Brucia ragazzo, brucia |
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Un film di Fernando Di Leo.
Con Françoise Prévost, Monica Strebel, Michel Bardinet, Anna Pagano, Leonora Ruffo.
continua»
Drammatico,
durata 91 min.
- Italia 1969.
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tipico film anni 60-70di elgatolocoFeedback: 257582 | altri commenti e recensioni di elgatoloco |
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lunedì 15 agosto 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un tratto comune dei film(e in genere della cultura)di fine anni Sessanta-inizio Settanta è il"ribellismo"contro"ordine , abitudine, ipocrisia"(e tutto questo è nei dialoghi del film di Di Leo), nel quale l'atteggiamento del regista-autore è"prudente", quasi neutrale: da un lato denuncia l'ipocrisi borghese, specie in materia d sesso, dall'altro non prende esplicitamente posizione a favore dell'allora"nuovo", volendo essere più"fenomenologico"(id est descrittivo)che valutativo-latore di un giudizio; rappresentare, in sintesi, non tanto"giudicare". Clara, la donna che"cade"nel sesso con il bagnino-ribelle è una donna"perdue"per il ricco ingegnere che è suo marito, è invece una donna che si cerca(il femminismo, nel 1969, esisteva ancora solo in nuce, in specie in Italia), ma lo"hippy"che impersona il bagnino(che è invero soprattutto altro)non vuole prendere posizione, né creare alcun rapporto con la donna, extra il sesso. Tutto abbastanza"scontato", con un accenno all'allora dominante- in fatto di statistiche sul sesso-"Rapporto Kinsey", ma non mal diretto, piacevole(una zeppa sono però certe canzoncine, credo d'epoca, inserite nel film, mentre l'uso"straniante"delle musiche anche classiche, come musichine ironiche, va molto bene), del resto in linea con quanto si poteva dire e mostrare allora in Italia... Se negli States c'era"Easy Rider"di Dennis Hopper, ma anche "Zabriskie Point"di Antonioni, italiano sì, ma in quel caso"americanizzato", se nella cultura mondiale dominavano Reich e Marcuse, in Italia i film di Di Leo, Bava, Deodato, Riccardo Freda etc.si muovevano in questo ambito hippy o para-tale, quasi"surrogando"quanto veniva fatto all'estero. Al di lù di tutto, ed è l'aspetto più interessante del film(ma anche il più caratteristico)c'è un inizio assolutamente "allucinante" e in qualche modo"allucinato"al tempo stesso, con un effetto che diremmo"lisergico", sconcertante, che si voglia leggere questo incipit come un incubo ante factum della protagonista o vederlo come un antefatto che a suo"commenta"(nella totale diversità, però. si badi)quanto poi avviene. Con attori, come Françoise Prevost e Gianni Macchia, che poi hanno avuto un certo successo(la Prévost più dell'interprete maschile)non di grandi risorse ma capaci di aderire alla loro parte, il che è già qualcosa, indubbiamente... El Gato
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