albplet
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mercoledì 10 agosto 2011
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veramente bello
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Gli Oscar se li è meritati e anche le interpretazioni dei due protagonisti sono superlative. A parte la storia è proprio un bel film e, comunque, è bella anche la storia. Film a questo livello oggi sono proprio rari: gli anni in cui uscì questo qui erano d'oro per il cinema. Oggi la qualità è diversa perchè tutto è diverso.
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mondolariano
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sabato 9 aprile 2011
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l'apice della commedia americana
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“L’appartamento” è un film diverso da “La strana coppia”, “Prima pagina” e tutto il fiore della commedia hollywoodiana anni ‘50-‘60. Un film diverso e secondo me superiore per indagine psicologica e capacità di essere anche un simbolo, il simbolo di un mondo tristemente vero. E’ il mondo dell’americano medio, vittima di una spirale perversa dove perfino i sentimenti sono incasellati tra i rami di una grigia compagnia d’assicurazione. La disonestà è il segreto per raggiungere il successo, dominata da un senso di ipocrita e tragicomica rassegnazione. Disonestà che coinvolge anche la sfera degli affetti, laddove il direttore non si limita a prendere in giro la moglie ma anche e soprattutto le amanti.
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“L’appartamento” è un film diverso da “La strana coppia”, “Prima pagina” e tutto il fiore della commedia hollywoodiana anni ‘50-‘60. Un film diverso e secondo me superiore per indagine psicologica e capacità di essere anche un simbolo, il simbolo di un mondo tristemente vero. E’ il mondo dell’americano medio, vittima di una spirale perversa dove perfino i sentimenti sono incasellati tra i rami di una grigia compagnia d’assicurazione. La disonestà è il segreto per raggiungere il successo, dominata da un senso di ipocrita e tragicomica rassegnazione. Disonestà che coinvolge anche la sfera degli affetti, laddove il direttore non si limita a prendere in giro la moglie ma anche e soprattutto le amanti. Non a caso, la presenza di MacMurray al posto di Walter Matthau (storica controparte di Lemmon) dona al film quel tocco di seriosità in più che altrimenti sarebbe mancato: anche questo fa la differenza nella scelta degli attori. Solo il finale felice (come raramente accade nella realtà) riporta tutto sui lieti binari della commedia.
Indimenticabili le scenette casalinghe che illustrano la mesta vita dello scapolo. Indimenticabile la tristezza che sempre si prova durate le feste di Natale. Indimenticabile la bella Shirley MacLayne svenuta e dolorante tra le braccia del medico.
Da vedere all’ultimo dell’anno.
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francesco2
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giovedì 10 febbraio 2011
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a qualcuno piace shirley
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Sono un convinto assertore del fatto che la commedia, sul piano artistico, non sia necessariamente inferiore alla "Tragedia". Tuttavia, l'arguzia e l'intelligenza che contraddistinguono "A qualcuno piace caldo" non mi avevano convinto appieno. Era come se mancasse qualcosa o qualcuno che desse un senso più compiuto a quell'umorismo amaro(stico) ed a quella serie di gags, per quanto alcune indimenticabili.
In questo caso, invece, non posso che solidarizzare con gli ammiratori di Wilder. Non mi impediscono di farlo né una qualche lentezza, né un umorismo non sempre così brillante (Vi sono sembrati così irresistibili, ad esempio, i vicini del protagonista, o il medico, che pure ha quasi un ruolo relativamente nascosto di taumaturgo, pur senza capire esattamente cosa stia succedendo?)Senza dimenticarsi che sono rimasto parzialmente deluso dal finale, per quanto elegante proprio come la Mac Laine.
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Sono un convinto assertore del fatto che la commedia, sul piano artistico, non sia necessariamente inferiore alla "Tragedia". Tuttavia, l'arguzia e l'intelligenza che contraddistinguono "A qualcuno piace caldo" non mi avevano convinto appieno. Era come se mancasse qualcosa o qualcuno che desse un senso più compiuto a quell'umorismo amaro(stico) ed a quella serie di gags, per quanto alcune indimenticabili.
