piernelweb
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giovedì 13 settembre 2007
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più vicini al sole
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Poteva essere un capolavoro l'ultimo film del talentuoso regista inglese Danny Boyle. Poteva esserlo perchè tutta la prima ora è di un immaginifico e di una suggestione tali da suscitare rimembranze dai più grandi classici del genere: le atmosfere rarefatte di Solaris, il profondo ignoto di 2001, la paura e la lotta per la sopravvivenza di Alien. Il tutto nella splendida cornice fotografica stilizzata da Alwin H. Kuchler, che ci mostra come mai nessuno aveva prima fatto, la grande stella del nostro sistema solare, accecante per intensità e bellezza. L'analisi razionale sulla possibilità di una tale mastodontica missione viene meno, si rimane folgorati dall'alchimia degli eventi e dagli sguardi dei membri dell'equipaggio dell'Icarus II; il fisico Capa (un inedito e bravo Cillian Murphy) sembra un angelo segnato dal destino divino.
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Poteva essere un capolavoro l'ultimo film del talentuoso regista inglese Danny Boyle. Poteva esserlo perchè tutta la prima ora è di un immaginifico e di una suggestione tali da suscitare rimembranze dai più grandi classici del genere: le atmosfere rarefatte di Solaris, il profondo ignoto di 2001, la paura e la lotta per la sopravvivenza di Alien. Il tutto nella splendida cornice fotografica stilizzata da Alwin H. Kuchler, che ci mostra come mai nessuno aveva prima fatto, la grande stella del nostro sistema solare, accecante per intensità e bellezza. L'analisi razionale sulla possibilità di una tale mastodontica missione viene meno, si rimane folgorati dall'alchimia degli eventi e dagli sguardi dei membri dell'equipaggio dell'Icarus II; il fisico Capa (un inedito e bravo Cillian Murphy) sembra un angelo segnato dal destino divino. Peccato che di lì in avanti, pur mantenedosi su livelli tecnici ragguardevoli, il film dirotti verso i più sicuri lidi della fantascienza di maniera, dominata dall'azione e dalle più convenzionali logiche del thriller catastrofico. E allora il fascino del mistero diviene narrazione del prevedibile, un deja-vu di tanti altri film meno nobili. Anche il sabotatore, il sopravvissuto della prima missione, non ha l'appeal dei grandi cattivi della storia cinematografica dello spazio profondo. Forse le colpe sono da attribuire alle scelte della produzione o al colassare della sceneggiatura nel vano tentativo di garantire un finale. Peccato. Nonostante ciò "Sunshine" è un film che merita comunque la visione.
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arenaargentinact
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martedì 4 settembre 2007
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non male ma...
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Fare films di fantascienza originali non è facile. Questo a dire la verità non è male: storia intrigante, azione giusta (anche se me ne aspettavo di più), trama ok; l'unica cosa che non mi è piaciuta molto è stato il finale: l'arrivo del vecchio comandante della missione icaros precedente, tutto ustionato per 7 anni, un pò esagerato; vabbè alla fine era sempr un' americanata, ma un pò più originale delle altre.
Se dovessi darli un voto, gli darei 7!
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andalea
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venerdì 8 novembre 2013
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benvenuti su icarus ii...
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Fin dalla prima scena il film ti proietta in un atmosfera isolata in un'astronave a decine di milioni di chilometri dalla Terra, ormai prossima alla "zona morta", in cui non e' piu' possibile comunicare con il nostro pianeta a causa dei venti solari.
L'equipaggio della Icarus II, ha il compito di sganciare una gigantesca bomba stellare nel cuore del Sole, che e' in agonia da diversi anni e si sta ormai spegnendo, condannando il destino dell'umanita e dell'intero sistema solare; Il peso della missione grava sulle spalle dei 7 membri dell'equipaggio che rappresentano l'ultima speranza di salvezza.
Ormai prossimi all'ultima parte della missione, il capitano Kaneda (Hiroyuki Sanada) e' colto da profondi dubbi riguardanti l'astronave Icarus I, che parti' dalla Terra 5 anni prima con il loro stesso obbiettivo e che entrata nella "zona morta" e non e' piu' tornata indietro, lasciando all'umanita l'unica certezza che la missione falli', per motivi ancora sconosciuti.
