flegiàs tn
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sabato 23 febbraio 2008
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mirate alla testa!!!
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Nel 1975 a Romero venne la brillante idea di dare un seguito a "La notte dei morti viventi". Il produttore, Rubistein, ritenne necessario creare un rapporto di collaborazione con l'Europa, per far si che la pellicola circolasse meglio anche oltreoceano. Cosi' come coproduttori, entrarono in collaborazione Dario Argento e il fratello Claudio, entusiasti all' idea di poter collaborare con Romero. Trovati per altre vie gli ultimi soldi necessari, le riprese iniziarono quattro mesi dopo. La musica, venne creata dai Goblin e da Dario Argento. E importante sapere che per l'Italia Dario Argento, come coproduttore, taglio' certe scene (ovviamente sotto l'approvazione di Romero) e mantenne la musica in piu' parti, dove invece Romero, nella versione americana lascio' il silenzio.
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Nel 1975 a Romero venne la brillante idea di dare un seguito a "La notte dei morti viventi". Il produttore, Rubistein, ritenne necessario creare un rapporto di collaborazione con l'Europa, per far si che la pellicola circolasse meglio anche oltreoceano. Cosi' come coproduttori, entrarono in collaborazione Dario Argento e il fratello Claudio, entusiasti all' idea di poter collaborare con Romero. Trovati per altre vie gli ultimi soldi necessari, le riprese iniziarono quattro mesi dopo. La musica, venne creata dai Goblin e da Dario Argento. E importante sapere che per l'Italia Dario Argento, come coproduttore, taglio' certe scene (ovviamente sotto l'approvazione di Romero) e mantenne la musica in piu' parti, dove invece Romero, nella versione americana lascio' il silenzio.
Zombi (Dawn of the dead), inizia con un'atmosfera caotica e negativa: ricordiamoci che probabilmente Romero diede un seguito, con questo film, alla "notte dei morti viventi". infatti, in una stazione televisiva, si sta' svolgendo un dibattito acceso sul problema dei morti viventi, gia' grave, che pare non trovare soluzione. Da una parte un dottore cerca di portare all'attenzione del pubblico televisivo il problema delle misure di sicurezza che andrebbero prese per contenere il contagio, dall'altra il presentatore televisivo accecato (rappresentante del genere umano testardo, menefreghista e individualista quanto imprudente) che non comprende l'entita' del problema e accusa il dottore per i suoi metodi estremi e immorali.
E' interessante notare come si insista sul fattore morale. La totale mancanza di collaborazione fra civili e scienzati, dottori, specialisti, mass-media e' totale e segna la rottura finale e il declino di un sistema sociale. E' il caos. L'umanita' in crisi. Una crisi di tale portata che la scienza non e' in grado di fronteggiare. La scienza, massima espressione dell'evoluzione dell'uomo, e' chinata, obbligata a sfilare nei mezzi media come si trattasse di una gag ridicola. La comunicazione stessa, quella dei palinsesti televisivi, fallisce come i suoi meschini scopi di manipolare le masse (si noti il momento in cui il direttore dello studio si arrabbia perche' dallo schermo e' stata tolta la lista dei centri di soccorso. Questi ormai tutti distrutti hanno perso la loro funzione, ma servono comunque a tenere, come dice lui, la gente attacatta al televisore).
Il caos non si controlla, l'ignoranza non si controlla, la pretesa di organozzarsi e' vana. Il mondo inizia ad esplodere in tutte le sue contraddizioni e nel fallimento della sua pretesa di dominare la vita. Sempre nello studio televisivo, Karen (Gaylen Ross), guarda annichilita questo terribile spettacolo e percepisce l'eminete catastrofe. In quel frangente, giunge in studio Stephen (David Emge), che nel caos che imperversa invita Karen, la sua ragazza, a raggiungerlo ad un appuntamento all'eliporto della citta' ad un certo orario per fuggire con un elicottero (Stephen e' uno che controlla il traffico). Lei si dimostra un po' dubbiosa ma un cameramen sente il dialogo fra i due e la incita: "va' pure, tanto a mezzanotte entra in funzione la rete d'emergenza..., ormai la nostra responsabilita' e' finita...". La morte dei sistemi di comunicazione televisiva. Romero riesce, riesce a farcela sentire, percepire nelle sue conseguenze: ormai tutti sono soli e abbandonati a se stessi, poiche' viene a mancare quel collante che ci fa sentire parte di quel che succede. Proviamo a pensare di smettere di avere la TV in casa...ma cosa sta succedendo nel mondo?
