sandrone65
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lunedì 23 giugno 2008
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magnetico bruce lee...
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Dalla Cina con furore è un film che qualunque appassionato di cinema d'azione non può esimersi dal vedere. Sitratta di una produzione cinese dei primissimi anni settanta e come tale va giudicato. La sceneggiatura, se appare carente e raffazzonata, era comunque encomiabile se paragonata agli assurdi pasticci dei film orientali coevi. Tutta la storia si impernia sul rifiuto del nuovo caposcuola cinese (una maschera di depressione e di noia incomparabile... ma dove lo hanno trovato, era il becchino del cimitero vicino?) di reagire all'iniziale sfida giapponese, cosa he avrebbe consentito di risolvere la faccenda quasi civilmente, mentre invece Chen decide di vendicarsi a modo suo. Tra i lampi iniziali e quelli finali il film si trascina stancamente con l'imbelle poliziotto che chiede fino alla nausea (dello spettatore) che gli venga consegnato Chen e i cinesi della scuola che continuano a ripetergli che non sanno dove si trovi.
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Dalla Cina con furore è un film che qualunque appassionato di cinema d'azione non può esimersi dal vedere. Sitratta di una produzione cinese dei primissimi anni settanta e come tale va giudicato. La sceneggiatura, se appare carente e raffazzonata, era comunque encomiabile se paragonata agli assurdi pasticci dei film orientali coevi. Tutta la storia si impernia sul rifiuto del nuovo caposcuola cinese (una maschera di depressione e di noia incomparabile... ma dove lo hanno trovato, era il becchino del cimitero vicino?) di reagire all'iniziale sfida giapponese, cosa he avrebbe consentito di risolvere la faccenda quasi civilmente, mentre invece Chen decide di vendicarsi a modo suo. Tra i lampi iniziali e quelli finali il film si trascina stancamente con l'imbelle poliziotto che chiede fino alla nausea (dello spettatore) che gli venga consegnato Chen e i cinesi della scuola che continuano a ripetergli che non sanno dove si trovi...
Delicata, quasi fuori del tempo la scena d'amore tra Bruce che, dopo essersi pappato un coniglio arrosto (il sospetto che si trattasse di un gatto è molto forte) incontra non si sa come Nora Miao di notte in un cimitero.
Nelle scene d'azione un po' di peccati, tipici del cinema orientale, vengono commessi nel tentativo di aggiungere spettacolarità alle scene: nella già improponibile colluttazione in cui Chen da solo malmena l'intera scuola giapponese è davvero brutto vedere Bruce roteare due scomposti manichini e mandarli a sfasciarsi contro un muro. Come quando va a giustiziare l'interprete Wu (attore veramente osceno, anche se in questo film non tocca le vette di assurdità che raggiunge in "L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente") e solleva il risciò a mani nude tenendolo per l'impugnatura... Con la capacità sopraffina che aveva Bruce di muoversi davanti alla macchina da presa e l'armonia inimitabile dei suoi movimenti che ragione c'era di "sporcare" il film con questi mezzucci? Simpatiche le mascherate di Bruce che si infiltra nella scuola giapponese travestito da operaio del telefono e da anziano venditore di giornali (ma non è lo stesso vecchietto che va ad ammazzare Carl Miller nello spogliatoio in "L'ultimo combattimento di Chen"... chissà se è una citazione voluta...)
I giapponesi vengono rappresentati dal primo all'ultimo animati da una monolitica e stupidissima brutalità, si poteva fare qualcosa di meglio in questo senso...
La scena conclusiva del film lascia costernati... un improbabile plotone di esecuzione, (formato da gente vestita piuttosto stranamente... mi pare si veda pure un tizio con la giacca) sistemato davanti all'ingresso della scuola cinese fucila il povero Chen. Il bello è che il plotone, sparando, non poteva non colpire le persone del gruppo che aveva accompagnato Chen alla porta, compreso il commissario giapponese ed il poliziotto, che al momento dello sparo si trovavano proprio alle spalle di Bruce...
