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gianleo67
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mercoledì 17 settembre 2014
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lo psicodramma ociale...secondo fassbider
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Giovane muratore bavarese viene condannato per l'assassinio, durante un improvviso ed inspiegabile raptus omicida, di un locandiere di Monaco che aveva appena maltrattato il figlio perditempo e scansafatiche entrato nel suo negozio. Durante le sedute psichiatriche in carcere, emergono i suoi difficili trascorsi d'infanzia afflitti da una tormentata relazione con i genitori, tanto avari economicamente quanto aridi e freddi da un punto di vista affettivo.
Film per la televisione tra i tanti della filmografia del regista bavarese girati sul finire degli anni '70, questo melodramma psicologico di insistità teatralità, rappresenta un utile compendio tanto delle tematiche sociali a lui care (lo sviluppo del male in seno alle disfunzioni familiari, la mercificazione delle relazioni interpersonali, l'inadeguatezza emotiva di personaggi prigionieri di una gabbia sociale e culturale, etc.
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Giovane muratore bavarese viene condannato per l'assassinio, durante un improvviso ed inspiegabile raptus omicida, di un locandiere di Monaco che aveva appena maltrattato il figlio perditempo e scansafatiche entrato nel suo negozio. Durante le sedute psichiatriche in carcere, emergono i suoi difficili trascorsi d'infanzia afflitti da una tormentata relazione con i genitori, tanto avari economicamente quanto aridi e freddi da un punto di vista affettivo.
Film per la televisione tra i tanti della filmografia del regista bavarese girati sul finire degli anni '70, questo melodramma psicologico di insistità teatralità, rappresenta un utile compendio tanto delle tematiche sociali a lui care (lo sviluppo del male in seno alle disfunzioni familiari, la mercificazione delle relazioni interpersonali, l'inadeguatezza emotiva di personaggi prigionieri di una gabbia sociale e culturale, etc.) quanto di un ribaltamento degli assunti di un'estetica televisiva quale strumento per la messa in scena di un artificio narrativo che superi i limiti intrinseci della finzione, mettendo a dimora il lucido determinismo di un dramma personale e sociale di spietata credibilità. Nella quasi totale assenza del concetto di azione drammatica e sfruttanto le pose semistatiche del linguaggio teatrale, Fassbinder utilizza l'inesorabile lentezza del montaggio e la spiazzante incongruenza nell'uso del flashback per ricondurre gli effetti tragici di un dramma personale alla natura sociale e psicologica delle cause che lo hanno prodotto, ingabbiando i protagonisti in un circolo vizioso di relazioni morali (il rapporto edipico con la madre, quello subalterno e scostante con la moglie) e materiali (la dipendenza economica dal padre, l'insufficienza salariale, la smania consumistica) da cui l'unica via di fuga sembra la trasgressione ed il delitto. Benchè possa apparire talora manicheo nella costruzione di un'estetica distante e raggelata, il film di Fassbinder riluce della insana disperazione del suo mite protagonista e della crudeltà entomologica delle relazioni che mette in scena, estraniandosi quanto più possibile dai canoni del naturalismo per far risaltare con maggiore evidenza l'assurdità e l'insensatezza delle pulsioni umane rappresentate attraverso le forme mediate della finzione teatrale e televisiva. Bellissime le digressioni romantiche sullo sfondo scenografico e policromo di una Monaco ricostruita in interni e lo spiazzante finale di un film dove si riproduce il delitto di un altro padre, archetipo grottesco così somigliante al genitore del suo disperato e debole protagonista.
