mondolariano
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lunedì 31 ottobre 2011
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eccelle in alcune cose e difetta in altre
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Se è vero che la letteratura occupa un gradino più in alto del cinema, questa miniserie televisiva è il meglio che si possa immaginare. Pochi romanzi sono stati riassunti con tale dovizia di particolari che hanno il pregio di non annoiare. Il segreto? Cogliere i momenti salienti eliminando il fitto sottobosco che riempie un migliaio di pagine. E’ lo stesso per ogni romanzo, certo. Ma in questo caso il genio dello scrittore è stato quello di basarsi su un’idea di partenza che identifica interamente il lettore nelle gesta del protagonista: chi non sognerebbe di vendicare l’ingiustizia della società battendola con le sue stesse armi, ossia il denaro che regala il potere e la maschera che inganna il nemico? A ciò si aggiunge una sfilata di scene e costumi che nel film di Dayan sono una gioia per gli occhi, valorizzati da una musica di grande spessore drammatico che sembra sorgere dagli abissi più neri della disperazione.
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Se è vero che la letteratura occupa un gradino più in alto del cinema, questa miniserie televisiva è il meglio che si possa immaginare. Pochi romanzi sono stati riassunti con tale dovizia di particolari che hanno il pregio di non annoiare. Il segreto? Cogliere i momenti salienti eliminando il fitto sottobosco che riempie un migliaio di pagine. E’ lo stesso per ogni romanzo, certo. Ma in questo caso il genio dello scrittore è stato quello di basarsi su un’idea di partenza che identifica interamente il lettore nelle gesta del protagonista: chi non sognerebbe di vendicare l’ingiustizia della società battendola con le sue stesse armi, ossia il denaro che regala il potere e la maschera che inganna il nemico? A ciò si aggiunge una sfilata di scene e costumi che nel film di Dayan sono una gioia per gli occhi, valorizzati da una musica di grande spessore drammatico che sembra sorgere dagli abissi più neri della disperazione.
Depardieu ha vent’anni di troppo ma la maturità gli conferisce la fermezza che Montecristo richiede, descritto nel romanzo come una sorta di essere soprannaturale. Lo circonda un corteo di ottimi attori che interpretano bene il carattere dei vari personaggi, anche se le differenze con la storia originale rischiano di sortire la solita telenovela. Ornella Muti è troppo bella per accontentarsi della particina ritagliatale da Dumas, trasformando quindi Mercedes nella protagonista di una love story (che per giunta riscrive di sana pianta il finale). Le si oppone Giuppy Izzo quale scialba e slavata rivale in amore, inesistente nel libro e anello debole del film, personaggio del tutto accessorio che distoglie l’attenzione dalla trama principale; purtroppo è proprio lei che induce il conte al perdono, annullando irreparabilmente il tema del rimorso e del timor di Dio provato da Montecristo in casa Villefort. A Villefort è appioppato il ruolo del nemico a tutto tondo, laddove nel libro non manca di risvolti umani o comunque meno abbietti se paragonati alla smorfia antipatica di Pierre Arditi. Un’altra differenza sostanziale è l’esagerato protagonismo di Bertuccio, qui colonna portante dell’intera vicenda e là semplice mattone di qualche scenetta. La casa misteriosa, poi, del tutto priva di empito spettrale e sepolta nell’eleganza esteriore delle ridondanti scenografie. E ancora altre innumerevoli differenze, come la brevità della prigionia che invece trionfa nelle prime 200 pagine del libro. Ma se poi il romanzo perde qualche colpo il film li recupera tutti, collezionando una serie di colpi di scena a dir poco avvincenti: il dramma di Morrel, l’incontro con Mercedes, la pubblica esecuzione, gli avvelenamenti, la grande scena col bonapartista Noirtier e il ricordo di Dantès che affiora per la prima volta sulle labbra del procuratore (ricordo che nel libro purtroppo manca). Viceversa, il culmine emotivo del romanzo - ossia la rivelazione di Dantès all’amico Massimiliano - è nel film del tutto inesistente. Insomma, difetta in alcune cose ed eccelle in altre.
Tre stelle e mezzo.
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guccio
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sabato 12 marzo 2011
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vergognoso
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Alexandre perdona loro perchè non sanno quel che fanno. O meglio, quel che hanno fatto.
Trama bistrattata, personaggi ridicolizzati, recitazione grossolana e melodrammatica (nel senso peggiore del termine). Niente funziona in questa superficiale trasposizione del capolavoro di Dumas padre..
Una stellina, giusto per il coraggio.
