luciano sibio
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giovedì 6 giugno 2024
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film comunque guardabile
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Se qualcuno poteva dubitare che il film fosse o meno un noir, di certo dopo averlo visto ogni dubbio è fugato. In pratica una saga del noir a cominciare dalla tetra scenografia sino ad approdare ai serial killer. Qui ne abbiamo addirittura due, per non parlare dell'ispettore di turno che alla fine si lascia prendere la mano pure lui. Ispettore di turno che nel rispetto del clichè ha la vita privata sconquassata senza che nel lavoro riesca a risolvere seppur non dimentico dei suoi etici compiti. Film comunque guardabile voto 6,5.
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elgatoloco
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domenica 29 luglio 2018
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noir lucidamente disperato
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Più "noir" che "polar"(la componente meticciata con il"poliziesco"è molto meno forte, qui, prevalendo comunuqe la componente prettamente"noir"sul"Polar", che implica anche il "Poliziesco", "MR 73(2007, di Olivier Marchal, da un episodio realmente accaduto, sceneggiatura dello stesso regista)con Daniel Auteuil(grande interpretazione)e Olivia Bonamy, ma anche altri/e interpreti, mostrandoci relativamente poco di Marseille nel suo specifico, ci ridà invece , con flash-backs sempre intelligenti e opportuno in bianco e nero, la tragedia che incombe sul poliziotto protagonista, vittima di un serial killer che non ha risparmiato la sua famiglia, mentre parallelamente ci mostra una ragazza, vittima della stessa tragedia, ma anche lo stesso serial-killer, che verrà scarcerato per presunti"meriti di conversione", mentre in realtà proseguità nella sua spaventosa opera.
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Più "noir" che "polar"(la componente meticciata con il"poliziesco"è molto meno forte, qui, prevalendo comunuqe la componente prettamente"noir"sul"Polar", che implica anche il "Poliziesco", "MR 73(2007, di Olivier Marchal, da un episodio realmente accaduto, sceneggiatura dello stesso regista)con Daniel Auteuil(grande interpretazione)e Olivia Bonamy, ma anche altri/e interpreti, mostrandoci relativamente poco di Marseille nel suo specifico, ci ridà invece , con flash-backs sempre intelligenti e opportuno in bianco e nero, la tragedia che incombe sul poliziotto protagonista, vittima di un serial killer che non ha risparmiato la sua famiglia, mentre parallelamente ci mostra una ragazza, vittima della stessa tragedia, ma anche lo stesso serial-killer, che verrà scarcerato per presunti"meriti di conversione", mentre in realtà proseguità nella sua spaventosa opera...Opera trribile, ci mostra, comunque, doverosamente, quanto si nasconde negli anfratti di quella"subrealtà", che alligna sempre e dovunuqe, infischiandosene di morali, religiose o laiche, spesso sbandierate come"emblemi", spesso, bisogna dirlo, di nulla, quando si sa che le"dure repliche del reale"sono comunque terribilmente presenti e tali morali sono semplicemente incapaci-come anche le legislazioni vigenti, che sono altro, di farvi fronte.... UN film che non è assolutamente"gradevole"da vedere, anzi usa una sorta di trompe-l'oeuil della"repulsione"(repellere, in latino vuol dire, primariamente"respingere"), per una sorta di educatio ex contrario... Da vedere, superando l'effetto di cui si diceva..., El Gato
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elgatoloco
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domenica 24 luglio 2016
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grande film, nell'eccesso"barocco"
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"MR 73-L'ultima missione"di Olivier Marchal, ridondante, "barocco"(dove gli elementi tipici di quest'arte e del concetto sono l'eccesso di elementi e la sua anche provocatoria ridondanza, appunto), nelle scene di"azione"e violenza, nella scenografia, nell'illuminazione, nel"play"coreografico, nell'accentuazione dei due personaggi.chiave(il poliziotto eroico-sfortunato, "drop-out")e il serial-killer, spietato, senza in nessun modo sposare la tesi dell'identificazione quasi raggiunta o almeno"tendenziale"mostra come il cinema francese, anche prendendo spunto da un fatto forse reale-di cronaca(non sono abbastanza informato in merito, anche perché ritengo che qui il pre-testo non sia essenziale), da una tematica classica nella letteratura, nel cinema e in altri media che trattino il genere"noir-poliziesco", ossia il contrasto"dialettico"tra protagonista(in genere uomo"di legge")e antagonista(criminale), lo sappia trattare in modo assolutamente"eccedente"rispetto alla "norma"esemplificata dal cinema USA, generalmente.
