tomdoniphon
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domenica 18 maggio 2014
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bloody sam
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Un gruppo di banditi, dopo aver rapinato una banca, scappano in Messico. Qui rubano un carico d'armi per conto di un generale che fa uccidere uno di loro, un messicano che ha regalato una cassa di fucili ai suoi amici ribelli. I banditi lo vendicano con un massacro che non lascia superstiti. Uno dei grandi western anni 60, per acluni addirittura l'ultimo western classico. Di sicuro, uno dei western più violenti che si siano mai visti al cinema. Per convincersene, osservate la prima scena: uomini a cavallo, entrando in città, osservano un gruppo di bambini che giocano in cerchio ridendo. Un primo piano svela l'oggetto del loro divertimento: i bambini guardano due scorpioni che cercano invano di difendersi dall'attacco di un esercito di formiche.
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Un gruppo di banditi, dopo aver rapinato una banca, scappano in Messico. Qui rubano un carico d'armi per conto di un generale che fa uccidere uno di loro, un messicano che ha regalato una cassa di fucili ai suoi amici ribelli. I banditi lo vendicano con un massacro che non lascia superstiti. Uno dei grandi western anni 60, per acluni addirittura l'ultimo western classico. Di sicuro, uno dei western più violenti che si siano mai visti al cinema. Per convincersene, osservate la prima scena: uomini a cavallo, entrando in città, osservano un gruppo di bambini che giocano in cerchio ridendo. Un primo piano svela l'oggetto del loro divertimento: i bambini guardano due scorpioni che cercano invano di difendersi dall'attacco di un esercito di formiche. Come non citare, poi, la scena della rapina alla banca, con una sparatoia che non si era mai vista prima, enfatizzata con l'utilizzo dei "ralenti", marchio di fabbrica del regista Sam Peckinpah. Il regista appunto: Peckinpah veniva chimato "Bloody Sam" per la violenza dei suoi film (violenza che non conosce confini, se si pensa che, nel film in commento, oltre il confine messicano le cose vanno anche peggio). Si incorrerebbe in errore, tuttavia, se si limitasse l'analisi del capolavoro di Peckinpah al tema della violenza: come giustamente osserva Morandini, "questo memorabile western offre negli intervalli di quiete momenti altrettanto significativi in chiave di malinconica elegia sul tramonto di un epoca". Da quest'ultimo punto di vista, non si può non notare come il romanziere Cormac McCarthy (si veda in particolare la "Trilogia della frontiera") sia stato sicuramente influenzato dal film di Peckinpah.
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jacopo b98
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giovedì 11 luglio 2013
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il più grande western di sempre?
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Pike Bishop (Holden), dopo una sanguinosa ma inutile rapina, decide di aiutare sotto pagamento il generale messicano Mapache che lotta contro la ribellione di Pancho Villa. Ma quando il generale prende prigioniero uno della banda di Pike perché colpevole di furto (Sànchez) il massacro sarà inevitabile. Il più grande capolavoro di Peckinpah, considerato da alcuni il più grande western di tutti i tempi è un’avventura crepuscolare alla fine di un’epoca. Un elegia del west, ricco di sequenze d’azione tra le più straordinarie mai realizzate (3643 inquadrature, più che in qualsiasi altro film) e scene più malinconiche: la malinconia è il sentimento più importante del film, pervade tutte le scene.
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Pike Bishop (Holden), dopo una sanguinosa ma inutile rapina, decide di aiutare sotto pagamento il generale messicano Mapache che lotta contro la ribellione di Pancho Villa. Ma quando il generale prende prigioniero uno della banda di Pike perché colpevole di furto (Sànchez) il massacro sarà inevitabile. Il più grande capolavoro di Peckinpah, considerato da alcuni il più grande western di tutti i tempi è un’avventura crepuscolare alla fine di un’epoca. Un elegia del west, ricco di sequenze d’azione tra le più straordinarie mai realizzate (3643 inquadrature, più che in qualsiasi altro film) e scene più malinconiche: la malinconia è il sentimento più importante del film, pervade tutte le scene. È un western crepuscolare, cupo e triste, lontano anni luce dagli allegri e divertenti western di Leone. Un ritratto del west come non ce n’erano mai stati, un capolavoro assoluto. Il cast di star è impressionante e permise al film di avere successo nonostante le censure in mezzo mondo per le numerose scene truculente e le colossali quantità, quasi Tarantiniane, di sangue versato. Nel ’69 durava 135’, dal 1995 ne gira una versione estesa (il Director’s Cut di Peckinpah) con alcune scene in più, mai ridoppiate in italiano, ma semplicemente sottotitolate.