Nel frattempo la guardia nazionale ha circondato vari palazzi nella metropoli. Al loro interno Portoricani, Afro-americani, sono asserragliati e si rifiutano di consegnare i cadaveri dei loro cari, rinchiusi nelle cantine, ai poliziotti. L'irruzzione delle guardie e' violentissima, con grande spargimento di sangue. Un poliziotto, impazzito, inizia a sparare a destra e a manca senza curarsi di chi colpisce. Cosi', Roger (Scotth Reiniger), cerca di fermarlo e in suo aiuto interviene Peter (Ken Foree) che fredda con una fucilata il pericoloso individuo evitando una carneficina. Roger e Peter sono anch' essi due della squadra della Guardia Nazionale. In queste scene gli effetti speciali di Tom Savini iniziano a dare i primi grandi risultati splatter (vedi testa che esplode e zombi che strappa la carne dal braccio di una donna). L'irruzione in una stanza mostra gli orrendi rituali dei Portoricani che conservano i loro cadaveri. Qui i primi scontri con gli zombi che mettono subito in crisi i poliziotti: uno non resiste a tale orrore e si suicida sparandosi alla testa. Roger sconvolto si rifugia in una lavanderia dove si scarica in una vomitata liberatoria. Qui incontra Peter e gli dice della sua idea di scappare (Roger e' un'amico di Stephen). Entra nel posto un prete nero, senza una gamba che profetizza ai due la vittoria dei morti viventi: <>. Lasciata la lavanderia si uniscono ad un'altro gruppo della guardia nazionale per sgomberare uno scantinato dai morti. Gli zombi, qui, sono distesi per terra, alcuni avvolti in dei sudari, altri intenti nel mangiare carne umana.
La musica dei Goblin, realizza una splendida unione con le immagini, creando tramite sintetizzatori e vocoder i lamenti strazianti dei morti. Sterminati gli zombi Peter e Roger si dirigono verso l'eliporto per scappare dalla citta' insieme a Stephen e Karen. L'elicottero decolla. Veramente straziante il momento in cui a turno, amaramente, parlano dei propi cari lasciati in citta'. Con l'elicottero sorvolano le campagne circostanti, rendendosi brevemente conto che il contagio non ha risparmiato le zone limitrofe. Gruppi di cacciatori e poliziotti, organizzano battute di caccia contro gli zombi e non si risparmiano pessime battute: "Mai vista tanta selvaggina". I nostri osservano questo spettacolo dall'elicottero: uno spettacolo molto triste, che ancora insiste nel precisare e nel voler far capire la totale mancanza del senso tragico della situazione.
L'umanita' nonostante l'apocalisse corrente, perseguita nei propri errori. Romero ci invita a ragionare proprio su questo tipo di insensibilita'. Dopo una piccola sosta, ormai stremati, raggiungono un grande supermercato dove decidono di fermarsi. Questo luogo suscita immediatamente l'entusiasmo del gruppo, che vede in esso la possibilita' di sfruttarlo a loro vantaggio. Entrati dal tetto, si rifugiano in un magazzino, dove gli zombi non sono ancora penetrati. Infatti i restanti locali sono divenuti la meta di migliaia di zombi che girano apatici per i negozi. In breve tempo, creando un'ottima organizzazione, Peter, Roger, Stephen e Karen riescono a tener testa agli zombi e a sterminarli divenendo i padroni incontrastati del supermercato. In una delle azioni di sterminio dei morti, Roger viene morsicato piu' volte. I nostri bloccano le entrate con dei grossi camion ma gli zombi, mossi da strani istinti, si raggruppano all'esterno del supermercato, bramosi di rientrarvi. Passano i giorni, spesso viene inquadrato un calendario, prorio per evidenziare il tempo che passa. I nostri, ormai circondati da un certo lusso e da tanta merce, cercano di riprendere una vita normale, isolati dal mondo. Spesso la TV accesa non da' piu' segnali, tranne quel grigiore disturbato e inquietante. Caren, in cinta gia' da molti mesi, e' proiettata in un universo di paranoia. Quale mondo accogliera' il proprio figlio?
