gianni lucini
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lunedì 7 maggio 2012
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il maciste più amato
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Arrivato in Italia più per il suo fisico da culturista che per le sue qualità interpretative, Gordon Mitchell è uno dei pochi protagonisti dei film storico-mitologici all’italiana (quel genere ribattezzato dai francesi con il nome di “peplùm”) che ha saputo instaurare un rapporto non occasionale con il western all’italiana. Oltre a 3 colpi di Winchester per Ringo sono decine i film nei quali sostituisce senza rimpianti il minuscolo gonnellino da eroe mitologico con i ruvidi pantaloni da uomo di frontiera e affronta i nuovi nemici a colpi di pistola senza indulgere troppo nelle esibizioni muscolari che l’hanno reso famoso nella vesti di Maciste.
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Arrivato in Italia più per il suo fisico da culturista che per le sue qualità interpretative, Gordon Mitchell è uno dei pochi protagonisti dei film storico-mitologici all’italiana (quel genere ribattezzato dai francesi con il nome di “peplùm”) che ha saputo instaurare un rapporto non occasionale con il western all’italiana. Oltre a 3 colpi di Winchester per Ringo sono decine i film nei quali sostituisce senza rimpianti il minuscolo gonnellino da eroe mitologico con i ruvidi pantaloni da uomo di frontiera e affronta i nuovi nemici a colpi di pistola senza indulgere troppo nelle esibizioni muscolari che l’hanno reso famoso nella vesti di Maciste. Come accade in 3 colpi di Winchester per Ringo spesso gli tocca di vestire i panni del cattivo o di un personaggio importante ma non del protagonista. Accade anche in Sono Sartana il vostro becchino, il film diretto da Carnimeo nel 1969 che consolida il grande successo del personaggio di Sartana interpretato da Gianni Garko. Nel film che segna la definitiva affermazione di uno dei grandi antieroi del western all’italiana lui interpreta l’indimenticabile figura di Deguejo, la sua interpretazione western più celebrata insieme a quella di Frank in 3 colpi di Winchester per Ringo.
Charles Pendleton, il futuro Gordon Mitchell, nasce a Denver, in Colorado, il 29 giugno 1923. Dopo il divorzio dei suoi genitori si trasferisce con la madre a Inglewood, in California. Infanzia e giovinezza trascorrono tra le fatiche degli studi e la passione per la palestra dove inizi a praticare il culturismo. Allo scoppio della seconda guerra mondiale parte per il fronte dove viene catturato dai tedeschi e rinchiuso in un campo di prigionia da cui esce soltanto al termine del conflitto. Tornato a casa, dopo essersi laureato in biologia e anatomia inizia a lavorare come insegnante. Richiamato sotto le armi per la guerra di Corea, dopo il congedo definitivo si trasferisce a Santa Monica, in California, dove entra a far parte del ristretto gruppo dei più famosi culturisti di quel periodo. Nel 1955 debutta nel cinema con una piccola parte non accreditata in L’uomo dal braccio d’oro di Otto Preminger e l’anno dopo viene scritturato da Cecil B. De Mille per I dieci comandamenti (è uno dei torturatori di Charlton Heston). A partire dagli anni Sessanta arriva in Italia dove diventa una delle stelle dei peplum diventando uno dei più amati interpreti del ruolo di Maciste. Con l’esaurirsi del filone passa a generi diversi come il western, il poliziesco e la fantascienza. Federico Fellini gli affida una parte in Satyricon e John Huston lo scrittura per il suo Riflessi in un occhio d'oro. Non abbandonerà mai il cinema fino alla morte che avviene a Marina del Rey, in California, il 20 settembre 2003.
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venerdì 9 settembre 2011
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amico non uccide amico
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Le sequenze che precedono il duello finale tra Ringo e Frank in cui i due protagonisti si avvicinano l’uno all’altro camminando a fatica tra i cadaveri stesi nella polvere della strada sono in linea con il taglio narrativo della tragedia greca, così come la chiusa finale con la morte del perfido Frank. Nonostante l’ex amico divenuto feroce rivale si faccia beffe per l’ennesima volta di lui tentando di ucciderlo, non è Ringo il suo giustiziere. Il traditore muore per mano di Sanders, suo complice e corruttore. Nel film di Salvi, come accade nelle tragedie greche, alla fine la mano del giusto non si macchia del delitto più tremendo, cioè quello dell’uccisione di qualcuno con il quale si è diviso il pane.
