage" compensano un cast poco caratterizzato e pedante. Ci sarebbe voluto qualche bravo e sconosciuto caratterista (come si usava appunto nel 60) per rianimare la recitazione insufficiente del film, che sciupa piu' di una sequenza. Si tratta di una specie di esercizio di "scuola del cinema", ben riuscito in quanto a capacita' di creare azione usando una semplice camera a mano: merita gli onori del grande schermo sicuramente piu' di tante altre produzioni seriali.
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