Roger infetto peggiora di giorno in giorno. Tentano di distrarsi il piu' possibile in questo mondo di merci, ma la tristezza domina. Roger tramutatosi in zombi viene finito da Peter.
Un gruppo di motociclisti istintivi, famelici, disperati ed enormemente armati irrompe nel supermercato, spostando i camion e facando cosi' rientrare gli zombi al suo interno. Scatta una guerriglia devastante fra zombi e motociclisti con scene splatter superbe. I nostri, rimasti nascosti nel loro rifugio, si trovano a dover fronteggiare i nuovi invasori. Stephen viene ripetutamente ferito e morso dagli zombi. Risorto come morto vivente il suo istinto lo porta a ricordare e condurre molti zombi al rifugio dove Peter e Caren lo stanno aspettando, nella speranza che si sia salvato. Compresa la situazione, vedendo salire per le scale Stephen zombi in pessima compagnia, Peter incita Caren a prendere l'elicottero e scappare. Preso dal desiderio di spararsi alla testa, Peter ci ripensa e, salito a bordo dell'elicottero, partono verso un orizzonte incerto cosi' come il loro futuro, mentre sfilano i titoli di coda.
Quale sara' la loro meta? Cosa gli riservera' il futuro? Oltretutto la benzina rimasta nell'elicottero e' poca...
Romero realizzo' questo capolavoro con una sapiente dose di visionaria e apocalittica immaginazione, spostando trama ed immagini con rara perfezione ed equilibrio. Le pecche sono poche, trovatele se e' possibile.
Capolavoro indiscusso. La soggettivita' risiede altrove.
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laurence316
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martedì 1 novembre 2016
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altro che the walking dead!
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Non è, come gran parte degli altri film sugli zombie di Romero, un vero e proprio seguito del precedessore, ma bensì una variazione sul tema, uno zombi-movie con a disposizione più mezzi (anche se comunque modesti) e in cui si fa ancora più acuta la critica alla società e alle sue contraddizioni. In Zombi (o, meglio, L'alba dei morti, traduzione del titolo originale) Romero riesce di nuovo nell'impresa di coniugare il film dell'orrore, il film di tensione, con il sarcasmo e l'ironia che gli sono congeniali, con l'intelligente e per nulla scontata (oltre che caustica) critica alla società dei consumi, con gli zombi che si limitano a ripetere pedissequamente la medesima routine della vita precedente.
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Non è, come gran parte degli altri film sugli zombie di Romero, un vero e proprio seguito del precedessore, ma bensì una variazione sul tema, uno zombi-movie con a disposizione più mezzi (anche se comunque modesti) e in cui si fa ancora più acuta la critica alla società e alle sue contraddizioni. In Zombi (o, meglio, L'alba dei morti, traduzione del titolo originale) Romero riesce di nuovo nell'impresa di coniugare il film dell'orrore, il film di tensione, con il sarcasmo e l'ironia che gli sono congeniali, con l'intelligente e per nulla scontata (oltre che caustica) critica alla società dei consumi, con gli zombi che si limitano a ripetere pedissequamente la medesima routine della vita precedente. Grazie a questo e ad altri elementi determinanti, come la colonna sonora ad opera dei Goblin o lo straordinario lavoro svolto da Tom Savini e dagli altri responsabili degli effetti speciali, Zombi si rivela un film di prim'ordine, uno dei migliori horror della storia del cinema e probabilmente il miglior film di Romero. Violento e spietato nella sua lucida critica al sistema, è un film che rivela una volta in più le enormi doti registiche dell'autore oltre che le grandi potenzialità del genere di cui è maestro. Scritto da Romero dopo una sua visita al centro commerciale, il Monroeville Mall, che è lo stesso utilizzato nel film, Zombi è il frutto di alcuni mesi di riprese, dato che la troupe aveva la possibilità di girare solo durante le ore di chiusura del centro, approsimativamente dallle unidici di sera alle sette della mattina. Prodotto grazie al fondamentale apporto di Argento (che si assicura i diritti per la distribuzione della versione europea del film), Zombi si rivela un grandissimo successo ed è sicuramente da vedere anche nella sua versione director's cut della durata di 139 minuti.