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"MR 73-L'ultima missione"di Olivier Marchal, ridondante, "barocco"(dove gli elementi tipici di quest'arte e del concetto sono l'eccesso di elementi e la sua anche provocatoria ridondanza, appunto), nelle scene di"azione"e violenza, nella scenografia, nell'illuminazione, nel"play"coreografico, nell'accentuazione dei due personaggi.chiave(il poliziotto eroico-sfortunato, "drop-out")e il serial-killer, spietato, senza in nessun modo sposare la tesi dell'identificazione quasi raggiunta o almeno"tendenziale"mostra come il cinema francese, anche prendendo spunto da un fatto forse reale-di cronaca(non sono abbastanza informato in merito, anche perché ritengo che qui il pre-testo non sia essenziale), da una tematica classica nella letteratura, nel cinema e in altri media che trattino il genere"noir-poliziesco", ossia il contrasto"dialettico"tra protagonista(in genere uomo"di legge")e antagonista(criminale), lo sappia trattare in modo assolutamente"eccedente"rispetto alla "norma"esemplificata dal cinema USA, generalmente. Qualcosa di non proprio"consueto"nelle sale(il film è del 2008, quando c'erano ancora...ed erano relativamente piene...), ma anche in TV, in Internet etc, questo"MR 73"dove entrano echi da"Vidocq", da"The Master of Ballantrae"di Stevenson e ancora dal famoso ttesto su Jekyll e Hyde sempre del geniale scrittore britannico...Inquietante, perturbante, capace di mettere in discussione schemi interiorizzati troppo preso e con troppa convinzione -passività, per quanto si è detto della regia(e soggetto e sceneggiatura di Marchal)ma anche di due interpreti di grande spessore, Auteuil, il poliziotto"déraciné"e di Francis Renaud, che è"Kowalsky"(non a caso è nome emblematico, essendo il nome del"vilain", meglio l'amante problematico di"Un tram che si chiama desiderio"di Tennesse Williams-Elia Kazan), il serial killer, ma anche di tutti/e gli/le altri/e, dove un'enumerazione risulterebbe forse noiosa e pletorica. El Gato
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luigi chierico
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venerdì 22 luglio 2016
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imperdonabile
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Povero Daniel Auteuil, così bravo a recitare, chiamato da Olivier Marchal a ricoprire un ruolo di perdente, ossessionato dai suoi ricordi, travolto dai fatti e delitti di cui più che poliziotto è assistente inerme. Un film con tanto sangue, il rosso non lo si vede in tutte le scene girate in bianco e nero, un film del genere andava fatto vedere proprio così, diversamente il rosso sangue sarebbe stato sempre presente. La sfortuna,la disgrazia,il crimine hanno un solo colore : il nero, è così che si rappresenta la morte avvolta in un mantello con una falce, vedi il capolavoro di Ingmar Bergman “Il settimo sigillo”. Il poliziotto Louis Schneider ricorda vagamente Paul Kersey (Charles Bronson) in “il giustiziere della notte”.
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Povero Daniel Auteuil, così bravo a recitare, chiamato da Olivier Marchal a ricoprire un ruolo di perdente, ossessionato dai suoi ricordi, travolto dai fatti e delitti di cui più che poliziotto è assistente inerme. Un film con tanto sangue, il rosso non lo si vede in tutte le scene girate in bianco e nero, un film del genere andava fatto vedere proprio così, diversamente il rosso sangue sarebbe stato sempre presente. La sfortuna,la disgrazia,il crimine hanno un solo colore : il nero, è così che si rappresenta la morte avvolta in un mantello con una falce, vedi il capolavoro di Ingmar Bergman “Il settimo sigillo”. Il poliziotto Louis Schneider ricorda vagamente Paul Kersey (Charles Bronson) in “il giustiziere della notte”. Imperterrito nel suo compito , disobbedendo agli ordini e disposizioni ricevute, continua ad investigare sui delitti compiuti a Marsiglia. Pare che lo accompagni la morte ovunque passi, una vita disordinata al servizio di una legge che cerca la verità spesso per poterla poi nascondere. Il film propone un serial killer ed un omicida sanguinario messo in liberà perché “redento!” due famiglie distrutte dal dolore, una bambina che per anni rivede scene di violenza, vivendo nel terrore, una bella Olivia Bonamy nella parte di Justine Maxence. È lei a mettere al mondo un figlio con immagini uniche di un crudo verismo a cui non tutti sono pronti, il regista ce li poteva risparmiare e fare a meno di una controfigura disposta a mostrare come si mette al mondo un figlio e come lo si porti al seno. Un film, in cui è protagonista la morte anche nell’atto finale, si chiude con la vita di un bambino che forse potrà vivere tranquillamente a Marsiglia, anche senza più il poliziotto Louis Schneider.