Cio che conta però è che tutto il film è permeato dalla figura magnetica di Bruce Lee, ma la cui presenza e personalità buca letteralmente lo schermo. "Dalla Cina con furore" viene consegnato alla storia del cinema non per le sue inevitabili magagne, ma per la capacità del suo protagonista di affascinare e ipnotizzare lo spettatore. Sono passati quasi quarant'anni, ne abbiamo viste di tutti i colori, ma in questo film continua ad esserci qualcosa di fresco, di vitale, di inimitabile.
Bruce Lee ci ha fatto vedere qualcosa che nessun altro è mai più riuscito ad esprimere....
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paolo ciarpaglini
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martedì 11 dicembre 2007
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a bruce.
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Unico amico che mai ho conosciuto, ma che avrei voluto avere in fianco. L'unica persona nei cui occhi, vedo ciò che dovrebbe dominare il mondo. La forza della sincerità e l'imperterrita, indomabile volontà, delle proprie convinzioni. Un uomo straordinario, furoi da ogni schema. Non un genio ma semplicemente, un 'vero' essere umano. Per me sei sempre in vita, poichè la vita non è solo il tempo vissuto, ma anche l'eredità che lasciamo a chì verrà dopo di noi. Per te Bruce, per i tuoi ideali e per l'onestà che ti ha contraddistinto, sempre, anche nei momenti più difficili.
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paolo ciarpaglini
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lunedì 16 luglio 2007
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a proposito di biografie...
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Ho letto adesso la succinta 'biografia' del Dott. Giovanni Idili, e non posso tacere davanti a colossali inesattezze: 1°) la carriera di Lee non inizia a 16-17 anni, ma bensì a tre mesi, dove fà una apparizione ancora in fasce. Il vero debutto avviene all'età di sei anni. Da lì in poi, prima della sua partenza per gli States, girerà venti film. Ultimo frà i quali, il citato 'The Orphan', primo film in cui Bruce è protagonista. 2°)è vero che si iscrisse ed iniziò la sua pratica a 13 anni, sotto la guida di Yip Man, ma non insegnò mai ad Hong Kong. Solo più tardi trasferitosi in America, iniziò a dare lezioni di ballo e Whing Chun ad amici, per passione e per arrotondare lo stipendio. Al suo arrivo a San Francisco lavorò per alcuni mesi come cameriere, presso il ristorante di Ruby Chow, un amico di famiglia.
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Ho letto adesso la succinta 'biografia' del Dott. Giovanni Idili, e non posso tacere davanti a colossali inesattezze: 1°) la carriera di Lee non inizia a 16-17 anni, ma bensì a tre mesi, dove fà una apparizione ancora in fasce. Il vero debutto avviene all'età di sei anni. Da lì in poi, prima della sua partenza per gli States, girerà venti film. Ultimo frà i quali, il citato 'The Orphan', primo film in cui Bruce è protagonista. 2°)è vero che si iscrisse ed iniziò la sua pratica a 13 anni, sotto la guida di Yip Man, ma non insegnò mai ad Hong Kong. Solo più tardi trasferitosi in America, iniziò a dare lezioni di ballo e Whing Chun ad amici, per passione e per arrotondare lo stipendio. Al suo arrivo a San Francisco lavorò per alcuni mesi come cameriere, presso il ristorante di Ruby Chow, un amico di famiglia. Bruce a quel tempo, non aveva il minimo sentore di quale sarebbe stata la 'sua strada'. Durante il viaggio in nave lui stesso nei suoi appunti, descriveva le sue incertezze: 'diverrò dottore?'