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luca gigli
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lunedì 9 gennaio 2012
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imperiale
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Dieci anni dopo "La Notte dei Morti Viventi", il papà degli zombie torna sul luogo del delitto e ci regala la sua opera più famosa e più bella. Le tematiche del primo film sono qui esasperate e portate agli eccessi. Un manipolo di sopravvissuti si barrica in un centro commerciale (che siano maledetti i centri commerciali!!) dove viene sottoposto all' assedio di orde di zombie cannibali. Nasce -in questo film- il mito di "Sua Splatterosità" Tom Savini, mago degli effetti speciali.
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Dieci anni dopo "La Notte dei Morti Viventi", il papà degli zombie torna sul luogo del delitto e ci regala la sua opera più famosa e più bella. Le tematiche del primo film sono qui esasperate e portate agli eccessi. Un manipolo di sopravvissuti si barrica in un centro commerciale (che siano maledetti i centri commerciali!!) dove viene sottoposto all' assedio di orde di zombie cannibali. Nasce -in questo film- il mito di "Sua Splatterosità" Tom Savini, mago degli effetti speciali. Se "La Notte dei Morti Viventi" è il film-horror più importante di sempre, "Zombi" è la quintessenza stessa dell' Horror. Stupefacente, iconoclasta, imperiale.
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wynorski guiaz '80s
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martedì 16 marzo 2010
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l'alba degli zombie viventi
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Nel Nord America è caos totale. I media, annunciano che i cadaveri dei morti resuscitano dal terreno aggredendo gli esseri viventi probabilmente per cibarsi. Un gruppo di superstiti si ritrova barricato in un centro commerciale mentre fuori l'apocalisse imperversa sui pochi rimasugli dell'umanità. Dopo l'altrettanto ottimo La Notte Dei Morti Viventi(1968) il talentuoso regista George A. Romero gira una specie di sequel(ampliato poi a trilogia conclusasi con Il Giorno Degli Zombie ma proseguita con La Terra Dei Morti Viventi e Diary Of The Dead) in cui ripropone, in modo ancora più brutale e realistico, la società Americana e la psicologia sempre in bilico degli esseri umani(in questo caso, i quattro superstiti nel centro commerciale) pronti a diffidare di se stessi in preda alla paura e al panico.
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Nel Nord America è caos totale. I media, annunciano che i cadaveri dei morti resuscitano dal terreno aggredendo gli esseri viventi probabilmente per cibarsi. Un gruppo di superstiti si ritrova barricato in un centro commerciale mentre fuori l'apocalisse imperversa sui pochi rimasugli dell'umanità. Dopo l'altrettanto ottimo La Notte Dei Morti Viventi(1968) il talentuoso regista George A. Romero gira una specie di sequel(ampliato poi a trilogia conclusasi con Il Giorno Degli Zombie ma proseguita con La Terra Dei Morti Viventi e Diary Of The Dead) in cui ripropone, in modo ancora più brutale e realistico, la società Americana e la psicologia sempre in bilico degli esseri umani(in questo caso, i quattro superstiti nel centro commerciale) pronti a diffidare di se stessi in preda alla paura e al panico. Zombie(Dawn Of The Dead in originale) è l'apocalisse in piena regola: l'atmosfera è tesa, l'alone di inquietante/colpo di scena è percepibilissimo e gli zombie, con tutte le caratteristiche del genere, sono i veri punti di forza del film. Camminata lenta, pelle smorta e forza di volontà o di sentimento inesistente sono le tre componenti che hanno affermato il genere dello zombie-movie nel cinema di Hollywood e qui, diretti dal suo creatore Romero, sono delle vere macchine della paura e del confronto. Si torna a ripetere che, come La Notte Dei Morti Viventi, il film può sembrare un horror truculento di routine(ottimo make up ed effetti speciali di Tom Savini) ma invece è una pellicola di critica mai dialogata più di tanto, più che altro lucida nel mostrare l'orrore di questa tremenda e immaginaria apocalisse. Romero, da esperto nel genere, è da ammirare e i suoi successivi lavori sulla serie dei morti viventi sono all'altezza di questo suo massimo capolavoro(secondo la critica). Prodotto da Dario Argento e realizzato con la colonna sonora dei Goblin. Con un distinto remake nel 2004 di Zack Snyder: L'Alba Dei Morti Viventi. Consigliato.