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contrammiraglio
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venerdì 31 maggio 2013
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shall we go? why not!
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Ecco, se qualcuno è alla ricerca di un capolavoro, vanamente imitato e rimasto inarrivabile, è bene che si guardi questo film dopo di che la sua percezione di un film non potrà mai più essere, giocoforza, la stessa.
Se poi se lo guarda il lingua originale meglio ancora che riuscirà così a comprendere sul serio il vero tono epico che il regista ha voluto imprimere al racconto; un solo esempio, quando il gruppo si riunisce al villaggio per andare a riprendersi Angel e Pike guarda Lyle e dice:
Andiamo? E quello risponde - Sì, andiamo.
In lingua originale il dialogo è questo:
Shall we go? - Why not?
E c'è tutta la differenza del mondo!
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shiningeyes
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giovedì 28 marzo 2013
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senza mezze misure
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Sam Peckinpah non era un regista di mezze misure, o lo si amava o lo si odiava. Chi ne detestava la messa in scena di esplicita violenza o chi la amava (si, ricorda un po' un certo Tarantino).
Ma da buoni conoscitori di cinema che siamo, non possiamo non ammirare la fredda e chirurgica direzione di un film come “Il mucchio selvaggio”, che ti colpisce a pieno volto per la dinamicità e impetuosità. E poco importa se tutta la visione si riduce ad un mero gusto nel vedere un gruppo di uomini folli e cinici dal grilletto facile; la spettacolarizzazione delle sparatorie e dei vari slow-motion dei corpi che cadono, in pieno 1969, è qualcosa di impagabile.
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Sam Peckinpah non era un regista di mezze misure, o lo si amava o lo si odiava. Chi ne detestava la messa in scena di esplicita violenza o chi la amava (si, ricorda un po' un certo Tarantino).
Ma da buoni conoscitori di cinema che siamo, non possiamo non ammirare la fredda e chirurgica direzione di un film come “Il mucchio selvaggio”, che ti colpisce a pieno volto per la dinamicità e impetuosità. E poco importa se tutta la visione si riduce ad un mero gusto nel vedere un gruppo di uomini folli e cinici dal grilletto facile; la spettacolarizzazione delle sparatorie e dei vari slow-motion dei corpi che cadono, in pieno 1969, è qualcosa di impagabile.
L'unico accenno di senso del film, sta nel fatto che a volte un uomo, per quanto sia avido e desideroso di denaro, si rende conto che esistono cose più importanti, come ad esempio vendicare il loro compagno di bande, con l'effetto di scatenare una delle più belle e lunghe scene di spari mai vista in un film western, ripresa da un grande fotografia di Lucien Ballard, e collegata da un mastodontico montaggio di più di 3000 inquadrature.
Il gruppo di banditi è perno centrale del film, e la bravura del cast ci regala un gruppo di bastardi pieni di marcio dentro, che con la loro sottile ironia però, ci conquista.
Merito anche di due grandi attori come William Holden ed Ernest Borgnine, che con la loro esperienza comandano un buon cast come i personaggi da loro interpretati comandano il mucchio.
Ho citato Tarantino, vero? Lo cito nuovamente per dire che senz'altro ha preso elementi da Peckinpah per i suoi futuri capolavori, e che, vedendo il film sicuramente gli saranno brillati gli occhi come un bambino; pure a noi, ovviamente.
Ha qualcosa in meno in confronto ai nostri spaghetti-western (Peckinpah li odiava), meno intermezzi, dialoghi, ed ha più azione e sangue. Ma è sicuramente meritevole di entrare nella storia come uno dei miglior film western.