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Fin dalla prima scena il film ti proietta in un atmosfera isolata in un'astronave a decine di milioni di chilometri dalla Terra, ormai prossima alla "zona morta", in cui non e' piu' possibile comunicare con il nostro pianeta a causa dei venti solari.
L'equipaggio della Icarus II, ha il compito di sganciare una gigantesca bomba stellare nel cuore del Sole, che e' in agonia da diversi anni e si sta ormai spegnendo, condannando il destino dell'umanita e dell'intero sistema solare; Il peso della missione grava sulle spalle dei 7 membri dell'equipaggio che rappresentano l'ultima speranza di salvezza.
Ormai prossimi all'ultima parte della missione, il capitano Kaneda (Hiroyuki Sanada) e' colto da profondi dubbi riguardanti l'astronave Icarus I, che parti' dalla Terra 5 anni prima con il loro stesso obbiettivo e che entrata nella "zona morta" e non e' piu' tornata indietro, lasciando all'umanita l'unica certezza che la missione falli', per motivi ancora sconosciuti.
Lasciata l'orbita del pianeta Mercurio e sempre piu' vicini al luogo di sgancio della mega-bomba, l'equipaggio della Icarus II si trova' a dover affrontare un imprevisto, che si rivela essere solo il primo di una serie di eventi gravissimi per la riuscita della missione.
Quando sembra ormai tutto perduto, rimane solo un'ultima, rischiosa e impensabile possibilita' di salvare l'umanita'.
Nessuno di loro immagina le conseguenze che avra' la scelta che compieranno, nessuno di loro immagina che sara' proprio cio' che ha spinto l'uomo a compiere una missione cosi' immensa ed eroica, a mettersi contro di loro sul punto di non ritorno.
Un thriller psicologico a sfondo fantascientifico molto bello. Accompagnato da colonne sonore azzeccatissime, come l'Adagio In Re Minore di John Murphy.
Il cast di attori si e' dimostrato all'altezza di apparire in uno scenario insolito per la maggior parte di loro, come il protagonista Cillian Murphy che interpreta il progettatore dell'ordigno solare o Chris Evans, che si e' immedesimato nel tecnico di bordo.
Consiglio a tutti la visione di questo film.
Saluti da Andalea ;)
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andrea
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venerdì 19 settembre 2008
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the sunshine
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Il Sole sta morendo e il genere umano rischia l'estinzione. L'ultima speranza nella Terra è riposta nell'Icarus II una moderna astronave incaricata di inviare all'interno del Sole una potente bomba nucleare che rianimi la stella. Ma la situazione diventa pericolosa... Grazie al montaggio lento e serrato di Chris Gill e della sua squadra Ingelese di cineasti, il regista Danny Boyle è riuscito anche qui a spaziare tra più generi affrontando la fantascienza futuristica di Blade Runner con un gusto di omaggio e di rispetto verso opere cinematografiche che come il capolavoro di Ridley Scott sono riuscite a offire molto all'universo cinematografico. Sunshine è un film estremamente apocalittico e molto complesso dove la sceneggiatura di Alex Garland è attenta ai personaggi e al grande tasso di suspense e tensione da trasmettere nello spettatore.
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Il Sole sta morendo e il genere umano rischia l'estinzione. L'ultima speranza nella Terra è riposta nell'Icarus II una moderna astronave incaricata di inviare all'interno del Sole una potente bomba nucleare che rianimi la stella. Ma la situazione diventa pericolosa... Grazie al montaggio lento e serrato di Chris Gill e della sua squadra Ingelese di cineasti, il regista Danny Boyle è riuscito anche qui a spaziare tra più generi affrontando la fantascienza futuristica di Blade Runner con un gusto di omaggio e di rispetto verso opere cinematografiche che come il capolavoro di Ridley Scott sono riuscite a offire molto all'universo cinematografico. Sunshine è un film estremamente apocalittico e molto complesso dove la sceneggiatura di Alex Garland è attenta ai personaggi e al grande tasso di suspense e tensione da trasmettere nello spettatore. Boyle è invece più propenso all'approfondimento del tema psicologico dei singoli componenti dell'Icarus II, che con determinate sequenze riescono ad incutere timore e mistero e contribuiscono a rendere la trama ancora più complicata e 'impossibile'. Uscito in una staione bassa per quanto riguarda agli incassi cinematografici, la pellicola ha sfondato solo in Italia mantenendosi sufficiente nel risultato con il pubblico e la critica. Un gioiellino sia dal punto di vista tecnico sia da quello delle riuscite interpretazioni di Cillian Murphy, Chris Evans, Rose Byrne e Cliff Curtis. Buono.