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francisco goya
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giovedì 21 novembre 2013
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genealogia dell'apocalisse umano
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Difficile non riconoscersi in un cadavere ambulante che, per coazione a ripetere, senza la benché minima coscienza intellettiva, entra in un centro commerciale. Quasi impossibile non sentirsi affini a questa umanità putrida e decomposta che, proprio in virtù della propria marcescenza, continua da morta a reiteare irragionevolmente ciò che la possedeva da viva. Un umanità degradante perché già degradata quando ancora aveva capacità di ragionamento, tanto da non comprendere che l'apocalisse va affrontato "senza emotività", se si vuole ritardare la propria dipartita. Il capolavoro romeriano ha un sottile sostrato filosofico, politico e sociologico, tradotto nella violenza delle immagini, nell'atmosfera claustrofobica e disperante, nel ritmo serrato che, come un pugno nello stomaco, stupra le emozioni dello spettatore: qua e là disseminate con acume la critica alla società dei consumi che affonda le sue radici negli anni '70 per poi sprigionarsi negli '80; la critica al militaresco stato di polizia che si verifica puntualmente nelle sue connotazioni più autoritarie e che non fa altro che accelerare irrazionalmente il precipitare apocalittico degli eventi (ne è figura esemplare lo sbirro sadico e razzista Wooley); la critica all'insito razzismo della società americana, già suggerita ne "La notte dei morti viventi", qui vivificata dagli atti di barbarie contro cittadini portoricani, tra i pochi che credono ancora che bisogni rispettare la morte e che "quando i morti camminano bisogna smettere di uccidere o si perde la guerra".
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Difficile non riconoscersi in un cadavere ambulante che, per coazione a ripetere, senza la benché minima coscienza intellettiva, entra in un centro commerciale. Quasi impossibile non sentirsi affini a questa umanità putrida e decomposta che, proprio in virtù della propria marcescenza, continua da morta a reiteare irragionevolmente ciò che la possedeva da viva. Un umanità degradante perché già degradata quando ancora aveva capacità di ragionamento, tanto da non comprendere che l'apocalisse va affrontato "senza emotività", se si vuole ritardare la propria dipartita. Il capolavoro romeriano ha un sottile sostrato filosofico, politico e sociologico, tradotto nella violenza delle immagini, nell'atmosfera claustrofobica e disperante, nel ritmo serrato che, come un pugno nello stomaco, stupra le emozioni dello spettatore: qua e là disseminate con acume la critica alla società dei consumi che affonda le sue radici negli anni '70 per poi sprigionarsi negli '80; la critica al militaresco stato di polizia che si verifica puntualmente nelle sue connotazioni più autoritarie e che non fa altro che accelerare irrazionalmente il precipitare apocalittico degli eventi (ne è figura esemplare lo sbirro sadico e razzista Wooley); la critica all'insito razzismo della società americana, già suggerita ne "La notte dei morti viventi", qui vivificata dagli atti di barbarie contro cittadini portoricani, tra i pochi che credono ancora che bisogni rispettare la morte e che "quando i morti camminano bisogna smettere di uccidere o si perde la guerra". Non a caso sarà Peter, un "negro", a salvarsi con Francine, una donna (la vena anti-sessista diverrà più indicativa nel terzo film della saga romeriana), diretti verso il nulla, verso un futuro senza più tempo né spazio.
Un film che nella sua compattezza, tralasciando qualche errore di dettaglio, diventa a buon titolo una pietra miliare del cinema, e non solo horror, inserendosi perfettamente nel contesto storico-cinematografico a cui appartiene. La versione rimontata da Argento che è più incalzante, che valorizza maggiormente la musica inquietante e concitata dei Goblin, che è, in definitiva, più europea, contribuisce in modo sostanziale ad una migliore resa filmica (senza nulla togliere al montaggio romeriano, più contemplativo e classicheggiante). Non bisogna necessariamente cogliere i richiami intertestuali del film (cosa che io ho fatto solo per irrobustirne criticamente il valore culturale), basta intuire che l'operazione romeriana crea un capolavoro senza precedenti, che tiene incollato lo spettatore con un effetto panico che lascia col fiato sospeso, con l'amarezza del grottesco e del truculento in bocca, con il terrore che ci rende partecipi del martirio-suicidio dell'umanità intera. Un capolavoro apocalittico, dunque essenzialmente valido nel 1978 e, forse, ancora di più nel 2013.