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brando fioravanti
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lunedì 2 aprile 2012
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superbo
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Una feroce banda di rapinatori accetta l'incarico di rubare delle armi per un generale messicano durante la rivoluzione. Un componente della banda messicano si impossesserà di una parte del bottino per aiutare il suo popolo. Lo scambio andrà bene, ma il traditore verrà tenuto prigioniero. La banda si scontrerà contro l'intero esercito per vendicare il loro amico. Sarà uno scontro impari dove la morte è certa. Si possono dare diverse interpretazioni a questo sacrificio. L'amicizia è l'unico valore per dei fuorilegge, in mancanza di questo è inutile continuare a vivere. Ma non è solo questo, il vuoto interiore dei protagonisti non si può colmare con l'oro.
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Una feroce banda di rapinatori accetta l'incarico di rubare delle armi per un generale messicano durante la rivoluzione. Un componente della banda messicano si impossesserà di una parte del bottino per aiutare il suo popolo. Lo scambio andrà bene, ma il traditore verrà tenuto prigioniero. La banda si scontrerà contro l'intero esercito per vendicare il loro amico. Sarà uno scontro impari dove la morte è certa. Si possono dare diverse interpretazioni a questo sacrificio. L'amicizia è l'unico valore per dei fuorilegge, in mancanza di questo è inutile continuare a vivere. Ma non è solo questo, il vuoto interiore dei protagonisti non si può colmare con l'oro. Solo dando un senso alla loro violenza potranno riscattarsi del male compiuto. Scenografie bellissime, attori bravissimi e buoni dialoghi che evidenziano anche l'aspetto umano dei rapinatori.
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marv89
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martedì 15 novembre 2011
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il più grande western di tutti i tempi
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San Rafael, Stati Uniti anno 1914. Un gruppo di ragazzini tra le rotaie si diletta a far combattere tra loro scorpioni e formiche mentre cinque militari a cavallo si accingono ad entrare nella cittadina diretti verso la stazione ferroviaria. E' una tranquilla giornata di sole nell'agglomerato a sud degli USA, un festivo che i cittadini si apprestano a commemorare ignari dell'apocalisse che si sta per scatenare su di loro: i cinque infatti non sono militari ma banditi travestiti pronti a fare il colpo della vita, i cinque sono il famigerato “mucchio selvaggio”.
Comincia così il capolavoro di Sam Peckinpah datato 1969, quel “IL MUCCHIO SELVAGGIO” considerato dalla critica moderna uno dei pilastri della storia del cinema.
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San Rafael, Stati Uniti anno 1914. Un gruppo di ragazzini tra le rotaie si diletta a far combattere tra loro scorpioni e formiche mentre cinque militari a cavallo si accingono ad entrare nella cittadina diretti verso la stazione ferroviaria. E' una tranquilla giornata di sole nell'agglomerato a sud degli USA, un festivo che i cittadini si apprestano a commemorare ignari dell'apocalisse che si sta per scatenare su di loro: i cinque infatti non sono militari ma banditi travestiti pronti a fare il colpo della vita, i cinque sono il famigerato “mucchio selvaggio”.
Comincia così il capolavoro di Sam Peckinpah datato 1969, quel “IL MUCCHIO SELVAGGIO” considerato dalla critica moderna uno dei pilastri della storia del cinema.
Tra le tante storie del vecchio West quella del “Wild Bunch” è forse la più epica, sicuramente la più moderna, senza ombra di dubbio la più travolgente. Il mucchio fù la più grande banda criminale a calpestare il suolo ad ovest del Mississipi portando avanti la più grossa striscia positiva di rapine a banche della storia americana a cavallo tra il 1989 e il 1905. Il film narra di vicende mai accadute, ma non per questo lontane da quella che era la realtà del mucchio, impresse su celluloide da una delle figure più controverse ed enigmatiche della storia di Hollywood.
