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paolp78
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mercoledė 6 agosto 2025
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rude e diretto, ma cede un po? alla distanza
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Western moderno, nel senso che la storia è ambientata nella seconda metà del ventesimo secolo, che propone una storia ormai vista mille volte, ma che conserva sempre la sua resa.
I dialoghi sono volutamente essenziali, per rimarcare la rudezza dei personaggi e dell’ambiente degli allevatori di bestiame, ma anche molto ben scritti in modo tale da delineare il rapporto tra i personaggi in modo intrigante e accattivante; è proprio questo l’elemento che suscita maggiore interesse nell’opera, suscitando l’interesse dello spettatore. La storia tuttavia presenta alcune lungaggini eccessive, con accadimenti non essenziali che potevano essere eliminati, sicché la pellicola finisce per appesantirsi e risultare poco scorrevole nella seconda parte.
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Western moderno, nel senso che la storia è ambientata nella seconda metà del ventesimo secolo, che propone una storia ormai vista mille volte, ma che conserva sempre la sua resa.
I dialoghi sono volutamente essenziali, per rimarcare la rudezza dei personaggi e dell’ambiente degli allevatori di bestiame, ma anche molto ben scritti in modo tale da delineare il rapporto tra i personaggi in modo intrigante e accattivante; è proprio questo l’elemento che suscita maggiore interesse nell’opera, suscitando l’interesse dello spettatore. La storia tuttavia presenta alcune lungaggini eccessive, con accadimenti non essenziali che potevano essere eliminati, sicché la pellicola finisce per appesantirsi e risultare poco scorrevole nella seconda parte.
La regia è di Alan J. Pakula, che alle prese con un film di questo genere riesce a ben cavarsela: in questa chiave si ricordano soprattutto le belle riprese dei paesaggi, degli animali e della vita da allevatore.
Gli interpreti in primo piano sono tre, la coppia protagonista e il cattivo: quest’ultimo interpretato da Jason Robards è il migliore in scena, con un’interpretazione fatta di poche parole, pronunciate con flemma glaciale, e molti sguardi penetranti. I due protagonisti sono James Caan, credibile e bene in parte, e Jane Fonda anche lei autrice di un’ottima performance, qui di nuovo diretta da Pakula che l’aveva portata all’Oscar alcuni anni prima con “Una squillo per l'ispettore Klute”. Nel resto del cast si ricordano il già anziano Richard Farnsworth, alla sua prima interpretazione in una parte di un certo minutaggio; il noto attore teatrale e televisivo George Grizzard; il debuttante e giovanissimo Mark Harmon, presente solo all’inizio; e con un’apparizione ancora più breve, senza praticamente neppure un’inquadratura che permetta di riconoscerlo, James Keach nella parte dell’assassino che all’inizio del film quasi uccide il protagonista.
Ottimo il sonoro.
Finale prevedibile ma soddisfacente.
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