In questo caso, invece, non posso che solidarizzare con gli ammiratori di Wilder. Non mi impediscono di farlo né una qualche lentezza, né un umorismo non sempre così brillante (Vi sono sembrati così irresistibili, ad esempio, i vicini del protagonista, o il medico, che pure ha quasi un ruolo relativamente nascosto di taumaturgo, pur senza capire esattamente cosa stia succedendo?)Senza dimenticarsi che sono rimasto parzialmente deluso dal finale, per quanto elegante proprio come la Mac Laine.
Però. "L'appartamento" si apre con una sequenza apparentemente innocua, ma in realtà interessante, su un'alienazione che caratterizzava (Solo?) l'americano medio già negli anni' 60. Si prosegue con il protagonista che ricorre a biechi (Ma davvero) espedienti per sbancare il lunario. Ma nell'atmosfera già pungente che si respira, il “la” lo danno le espressioni dei due attori quando lui comincia a corteggiare lei. Avete fatto caso al senso di impotenza che sembra caratterizzarli
entrambi, scritto e scolpito nei visi di entrambi? Negli Stati uniti -Credo- bigotti degli anni'60, la loro faccia buca lo schermo con quel senso di impotenza nei confronti delle convenzioni, esattamente come lo sguardo della Hepburn nel meno riuscito "Sabrina": quegli occhi da cerbiatto, che qualcuno (Ma davvero?) veteromarxista ha associato alla verità della lotta di classe. Anche qui, in effetti, anche a costo di essere tacciati di socialismo femministeggiante fuori tempo massimo, si potrebbe parlare di matrice politica, ma non quella politicizzata dei film di Loach. Quello capitalista (Dell'uomo sugli impiegati), e maschilista (Dell'uomo sulla donna). Anche se, diciamolo pure, questo marito traditore sa un pò di macchietta, proprio come avviene nei film di Loach. Ed è un pò lenta la parte del medico che visita il protagonista. Ma solo Wilder sapeva raccontare con tanta classe la poca sicurezza del "Marito", e la decisione della donna di suicidarsi, come verrà "Mollata" la segretaria che poi si rivelerà fatale. Solo lui sa condire il tutto con un'ironia sagace come la battuta della MacLaine quando dice, alla fine"Ti potrei scrivere, anziché parlarti, ma non ho una buona grafia”, mentre finge di festeggiare il capodanno con il nuovo “Amore”. E poi, per esempio, quella parentesi latinoamericaneggiante del protagonista, che contrasta molto con la tragedia, quella reale e quella nel cuore del protagonista.
Il finale può essere tacciato di inverosimiglianza, o eccesso di ottimismo, o entrambe le cose, ma definire "L'appartamento" un film nella media del genere non renderebbe giustizia ad un'amarezza tanto sagace.
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panormus
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martedì 19 ottobre 2010
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una mela marcia in più, una in meno...
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New York, 1960. L'impiegato presso gli uffici di una megaditta C.C. Baxter (J. Lemmon), detto dai superiori di settore CiCibello, è conduttore di un piccolo appartamento in affitto e mosso da "generosità" presta il suo appartamento ai superiori i quali vi si intrattengono con dolci compagnie extraconiugali e in segno di riconoscenza questi permettono a Baxter una scalata che lo porta ai vertici dell'azienda, finchè non viene scoperto dal direttore (F. MacMurray). Il direttore invece di licenziarlo gli propone un accordo con il quale lui diventa l'unico a usufruire dell'appartamento con la sua amante che (il mondo è piccolo) si scoprirà essere la gentile e giovane left Fran (S.
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New York, 1960. L'impiegato presso gli uffici di una megaditta C.C. Baxter (J. Lemmon), detto dai superiori di settore CiCibello, è conduttore di un piccolo appartamento in affitto e mosso da "generosità" presta il suo appartamento ai superiori i quali vi si intrattengono con dolci compagnie extraconiugali e in segno di riconoscenza questi permettono a Baxter una scalata che lo porta ai vertici dell'azienda, finchè non viene scoperto dal direttore (F. MacMurray). Il direttore invece di licenziarlo gli propone un accordo con il quale lui diventa l'unico a usufruire dell'appartamento con la sua amante che (il mondo è piccolo) si scoprirà essere la gentile e giovane left Fran (S. MacLaine) della quale è da tempo segretamente innamorato il signor Baxter. Tutto si sopporta finchè Fran non tenta il suicidio a casa di Baxter e da allora una serie di equivoci che vedono lo yesman Baxter dover affrontare i parenti di Fran, i vicini di casa e sopratutto dover tacere il proprio amore a Fran. Alla fine la misura è colma quando Baxter viene a sapere che il direttore continuerà a tradire Fran con altre ecco il colpo di scena, la prima e unica mossa di carattere del protagonista: le dimissioni da vicedirettore. Finale: quando Fran verrà a sapere della decisione del signor Baxter anche lei farà la sua scelta......
