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hatecraft
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mercoledì 16 marzo 2011
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lezione di cinema di walter hill(4 stelle e mezzo)
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una foresta labirintica diventa un impasse insormontanbile per un manipolo di para-soldatini reazionari, ma soprattutto idioti (con varie sfumature di idiozia, pochi si salvano), che giocano a fare la guerra finendo per invischiarsi in un letale gioco al massacro che li decimerà come birilli (e il come è uno dei punti forti del film). fotografia ineccepibile, regia di un'intelligenza sopraffina, e un finale (la chiusa) indimenticabile, secco come una pallottola, l'ultima del caricatore a salve. grazie walter hill.
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gianleo67
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martedì 19 giugno 2012
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survival drama tra le paludi della louisiana
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Durante una normale esercitazione tra le paludi della Lousiana, una squadra di soldati della Guardia Nazionale si rende facile bersaglio di una ostile e misteriosa popolazione locale di bracconieri. Sarà un massacro annunciato. L'autore de "I Guerrieri della Notte" sposta il contesto di un'azione violenta e primitiva nello scenario ostile e selvaggio di un teatro di guerra virtuale che non tarda a divenire tragicamente reale e sanguinario.
Al di là della mera interpretazione di un genere guerresco che ha più i connotati originali di un action drama (i cui epigoni nel sottogenere 'survival' sono divenuti un clichè banalizzato dalle dozzinali produzioni successive, anche recenti) si apprezza per il clima di ossessività paranoide che lo attraversa quasi in sordina, come un brivido insano che scorre sotto la superficie apparentemente intonsa della nazione americana (l'acronimo USA che campeggia sul camion militare chiude paradigmaticamente la sequenza finale del film).
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Durante una normale esercitazione tra le paludi della Lousiana, una squadra di soldati della Guardia Nazionale si rende facile bersaglio di una ostile e misteriosa popolazione locale di bracconieri. Sarà un massacro annunciato. L'autore de "I Guerrieri della Notte" sposta il contesto di un'azione violenta e primitiva nello scenario ostile e selvaggio di un teatro di guerra virtuale che non tarda a divenire tragicamente reale e sanguinario.
Al di là della mera interpretazione di un genere guerresco che ha più i connotati originali di un action drama (i cui epigoni nel sottogenere 'survival' sono divenuti un clichè banalizzato dalle dozzinali produzioni successive, anche recenti) si apprezza per il clima di ossessività paranoide che lo attraversa quasi in sordina, come un brivido insano che scorre sotto la superficie apparentemente intonsa della nazione americana (l'acronimo USA che campeggia sul camion militare chiude paradigmaticamente la sequenza finale del film). Più che come parabola antimilitarista, il film si presta ad una lettura in chiave sociologica e antropologica, suggerendo le possibili dinamiche nel contesto di un gruppo di individui che fronteggia da un lato le insidie di una natura diversa e ostile, dall'altro un nemico invisibile e sconosciuto: una bizzarra enclave francofona di cacciatori nel cuore nero e dimenticato dell'America: un paese sconosciuto a se stesso. E' il cuore violento e negletto di quella stessa America che Boorman aveva indagato nel suo riuscito "Un tranquillo week-end di paura" di cui si riprendono le tematiche e l'ambientazione ma anche l'ossessività lella litania folk (si ricordi lo spettacolare duetto di banjo). Ad una prima parte che scorre lenta e ipnotica (sulle note di una trama blues particolarmente apprezzabile) segue una seconda parte più breve e riuscita, dove l'ambiguità paranoide delle tensioni accumulate sembra trovare uno sbocco funzionale e efficace (da manuale la scena dei cappi che vengono preparati dai villici e che in realtà servono ad appendere dei maiali sgozzati) incalzata dalle 'ancestrali' litanie Cajun che sovrastano gli spari dello scontro finale. Cast di buon livello tra cui risaltano la mascella squadrata di un monolitico Powers Boothe e la sfrontata esuberanza del biondo Keith Carradine. Suggestiva la fotografia di Andrew Laszlo. Ossessivo.
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