Time |
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Un film di Kim Ki-Duk.
Con Ha Jung-woo, Sung Hyun-ah, Ji-Yeon Park
Drammatico,
durata 97 min.
- Corea del sud, Giappone 2006.
uscita venerdì 25 agosto 2006.
MYMONETRO
Time
valutazione media:
3,03
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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il vuoto di Timedi Daniela DB.Feedback: 0 |
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lunedì 9 aprile 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E’ il quadretto di due giovani, una coppia alla moda, con una casa alla moda, che si prendono un caffè in un localino alla moda, e che sono amanti in un parco di sculture “alla moda” (per quanto discutibili). Time non è il tempo che invecchia, è semplicemente il tempo che passa e rende le cose che abbiamo fin troppo usuali……non è una faccia che è cambiata ma è “la solita faccia noiosa”. Così “l’altro” “il diverso” “il cambiare” sembra siano la chiave per la felicità. Nel film la maggior parte delle facce è di giovani che lavorano, vivono da soli, convivono, ma sono dei ragazzini fragili, un prodotto di qualcosa di finto, di estetico, sono personalità leggere, quasi inesistenti. I tanti dialoghi sono vuoti. Anche il socializzare è vuoto: il tentativo di coprire la solitudine col sesso, senza troppi raggiri, è una foto di oggi…… e … non è certo il Giappone di un tempo! Quello che domina su tutto, anche sull’amore, è l’estetica al punto da ricorrere al bisturi con così tanta leggerezza, tanto per cambiare faccia per suscitare nuovo interesse verso la persona che si pensa di amare, che era solita lanciare occhiate verso altri “volti”. Il semplice gesto di stringere la mano ad una persona che si ama è svuotato della sensazione di contatto e di calore per diventare un mezzo per constatare le misure giuste! Senza riferimenti che possano costituire dei valori, la fragilità di See-hee si attacca morbosamente all’unica cosa che ha o che pensa di avere e la paura di perderla la porta alla pazzia: passa da scenate isteriche a gesti le cui conseguenze saranno disastrose per entrambi. Il regista ci ha trasmesso una foto triste di un mondo frenetico, pieno di gente, ma bianco e solitario e Kim ki-duk non dà vie di scampo. Da Time non se ne esce, non c’è consapevolezza e redenzione, ma si ricomincia da capo, nell’usualità inevitabile.
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