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kondor17
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sabato 1 agosto 2015
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affascinante come pochi
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Non so quante volte l'ho visto ma non mi stanco mai. Sin dalla prima scena ti cattura e non ti molla più. L'idea non è nuova, ma è resa benissimo, grazie a un cast tecnico più che azzeccato, alla fantastica colonna sonora di John Murphy e a effetti speciali mozzafiato, forse mai raggiunti. Sunshine è una malattia, una droga. Quella droga che porta Searle a chiedere a Icarus II di arrivare alla massima esposizione, quella droga che ha probabilmente fritto il cervello e la pelle di Pinbaker, causandogli la pazzia che lo porterà a sabotare le missioni. Ma la luce solare è anche la vita, non tanto per l'equipaggio sacrificabile, quanto per la gente rimasta a terra.
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Non so quante volte l'ho visto ma non mi stanco mai. Sin dalla prima scena ti cattura e non ti molla più. L'idea non è nuova, ma è resa benissimo, grazie a un cast tecnico più che azzeccato, alla fantastica colonna sonora di John Murphy e a effetti speciali mozzafiato, forse mai raggiunti. Sunshine è una malattia, una droga. Quella droga che porta Searle a chiedere a Icarus II di arrivare alla massima esposizione, quella droga che ha probabilmente fritto il cervello e la pelle di Pinbaker, causandogli la pazzia che lo porterà a sabotare le missioni. Ma la luce solare è anche la vita, non tanto per l'equipaggio sacrificabile, quanto per la gente rimasta a terra. Su quella terra glaciale e inospitale, con un cielo da alba boreale. Una missione suicida bellissima, un pathos costante, uno dei migliori sci-fi di sempre. Poetico e metafisico, oltre che geniale.
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lgiulianini
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sabato 12 novembre 2016
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riflessione sui limiti umani
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Quello che ho colto nel film di danny Boyle,
sempre stimolante comunque, è un secondo me riuscito tentativo di stimolare lo spettatore rispetto alle profondità del cosmo, alla assoluta ostilità dello stesso, alla impossibilità di compiere lunghe missioni senza rimanerne psicologicamente ed emotivamente sconvolti e sopraffatti.
L' unico personaggio che mantiene un equilibrio pare essere il Comandante Kaneda, tutti gli altri sono dopo sedici mesi di permanenza nel cosmo in qualche modo deviati dalla lucida umanità che dovrebbe contraddistinguere una comunità di scienziati appositamente addestrati a compiere una missione rischiosa quanto determinante per la sopravvivenza del genere umano. Angosce, paure ancestrali, flashback stranianti, dimensioni oniriche incontrollabili, e rivalità fuori luogo e contesto in un ambiente così delicato per la sopravvivenza stessa di tutti, costituiscono la premessa per il fallimento della missione, il cui finale horror non deriva dalla volontà di mozzare il film in qualche modo, ma dalla estremizzazione del concetto di profondità ed insondabilità dell'ignoto, che di fatto fa impazzire il comandante Pinbacker, che non riesce a mantenersi FUORI dal mistero che ci avvolge di fronte all'infinito cui ogni astronauta è chiamato a confrontarsi, ma finisce per esservi risucchiato totalmente, perdendo ogni dimensione umana, sia fisica che psicologica.
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Quello che ho colto nel film di danny Boyle,
sempre stimolante comunque, è un secondo me riuscito tentativo di stimolare lo spettatore rispetto alle profondità del cosmo, alla assoluta ostilità dello stesso, alla impossibilità di compiere lunghe missioni senza rimanerne psicologicamente ed emotivamente sconvolti e sopraffatti.