Sam Peckinpah fu un regista di origine indiana,definito da più parti “regista della violenza”, che focalizzò il suo cinema, quasi totalmente, sul genere western. Figlio dell'America contemporanea, alcolizzato e tossicodipendente trascorse tutta la vita all'insegna dell'autodistruzione facendone una sorta di filosofia di vita; per farla breve parliamo di un genio/folle (fate voi) che vedeva la violenza e tutte le forze distruttive dell'uomo come le uniche strade da percorrere per meglio sopportare la vita, della quale negava ogni fatalità e aspetto positivo,un uomo che si pente di non aver potuto partecipare ad un operazione bellica, che descrive il “sogno americano” come “imballato” e che intrinsecamente sfruttò il cinema come valvola di sfogo del suo essere pagandone inevitabilmente le spese.Samuel Goldwyn diceva che essere folli aiuta a fare cinema ma nel caso di Sam i suoi eccessi lo costrinsero ad una carriera da gregario, forse Peckinpah rappresentava per il suo tempo un modello troppo forte, forse era l'uomo giusto nel momento sbagliatissimo.
Siamo negli anni 60 fino ad allora il western aveva due nomi: John Ford e Howard Hawks, i quali con le loro opere caratterizzarono completamente il genere fissandone i canoni cardine che vigevano del 1939 anno di “Ombre Rosse” un film-manifesto. Parliamo dell'epopea western fatta di eroi senza macchia che difendevano i deboli contro il criminale o l'indigeno amerindo, dove tante erano le morti, ma mai si vedeva del sangue, insomma epico ma poco reale. Nella linea temporale del genere il film in questione si colloca negli anni del revisionismo, accompagnato dall'ascesa degli spaghett-western di Leone, ma a differenza di questi non si limita al riproporre nuovi canoni ma a distruggerli, rinnegando il positivismo Fordiano a favore del concetto di “uomo-animale”. Il tema centrale è la violenza:onnipresente, avvolte eccessiva, mai irrealistica; non risparmia i bambini che si divertono nel far combattere gli insetti e sempre presenti nelle scene più cruente, non ha riguardo per la giovane mamma che tiene in braccio il neonato con il caricatore a tracolla, esplode con scoppi improvvisi in bagni di sangue “tarantiniani”. La violenza è nell'uomo, ogni soggetto secondo Peckinpah è un assassino potenziale, la cattiveria è il risultato della sua ribellione alla vita. Nel suo film non c'è spazio per gli eroi, gli stessi protagonisti sono pistoleri sul viale del tramonto che non trasmettono niente di costruttivo, tanto meno per i vincitori, a trionfare è sempre e solo la morte che l'uomo cerca e ottiene con le sue mani come fa il mucchio selvaggio nella famosa scena finale.
Tecnicamente il film è perfetto: conta il maggior numero di inquadrature fino ad allora utilizzate in una pellicola, fa un uso ripetuto del rallenty e del flash accuratamente allocati dal regista, il dialogo è veloce, freddo e mai banale, gli attori immensi (prevedibile visto il calibro), la camera da presa di Peckinpah si muove con “grazia” anche tra i corpi macellati, la fotografia è magistrale.
Accolto in malo modo dalla critica del tempo, ottenne solo due candidature agli oscar, è oggi considerato tra i dieci più grandi western della storia tanto da meritarsi la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, a quasi trent'anni dalla sua morte la figura di Peckinpah è ancora oggetto di discussione, mentre il suo cinema continua ad influenzare molti cineasti moderni come Scorsese, Tarantino e John Woo.
Insomma siamo di fronte ad un capolavoro, una prova tangibile di settima arte che accende la discussione sulla sua posizione socio-politica, una pietra miliare dopo la quale il cinema non sarà più lo stesso. Un film sulla fine, di che cosa decidetelo voi.
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il cinefilo
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lunedì 8 agosto 2011
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uomini,sangue e pallottole:l'ultimo grande western
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Se da una parte OMBRE ROSSE di John Ford segnava il punto più alto della nascita dello western"all'americana"posso tranquillamente affermare che IL MUCCHIO SELVAGGIO rappresenta il punto più alto della FINE di questo storico filone precedente a quello inaugurato da S.Leone con i famosissimi"spaghetti-western".
Di fatto questo particolare è l'unico che può dirsi azzeccato per poter"confrontare"i due film:quello che,in origine(era il 1939),era simboleggiato dalla poesia delle vaste praterie e dalla personalità umana qui,invece,è ben rappresentato(nella tecnica)dal sangue,dalle pallottole e dai cadaveri che piombano massacrati sul terreno.
