enzo70
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martedì 25 marzo 2014
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un dono sospeso per eccesso di piattezza
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Un bambino viene investito da una macchina mentre gira in bicicletta. L’investitrice fugge, l’incontro tra il bambino ed una ragazza a disagio sarà uno dei temi del film. L’asse portante è, invece, il dono che il bambino riceve di guarire i malati; Winspeare riesce a dare un prodotto sicuramente originale, esaltando, tra l’altro, le mille contraddizioni di Taranto, l’eterna ammalata, la città dell’inquinamento alle porte del Paradiso della Puglia, ma il film poi sembra restare sospeso. La sceneggiatura risente di una profonda piattezza, non si decolla mai, la partecipazione emotiva diventa difficile, per non dire impossibile. E alla fine si rimane come con un pugno di mosche in mano, il progetto e l’idea erano buoni, ma la realizzazione è sicuramente discutibile.
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Un bambino viene investito da una macchina mentre gira in bicicletta. L’investitrice fugge, l’incontro tra il bambino ed una ragazza a disagio sarà uno dei temi del film. L’asse portante è, invece, il dono che il bambino riceve di guarire i malati; Winspeare riesce a dare un prodotto sicuramente originale, esaltando, tra l’altro, le mille contraddizioni di Taranto, l’eterna ammalata, la città dell’inquinamento alle porte del Paradiso della Puglia, ma il film poi sembra restare sospeso. La sceneggiatura risente di una profonda piattezza, non si decolla mai, la partecipazione emotiva diventa difficile, per non dire impossibile. E alla fine si rimane come con un pugno di mosche in mano, il progetto e l’idea erano buoni, ma la realizzazione è sicuramente discutibile.
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grifo
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mercoledì 19 marzo 2008
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quella recensione non è di gervasini
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Quella critica non è affatto di mauro gervasini. La critica di gervasini è questa:
da Film Tv (Mauro Gervasini)
E dunque, vale la pena credere ai miracoli. Può infatti accadere che un giovane regista racconti una storia ad alto rischio senza precipitare nel patetico. Il dodicenne Toni, dopo un incidente causato dalla randagia Cinzia, diventa uno specie di guaritore. Realtà o leggenda filtrata attraverso la credulità pataccara dei "fatti vostri" televisivi? Edoardo Winspeare, salentino d'origine mitteleuropeo, si immerge nella Taranto e sceglie il miracolo come pretesto per raccontare altre storie: di problematiche intimità, di degrado metropolitano, di bellezze sottopelle. La sua scrittura è “in levare”, parte dalle piccole cose, da scorci qualsiasi, poi li amplifica, li approfondisce.
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Quella critica non è affatto di mauro gervasini. La critica di gervasini è questa:
da Film Tv (Mauro Gervasini)
E dunque, vale la pena credere ai miracoli. Può infatti accadere che un giovane regista racconti una storia ad alto rischio senza precipitare nel patetico. Il dodicenne Toni, dopo un incidente causato dalla randagia Cinzia, diventa uno specie di guaritore. Realtà o leggenda filtrata attraverso la credulità pataccara dei "fatti vostri" televisivi? Edoardo Winspeare, salentino d'origine mitteleuropeo, si immerge nella Taranto e sceglie il miracolo come pretesto per raccontare altre storie: di problematiche intimità, di degrado metropolitano, di bellezze sottopelle. La sua scrittura è “in levare”, parte dalle piccole cose, da scorci qualsiasi, poi li amplifica, li approfondisce. Come quella figura di genitore, il padre di Tonio, all'inizio così scontato nel suo sfogo-atto-dovuto all'ospedale e poi invece compiuto - persona e non più solo personaggio - alla veglia funebre del vecchio, quando dice al figlio che lui sì, può restare. Miracolo della sceneggiatura (di Giorgia Cecere e Pierpaolo Pirone) e della macchina da presa. Quello di Winspeare, lo sappiamo, é uno sguardo ostinato: ci crede alla bellezza, la trova anche nella devastazione del contesto che inevitabilmente si riflette nei cuori e nell'anima. La trova negli occhi di un bambino o nel volto disperato di una ragazza a un passo dal suicidio. La trova nella "Solea", quell'aspro impasto di luoghi, musica e odori che diventa alla fine pura luce. Quella di Taranto che di sequenza, con i suoi contrasti anche simbolici (il plumbeo fumogeno degli stabilimenti diventa cancro nella carne degli ammalati dell’Ilva), si fa pervasiva. E chiarisce, illumina, in fondo spiega. Spiega che il vero miracolo è proprio in questo sguardo che riscopre il valore dell'amore assoluto e della sua forza dirompente. Meno viscerale del precedente film di Winspeare, il bellissimo Sangue vivo, e forse più ambizioso e "di testa", Il miracolo è comunque autentico, sincero, finalmente necessario.