L' unico personaggio che mantiene un equilibrio pare essere il Comandante Kaneda, tutti gli altri sono dopo sedici mesi di permanenza nel cosmo in qualche modo deviati dalla lucida umanità che dovrebbe contraddistinguere una comunità di scienziati appositamente addestrati a compiere una missione rischiosa quanto determinante per la sopravvivenza del genere umano. Angosce, paure ancestrali, flashback stranianti, dimensioni oniriche incontrollabili, e rivalità fuori luogo e contesto in un ambiente così delicato per la sopravvivenza stessa di tutti, costituiscono la premessa per il fallimento della missione, il cui finale horror non deriva dalla volontà di mozzare il film in qualche modo, ma dalla estremizzazione del concetto di profondità ed insondabilità dell'ignoto, che di fatto fa impazzire il comandante Pinbacker, che non riesce a mantenersi FUORI dal mistero che ci avvolge di fronte all'infinito cui ogni astronauta è chiamato a confrontarsi, ma finisce per esservi risucchiato totalmente, perdendo ogni dimensione umana, sia fisica che psicologica.
Cercare verosimiglianze è inutile quanto stupido: il viaggio dell'uomo verso l'ignoto è e sarà per sempre delicato e fragile, soprattutto un lungo viaggio, perchè l'essere umano è delicato e fragile nonostante scienza e tecnologia. E' quanto Boyle vuole dirci giustamente, rispetto a tanti film che ci mostrano troppo spesso, al limite dopo un viaggio di anni in semiibernazione, astronauti che si risvegliano a milioni di KM dalla Madre Terra come niente fosse, vedono partite di baseball e sentono musica rock.
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paolp78
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sabato 5 aprile 2025
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tragedia fantascientifica
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Pellicola fantascientifica ambientata all’interno di una nave spaziale, che per atmosfere, elementi della storia, sequenze ricche di suspense, composizione dell’equipaggio e dinamiche interne allo stesso, mi ha riportato alla mente “Alien” di Ridley Scott. Nonostante quest’associazione, la pellicola mantiene comunque una sua cifra stilistica originale, che la caratterizza; in particolare si devono rimarcare i toni intesi e persino tragici della narrazione, non proprio consueti in film di questo genere, che solitamente adottano una narrazione più leggera, di maggiore evasione.
La regia è dell’eclettico Danny Boyle, che esibisce una grande maestria tecnica, trovandosi a suo agio nel gestire effetti speciali e riprese che vogliono impressionare per potenza visiva.
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Pellicola fantascientifica ambientata all’interno di una nave spaziale, che per atmosfere, elementi della storia, sequenze ricche di suspense, composizione dell’equipaggio e dinamiche interne allo stesso, mi ha riportato alla mente “Alien” di Ridley Scott. Nonostante quest’associazione, la pellicola mantiene comunque una sua cifra stilistica originale, che la caratterizza; in particolare si devono rimarcare i toni intesi e persino tragici della narrazione, non proprio consueti in film di questo genere, che solitamente adottano una narrazione più leggera, di maggiore evasione.
La regia è dell’eclettico Danny Boyle, che esibisce una grande maestria tecnica, trovandosi a suo agio nel gestire effetti speciali e riprese che vogliono impressionare per potenza visiva. Alcune sequenze del convulso finale sono poco definite, ma è una precisa scelta registica.
Apprezzabile la ricercatezza e lo studio dell’ingegneria spaziale e della tecnologia scientifica, che servono per conferire credibilità all’opera, rendendola più accattivante.
La sceneggiatura di Alex Garland, che aveva già collaborato con Boyle, si fa apprezzare tra l’altro per la buona l’interazione tra i personaggi, ciascuno sufficientemente ben definito; molto stuzzicanti le conflittualità.
Il cast è composto da attori di ottimo livello, a cui vengono richieste performance insolitamente intense per una pellicola di fantascienza. La parte di maggior rilievo va a Cillian Murphy, ma il cast corale riconosce un ruolo di rilievo anche agli altri personaggi, tra cui vanno citati Chris Evans, Michelle Yeoh, Rose Byrne, Cliff Curtis e un Mark Strong reso irriconoscibile dal trucco.
