parsifal
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giovedì 5 luglio 2018
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delirio di un solitario
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Nadine Marqand, coniugata Trintignant nel 1969, periodo in cui la sperimentazione visionaria era quasi d'obbligo nel cinema , come nelle altre discipline artistiche, diede vita a questo film , improntato su una narrazione non lineare, a tratti molto istintiva, che unisce le fantasie del protagonista alla descrizione delle sue bizzarre giornate. Non è un caso che durante la vicenda si senta l' eco di un brano presente anche nella colonna sonora di " Easy Rider," film epocale e colonna portante della ribellione artistico.intellettuale dell'epoca, giacchè le atmosfere sono similari e gli stilemi narrativi , a tratti combaciano. Jean Girod , interpretato da un preparatissimo ed eclettico J.
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Nadine Marqand, coniugata Trintignant nel 1969, periodo in cui la sperimentazione visionaria era quasi d'obbligo nel cinema , come nelle altre discipline artistiche, diede vita a questo film , improntato su una narrazione non lineare, a tratti molto istintiva, che unisce le fantasie del protagonista alla descrizione delle sue bizzarre giornate. Non è un caso che durante la vicenda si senta l' eco di un brano presente anche nella colonna sonora di " Easy Rider," film epocale e colonna portante della ribellione artistico.intellettuale dell'epoca, giacchè le atmosfere sono similari e gli stilemi narrativi , a tratti combaciano. Jean Girod , interpretato da un preparatissimo ed eclettico J. lL Trintignant, è un uomo annoiato dalla vita e dalla routine quotidiana. Sposato e con due figli, vede la realtà a modo suo , con occhi impregnati di malsano egocentrismo e con un' ottica decisamente negativa. Le sue fantasie spesso volgono a scenari non certo idilliaci. L'analessi affrontata sin dal primo fotogramma , informa lo spettatore che il protagonista ,dopo aver assistito ad un suicido, preso da un malsano egocentrismo, compie una serie di gesti eclatanti per attribuirsi la responsabiltà del gesto della sconosciuta che ha visto morire. Intende attirare l'attenzione degli inquirenti e ci riuscirà. Ma non per molto , poichè a causa di ordini superiori, i mass media smetteranno di trattare il suo caso e le forze dell'ordine, apparentemente, accantoneranno le sue gesta. Nel suo peregrinare per Parigi, incontra Cristian (R.Hossein) pittore bohemienne squattrinato e sfrontato che diviene il suo complice maggiore nei suoi vagabondaggi metropolitani. A sua volta Cristian conosce Florinda ( Bolkan) dalla personalità accattivante pervasa da una dirompente sensualità. Le pulsioni negative di Jean si accentuano sino ad arrivare al punto di non ritorno. L'epilogo sarà quello desiderato dal protagonista, che avrà la notorietà che cercava ma d un prezzo assai elevato. Narrazione non lineare, accattivante e tipica di quel periodo storico , in cui si tendeva ad analizzare la società con occhio critico e fare provocatorio.
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domenica 1 dicembre 2013
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accadde nei pressi di una diga...
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Questo interessante film della moglie di Jean-Louis Trintignant, Nadine Marquand, prende spunto dalla noia che può affliggere un uomo che ha tuttavia una vita già piuttosto "piena", dagli affetti agli amici, al lavoro magari un po' monotono... Lui (Trintignant) ha ambizioni da scrittore ma non ne è molto convinto, tende a perdere tempo e a girovagare per posti inconsueti. Così si trova nei pressi di una diga in costruzione proprio mentre passa in auto una giovane molto carina (Karen Blanguernon) che sta andando a suicidarsi. Lui intuisce, corre per salvarla ma non riesce nell'intento. Sul bus, al ritorno, comincia a fantasticare. Ha capito. Lui deve sentirsi al centro dell'attenzione, ma non basta dire "Ho visto una donna suicidarsi", è troppo poco.