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luigi pennino
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domenica 24 febbraio 2008
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il miracolo che non accade
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Tonio, un bambino pugliese che vive in un ambiente degradato dalle ciminiere delle industrie, viene investito da una ragazza che, invece di soccorrerlo, fugge dalle proprie responsabilità (come poi farà lungo tutto il corso del film). Il bambino finisce in coma. Nel coma vede una luce. Quando si risveglia, guarisce un anziano il cui cuore si era fermato. Il miracolo diventerà di pubblico dominio. Tonio cercherà di compiere una serie di miracoli, ma i miracoli nei quali spera la gente non vanno mai a buon fine: il padre di Tonio non riesce a liberarsi dai debiti; la madre non riesce ad ottenere l’attenzione che desidera attraverso l’esibizione del figlio in televisione; un compagno di classe non riuscirà a far guarire il nonno dal cancro tramite il miracoloso "tocco" di Tonio; Cinzia, l’investitrice, non riuscirà né a ricostruire il proprio nucleo familiare, speranza sulla quale ha proiettato il senso della propria esistenza, né a togliersi la vita come desidererebbe fare dopo aver fallito il proprio tentativo.
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Tonio, un bambino pugliese che vive in un ambiente degradato dalle ciminiere delle industrie, viene investito da una ragazza che, invece di soccorrerlo, fugge dalle proprie responsabilità (come poi farà lungo tutto il corso del film). Il bambino finisce in coma. Nel coma vede una luce. Quando si risveglia, guarisce un anziano il cui cuore si era fermato. Il miracolo diventerà di pubblico dominio. Tonio cercherà di compiere una serie di miracoli, ma i miracoli nei quali spera la gente non vanno mai a buon fine: il padre di Tonio non riesce a liberarsi dai debiti; la madre non riesce ad ottenere l’attenzione che desidera attraverso l’esibizione del figlio in televisione; un compagno di classe non riuscirà a far guarire il nonno dal cancro tramite il miracoloso "tocco" di Tonio; Cinzia, l’investitrice, non riuscirà né a ricostruire il proprio nucleo familiare, speranza sulla quale ha proiettato il senso della propria esistenza, né a togliersi la vita come desidererebbe fare dopo aver fallito il proprio tentativo.
L’illusione del miracolo coinvolge tutta una comunità, perché il bisogno di un miracolo condiziona la loro esistenza più di quanto mai possa fare la volontà. Ma le vite dei personaggi non cambiano, non riescono a cambiare, né può un miracolo cambiarle. Né può Tonio, che assiste impotente allo svolgersi degli eventi.
Sembra desolante questo film di Winspeare, ma è condotto con tocco leggero, e se ci mostra il dramma lo fa senza mai scadere nel patetismo, mostrandoci una realtà senza speranza ma densa di speranze. Non un film di denuncia, ma un film che sa denunciare senza diventare didascalico o ricattatorio.
Un film ben recitato, ben diretto, ben fotografato; con qualche caduta di tono nella recitazione, ma elegantemente confezionato.
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[+] il salento martoriato
(di sangiorgina)
[ - ] il salento martoriato
[+] bella recensione
(di matteo78)
[ - ] bella recensione
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stebianco
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mercoledì 1 ottobre 2003
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il miracolo c'è!
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Un film sentito da parte di tutti i protagonisti, c'è una verità di fondo che si percepisce e che in qulche modo ti cattura. Non sembra avere grandi pretese ma è come se il regista ti consegnasse dei piccoli strumenti per la riflessione da elaborare magari una volta fuori dalla sala. Il bambino protagonista è bravissimo e poi come sfondo una città bellissimma drammatica e romantica allo stesso tempo.Un senso di "autentica verità" questo secondo me un valido motivo per vedere questo film.
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angelo
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martedì 9 settembre 2003
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il miracolo non c'è
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Un ragazzino scopre che forse, in seguito ad un incidente, ha acquisito un miracoloso potere taumaturgico; cercherà di usarlo bene, fra scetticismo, credulità e tentativi di spettacolarizzazione.
Il film parte piuttosto lentamente, nella seconda parte prende di più ma sembra non abbia chiaro quale strada prendere per giungere ad un epilogo comunque scontato. La regia è corretta, ma niente di più; qualche guizzo stilistico (curiosamente autocitato) nella descrizione della città e degli abitanti.
La recitazione è a tratti decisamente insufficiente (ma qualcuno dei protagonisti di secondo piano fa bella figura), comunque non aiutata da una sceneggiatura non sempre fluida.
In fin dei conti un'opera che va bene per un regista giovane (quale Winspeare é), ma non rivelatrice di un nuovo talento; vedremo in futuro.
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