(il suo sogno fin da ragazzo). Sperava di poter recitare, ma appena giunto oltreoceano ne restò amaramente disilluso, la discriminazione razziale era molto pesante. 3°) Lee non venne assolutamente scritturato per il serial tv 'The green Hornet', per le sue qualità di insegnante. Tutto avvenne un pò per caso, quando nel '64 fù invitato dall'amico Ed Parker (esperto di karate), a dare una dimostrazione delle sue capacità, al primo campionato nazionale da lui indetto a Long Beach. Il tutto fù filmato, e successivamente 'finì' nelle mani di William Dozier, che dopo averlo visionato convocò Lee per una audizione negli studi della Warner. 4°) Bruce conseguì il diploma di maturità, ma mai la laurea in filosofia. Abbandonò gli studi al terzo anno, quando si accorse di poter tirare avanti insegnando. Aveva al tempo già aperto due scuole, la prima a San Francisco, la seconda a Seattle. 4°) Game of Death, non fù e non doveva essere assolutamente una co-produzione americana, tant'è che Bruce stesso ne era il protagonista, lo sceneggiatore, il regista etc. Era un film 'tutto suo', che doveva mostrare al pubblico, l'essenza della sua 'arte senza arte'. 5°) Il nome non fù cambiato 'in seguito'. Lee è l'unica 'trasformazione' che subì il cognome originario Li, ma il suo nome americano Bruce gli fù dato da un'infermiera stessa. Lee, non sentì più quel nome fino alla sua iscrizione allo Xavier College di Hong Kong, dove le classi erano 'miste'. Scusate la mia probabilmente eccessiva scrupolosità, ma credo che quando si parla di 'qualcuno', o si dice solo ciò di cui si è certi, o è meglio stare zitti. Ciao Bruce..un tuo amico per sempre.
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federò
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domenica 20 maggio 2007
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imprescindibile!
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In questo splendito film la coppia Lo Wei e Bruce Lee sprigiona tutte le sue potenzialità. Considerando i pochi mezzi che possedevano a livello di produzione, l'atmosfera creata dal regista e da Bruce resta scolpita nel tempo. Scene di lotta memorabili. Notevole!!
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giovy
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venerdì 9 febbraio 2007
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mitico bruce lee
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Bruce Lee è mitico: con le sole arti marziali riesce a far fuori parecchia gente, al contrario dei film odierni in cui rocambolesche ed improbabili acrobazie salvano sempre il protagonista. Una buon film, che resterà impresso nella mente di tutti.
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paolo ciarpaglini
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domenica 24 dicembre 2006
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esaltante.
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Bruce in questo suo secondo film, appare nel fulgore delle sue straordinarie capacità. La recitazione come la trama sono semplici, ma l'energia vitale magnetica, incredibile, inusitata di Lee rendono indimenticabile, quello che è il più violento fra i suoi quattro film. Azzeccatissimo il copione, che vede il conflitto fra la scuola giapponese di Suzuky, (colpevole dell'omicidio del maestro di Lee) ed il pacifico kwoon cinese di cui Lee fa parte. Lee non accetta l'idea di una banale 'morte per polmonite', e per caso scopre che il cuoco della sua comunità è in realtà giapponese, ed ha avvelenato il maestro con dei biscotti. La furia del 'Piccolo Drago' è devastante, implacabile. Non ci sono trucchi da cinepresa.