Personalmente ritengo, non solo per questo ma per tutta la sua cinematografia, che Wilder sia stato un genio assoluto e forse all'epoca troppo ignorato e sottovalutato dalla critica e in questo film è riuscito a creare una perfetta sintonia Lemmon-MacLaine che non a caso riproporrà nel 1963 in Irma la Dolce.
Wilder con la sua tagliente ironia ci presenta una commedia che sa equilibrarsi tra romanticismo e satira. Una satira che aggredisce il capitalismo sfrenato che non premia il merito ma solo "chi ci sa fare" arrivando persino ad annullare i propri sentimenti e la propria persona (non è un caso che non si conosca il nome di Baxter) per una posizione, un premio che risulta essere qualcosa di effimero (non è un caso, e qui il genio di Wilder, che il simbolo del potere raggiunto sia la chiave del bagno dei dirigenti che gli viene consegnata).
Insomma una storia che rasenta la perfezione, dico rasenta perchè pur piacendomi (forse per la mia cinicità) trovo poco realistica, nella vita quotidiana, la scelta finale che effettua Fran, ma in fondo il lieto fine, almeno nel cinema, ce lo auguriamo un pò tutti.
Meravigliose: "ho detto che non posso rientrare a casa, non che non ho una casa", "nella vita ci sono i piglioni: chi dà e chi piglia", "una mela marcia in più, una in meno" , "forse è così che va il mondo", Grazie Billy.
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paride86
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lunedì 28 dicembre 2009
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una perla
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Splendido film di Billy Wilder, a metà tra la commedia e il dramma, impreziosito da un'ottima fotografia e due ottime interpretazioni da parte dei protagonisti.
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paolo ciarpaglini
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giovedì 3 dicembre 2009
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l'appartamento
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Visto come commedia è divertente e un'ottimo film. Soprattutto con un Jack Lemmon strepitoso, mostruosamente bravo. E una McLaine carinissima. 'L'intrigo' della chiave è di quelli clamorosi, da guinnes oserei dire. Perfetto per trascorrere una serata serena e divertente. Si sente comunque la mancanza di un sentimento più profondo, che tocchi. Lemmon è l'impersonificazione dell'innamorato perfetto: non si intromette, non si oppone e offre più volte alla donna che ama, spiegazioni così sincere che resta difficile credere sia nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali. Eppure è proprio così, senza egoismi che dovremmo comportarci, anche di fronte all'impossibilità presunta di raggiungere il proprio sogno.
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giovi
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giovedì 13 agosto 2009
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"avvolte ceno anche con billy wilder!"
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film bellissimo e divertentissimo, il voto giusto sarebbe 4,5 ma visto che non si può approssimo per eccesso
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beck
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martedì 4 marzo 2008
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qunado mi innamorai di shirley maclaine
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E' un film che mi esprime tenerezza perchè quando lo vidi, avevo una quindicina d'anni, mi presi una cotta tremenda per Shirley MacLaine. Beata gioventù!
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sixoclock
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lunedì 4 febbraio 2008
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se ami un uomo sposato non usare il rimmell
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Questo è uno dei filmoni sottoforma di commedia cinica del ciclo "tradimenti coniugali" di Wilder(una sorta di "Quando la moglie è in vacanza" 2). Lontano anni luce però da capolavori come "Viale del tramonto", "Stalag 17", "A qualcuno piace caldo" o "Scandalo internazionale". Emerge però una divertente, seppur velata dal sorriso, denuncia: nel lavoro nessuno arriva dov'è per i meriti, ma per le raccomandazioni. Esilarante la citazione allo stesso Wilder nel film mentre Lemmon scherza con Miss Fran.
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kub
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martedì 19 settembre 2006
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l'appartamento + in-timo
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wilder colpisce ancora!la scena più emozionante é quando Fran urla e batte gran colpi alla porta credendo di aver perduto il suo unico e grande amore...assolutamente da non perdere
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