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Se da una parte OMBRE ROSSE di John Ford segnava il punto più alto della nascita dello western"all'americana"posso tranquillamente affermare che IL MUCCHIO SELVAGGIO rappresenta il punto più alto della FINE di questo storico filone precedente a quello inaugurato da S.Leone con i famosissimi"spaghetti-western".
Di fatto questo particolare è l'unico che può dirsi azzeccato per poter"confrontare"i due film:quello che,in origine(era il 1939),era simboleggiato dalla poesia delle vaste praterie e dalla personalità umana qui,invece,è ben rappresentato(nella tecnica)dal sangue,dalle pallottole e dai cadaveri che piombano massacrati sul terreno...sì perchè le pallottole sono il vero fattore determinante che segna la continuità di un periodo turbolento dove,infine,persino dei fuorilegge come quelli rappresentati si trovano a difendere il popolo dall'oppressione e dalle angherie ritrovandosi,involontariamente o meno,a"espiare"le loro malefatte in una strage da cui non si salva nessuno di loro.
Peckinpah è stato bravo non soltanto nella direzione delle scene di violenza ma anche nel"dipingere",sempre nella tragedia finale,l'immagine degli"avvoltoi umani"(i malfattori pagati per inseguire la banda di Pike)che,per entrare in scena,attendevano ansiosamente la fine del massacro per andare poi a frugare e portare via i cadaveri.
Lo western americano finisce,letteralmente,nella barbarie e nella disumanizzazione(quasi)collettiva:non più"eroi"fondamentalmente ma coraggiosamente stereotipati del calibro di John Wayne o Gary Cooper(lo sceriffo di MEZZOGIORNO DI FUOCO)e belle donne"da saloon"come pareva d'obbligo ma soltanto delinquenza e"fanghiglia"d'immoralità(perchè l'etica non esiste più)che smentiscono vent'anni di inesorabili miti perchè(ed è la filosofia controcorrente al genere del film):"un fucile e un morto,in questo tipo di cinema,valgono più di qualsiasi altro immaginario".
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blue-x
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domenica 27 marzo 2011
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le 10 cose che mi hanno colpito!
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Ci sono molte cose di questo film che mi hanno veramente colpito:
1)i bambini che giocano con gli scorpioni e le formiche;
2)i due pistoleri che litigano per stabilire chi avesse ucciso un bandito;
3) Mr. Pike che uccide un suo amico in quanto gravemente ferito agli occhi;
4) la rapina-trappola con il ritovamento delle rondelle di metallo nei sacchi;
5) tutti i luoghi ed i panorami, in particolare le montagne ed il deserto, che si possono osservare nel film;
6) Angelo che uccide la sua ex-donna Teresa;
7) a povera-fine di Angelo torturato e poi sgozzato al generale Mapachi;
8)la sparatoria drammatica dei quattro gringos conto 200 messicani
9) la scena finale dove Deke cambia la sua promessa di non tornare più in galera, con quella di mettersi in affari con il "vecchio caprone" unico sopravvissuto della banda di Pike.
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Ci sono molte cose di questo film che mi hanno veramente colpito:
1)i bambini che giocano con gli scorpioni e le formiche;
2)i due pistoleri che litigano per stabilire chi avesse ucciso un bandito;
3) Mr. Pike che uccide un suo amico in quanto gravemente ferito agli occhi;
4) la rapina-trappola con il ritovamento delle rondelle di metallo nei sacchi;
5) tutti i luoghi ed i panorami, in particolare le montagne ed il deserto, che si possono osservare nel film;
6) Angelo che uccide la sua ex-donna Teresa;
7) a povera-fine di Angelo torturato e poi sgozzato al generale Mapachi;
8)la sparatoria drammatica dei quattro gringos conto 200 messicani
9) la scena finale dove Deke cambia la sua promessa di non tornare più in galera, con quella di mettersi in affari con il "vecchio caprone" unico sopravvissuto della banda di Pike.