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biso 93
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venerdì 10 febbraio 2017
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ti va un po' di shopping?
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Zombi: dawn or the Dead e' un film del 1979 scritto e diretto da George A. Romero. Seguito non collegato del cult La notte dei morti viventi, zombi é un film solidissimo, diretto bene e che funziona sotto tutti i punti di vista, soprattutto socio_politici. Figlio ovviamente Delle tecnologie anni 70", e' un film capolavoro del genere horror per la sua capacità di abbinare molto bene intrattenimento, critica sociale e profondità narrativa. Non a caso molte scene di questo film hanno ispirato registi odierni, come non citare le irruzioni degli agenti in REC, chiaramente figlie dei primi 15 minuti del film in cui vi e' un irruzione in un condominio portoricano.
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Zombi: dawn or the Dead e' un film del 1979 scritto e diretto da George A. Romero. Seguito non collegato del cult La notte dei morti viventi, zombi é un film solidissimo, diretto bene e che funziona sotto tutti i punti di vista, soprattutto socio_politici. Figlio ovviamente Delle tecnologie anni 70", e' un film capolavoro del genere horror per la sua capacità di abbinare molto bene intrattenimento, critica sociale e profondità narrativa. Non a caso molte scene di questo film hanno ispirato registi odierni, come non citare le irruzioni degli agenti in REC, chiaramente figlie dei primi 15 minuti del film in cui vi e' un irruzione in un condominio portoricano. Film geniale sotto più punti di vista ma a mio avviso con una colonna sonora troppo invadente. Consigliato a chi vuole scoprire da dove nascono walking Dead e copie varie.
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alfa999
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sabato 10 gennaio 2015
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vertice
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Uno dei vertici assoluti del cinema mondiale.
Riflessione straordinaria sul livello di degrado della convivenza sociale imposto dall'ordo dominante.
Molto notevole e simbolico il fatto che gli uomini bianchi che storicamente hanno funto da protagonisti della affermazione del regime moderno del capitale prima che esso nella sua dinamica oggettiva iniziasse a sfondare nell'Asia profonda presso grandi masse demografiche non caucasoidi vadano incontro ad una catastrofe totale.
Coloro che alla fine riescono a trovare una via di uscita sono infatti un nero e una donna.
Un rappresentante di gruppi umani che nel continente di appartenenenza a causa del livello inferiore dei modi di produzione in esso presenti, sono stati oggetto di stupro sistematico sociale e storico per secoli e una rappresentante di un genere di esseri umani che dall'affermazione del regime sociale classista alcuni millenni or sono si trova ad essere oggetto di una enorme opera di exploitation totale a tal punto che gran parte di esso ha interiorizzato perfettamente l'ordo dominante maschile e non trova di meglio per affrontarlo che copiare bestialmente i comportamenti bestiali della controparte.
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Uno dei vertici assoluti del cinema mondiale.
Riflessione straordinaria sul livello di degrado della convivenza sociale imposto dall'ordo dominante.
Molto notevole e simbolico il fatto che gli uomini bianchi che storicamente hanno funto da protagonisti della affermazione del regime moderno del capitale prima che esso nella sua dinamica oggettiva iniziasse a sfondare nell'Asia profonda presso grandi masse demografiche non caucasoidi vadano incontro ad una catastrofe totale.
Coloro che alla fine riescono a trovare una via di uscita sono infatti un nero e una donna.
Un rappresentante di gruppi umani che nel continente di appartenenenza a causa del livello inferiore dei modi di produzione in esso presenti, sono stati oggetto di stupro sistematico sociale e storico per secoli e una rappresentante di un genere di esseri umani che dall'affermazione del regime sociale classista alcuni millenni or sono si trova ad essere oggetto di una enorme opera di exploitation totale a tal punto che gran parte di esso ha interiorizzato perfettamente l'ordo dominante maschile e non trova di meglio per affrontarlo che copiare bestialmente i comportamenti bestiali della controparte.