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Bruce in questo suo secondo film, appare nel fulgore delle sue straordinarie capacità. La recitazione come la trama sono semplici, ma l'energia vitale magnetica, incredibile, inusitata di Lee rendono indimenticabile, quello che è il più violento fra i suoi quattro film. Azzeccatissimo il copione, che vede il conflitto fra la scuola giapponese di Suzuky, (colpevole dell'omicidio del maestro di Lee) ed il pacifico kwoon cinese di cui Lee fa parte. Lee non accetta l'idea di una banale 'morte per polmonite', e per caso scopre che il cuoco della sua comunità è in realtà giapponese, ed ha avvelenato il maestro con dei biscotti. La furia del 'Piccolo Drago' è devastante, implacabile. Non ci sono trucchi da cinepresa. Tutto quello a cui lo spettatore assiste è l'immensa maestria, vendicativa, ma giusta di Chen. Infine quando il film è all'epilogo, e la scuola di Lee sterminata dai giapponesi, tutti si pentono di non aver reagito prima. Il finale è amaro, Chen si consegna alle autorità giapponesi, in cambio della promessa che da allora in poi i suoi compagni e la scuola, saranno lasciati in pace. Lo stesso Lo Wei, regista del film, interpreta la parte del poliziotto cinese, ed alla richiesta di Chen risponde; 'Mi impegno personalmente, a costo di far rivoltare la città'. Chen si arrende, la vendetta è ultimata, tutti i responsabili giapponesi uccisi dalla sua furia, ma sceglie di morire in un ultimo, disperato, gesto. Mentre la folla si è radunata fuori dai cancelli, come un guerriero indomabile, lancia il suo ultimo grido di battaglia, mentre si scaglia contro lo schermo. (Per chi non lo sapesse, posso dirvi che fù Lee stesso a pretendere quel finale da Lo wei). 'Avevo ucciso troppe persone, ed era giusto che finisse così', ebbe a dire Bruce durante un'intervista. Vorrei spendere due parole su Bruce se mi è consentito, è il mio mito da sempre. Contrariamente a quanto pensano molti suoi detrattori, che dopo la sua prematura morte, hanno avuto 'carta bianca', infangato la sua immagine, affiancandola a l'uso indiscriminato di stupefacenti,( Nel suo stomaco e colon, durante l'autopsia vennero rinvenuti piccolissimi quantitativi di cannabis, ingerita masticata), a tutti quelli che asseriscono senza conoscerne a fondo la storia, la vita, i suoi immani sforzi ed impegno, per farsi accettare nell'allora razzista sistema cinematografico americano. A tutti coloro che asseriscono con superficialità, che Lee nella realtà fosse solo un super-eroe della celluloide, un fenomeno cinematografico, dico: Bruce Lee a più di 30 anni dalla scomparsa, sopravvive nella leggenda, che resiste alla prova del tempo, come per pochi altri è accaduto. Egli non era certamente l'uomo più forte del mondo, un uomo di 57 kg non potrà mai esserlo. Ma per quanto concerne le arti marziali è stato un pioniere instancabile, nella vita un uomo di grande valore umano, contro ogni forma di razzismo. Lee resterà sempre un termine di paragone impareggiabile per tutti i marzialisti a venire, non tanto per l'abilità intrinseca, ma per quel fuoco che ardeva in lui. La sua libertà di pensiero, il suo anticonformismo, le sue straordinarie doti di fascino, intelligenza, il suo spirito indomabile, la genialità che ha precorso i tempi, il suo stile inimitabile. Per me un grande amico, sincero, che con i suoi scritti e la sincerità dei suoi occhi, ha segnato l'intera mia vita.
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cineofilo92
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martedì 25 luglio 2006
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altro che jackie chan...
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Godibile ma freddo, si potrebbe dire. é sorprendente come in questo film ci sia un aria pre-Tarantino, forse per l'inconfondibile presenza di Bruce Lee, che di arti marziali ne sa, e sa anche come stupire il pubblico.
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(di giovy)
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lorenzo de luca
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mercoledì 15 agosto 2001
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epocale
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cult-movie e forse la miglior regia del defunto Lo Wei, è l'antologia dell'intergenere "scuole rivali". Ispirato ad un fatto vero, si avvale di un Lee strepitoso: umoristico, feroce, magnetico, vigoroso. Tra gli stuntmen un giovanissimo Jackie Chan. Pellicola che contiene tutto il meglio ed il peggio del filone: rozzo ma sanguigno (e sanguinario!). Rifatto nel 1995 con Jet Li (FIST OF LEGEND). E' il film che fece di Lee il difensore dei cinesi oppressi.
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