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Le sequenze che precedono il duello finale tra Ringo e Frank in cui i due protagonisti si avvicinano l’uno all’altro camminando a fatica tra i cadaveri stesi nella polvere della strada sono in linea con il taglio narrativo della tragedia greca, così come la chiusa finale con la morte del perfido Frank. Nonostante l’ex amico divenuto feroce rivale si faccia beffe per l’ennesima volta di lui tentando di ucciderlo, non è Ringo il suo giustiziere. Il traditore muore per mano di Sanders, suo complice e corruttore. Nel film di Salvi, come accade nelle tragedie greche, alla fine la mano del giusto non si macchia del delitto più tremendo, cioè quello dell’uccisione di qualcuno con il quale si è diviso il pane. Amico non uccide amico, neppure se è diventato uno strumento di malvagità assoluta.
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venerdì 9 settembre 2011
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edipo sulla frontiera
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Emimmo Silvi non ha mai nascosto di aver ampiamente attinto alla tragedia greca e, in particolare, alla drammatica vicenda di Edipo per la sceneggiatura di 3 colpi di Winchester per Ringo. In realtà la sua operazione non è una semplice trascrizione in chiave western dell’opera di Sofocle, ma una sorta di omaggio con mutazioni sostanziali della narrazione nella quale però vengono disseminati indizi, citazioni e richiami percepibili ed evidenti. Se si volessero trovare padri nobili di questa operazione si potrebbero citare due personaggi come Corneille e Voltaire, anche loro artefici, a loro modo, di riletture del mito di Edipo, ma forse non è necessario. Emimmo Salvi non ha velleità culturali.
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Emimmo Silvi non ha mai nascosto di aver ampiamente attinto alla tragedia greca e, in particolare, alla drammatica vicenda di Edipo per la sceneggiatura di 3 colpi di Winchester per Ringo. In realtà la sua operazione non è una semplice trascrizione in chiave western dell’opera di Sofocle, ma una sorta di omaggio con mutazioni sostanziali della narrazione nella quale però vengono disseminati indizi, citazioni e richiami percepibili ed evidenti. Se si volessero trovare padri nobili di questa operazione si potrebbero citare due personaggi come Corneille e Voltaire, anche loro artefici, a loro modo, di riletture del mito di Edipo, ma forse non è necessario. Emimmo Salvi non ha velleità culturali. In 3 colpi di Winchester per Ringo applica ai codici del western all’italiana costruzioni narrative tipiche dei “peplum”, i film italiani d’ambientazione storico-mitologica di cui proprio lui è uno degli sceneggiatori più apprezzati. Sue sono, per esempio, la riscrittura della vicenda biblica di David e Golia per il film omonimo di Ferdinando Baldi del 1959 o la manipolazione operata insieme a Sergio Leone di alcune vicende storiche narrate dal “Milione” di Marco Polo per la sceneggiatura del film Le sette sfide del 1961 considerata una delle pellicole che in qualche modo hanno anticipato i codici del western all’italiana. Edipo è quindi lo spunto, non il modello. Nel film la madre del protagonista non ha lo spessore tragico di Giocasta, non vive la commistione dei ruoli tra madre e amante della sfortunata protagonista della tragedia di Sofocle, ma come lei diventa insieme la causa e la vittima dei guai del figlio. Come lei lo ritrova dopo una lunga separazione e ne condiziona le scelte. Anche la cecità di Ringo (altra citazione) è una conseguenza della decisione del pistolero di riunire il suo destino a quelli di sua madre e del paese natale che un tempo aveva lasciato. Salvi gioca anche con la successione degli aventi facendo in modo che Ringo recuperi la vista proprio nella notte in cui gli sgherri del suo ex amico e compagno d’avventure Frank uccidono la madre. Morta lei inizia la vendetta contro chi sta minacciando la vita e il futuro della donna che ama e di suo figlio, che lo porta a mettere una pietra tombale sul suo passato quando è costretto ad affrontare proprio l’uomo con il quale aveva diviso gli anni della ribellione giovanile.
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