Non ci sono alieni o robot; la fantascienza di Boyle è poco spinta e fracassona, ma resta comunque finalizzata ad un puro e sano intrattenimento. Come detto l’elemento qualificante è dato dal non facile connubio tra fantascienza e tragedia, che nel finale si palesa in modo evidente e tutto sommato abbastanza convincente.
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nick castle
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lunedì 10 agosto 2009
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boyle scopiazza da amiele e rincorre kubrick...
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Pellicola decisamente deludente a partire dal trailer. Sull'onda dei film catastrofici del terzo millenio, Sunshine attira il pubblico per via del trailer fuorviante, che montato alla velocità della luce, lo fa sembrare un film d'azione, non è assolutamente così. Si può dire tranquillamente che una trama simile era già stata affrontata non tanto tempo fa, con il film "The core", soltanto che in Sunshine si va a mettere una bomba nel sole, mentre in The core la si va a mettere nel nucleo della terra. Quindi possiamo già dire, che il romanziere Alex Garland promosso sceneggiatore, non si sia spremuto tanto le meningi per trovare una storia. A fronte di effetti visivi strabilianti, una fotografia davvero bella e un montaggio abbastanza funzionale, la sceneggiatura lascia eminenti buchi narrativi e psicologi, per esempio, non viene spiegato niente su come il sole si sia spento(cosa impossibile dato che il sole è una stella destinata a espandersi non a spegnersi), sulla costruzione della gigantesca astronave e della mega-bomba stellare, il tutto viene liquidato con un semplicistico prologo narrato del protagonista e niente di più.
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Pellicola decisamente deludente a partire dal trailer. Sull'onda dei film catastrofici del terzo millenio, Sunshine attira il pubblico per via del trailer fuorviante, che montato alla velocità della luce, lo fa sembrare un film d'azione, non è assolutamente così. Si può dire tranquillamente che una trama simile era già stata affrontata non tanto tempo fa, con il film "The core", soltanto che in Sunshine si va a mettere una bomba nel sole, mentre in The core la si va a mettere nel nucleo della terra. Quindi possiamo già dire, che il romanziere Alex Garland promosso sceneggiatore, non si sia spremuto tanto le meningi per trovare una storia. A fronte di effetti visivi strabilianti, una fotografia davvero bella e un montaggio abbastanza funzionale, la sceneggiatura lascia eminenti buchi narrativi e psicologi, per esempio, non viene spiegato niente su come il sole si sia spento(cosa impossibile dato che il sole è una stella destinata a espandersi non a spegnersi), sulla costruzione della gigantesca astronave e della mega-bomba stellare, il tutto viene liquidato con un semplicistico prologo narrato del protagonista e niente di più. Parliamo invece dello svolgimento dei fatti: Come ha fatto l'uomo nudo bruciato ad andare sulla nave Icarus II dalla Icarus I? Ancor più ridicola è la scena in cui i tre compagni, di cui due senza tuta nè ossigeno, vengono espulsi dalla Icarus I e catapultati nello spazio aperto(è impossibile che due uomini senza tuta spaziale e senza ossigeno attraversino rettilineamente venti metri di spazio aperto, e anche se uno dei due muore, anche l'altro sarebbe dovuto morire, andiamo, senza aria e a 273°C si crepa all'istante, non diciamo cazzate!). Non so cosa Boyle voglia fare, ma rincorrere Kubrick in questo modo, con rimandi pecorecci a 2001: Odissea nello spazio è proprio patetico. Kubrick ha dimostrato con 2001: Odissea nello spazio che si può fare un film di fantascienza anche senza andare contro le leggi fisiche. Per fare un buon film di fantascienza bisogna avere un qualcuno che di fantascienza ne mastichi, Kubrick in 2001... aveva Arthur C. Clarke, Danny Boyle chi ha? Alex Garland? Ma fatemi il piacere... Garland é solo un trentenne presuntuoso, che pensa di essere all'altezza di persone come Asimov, Clarke, Chricton, Dick, che con la fantascienza sono nati, vissuti e morti. Peccato per Boyle che tanto bravo a dirigere in modo sobrio e asciutto, si ostina a voler inserire intermezzi d'azione che palesemente non riesce a dirigere, persino quando alcuni protagonisti si picchiano(che non sono scene particolarmente attive) la cinepresa se ne va dove vuole. A questo punto tanto vale girare in Automavision! In fine, le mie due stelle sono solo per l'eccellente dipartimento tecnico, ma se fosse venuto a mancare anche quello, il voto sarebbe stato certmante minimo.