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minnie
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domenica 16 marzo 2014
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un uomo sfruttato dai finti ricchi
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Parliamo di Fassbinder. Finalmente Raitre, grazie a Ghezzi, sta proponendo, sia pure a orari impossibili, una sua bella retrospettiva il lunedì notte. Fassbinder è un genio assoluto. In questo film descrive bene come un ragazzo ingenuo sia traviato e sfruttato da una società che lo disprezza ma che attinge senza scrupoli ai suoi soldi, ottenuti con una vincita al gioco sbandierata ai quattro venti. Fassbinder non smette mai di analizzare e guardare con spietata lentezza, i suoi film sono volutamente lunghi per non lasciare nullal di non scrutato a fondo, non precisato, la piccola e media borghesia tedesca, ancora così intimamente nazista e razzista. Passiamo a un film sorprendente, se solo pensiamo che il regista l'ha girato a soli 23 anni: "Il fabbricante di gattini": Con questo termine spregiativo, uno dei tanti riservati agli immigrati che pure hanno costituito le fondamenta del miracolo economico tedesco (da nazione sconfitta a asse portante dell'Ue), un gruppo di giovani indica un immigrato greco (lo stesso Fassbinder), giovani che, ben vestiti, molto carini (soprattutto le donne, anche se sottomesse a un certo bieco maschilismo, di presunti machi che invece sono bisex) passano la vita cercando soldi che ottengono spesso prostituendosi (come una ragazza che spera così di ottenere un ruolo in televisione) e spettegolando sugli altri, ma soprattutto cercando nel greco il capro espiatorio, fino a picchiarlo brutalmente e a determinarne la fuga.
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Parliamo di Fassbinder. Finalmente Raitre, grazie a Ghezzi, sta proponendo, sia pure a orari impossibili, una sua bella retrospettiva il lunedì notte. Fassbinder è un genio assoluto. In questo film descrive bene come un ragazzo ingenuo sia traviato e sfruttato da una società che lo disprezza ma che attinge senza scrupoli ai suoi soldi, ottenuti con una vincita al gioco sbandierata ai quattro venti. Fassbinder non smette mai di analizzare e guardare con spietata lentezza, i suoi film sono volutamente lunghi per non lasciare nullal di non scrutato a fondo, non precisato, la piccola e media borghesia tedesca, ancora così intimamente nazista e razzista. Passiamo a un film sorprendente, se solo pensiamo che il regista l'ha girato a soli 23 anni: "Il fabbricante di gattini": Con questo termine spregiativo, uno dei tanti riservati agli immigrati che pure hanno costituito le fondamenta del miracolo economico tedesco (da nazione sconfitta a asse portante dell'Ue), un gruppo di giovani indica un immigrato greco (lo stesso Fassbinder), giovani che, ben vestiti, molto carini (soprattutto le donne, anche se sottomesse a un certo bieco maschilismo, di presunti machi che invece sono bisex) passano la vita cercando soldi che ottengono spesso prostituendosi (come una ragazza che spera così di ottenere un ruolo in televisione) e spettegolando sugli altri, ma soprattutto cercando nel greco il capro espiatorio, fino a picchiarlo brutalmente e a determinarne la fuga. Solo la più carina del gruppo, Hanna Shygulla, si innamora di lui ma in modo romantico, senza considerare che egli ha in patria moglie e figli e perciò viene comunque criticata dal gruppo (che a guardare in casa sua avrebbe di ben altro su cui spettegolare). Indicativa e preziosa è la passeggiata che le amiche, a braccetto a due a due, con l'immancabile borsetta e le tremende minigonne dell'epoca (siamo nel 1969) compiono sullo sfondo di un cortile punteggiato dalle serrande dei box delle auto, squarcio di un tessuto urbano povero, meschino come le loro esistenze e i loro fatui discorsi, sempre con la paura del comunismo e i conti sostanzialmente non fatti sull 'orrendo passato della Germania, un passato che riguardava appena i padri dei Fassbinder e che lui, Rainer Maria, non ha mai mancato di criticare, anche e giustamente in modo feroce e puntuale. I film di Fassbinder andrebbero visti e meditati e io li trovo stupendi, da non anscondere di certo nel cuore della notte! Per certi versi sono anche didattici, non conosco infatti regista più chiaro. E' davvero un maestro da non dimenticare.
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