Successone all'epoca sua questo "Alfie", che lancio Micheal Caine nell'olimpo degeli attori di serie A, definitivamente, carica che ancora oggi ricopre e sostiene attivamente. Alfred Elkins detto Alfie è un autista di lusso che tra una corsa e l'altra se la spassa con le picchie (ragazze facili nel senso stretto, ma esteso anche a tutte le altre donne nel film). Da un certo punto di vista, la trama non propone molta materia narrativa da "narrare", ma si fa apprezzare per un ottima carattetrizzazione dei personaggi, sia principali che non, definendone che infinita precisione le trasformazioni emotive in seguito ai fatti che si susseguono. Se pur attorniato da persone realmente o falsamente fedeli, Alfie è un putttaniere, rozzo, stronzo, egocentrico e nel senso più ampio del termine narcisista, che sfrutta le donne a suo piacimento per trarne piacere il più possibile, mantenendo costantemente la sua presenza al centro di tutte le attenzioni, dove ogni suo capriccio e umore è sempre posto al di sopra di tutto, succhiando la linfa vitale delle donne che frequenta e butta via come una sigaretta fumata fino al filtro.
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Successone all'epoca sua questo "Alfie", che lancio Micheal Caine nell'olimpo degeli attori di serie A, definitivamente, carica che ancora oggi ricopre e sostiene attivamente. Alfred Elkins detto Alfie è un autista di lusso che tra una corsa e l'altra se la spassa con le picchie (ragazze facili nel senso stretto, ma esteso anche a tutte le altre donne nel film). Da un certo punto di vista, la trama non propone molta materia narrativa da "narrare", ma si fa apprezzare per un ottima carattetrizzazione dei personaggi, sia principali che non, definendone che infinita precisione le trasformazioni emotive in seguito ai fatti che si susseguono. Se pur attorniato da persone realmente o falsamente fedeli, Alfie è un putttaniere, rozzo, stronzo, egocentrico e nel senso più ampio del termine narcisista, che sfrutta le donne a suo piacimento per trarne piacere il più possibile, mantenendo costantemente la sua presenza al centro di tutte le attenzioni, dove ogni suo capriccio e umore è sempre posto al di sopra di tutto, succhiando la linfa vitale delle donne che frequenta e butta via come una sigaretta fumata fino al filtro. L'impianto prettamente teatrale (per meglio dire le troppe chiacchere) trova la sua spiegazione nell'opera da cui è tratto, il dramma omonimo scritto da Bill Naughton, lo stesso l'ha anche adattato per il cinema, ma ciò è sia un bene che un male, infatti con ciò Naughton dimostra chiaramente la sua padronanza verso la sua opera e il personaggio, divinamente incarnato in Michael Caine, ma qui dimostra anche il suo limite, il non sapersi staccare dalla sua forma originaria, di cui mantiene la componente più evidente, la rottura della quarta parete (il parlare direttamente con il pubblico). D'altronde però Lewis Gilbert, regista anche di qualche 007 di quegli anni, gestisce sapientemente la scena e i personaggi, donando comunque freschezza e modernità alla Londra pop degli anni '60, cosa che ha reso la vita semplice al lavoro fatto per il remake del 2004 con Jude Law nella parte di Alfie e Susan Sarandon nella parte di Ruby, che al secolo fu di Shelley Winters.
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