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nick castle
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mercoledì 13 maggio 2009
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non è un granchè...
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Direi appena sufficiente. Quando uno vede passioni e pensieri dei personaggi veramente ben curati, e una regia "tranquilla" e senza scossoni(per chi non mi capisse, dico solo che ormai l'oscar lo danno solo a quelli che fanno la regia più tranquilla, è successo ai fratelli Coen con "Non è un paese per vecchi", a Spielberg per "Schindler's List, mentre rispettivamente i Coen come regia hanno dato il meglio in "Mister Hula Hoop", mentre Spielberg sia in "Minority Report" che nell'ultimo Indiana Jones ha lavorato magnificamente, da non fraintendere, Schindler's List è un bellissimo film, mi è piaciuto molto, ma la regia non era da Oscar obbiettivamente), gli viene da pensare,<>, ma poi man mano che il film va avanti, si vede un membro dell'equipaggio col corpo a filo con la superficie solare è quà che mi son detto,<>.
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Direi appena sufficiente. Quando uno vede passioni e pensieri dei personaggi veramente ben curati, e una regia "tranquilla" e senza scossoni(per chi non mi capisse, dico solo che ormai l'oscar lo danno solo a quelli che fanno la regia più tranquilla, è successo ai fratelli Coen con "Non è un paese per vecchi", a Spielberg per "Schindler's List, mentre rispettivamente i Coen come regia hanno dato il meglio in "Mister Hula Hoop", mentre Spielberg sia in "Minority Report" che nell'ultimo Indiana Jones ha lavorato magnificamente, da non fraintendere, Schindler's List è un bellissimo film, mi è piaciuto molto, ma la regia non era da Oscar obbiettivamente), gli viene da pensare,<>, ma poi man mano che il film va avanti, si vede un membro dell'equipaggio col corpo a filo con la superficie solare è quà che mi son detto,<>. Dico subito che Danny Boyle non mi piace, è sopravvalutato, inutile, ha uno stile che tutti potrebbero avere(andiamo, non fa un moviemento degno di nota con la cinepresa!). boyle fa parte di quella categoria di registi che di inquadrature e tecnicismi se ne fregano(lasciando il tutto al direttore della fotografia), concentrandosi solo sulla direzione degli attori. La storia sembra una rimasticatura di "The core" di Jon Amiel, però al contrario, lì si doveva arrivare al centro della terra, perchè il nucleo aveva smesso di girare, quà il sole s'è spento! Signori, al fantasia è poca e le ridicolaggini sono tante.
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odissea 2001
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domenica 22 aprile 2007
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la fantascienza verso l'estinzione
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Il genere fantascientifico si conferma più che mai moribondo. Tra 10 anni sarà probabilmente defunto, come il western, anche se il progresso tecnologico nel cinema ha toccato vette mai raggiunte nel passato. Il problema è che si fa fatica a trovare qualcuno capace di scrivere una storia di vera fantascienza senza scadere nel thrilling, nel grottesco, nella parodia, nel deja-vu. Sunshine, che parte benissimo rappresentando la forza del sole, lo spazio e l'astronave che lo percorre come si richiede ad un film girato negli anni del boom degli effetti speciali e della realtà virtuale, cade quando si discosta dal filone della fantascienza pura entrando nel campo dell'azione e del thrilling. Patetico il personaggio penetrato misteriosamente nell'astronave e tutto quello che segue, uno sviluppo che sembra dettato solo dalla scarsa convinzione nella capacità del genere di tenere desta l'attenzione dello spettatore fino alla fine, assolutamente scontato e "telefonato" il finale col sole che si riaccende illuminando la terra gelata mentre il "missionario" si scarifica per l'umanità, poco convincenti alcune scene girate a temperature che dovrebbero essere estreme e alle quali un uomo, pur dotato delle più aggiornate attrezzature, difficilmente potrebbe opporre adeguata resistenza.
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(di icaro)
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