10) trattasi proprio di un film western atipico senza vincitori e senza eroi.
In definitiva, pur non considerandolo un capolavoro, la mia valutazione per questo film è OTTIMO,
in ogni caso consiglio vivamente a tutti di vedere "Il Mucchio Selvaggio".
Buona visione!
Blue-X
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andrea b
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martedì 26 ottobre 2010
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più che mai packinpah
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Un gruppo di banditi rapina una banca e tenta la fuga verso i confini del Messico inseguiti da una moltitudine di cacciatori di taglie.Il miglior film di Packimpah che entra di diritto negli annali del cinema Western tra i migliori se non come migliore di tutti i tempi.Scene d' antologia si susseguono sullo sfondo della rivoluzione messicana con una colonna sonora magnifica come il film.Momenti di grande cinema sono la tortura dell' ex compagno traditore della banda, paragonabile ad Achille quando trascina il corpo senza vita di Ettore, e la parte finale del film dove viene fatta strage di civili sotto i colpi di mitragliatrice dove muoiono anche i protagonisti segnando così la fine di una generazione.
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Un gruppo di banditi rapina una banca e tenta la fuga verso i confini del Messico inseguiti da una moltitudine di cacciatori di taglie.Il miglior film di Packimpah che entra di diritto negli annali del cinema Western tra i migliori se non come migliore di tutti i tempi.Scene d' antologia si susseguono sullo sfondo della rivoluzione messicana con una colonna sonora magnifica come il film.Momenti di grande cinema sono la tortura dell' ex compagno traditore della banda, paragonabile ad Achille quando trascina il corpo senza vita di Ettore, e la parte finale del film dove viene fatta strage di civili sotto i colpi di mitragliatrice dove muoiono anche i protagonisti segnando così la fine di una generazione.Grandi uomini che muoiono ma non soccombono al nemico in un finale epico.Neanche un Oscar per questo capolavoro.
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chriss
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domenica 12 settembre 2010
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innovativo: vi stropiccerete gli occhi...
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Il Mucchio Selvaggio (The Wild Bunch), di Sam Peckinpah, è un film western innovativo, quasi rivoluzionario per quei tempi: vi stropiccerete gli occhi, proprio com' è successo al sottoscritto. I personaggi principali sono pistoleri incalliti di mezza età (40/50 anni) o vecchietti sul viale del tramonto. Non fatevi ingannare: sono molto spietati e non hanno un briciolo d' umanità. Noi proveremo soltanto un pò di pena per loro nello scontro finale. Il personaggio più importante e carismatico del film è Pike Bishop, il capo di una banda di pistoleri che si dedica ai grandi colpi (banche, treni ed uffici postali). Il suo vecchio amico, il fuorilegge Deke Thornton, per evitare di essere linciato, viene assunto da Pat Herrigan, il capo della ferrovia.
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Il Mucchio Selvaggio (The Wild Bunch), di Sam Peckinpah, è un film western innovativo, quasi rivoluzionario per quei tempi: vi stropiccerete gli occhi, proprio com' è successo al sottoscritto. I personaggi principali sono pistoleri incalliti di mezza età (40/50 anni) o vecchietti sul viale del tramonto. Non fatevi ingannare: sono molto spietati e non hanno un briciolo d' umanità. Noi proveremo soltanto un pò di pena per loro nello scontro finale. Il personaggio più importante e carismatico del film è Pike Bishop, il capo di una banda di pistoleri che si dedica ai grandi colpi (banche, treni ed uffici postali). Il suo vecchio amico, il fuorilegge Deke Thornton, per evitare di essere linciato, viene assunto da Pat Herrigan, il capo della ferrovia. Il treno allora rappresentava una gran fonte di guadagno, sia per chi la possedeva, sia per i benefici generali che avrebbe potuto portare al territorio occidentale della Nazione. La