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carloalberto
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giovedì 14 gennaio 2021
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trama inverosimile, ottimo cast, risultato povero
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In questo Control del 2004 di Tim Hunter non manca proprio niente. Ci sono la suspense del thriller, le scazzottate, le sparatorie e le fughe rocambolesche dell’action movie, la storia d’amore, anzi la doppia storia d’amore, tra lo scienziato idealista ed umanitarista, Willem Dafoe, e sua moglie, Polly Walker, che hanno perso un figlio in un tragico incidente e quindi non manca nemmeno l’elemento drammatico, e tra il serial killer, Ray Liotta, scampato alla pena di morte, e la giovane benzinaia che studia geologia, Michelle Rodriguez. Dulcis in fundo, come se non si fosse messa già tanta carne al fuoco, si aggiunge anche il tono da film impegnato nel sociale, con la presa di posizione contro la pena di morte e la denuncia dello strapotere delle case farmaceutiche, rappresentato dal cinico amministratore delegato, interpretato in modo un po’ troppo compassato da Stephen Rea.
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In questo Control del 2004 di Tim Hunter non manca proprio niente. Ci sono la suspense del thriller, le scazzottate, le sparatorie e le fughe rocambolesche dell’action movie, la storia d’amore, anzi la doppia storia d’amore, tra lo scienziato idealista ed umanitarista, Willem Dafoe, e sua moglie, Polly Walker, che hanno perso un figlio in un tragico incidente e quindi non manca nemmeno l’elemento drammatico, e tra il serial killer, Ray Liotta, scampato alla pena di morte, e la giovane benzinaia che studia geologia, Michelle Rodriguez. Dulcis in fundo, come se non si fosse messa già tanta carne al fuoco, si aggiunge anche il tono da film impegnato nel sociale, con la presa di posizione contro la pena di morte e la denuncia dello strapotere delle case farmaceutiche, rappresentato dal cinico amministratore delegato, interpretato in modo un po’ troppo compassato da Stephen Rea.
Con una trama così complessa ed un cast di questo livello ci si aspetterebbe un filmone ed invece a causa della estrema fantasiosità del plot, per non dire incongruenza ed illogicità, e di una regia telefilmesca, con frequente utilizzo del primo piano dei protagonisti nei momenti più impensati, Control a stento si salva dall’essere classificato un b-movie.
Resta, comunque, da vedere soprattutto, se non esclusivamente, per la performance attoriale dell’eccezionale trio di protagonisti maschile ed in particolare per la straordinaria, quanto inverosimile, trasformazione da spietato assassino a mansueto agnellino di Liotta, che si conferma un grande attore dal talento purtroppo spesso mal utilizzato da Hollywood, fatta eccezione per qualche interpretazione, tra cui spicca quella indimenticabile nel ruolo di protagonista nel bellissimo Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese.
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