Il regista avrebbe potuto benissimo chiudere qui con la tematica fondamentale della morte che ritorna in vita a dimostrazione essenziale che la sedicente vita che si conduce oggi nella presunta società civile non è altro che una parodia ipocrita e tragica.
Molto bella anche la colonna sonora così in relazione con le drammatiche sequenze specifiche della pellicola.
Un approfondimento reale di questo grande capolavoro porterebbe davvero troppo lontano e ben oltre le possibilità oggettive di una semplice recensione.
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figliounico
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lunedì 6 novembre 2023
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la palingenesi
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L’Alba dei morti è uno dei migliori film, divenuto un cult movie, del sottogenere horror ispirato agli zombi. Regia di Romero, sceneggiatura di Romero e Argento, musiche dei Goblin, protagonisti gli ultimi quattro sopravvissuti alla catastrofe planetaria, che nel finale rimarranno in due, l’uomo di colore, Ken Foree, e la donna bianca, Gaylen Ross, come nel post apocalittico “La fine del mondo” di MacDougall del ’64, a rappresentare la cellula primordiale di un nuovo inizio per una umanità, che, secondo la tesi moraleggiante sottotraccia del soggetto, merita nonostante tutto una possibilità di riscatto dopo la catarsi dell’estinzione di massa. Sebbene oramai corrotta dal consumismo, dalla cupidigia e dalla violenza, vizi simboleggiati, rispettivamente, dal ritorno ossessivo e demenziale nel centro commerciale degli zombi e dalle scorrerie della banda di razziatori in motocicletta, la solidarietà dimostrata dai membri del gruppetto di superstiti offre la speranza di un futuro migliore per gli esseri umani all'insegna dell'amore e del rispetto reciproco, valori che sostituiranno l'idolatria per i beni di consumo e la sopraffazione del più debole.
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ixaxar
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lunedì 12 maggio 2008
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ben girato e lineare.
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Romero scelse di trascurare l'aspetto voodoo (anche perchè nel voodoo lo zombie dovrebbe essere un vivo reso schiavo a causa di una potente droga)per ambientare la storia negli USA. Un mix di horror,avventura e guerra. Un cocktail riuscito dal punto di vista della messa in scena, meno per l'aspetto "sociale" sottolineato da tanti critici. Se vuoi fare un film sociale non presenti i poveri emarginati come mostri antropofagi. Nella realtà non credo che avremmo esitazioni sul da farsi. Riuscito è invece il discorso sui vivi che possono essere mostruosi (i teppisti motorizzati) ma non credo che sia credibile che un vivo debba o possa essere solidale con gli zombi. Se vuoi fare un film sociale, magari lo ambienti fra i poveri dell'India e allora puoi parlare di solidarietà.
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Romero scelse di trascurare l'aspetto voodoo (anche perchè nel voodoo lo zombie dovrebbe essere un vivo reso schiavo a causa di una potente droga)per ambientare la storia negli USA. Un mix di horror,avventura e guerra. Un cocktail riuscito dal punto di vista della messa in scena, meno per l'aspetto "sociale" sottolineato da tanti critici. Se vuoi fare un film sociale non presenti i poveri emarginati come mostri antropofagi. Nella realtà non credo che avremmo esitazioni sul da farsi. Riuscito è invece il discorso sui vivi che possono essere mostruosi (i teppisti motorizzati) ma non credo che sia credibile che un vivo debba o possa essere solidale con gli zombi. Se vuoi fare un film sociale, magari lo ambienti fra i poveri dell'India e allora puoi parlare di solidarietà. Riguardo alla critica sul consumismo, non credo che la famiglia di Romero non vada al supermercato a fare la spesa. Il film è puro horror, l'aspetto sociale (non obbligatorio) è meno presente di quanto si pensi. E' comunque un film ben girato, spettacolare e lineare, e colpisce (ancor più degli zombi lenti e goffi, anche se imperturbabili) l'atmosfera da "fine della civiltà" che lo pervade. Ciao.
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