Il film lo si vede volentieri sebbene tutta la storia sia frantumata da diversi eventi , tasselli che non vanno a comporre un puzzle, è girato magistralmente ed interpretato egregiamente dal sempre bravo Daniel Auteuil , lo ricordo volentieri nel recente agghiacciante capolavoro”In nome della figlia”. Un plauso per Olivia Bonamy e per Catherine Marchal nella parte di Marie Angéli. Ancora una volta la musica si sovrappone al dialogo lasciando poco spazio al modesto doppiaggio, come spesso accade. Buona invece la fotografia soprattutto nei flash in bianco e nero. La pioggia che abbondantemente cade su Louis Schneider, non servirà a pulire le pareti , i corpi ed i volti insanguinati in nome di una giustizia, di una pietà e di una disperazione, e se Cristo ha versato tanto sangue per l’Uomo, l’uomo non lo torni ad insanguinare del suo sangue.chibar22@libero.it
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giorpost
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venerdì 22 luglio 2016
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auteuil: se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo
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Louis Schneider è un ispettore veterano della omicidi di Marsiglia, con svariati arresti di serial killer nel suo curriculum. Ne ha viste tante nella sua vita, ma l'incidente che ha da poco colpito sua moglie e la figlioletta (quest'ultima deceduta, la consorte rimasta in stato catatonico), lo ha sconvolto al punto da esser sceso nell'inferno dell'alcolismo. A seguito di svariate bravate che gli costano il declassamento al turno di notte, Louis decide di seguire comunque il caso di un nuovo assassino che sta sconvolgendo i quartieri “bene” della città, colpendo ricche signore, sottoponendole a violenza e tortura, per finire con ucciderle brutalmente.
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Louis Schneider è un ispettore veterano della omicidi di Marsiglia, con svariati arresti di serial killer nel suo curriculum. Ne ha viste tante nella sua vita, ma l'incidente che ha da poco colpito sua moglie e la figlioletta (quest'ultima deceduta, la consorte rimasta in stato catatonico), lo ha sconvolto al punto da esser sceso nell'inferno dell'alcolismo. A seguito di svariate bravate che gli costano il declassamento al turno di notte, Louis decide di seguire comunque il caso di un nuovo assassino che sta sconvolgendo i quartieri “bene” della città, colpendo ricche signore, sottoponendole a violenza e tortura, per finire con ucciderle brutalmente. L'amico George è tutto quello che gli rimane, il solo che ancora possa dargli una spalla su cui aggrapparsi, mentre tutta la caserma gli è contro, composta sopratutto da poliziotti corrotti ed altrettanto violenti. Nel frattempo Justine, orfana dall'infanzia, è in attesa di due uomini: un figlio che porta in grembo, e l'assassino dei suoi genitori, che dopo 20 anni di galera sta per ottenere un permesso premio per essersi ben comportato e per aver abbracciato la fede, ma che vorrà completare quanto iniziato due decenni prima...
MR 73 (FRA, 2008) è un thriller dai lineamenti noir di grande livello, un'opera che prende spunto da fatti realmente accaduti vissuti in prima persona dal regista Oliver Marchal, ex poliziotto. Marchal chiama al suo fianco il miglior attore di Francia degli ultimi 30 anni ed uno dei migliori interpreti europei di sempre, Daniel Auteuil, autore di una prova straordinaria, basata su un tratteggio molto complicato di un uomo provato dal dolore che sceglie, suo malgrado, la strada dell'auto-distruzione. Auteuil è maestro in questo genere di pellicole ed occorre precisare sin da subito che senza la sua presenza questo film non avrebbe trasmesso il medesimo impatto visivo, seppur condito da una sceneggiatura intensa, da scene raccapriccianti di inaudita violenza e da un'eccellente fotografia vintage, ad effetto, quasi si trattasse di un film degli anni '60. Tranne un paio di attori, il resto del cast, forse, non è pienamente all'altezza del protagonista, ma la forza del lavoro (di squadra) sta nel crescendo della tensione che corre lungo tutta la spina dorsale dell'opera. La parte finale si prolunga un tantino troppo, ma il pathos riesce a tenere incollato lo spettatore.
Ancora un grande film made in France, ancora un poliziesco di alto livello che tiene testa agli americani per una pellicola che ci ricorda la violenza insita in ogni uno di noi. Infine, ancora un convincente e decadente (nel senso del ruolo) Daniel Auteuil: un attore che, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.