stessa Nazione, indirizzata verso il progresso, aveva il disperato bisogno di tutori della legge. Non di tutori qualsiasi, ma di 'gente sporca' che avesse avuto a che fare con le armi ed i malviventi. Chiunque poteva essere assoldato, anche un bandito. Anzi, un bandito sarebbe stato pure meglio. Era anche un modo per fargli scontare la pena che gli pendeva sul collo. Io mi sono fatto un' idea sulla giustizia (ancora precaria e non ben definita) del tempo: 'per fermare un pazzo ci voleva un altro pazzo'. Non ci dobbiamo quindi meravigliare più di tanto se Pike finisce in un' imboscata, tesagli proprio dal suo ex amico Deke e dal proprietario della ferrovia. Tutti gli aItri pistoleri, assoldati dal signor Herrigan, non si dimostreranno all' altezza di Deke. Proprio costui, avendo lavorato con Pike, conosce a memoria le sue mosse ed il suo modo di ragionare. Pike, il capo della banda che verrà messo in discussione, in quanto responsabile del colpo miseramente fallito, saprà riprendersi lo scettro: terrà il gruppo unito fino alla fine. Bellissima è la scena in cui Pike cade a cavallo e con grande dignità ci rimonta. Come per dire: "Sono ancora il capo!" La verità è che non vuole minimamente rassegnarsi a finire accoppato o a vedere i suoi ultimi sogni infrangersi nel caldo infuocato del deserto. Intanto vengono inseguiti da Deke e dai suoi amici avvoltoi e rubagalline. L' originalità del film va ricercata anche nella seconda alleanza (solo apparente): Pike ed i suoi si mettono a lavorare per Mapache, un folle assassino che si è auto-nominato generale (fa impiccare e razziare i villaggi messicani). Qui sorge una domanda spontanea: perché tale allenza se Mapache lottava contro Pancho Villa, il capo della rivoluzione messicana? Pike ed il resto della banda non avevano molta scelta: non essendo più in possesso di molti soldi od acqua potabile, cos' altro avrebbero potuto fare? Sono dei fuorilegge con il disperato bisogno d' inventare qualcosa per sopravvivere. Il finale, in realtà, è un doppio finale. Da una parte assisteremo ad una sanguinaria sparatoria e dall' altra al drammatico destino di Deke. Qui sorge di nuovo una domanda: il Mucchio Selvaggio andrà all' Inferno o in Paradiso? Forse in entrambi i posti! Tra loro solo Angelo lottava per la giusta causa (liberare il villaggio dagli oppressori, l' esercito di Mapache). Con la morte vendicheranno Angelo e purificheranno almeno 'l' anima corrotta dal Male'. Oltretutto andranno a liberare (solo in parte ed indirettamente) un popolo oppresso. Il primo finale sembra contenere un briciolo d' umanità. Il secondo finale è molto più cupo: Deke prende la pistola di Pike e si allea nuovamente con Sykes, un membro della banda che ha appena affrontato ed ammazzato Mapache ed il resto del suo piccolo esercito privato (quattro contro duecento). Deke, che non andava molto d' accordo col signor Herrigan, si rende conto che l' unica strada da intraprendere in futuro, sarà quella del fuorilegge: pessimismo assoluto! Gli avvoltoi (che bestie!) appostati poco sopra il massacro compiuto e su di Deke sono l' incredibile emblema del film. Proprio come i bambini che si divertono a far combattere gli scorpioni contro le formiche; o quelli che deridono i morti; o il bambino che dà, quasi da solo, il colpo di grazia ad un fuorilegge (non dico chi). Come dire: è tutto sporco, persino l' infanzia! Ci sarebbe addirittura 'un piccolo finale prima del doppio e gran finale'. Pike, dopo aver lasciato una lauta ricompensa ad una prostituta, esce fuori guardando negli occhi i membri della sua banda: senza dire nemmeno una parola, tutti si armano pesantemente con fucile e pistola e vanno ad affrontare i messicani per liberare Angelo. Incredibile, no? Il Mucchio Selvaggio è un capolavoro straordinario del genere western, nonostante sia pessimista, polveroso, sanguinario, sporco ed ultraviolento. Veramente imperdibile. PS. Il vero Mucchio Selvaggio era comandato da Butch Cassidy. PPS. Vi lascio con una frase di Pike: "Noi condividiamo ben pochi sentimenti del nostro Governo". Ad intenditor poche parole. Firmato Palmieri Christian...
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