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Questo interessante film della moglie di Jean-Louis Trintignant, Nadine Marquand, prende spunto dalla noia che può affliggere un uomo che ha tuttavia una vita già piuttosto "piena", dagli affetti agli amici, al lavoro magari un po' monotono... Lui (Trintignant) ha ambizioni da scrittore ma non ne è molto convinto, tende a perdere tempo e a girovagare per posti inconsueti. Così si trova nei pressi di una diga in costruzione proprio mentre passa in auto una giovane molto carina (Karen Blanguernon) che sta andando a suicidarsi. Lui intuisce, corre per salvarla ma non riesce nell'intento. Sul bus, al ritorno, comincia a fantasticare. Ha capito. Lui deve sentirsi al centro dell'attenzione, ma non basta dire "Ho visto una donna suicidarsi", è troppo poco. Ci vuole di più, dire ad esempio "Sono io l'assassino della donna morta alla diga". Sicuramente le forze dell'ordine lo ricercherebbero e la stampa potrebbe parlare di lui. Questo film solo alla fine degli anni sessanta poteva essere girato, infatti sia la storia che le musiche risentono del "movimento hippy" in voga in quel periodo. Un'occasione in parte sprecata. Un cast di attori di tutto rispetto, non solo Jean-Louis Trintignant, istrionico come sempre, ma anche Robert Hossein, Giorgia Moll, Bernadette Lafont e Florinda Bolkan, splendida fidanzata del suo migliore amico. Per un po' l'attenzione dello spettatore è concentrata sulle idee "folli" del protagonista, poi l'atmosfera si guasta, la curiosità viene meno e certe scene sono anche un po' inutili e fastidiose, come quella del bambino che si chiude in auto dopo che Trintignant gli ha appena comprato un cono gelato da uno squallido gelataio anziano, per di più in una piccola via secondaria. Questa è una delle tante incongruenze del film, come il fatto che il protagonista (Trintignant) si trovi a girovagare nei pressi di una diga in costruzione, non si capisce la motivazione. Così come non si capisce perché prenda una stanza in affitto quando ha già una casa e una moglie (Gorgia Moll) bella e che lo ama. Probabilmente a lui non basta, deve sapere che la gente (anche nei bistrot) parla di lui, per sentirsi lusingato di tanta notorietà. Comunque la stanza ha una sua funzione: essere riempita degli articoli che parlano di lui, cioè "L'assassino della diga". Lo sconcerto che attanaglia lo spettatore è che il protagonista, dopo essersi autoaccusato di un delitto non commesso, arrivi a commetterne uno vero perché la stampa e la Polizia "non parlano più di lui". Se si fosse lasciato tutto allo stato di "gioco", con un'atmosfera magari malsana ma senza situazioni drammaticamente "senza ritorno" come succede nell'epilogo, il film sarebbe stato certo più leggero ma anche più guardabile. Trintignant è bravissimo, senza dubbio, ma con una sceneggiatura alla "Robbe-Grillet" sarebbe stato certo più a suo agio. La scena finale è davvero sconcertante, con il povero Robert Hossein che purtroppo capisce all'improvviso di avere perso un amico e soprattutto la fidanzata... Una scena da salvare comunque c'è. Lo splendido ballo improvvisato da Florinda Bolkan nella stanza-laboratoro con i due amici che la guardano muoversi sinuosa e bellissima. - di "Joss" -
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slibedis
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lunedì 18 novembre 2013
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per sfuggire al vuoto della vita
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Giornalista , sposato con una bella moglie, padre di due figli, Jean soffre di depressione. Si annoia. Dopo aver assistito al suicidio di una ragazza che si butta da un precipizio in auto, Jean è ossessionato da queste immagini, trasforma nella sua mente l'incidente in un omicidio da lui stesso commesso.
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Giornalista , sposato con una bella moglie, padre di due figli, Jean soffre di depressione. Si annoia. Dopo aver assistito al suicidio di una ragazza che si butta da un precipizio in auto, Jean è ossessionato da queste immagini, trasforma nella sua mente l'incidente in un omicidio da lui stesso commesso. Andatosene di casa, si rifugia presso un amico pittore e scultore. Lì scrive al direttore di " France - Soir " per denunciare il suo crimine, segue febbrilmente le ripercussioni delle sue lettere pubblicate dalla stampa. All'identikit pubblicato su un quotidiano, in una crisi mistica, aggliunge gocce del suo sangue rappresentanti una corona di spine e lo appende, assieme agli articoli, nella sua stanza. Stanco di non essere creduto, Jean commette il crimine veramente, uccidendo la giovane moglie del suo amico, Florinda; riproduce il suicidio dell'automobilista che ossessiona le sue notti e i suoi giorni. Diventato criminale, Jean si consegna alla giustizia. I giornalisti lo fotografano mentrre, trionfante, viene scortato ammanettato dalla polizia.
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