Voto: 8
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fabio1957
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venerdì 24 aprile 2015
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noir riuscito
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Bello e intrigante questo noir,ambientato in una Marsiglia cupa e inquietante,con atmosfere torbide e angoscianti.La figura del poliziotto onesto e maledetto,alcolizzato e perdente,allo sbando ma a suo modo lucido e arguto,rimanda lontanamente al detective Marlowe.L'interpretazione di Autil è esemplare,si prova quà e là una sensazione di deja vù,ma nel complesso il film è senz'altro riuscito.
Da vedere
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gianlore
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lunedì 18 agosto 2014
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ottimo
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L'ho visto solo ora dopo 6 anni dalla sua uscita, e l'ho apprezzato moltissimo.
Un film che mi è piaciuto ha saputo tenermi in tensione per due ore semza mai un attimo di pausa.
I due protagonisti sono superlativi, soprattutto Daniel Auteuil, grande recitazione.
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fabal
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lunedì 4 novembre 2013
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la sintonia tra auteil e marchal
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Tormentato dal ricordo di un tragico incidente per il quale la moglie giace paralizzata su un letto d'ospedale, Louis Schneider consuma la sua esistenza tra il dolore e gli effetti dell'alcool. A causa della sua condotta spesso violenta e imprevedibile viene trasferito di sezione, continuando però a indagare su un serial killer che terrorizza Marsiglia.
Marchal (tra l'altro ex poliziotto) getta benzina sul fuoco insistendo sulle tematiche di violenza e corruzione, come se 36 quai des Orfèvres non avesse offerto un quadro già abbastanza brutale della criminalità e di chi il crimine lo combatte. Rispetto al predecessore, però, L'ultima missione manifesta un cerebrale distacco dall'attivismo dell'hard boiled: il sangue e le scene crude non prevalgono in uno scenario dove tutto sembra marcio o comunque troppo stantio per lunghi inseguimenti o sparatorie, non più invogliate dall'atmosfera apertamente citoyenne di 36.
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Tormentato dal ricordo di un tragico incidente per il quale la moglie giace paralizzata su un letto d'ospedale, Louis Schneider consuma la sua esistenza tra il dolore e gli effetti dell'alcool. A causa della sua condotta spesso violenta e imprevedibile viene trasferito di sezione, continuando però a indagare su un serial killer che terrorizza Marsiglia.
Marchal (tra l'altro ex poliziotto) getta benzina sul fuoco insistendo sulle tematiche di violenza e corruzione, come se 36 quai des Orfèvres non avesse offerto un quadro già abbastanza brutale della criminalità e di chi il crimine lo combatte. Rispetto al predecessore, però, L'ultima missione manifesta un cerebrale distacco dall'attivismo dell'hard boiled: il sangue e le scene crude non prevalgono in uno scenario dove tutto sembra marcio o comunque troppo stantio per lunghi inseguimenti o sparatorie, non più invogliate dall'atmosfera apertamente citoyenne di 36.
Qui ci troviamo, invece, in una Marsiglia cupa che per poco non riesuma le pennellate di gothic con cui il thriller francese ha esagerato fino a pochi anni fa. Marchal, tuttavia, se ne lascia sedurre poco e focalizza l'attenzione sugli aspetti verosimili della vicenda. Le mosse di una polizia corrotta coinvolgono Louis più di una caccia all'assassino che nulla ha di allegorico o cavalleresco. Niente dualismi tra bene e male: il limbo in cui si muove il protagonista è (soltanto) tragicamente amorale. Auteil dimostra una splendida sintonia con il cambio di registro voluto da Marchal, ed interpreta un personaggio che rende irriconoscibile il più morigerato Léo Vrinks di 36. Supportato dai primi piani bui e dagli occhiali scuri, Schneider non è troppo atipico nei panni del poliziotto depresso: ma pur ricordando Jigen, l'aiutante animato di Lupin, con tanto di barba e sigaretta, il personaggio non è un duro spaccatutto, e mantiene intatto, per tutto il film, il fascino della non-caricatura. Il solo Kowalski, il corrotto e progressivamente "cattivo" capo della polizia, pecca di un certo schematismo.
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pandanuccio
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martedì 20 agosto 2013
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neronero
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molenga
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venerdì 4 maggio 2012
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polar non eccelso
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Se una squadra di calcio perde 5-3 e un suo giocatore fa una tripletta, lavoro dìinterdizione e senza palla, ebbene, questo giocatore prende 7 e non 8, perché il suo lavoro non è servito a salvare la squadra. Il parallelismo verte a spiegare che, nonostante la prestazione eccelsa di Ateuil il film non è che un'accozzaglia di stereotipi del genere, troppo lungo. Azzeccata l'ambientazione, ma con un attore tanto in stato di grazia si poteva far di meglio
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