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zorro
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venerdì 19 settembre 2008
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tutto sommato... depardieu mi è simpatico
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La storia di Edmond Dantès, contenuta nel noto ottocentesco polpettone di 1000 pagine, uscito dalla penna di Alexandre Dumas, è molto semplice: Edmond, giovanissimo e promettente "capitano in pectore" di navi mercantili, buono e amato da tutti, compresa la bella Mercedes, per gelosia, invidia e ignavia di tre falsi amici, e per l'ambizione di un magistrato, viene ingiustamente imprigionato senza processo nella terribile fortezza di Chateau d'If. Ne fugge rocambolescamente 14 anni dopo (qui 20, per giustificare l'aspetto non proprio da trentenne di Depardieu) non prima di aver conosciuto un personaggio misterioso, Faria, un prete alchimista e un po' pazzo, che lo mette al corrente di un segreto: la presenza di un favoloso tesoro nascosto sull'isola di Montecristo, anche nella realtà poco più di uno scoglio roccioso.
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La storia di Edmond Dantès, contenuta nel noto ottocentesco polpettone di 1000 pagine, uscito dalla penna di Alexandre Dumas, è molto semplice: Edmond, giovanissimo e promettente "capitano in pectore" di navi mercantili, buono e amato da tutti, compresa la bella Mercedes, per gelosia, invidia e ignavia di tre falsi amici, e per l'ambizione di un magistrato, viene ingiustamente imprigionato senza processo nella terribile fortezza di Chateau d'If. Ne fugge rocambolescamente 14 anni dopo (qui 20, per giustificare l'aspetto non proprio da trentenne di Depardieu) non prima di aver conosciuto un personaggio misterioso, Faria, un prete alchimista e un po' pazzo, che lo mette al corrente di un segreto: la presenza di un favoloso tesoro nascosto sull'isola di Montecristo, anche nella realtà poco più di uno scoglio roccioso. Da ciò lo pseudonimo con cui Dantès si presenta.
Trovato il tesoro, Dantès-Montecristo mette in atto una vendetta tanto atroce quanto raffinata contro tutti coloro che lo tradirono. Nel contempo, atteggiandosi a una sorta di divinità padrona dei destini, favorisce e protegge coloro che ritiene buoni, probi o perseguitati (dal bandito Vampa, agli armatori Morrel, alla figlia di Villefort).
La trama del romanzo è quanto mai complessa e ricca di colpi di scena e combinazioni tanto fortuite quanto spettacolari, amate dal pubblico dell'epoca; nel film-TV trasmesso a puntate, la durata pur ragguardevole non consente che alcuni cenni qua, l'approfondimento di alcune vicende là, e generose sforbiciate sulla trama (molto semplificata e con modifiche "ad hoc"), e sui personaggi. Errori e incongruenze ce ne sono, anche se non molti, e l'inevitabile omaggio a Ornella Muti stravolge il finale (originariamente Dantès "si rifa' una vita" con la bella principessa Haidée, una fascinosa Ines Sastre).
Gérard Depardieu mi è simpatico. Non lo ritengo un grande attore, e neanche in questo film dà prova di eccezionali doti di recitazione; i travestimenti non ingannerebbero un cieco e la sua faccia come conte di Montecristo ha sì e no 2 o 3 espressioni; tuttavia mi è simpatico per quella sua aria da perenne ragazzone oversize con occhietti da furetto, che non sa essere cattivo neanche dopo averne subite più di Giobbe. In questo "Montecristo", che è un cult tra i collezionisti di pepli e film in costume, sembra di vedere una specie di Garrone gallico un po' perfido, e nel contempo avere Jean Valjean e Cristoforo Colombo alleati per l'ennesimo assalto alla società francese corrotta ("épater les bourgeois!").
Poco da dire sugli altri attori: piuttosto imbalsamati i personaggi femminili, alcuni nella loro bellezza (Ornella Muti-Mercedes, Florence Darel-Camille), altri imbalsamati e basta (come Julie Depardieu-Heloïse); fa eccezione, come detto, Ines Sastre. Certi personaggi maschili sembrano recitare al teatrino parrocchiale (in genere i giovanotti, come l'altro Depardieu, Guillaume, nel ruolo di giovane Dantès).
Alcuni "quasi-camei" (ad esempio, George Moustaki, che anziché cantare è Faria e Renato Scarpa-direttore della Thomson & French).
Corretti costumi, fotografia e ambientazioni; viene il sospetto che il tutto sia stato riutilizzato 7 anni dopo per "I miserabili".
Nota a margine sulla recensione nel sito: chi è l'"arrampicatore sociale" (fin qui ci siamo) dotato di "terribile astuzia"? (nel 1815 un magistrato poteva facilmente far sparire prove e persone) E perché i 14 anni di prigionia, 20 nel film, qui diventano 11? Mistero, mistero...
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(di zorro)
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